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Il coraggio non mi manca. E' la paura che mi frega. (Antonio Albanese)

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"La mia ferita emotiva più profonda è stata anche una fonte inesauribile di gioie". Non ti rivelerò perché questa frase è molto importante per me: è una questione troppo personale. Ma tu, Vergine, potresti fare un'affermazione simile? Potresti interpretare la tua vita in modo da vedere un'esperienza dolorosa come una fonte di intuizione, ispirazione e vitalità? Il 2009 sarà l'anno ideale per compiere questo cambio di percezione. E il periodo intorno al solstizio d'inverno è il momento perfetto per cominciare. (Rob Brezsny)

 
 

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Sulla via che mi porta al lavoro c'è una casa abbandonata che, mi hanno detto da qualche giorno, è abitata dai fantasmi.
Non lo sapevo. Ma appena me l'hanno detto ho pensato: la compro io.
 

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Messaggi del 16/03/2007

Post N° 438

Post n°438 pubblicato il 16 Marzo 2007 da betulla64
 
Tag: Basedow, dap

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Ci sono giorni, come oggi, in cui mi chiedo a cosa siano serviti tutti quegli anni spesi in analisi, scavandomi l'anima in cerca del "me" più profondo. Succede senza preavviso che il pensiero si liberi dal buio dove solitamente lo costringo e capita nei momenti più impensati, come stamattina, mentre avvolgevo sulla spazzola una ciocca di capelli e contandone due bianchi non riuscivo a sorriderne come di solito faccio, così che nel mordermi il labbro per la rabbia, mi accorgevo di una nuova ulcera spuntata come un fungo nella notte. Afte le chiamano. Io ne soffro da sempre, ma solo nell'ultimo anno è diventato un problema continuo, con tregue che non superano quasi mai le due settimane. Un dolore acuto e costante in bocca, che mi fa soffrire nel mangiare, nel bere e mi impedisce qualsiasi genere di affettività orale.
A questo pensavo con la ciocca in mano ed è così che ho risentito la genuina risata della mia analista, la sera che le raccontai della mia tiroide ammalata. Rise non perchè volesse sottovalutare il problema, ma perchè finalmente aveva modo di farmi capire il legame profondo tra psiche e malattia. Parlammo a lungo dei magoni che mi toglievano il respiro e di come quasi sempre l'attacco di panico arrivasse dopo che mi ero costretta ad ingoiare qualche dispiacere, qualche rabbia, qualche dolore. Tutto lì, imprigionato in gola pronto ad esplodere. Ed esplose nel Basedow. Se fossi sul lettino ora, gli occhi puntati a filtrare il cielo di Cuneo tra le tapparelle semi chiuse, sarebbe così semplice buttare fuori il pensiero che qui in questa cucina diventa misteriosamente sterile. Saprei raccontarle di come, da quando ho avuto certezza che la ghiandola, povera vittima delle mie disperazioni, sarebbe stata estirpata, sia stata così brava da trovare un nuovo sito nel mio corpo dove accumulare ogni silenzio, ogni urlo negato, ogni ribellione. Mi costringo a non abusare della mia bocca, nè per i piaceri, nè per la parola e le impongo un bruciante sigillo pur di non rivelare.
Le labbra, la bocca, la lingua. Il tramite affinchè il pensiero diventi voce, l'amore diventi sesso, la contentezza diventi sorriso.

 
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 "Laudato sie, mi signore,
cun tucte le tue creature..."


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"El bosque precede al ombre
pero le sigue el desierto"
 

"Grande importante malattia quella di Basedow!... tutti gli organismi si distribuiscono su una linea, ad un capo della quale sta la malattia di Basedow che implica il generosissimo, folle consumo della forza vitale, il battito di un cuore stremato, e all'altro stanno gli organismi immiseriti per avarizia organica..."

da "La coscienza di Zeno"
 
 

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