Creato da Vasilissaskunk il 16/06/2008

ALIVE IN THE NIGHT

(foto di viaggioMIE)

 

 

« Ranuncoli d'invernoentropia »

Nel tempo dell'attesa

Post n°219 pubblicato il 26 Gennaio 2017 da Vasilissaskunk

Riluccico in emozione

sospesa nella tenebra dell'oblio

gli occhi della mente  immaginano

quell'attimo di eterno

in cui nuovamente ti avro' di fronte

che per l'emozione svengo

richiundendomi in me

struggente e languida l'attesa

necessario il silenzio

caldo il cuore

e mani gelide che accarezzano l'anima

un forte  tremore

di quelli che scuotono

che rendno  instabili

perdo ogni consistenza e

piano

piano

mi sradico

ed ogni piccola molecola  

si decompone in particelle sempre piu' infinitesimali

ti porto in ogni mio sospiro

sempre piu vicino al cuore

sempre di piu'

e poi giu'

sempre di piu'

sino alle viscere e poi giu a  spirale nelle  mie radici

ti canto note distorte

ti scorgo al tramonto li nel rosso al confine con tenebre

mi illumini di porpora nelle albe metalliche di questo  inverno

" che sia compiuta l'attesa di chi attende "

di certezza ve ne è una sola ...

sara comunque luna piena.

 
 
 
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ICH BIN EIN GOTTESANBETERIN

Piccole storie e riflessioni ed immagini bucoliche di viaggi di una piccola impiegatina aSburgica che all'occorenza puo anche diventare  ...

 

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(CXX DEL CANZONIERE CINIANO)

Signor, e’ non passò mai peregrino,
o ver d’altra manera viandante,
cogli occhi sì dolenti per cammino,
né così greve di pene cotante,
com’i’ passa’ per lo mont’Appennino,
ove pianger mi fece il bel sembiante,
le trecce biond’e ’l dolce sguardo fino
ch’Amor con l’una man mi pone avante;
e coll’altra nella [mia] mente pinge,
a simil di piacer sì bella foggia,
che l’anima guardando se n’estinge.
Questa dagli occhi mie’ men’ una pioggia,
che ’l valor tutto di mia vita stringe,
s’i’ non ritorno da la nostra loggia.

 

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CANZONIERE DI CINO DA PISTOIA

(CXII canto)
Oimè, lasso, quelle trezze bionde
da le quai riluciéno
d’aureo color li poggi d’ogni intorno;
oimè, la bella ciera e le dolci onde,
che nel cor mi fediéno,
di quei begli occhi, al ben segnato giorno;
oimè, ’l fresco ed adorno
e rilucente viso,
oimè, lo dolce riso
per lo qual si vedea la bianca neve
fra le rose vermiglie d’ogni tempo;
oimè, senza meve,
Morte, perché togliesti sì per tempo?
Oimè, caro diporto e bel contegno,
oimè, dolce accoglienza
ed accorto intelletto e cor pensato;
oimè, bell’umìle e bel disdegno,
che mi crescea la intenza
d’odiar lo vile ed amar l’alto stato;
oimè lo disio nato
de sì bell’abondanza,
oimè la speranza
ch’ogn’altra mi facea vedere a dietro
e lieve mi rendea d’amor lo peso,
spezzat’hai come vetro,
Morte, che vivo m’hai morto ed impeso.
Oimè, donna d’ogni vertù donna,
dea per cui d’ogni dea,
sì come volse Amor, feci rifiuto;
oimè, di che pietra qual colonna
in tutto il mondo avea
che fosse degna in aire farti aiuto?
E tu, vasel compiuto
di ben sopra natura,
per volta di ventura
condutta fosti suso gli aspri monti,
dove t’ha chiusa, oimè, fra duri sassi
la Morte, che due fonti
fatt’ha di lagrimar gli occhi miei lassi.
Oimè, Morte, fin che non ti scolpa
di me, almen per li tristi occhi miei,
se tua man non mi colpa,
finir non deggio di chiamar omei.

 

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