Creato da Vasilissaskunk il 16/06/2008

ALIVE IN THE NIGHT

(foto di viaggioMIE)

 

 

« dormi?!....................... »

Son desta(SI)

Post n°249 pubblicato il 27 Luglio 2017 da Vasilissaskunk

Si è sciolto un nodo .. oh quale felicità si prova collo  di una prigione immaginaria …

È un po’ come il levarsi assordante di un frastuono di campane a festa

E’ un sorriso che si allarga a dismisura ad inghiottire tutta l’aria del mondo

È un velo azzurro sull’anima che ti rende consapevole dell’importanza del qui e ora

Cio’ che conta è proprio qua tra le mie braccia , intorno .. sono esattamente nel posto dove voglio stare … sono in me e non c’è posto migliore dove alloggiare … In un viaggio continuo e profondo … negli accadimenti e nel senso degli incontri quotidiani

Un apparentemente indecifrabile codice,  di cui non è semplice cogliere al volo in nesso  …eppure, quando la ruota karmica gira …Lo sai ma soprattutto  lo senti …. Ed è prezioso assai godere dei momenti …. Renderli unici anche sul finire anche se sai che questo tu o valorizzarli non li fara che fermare nella memoria profonda del cuore

Un po’ come all’arrivo di una traversata a nuoto ..sei stanca i crampi ti fanno pulsare nel cervello in ridonDANZA  il dolore ..sbracci contro le onde ..le correnti,  sbracci per guadagnarti una meta e poi prima di uscire ..pochi secondi prima quando non puoi piu’ nuotare senno’ rischi di raschiare i sassi beh,… proprio li  realizzi che cel’hai fatta pensi .. “rimpiango che stia finendo “ ….

Grazie … come un filo grosso di lana bianca galleggia ora il nodo sciolto alla deriva verso le lande delle isole dei ricordi …grazie

 
 
 
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ICH BIN EIN GOTTESANBETERIN

Piccole storie e riflessioni ed immagini bucoliche di viaggi di una piccola impiegatina aSburgica che all'occorenza puo anche diventare  ...

 

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(CXX DEL CANZONIERE CINIANO)

Signor, e’ non passò mai peregrino,
o ver d’altra manera viandante,
cogli occhi sì dolenti per cammino,
né così greve di pene cotante,
com’i’ passa’ per lo mont’Appennino,
ove pianger mi fece il bel sembiante,
le trecce biond’e ’l dolce sguardo fino
ch’Amor con l’una man mi pone avante;
e coll’altra nella [mia] mente pinge,
a simil di piacer sì bella foggia,
che l’anima guardando se n’estinge.
Questa dagli occhi mie’ men’ una pioggia,
che ’l valor tutto di mia vita stringe,
s’i’ non ritorno da la nostra loggia.

 

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CANZONIERE DI CINO DA PISTOIA

(CXII canto)
Oimè, lasso, quelle trezze bionde
da le quai riluciéno
d’aureo color li poggi d’ogni intorno;
oimè, la bella ciera e le dolci onde,
che nel cor mi fediéno,
di quei begli occhi, al ben segnato giorno;
oimè, ’l fresco ed adorno
e rilucente viso,
oimè, lo dolce riso
per lo qual si vedea la bianca neve
fra le rose vermiglie d’ogni tempo;
oimè, senza meve,
Morte, perché togliesti sì per tempo?
Oimè, caro diporto e bel contegno,
oimè, dolce accoglienza
ed accorto intelletto e cor pensato;
oimè, bell’umìle e bel disdegno,
che mi crescea la intenza
d’odiar lo vile ed amar l’alto stato;
oimè lo disio nato
de sì bell’abondanza,
oimè la speranza
ch’ogn’altra mi facea vedere a dietro
e lieve mi rendea d’amor lo peso,
spezzat’hai come vetro,
Morte, che vivo m’hai morto ed impeso.
Oimè, donna d’ogni vertù donna,
dea per cui d’ogni dea,
sì come volse Amor, feci rifiuto;
oimè, di che pietra qual colonna
in tutto il mondo avea
che fosse degna in aire farti aiuto?
E tu, vasel compiuto
di ben sopra natura,
per volta di ventura
condutta fosti suso gli aspri monti,
dove t’ha chiusa, oimè, fra duri sassi
la Morte, che due fonti
fatt’ha di lagrimar gli occhi miei lassi.
Oimè, Morte, fin che non ti scolpa
di me, almen per li tristi occhi miei,
se tua man non mi colpa,
finir non deggio di chiamar omei.

 

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