Creato da Vasilissaskunk il 16/06/2008

ALIVE IN THE NIGHT

(foto di viaggioMIE)

 

 

« crudistaIn stille Nacht »

Sehnsucht – Desiderio struggente

Post n°187 pubblicato il 01 Dicembre 2016 da Vasilissaskunk

“ Lascia che io cavalchi la tua lacrima  sopra le nuvole senza felicità “ la mia risposta fu no … le mie piccole lacrime taglienti erano e dovevano essere solo mie… soprattutto in quell’attimo ….

_Oh mammina che desiderio struggente ho oggi di abbracciarti forte e di dirti anche solo una parola … è così forte che per sentirti vicino ho messo le tue scarpette così vedi ora che sei angelo ti faccio camminare un pochino io su questa terra _ perché vedi mammina se mi guardo allo specchio io mi vedo ancora quella piccola bambina dal faccino tondo e i riccioletti …e il desiderio a volte puo’ essere crudele mamma mia ..tagliente come le lacrime che mi scorrono sul viso … squartandolo in solchi profondi ..mi bruciano come acido le pupille e intorno non vedo piu’ nulla che mi possa consolare …scavano le lacrime fino all’osso lo corrodono a volerlo dissolvere ….

Come avrei potuto lasciarti calvare la mia lacrima e farti uccidere dal mio dolore ? “

Sehnsucht versteckt
sich wie ein Insekt
im Schlafe merkst du nicht
dass es dich sticht
glücklich werd ich nirgendwo
:::::::
doch er versinkt im Ozean
Sehnsucht ist so grausam

 
 
 
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Piccole storie e riflessioni ed immagini bucoliche di viaggi di una piccola impiegatina aSburgica che all'occorenza puo anche diventare  ...

 

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(CXX DEL CANZONIERE CINIANO)

Signor, e’ non passò mai peregrino,
o ver d’altra manera viandante,
cogli occhi sì dolenti per cammino,
né così greve di pene cotante,
com’i’ passa’ per lo mont’Appennino,
ove pianger mi fece il bel sembiante,
le trecce biond’e ’l dolce sguardo fino
ch’Amor con l’una man mi pone avante;
e coll’altra nella [mia] mente pinge,
a simil di piacer sì bella foggia,
che l’anima guardando se n’estinge.
Questa dagli occhi mie’ men’ una pioggia,
che ’l valor tutto di mia vita stringe,
s’i’ non ritorno da la nostra loggia.

 

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CANZONIERE DI CINO DA PISTOIA

(CXII canto)
Oimè, lasso, quelle trezze bionde
da le quai riluciéno
d’aureo color li poggi d’ogni intorno;
oimè, la bella ciera e le dolci onde,
che nel cor mi fediéno,
di quei begli occhi, al ben segnato giorno;
oimè, ’l fresco ed adorno
e rilucente viso,
oimè, lo dolce riso
per lo qual si vedea la bianca neve
fra le rose vermiglie d’ogni tempo;
oimè, senza meve,
Morte, perché togliesti sì per tempo?
Oimè, caro diporto e bel contegno,
oimè, dolce accoglienza
ed accorto intelletto e cor pensato;
oimè, bell’umìle e bel disdegno,
che mi crescea la intenza
d’odiar lo vile ed amar l’alto stato;
oimè lo disio nato
de sì bell’abondanza,
oimè la speranza
ch’ogn’altra mi facea vedere a dietro
e lieve mi rendea d’amor lo peso,
spezzat’hai come vetro,
Morte, che vivo m’hai morto ed impeso.
Oimè, donna d’ogni vertù donna,
dea per cui d’ogni dea,
sì come volse Amor, feci rifiuto;
oimè, di che pietra qual colonna
in tutto il mondo avea
che fosse degna in aire farti aiuto?
E tu, vasel compiuto
di ben sopra natura,
per volta di ventura
condutta fosti suso gli aspri monti,
dove t’ha chiusa, oimè, fra duri sassi
la Morte, che due fonti
fatt’ha di lagrimar gli occhi miei lassi.
Oimè, Morte, fin che non ti scolpa
di me, almen per li tristi occhi miei,
se tua man non mi colpa,
finir non deggio di chiamar omei.

 

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