Abbandonare Tara
abbandonare le sicurezze, i luoghi comuni, alla scoperta di cosa c'è fuori di qui
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Le amiche sono un universo importante, per una bambina. Il primo universo fuori del guscio familiare, il primo svolazzare fuori dal nido, magari con una zampina comunque legata con un nastro rosso di raso, per non permettere il volo troppo lungo, ma concedere la felicità e la prima ebrezza di libertà. Amiche hanno segnato tutte le stagioni della vita, diverse, indistinte, remote nel ricordo, ancora presenti nelle ferite arrecate; fedeli o distratte; imperscrutabili o sorelle; futili, determinanti, manipolatrici o generose.
E poi amicizie adulte: condivisione di studi, di lavoro, di ricerca. Cercare di evadere dalle reti della rivalità, della maldicenza, degli steccati accademici che loschi figuri ammantati di dottrina e di sapere avevano costruito a monte e a valle delle nostre vite e dentro cui cercavano di imprigionare la nostra intelligenza giovane. Delusioni cocenti, sgarbi e sospetti, partecipazioni mancate; ma anche doni improvvisi, rivelazioni di fragilità, malattie. Gira e rigira un'amica, non necessariamente la stessa, ce la portiamo dietro per tutta la vita; c'è sempre un pezzo di me che parla con un'altra, che condivide un frammento di vita, che si è sentita a volte capita al volo, spesso rifìutata, data per scontata poi riscoperta. |
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Un'amica la porto con me, anche se a distanza, da oltre la metà dei miei anni. Un'amicizia che si nutre non so nemmeno io di cosa, l'ultima volta che ci siamo viste, ci siamo ritrovate sedute allo stesso tavolino nello stesso caffè dopo cinque anni ed abbiamo ripreso la conversazione dove l'avevamo lasciata. Un'amicizia fatta di lettere spedite con francobolli perché lei rifiuta l'uso dell'email, un'amicizia fatta di cartoline ma mai sms perché lei rifiuta il cellulare. E pensare che siamo diventate amiche dopo una litigata.
(viaggiamo letteralmente su territori simili. vado a Londra anch'io...qualche giorno dopo).
ma forse questa comprensione esiste. non è facile e nemmeno immediata, ma è bello pensare che possa esistere.
poi quando ho visto le cose con gli occhi dei mei figli (tutti maschi) ho cominciato a simpatizzare con la fisicità, la vivacità, la spontaneità, la carica vitale dei maschi. e spesso ho considerato le femminucce delle rompiscatole e delle lagne terribili.
Dolce notte, Ody
forse che un essere a te troppo simile ti fa paura?
Mi sono accorta che quel che non sopporto negli altri spesso mi rivela le zone d'ombra che non accetto in me stessa.
Non lo so, Ody, ma penso che quando avrò risposto, farò pace con la mia femminilità e con la mi' mamma (che è buona, generosa, coraggiosa, mi ama come forse nessun altro al mondo, ma con cui mi saltano i nervi un giorno sì e l'altro di più, cosa che mi fa sentire in colpa, cattiva, ingrata e... ancor più nervosa).
Un abbraccio
Con l'amica del piano di sopra ci scambiavamo messaggi e pozioni magiche calando (o issando) il tutto in un cestino di vimini 8che ho ancora...).
Con un'altra iniettavamo il liquore nei cioccolatini per far ubriacare (!!!) una zia criticona.
E le ore al telefono, a leggersi pezzi di romanzi, e paralre dei songi, dei desideri, delle aspirazioni....
Come si cambia.....