Creato da odio_via_col_vento il 03/11/2005

Abbandonare Tara

abbandonare le sicurezze, i luoghi comuni, alla scoperta di cosa c'è fuori di qui

 

Messaggi di Agosto 2015

Scene da un matrimonio 5: chi c'era

Post n°839 pubblicato il 27 Agosto 2015 da odio_via_col_vento
 

 

 

Peder Severin Krøyer, The party


Intanto c'erano moltissimi bambini (il mio UNO e la mia cara Nuora Effettiva sono in grande ritardo sui loro amici che sembrano tutti ormai ben più "sistemati" di loro e più avviati sulla strada della vita adulta anche per avere già "famiglia").

Poi c'era una foresta di uomini e ragazzi altissimi: una riprova di quanto siano cresciute le nuove generazioni. Mio figlio è molto alto, ma fra i suoi amici stava in media.

I parenti erano pochi ma buoni: esclusi fratelli e fidanzate dei fratelli, ce la cavavamo in due tavoli. E fra i "parenti" si contavano anche due famiglie di amici di sempre, di quelli che hanno seguito le nostre vite e le vite dei miei figli; amici quasi zii; famiglia allargata.

Abbiamo accolto fra queste grandi braccia anche i 2 (dicasi: due) sparuti parenti della sposa: solo i genitori, essendo lei figlia unica di genitori a loro volta figli unici.

Ma ci siamo anche divertiti tanto fra noi vecchi: divertiti e commossi. Avevamo un patrimonio di ricordi di UNO bambino, di UNO ragazzino, le sue prodezze, le sue tenerezze, tanto che i "Ti rammenti?" si sprecavano.

Lui è il primo nato della sua generazione: e dunque va a finire che il suo matrimonio è stato un rito di passaggio per tutti noi. Mia sorella ha esordito entrando in chiesa sulle difensive (come è suo solito quando si sente fragile) dicendo: "Non mi dite nulla, non mi guardate nemmeno perché sono tre giorni che piangiucchio qua e là pensando a UNO che si sposa".

I fratelli erano tutti e 3 testimoni: incravattati ammodino ed arrivati in tempo (anche TRE che verso le 2.30 di quel fatidico pomeriggio ha pensato bene di andare a farsi tagliare i capelli).

Per le cravatte ci ha pensato DUE, che si è ritrovato a dover aiutare a fare il nodo, nel parcheggio della chiesa, tra gli ulivi toscani, non solo i fratelli più giovani, ma anche lo zio, di solito refrattario all'abito buono (scena debitamente immortalata nelle foto rubate, le migliori).

Il sacerdote era l'amico d'infanzia di UNO e DUE, cresciuto con loro, scuole e gite, campi di sci e squadre di calcetto, mare e viaggi. Un ragazzino terribile poi decollato verso alte sfere tutto all'improvviso. Che sudava ed era preoccupato più degli sposi, al suo primo appuntamento importante con un grande rito. 

Una grande festa, anche pensata un po' in grande (dagli sposi: hanno fatto tutto loro), ma che poi è stata quello che noi tutti abbiamo voluto e fatto sì che fosse: gioia, famiglia, amicizia, calore, bene.

Quel "volersi bene" che mio figlio ha letto sui volti e negli occhi di tutti e che ha raccontato in un commoventissimo, semplice e acuto discorso, al brindisi di fine festa. Quello che secondo lui era il bello del fare festa e dello sposarsi: ritrovarsi circondati da chi ti ama e vedere che gioisce per te, in modo del tutto disinteressato, solo perché fa bene vedere che chi si ama è felice.

 

 
 
 

scene da un matrimonio 4: qualcosa di nuovo

Post n°838 pubblicato il 22 Agosto 2015 da odio_via_col_vento
 

 

Marcus Stone, Honey Moon

 

Nuovo è certo il rapporto che si è creato fra i miei UNO e Nuora Effettiva.
Nonostante i 10 anni di amore, gli anni  di crescita, di evoluzione, di costruzione del rapporto, di adattamenti e modifiche, di compenetrazione di idee desideri e aspettative.

Poi, ad un certo punto, decidi di sposarti: e tutto pare nuovo.
C'è un'altra cornice, un altro quadro di rapporti familiari e sociali, nomi e aggettivi diversi.

Ma, quello che è più incredibile per la mia generazione di giovani di un'epoca in cui ci si sposava presto, ci si sposava per la grande maggioranza senza convivenze alle spalle, senza prove e sperimentazioni. Ed è la constatazione che comunque entrare in un matrimonio è un cambiamento.

Lo dicono esplicitamente loro, i protagonisti, apertamente e con quelle meravigliose foto, quasi ingenue, di un viaggio di nozze che non va a sommarsi ai mille viaggi già fatti insieme, ma è, anche quello, un'esperienza fondante di un futuro.
Foto con occhi stellanti, foto con una complicità ed un amore esibiti, foto "pubbliche".

C'è questo, forse, nel matrimonio che è proprio e connaturato a quello che il matrimonio è.
Un atto pubblico, un vivere insieme, nella società; un far diventare il proprio sentimento un qualcosa di più di un solo fatto privato, un privato in dimensione pubblica.

E questo è nuovo, e questo va imparato e vissuto giorno dopo giorno; e questo sarà il gioco e la sfida di tutto il loro futuro.

 

 

 
 
 

scene da un matrimonio 3: qualcosa di vecchio

Post n°837 pubblicato il 17 Agosto 2015 da odio_via_col_vento
 

 

Angelo Bronzino - Bia, The Illegitimate Daughter of Cosimo I de' Medici - WGA3244.jpg

Agnolo Bronzino, Ritratto di Bia de' Medici

 

 

Un gioiello di famiglia che passa di mano.
Quando mi sposai ricevetti una collana d'oro, a maglia piatta e vari giri, oro antico e gioiello antico. Con la raccomandazione che avrei dovuto passarlo alla moglie del primogenito. Sempre che avessi avuto un "primogenito" e che lui si fosse sposato.

Bene: abbiamo ottemperato a tutte le clausole e il gioello è passato di mano.

Pare che adesso ci sarà una terza "signora CMF"(= COGNOME dei MASCHI di FAMIGLIA), in vita: come già ai miei tempi. Moglie giovane, suocera e suocera della suocera.

Che poi il cognome del marito, ormai già con la mia generazione, le mogli non lo assumono più. 
Scherzavo e dicevo alla mia "nuora effettiva" che forse potrebbe usarlo lei.
Una generazione sì ed una generazione no, come i geni ereditari, il colore degli occhi, le ricorrenze gemellari. 

 

 
 
 

scene da un matrimonio 2: qualcosa di prestato

Post n°836 pubblicato il 13 Agosto 2015 da odio_via_col_vento
 

 

 

Mi verrebbe spontaneo dire: mio figlio.
Che ho "prestato" mio figlio.
Perché (in parte) resta sempre mio: almeno come figlio (sia pure condiviso col suo legittimo padre)

......

Mi verrebbe voglia di dirlo, ma non lo dico.
Non solo perché nessuno appartiene a  nessuno, tantomeno un figlio a un genitore.
Ma perché lui, proprio lui, UNO, non è mai stato mammone, appiccioso o dipendente da noi.
Se ne è andato per conto suo a 19 anni e tanto di cappello per come si è gestito e costruito-

E comunque finisce che è più "mio" ("nostro") di tanti che stanno in casa molto (troppo) a lungo. 

 

 
 
 

scene da un matrimonio 1: qualcosa di blu

Post n°835 pubblicato il 08 Agosto 2015 da odio_via_col_vento
 

 

Glyn Philpot, R.A., Portrait of Margaret Crewe-Milnes, Marchioness of Crewe

 

 

Volete notizie del matrimonio?
Qualcosa di blu?

La "suocera" (cioè io) era blu.
anzi: azzurro polvere.
Vale per ottemperare alle richieste della tradizione?

 

 

 
 
 

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