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memoria e storia

Post n°703 pubblicato il 29 Gennaio 2014 da odio_via_col_vento
 

 

Jeremy Lipking, Joseph (detail)

 

 

Questi giorni della memoria sono sempre difficili. Non solo per l'invito a ricordare e meditare su fasi drammatiche di una storia ancora (abbastanza) recente.
Non credo sia un caso che coincidano anche con i giorni più freddi e anche più difficili, almeno per un metereopatico: ancora la luce del giorno non dà un segno tangibile del suo aumentare e i giorni bui che abbiamo alle spalle sono così tanti da pesare, quasi fisicamente, sulle spalle.

Riflettevo dunque sulla memoria. In questi giorni in cui viene proposta o riproposta tanta letteratura memorialistica: diari, interviste, anche storie romanzate, che potrebbero essere vere tanto ormai, nella mia memoria, nella memoria collettiva, quella memoria, dello sterminio, del genocidio, del dramma assurdo eppure vero, si è fatta da memoria storia.

Riflettevo che questo è il processo. Nel piccolo e nel grande.
Le memorie, gli aneddoti, le piccole e grandi considerazioni del passato che i miei genitori e i parenti ed amici vari si raccontavano e ci raccontavano: spezzoni e talvolta, spesso a Natale, narrazioni più lunghe. Quei racconti pian piano hanno costituito la storia, la mia storia: la storia della famiglia. Ma anche la storia dei singoli individui che affondava nella storia di un popolo, di un'epoca.
E poi sui libri, a scuola, leggevi e studiavi e i frammenti di memoria familiare riemergevano, come detriti di un naufragio, si aggrappavano a quella storia distesa sulle pagine di un libro. Il fuggiasco, il combattente, le donne cariche del peso della guerra nel quotidiano, le vessazioni, la paura, le bombe, l'attesa del ritorno. Tutti questi frammenti emergevano, si arpionavano alle parole stampate, per poi immergersi nel loro flusso, scomparire come risucchiate da quel mare.

Così adesso, in questi giorni.
Ho risentito quell'emozione e quella consapevolezza.
Ed ho amato, ancora, una volta di più, ascoltare i sopravvissuti: sempre più rari, sempre più vecchi.
Guardare le vecchie foto, ascoltare la loro memoria, dolore mai sopito, vita interrotta e poi ricominciata, drammaticamente ricominciata. 

Ho colto tutta la bellezza e l'emozione di quel ricordo che non è storia, ma che della storia è l'imprescindibile matrice.

Qualcun altro ha scritto e scriverà ancora una storia per i libri, una storia per rendere indelebile la memoria e il racconto.
Ma certo le generazioni future perderanno questa emozione, la vividezza del ricordo di chi c'era, di chi è sopravvissuto, di chi racconta qualcosa di più di quello che le sole parole possono esprimere.

Questo rende la memoria unica e insostituibile: il sangue, le lacrime, la vita che c'è stata e che solo attraverso la memoria si travasa nella storia. 

 

 

 
 
 
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