Creato da Vasilissaskunk il 16/06/2008

ALIVE IN THE NIGHT

(foto di viaggioMIE)

 

 

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der Frosch ist gekocht

Post n°357 pubblicato il 18 Ottobre 2021 da Vasilissaskunk

>>> ERA un giorno  di infinita tristezza e Domitilla aveva attaccato il catettere della compassione e piangeva le sue lacrime nel mare verticale sbracciando e annaspando per non affogare ...

 

>>> PIANGEVA  tutta la sua tristezza per quel  mondo gretto e schifoso dove l' EMPATIA Non esisteva piu' ma anzi era rimpiazzata in un senso di goduria nel vedere la gente in diffcoltà ....

Und der Haifisch der hat Tränen
Und die laufen vom Gesicht
Doch der Haifisch lebt im Wasser
So die Tränen sieht man nicht

E lo squalo ha lacrime
E gli scorrono dal viso
Ma lo squalo vive in acqua
Così le lacrime non si vedono

 

Purtroppo e per fortuna molte delle menti cosidette amiche erano finite nello sbatacchio tuorloso della grande fritata e l'albumedellavinildemenza si era riuscchiato i neuroni---

 

>>> PULSAVA SOLO in endovena la sonda della consapevolereditàcertex  che l'ingiuclizia rognasseinregnarogna  oramai sovrana.... si accorse di un povero tuorlo che molto probabilmente non era stato correttamente ingurgitato ... poteva settenorizzarlo nella fognacongnitiva ...ma decise di avere pietà ed aiutarlo ....

>>> SI DEFINIVA Il tempo della selezionesecernente ed era ora di navigar per quel mare ... icapelli erano gialli 

 
 
 
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ICH BIN EIN GOTTESANBETERIN

Piccole storie e riflessioni ed immagini bucoliche di viaggi di una piccola impiegatina aSburgica che all'occorenza puo anche diventare  ...

 

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(CXX DEL CANZONIERE CINIANO)

Signor, e’ non passò mai peregrino,
o ver d’altra manera viandante,
cogli occhi sì dolenti per cammino,
né così greve di pene cotante,
com’i’ passa’ per lo mont’Appennino,
ove pianger mi fece il bel sembiante,
le trecce biond’e ’l dolce sguardo fino
ch’Amor con l’una man mi pone avante;
e coll’altra nella [mia] mente pinge,
a simil di piacer sì bella foggia,
che l’anima guardando se n’estinge.
Questa dagli occhi mie’ men’ una pioggia,
che ’l valor tutto di mia vita stringe,
s’i’ non ritorno da la nostra loggia.

 

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CANZONIERE DI CINO DA PISTOIA

(CXII canto)
Oimè, lasso, quelle trezze bionde
da le quai riluciéno
d’aureo color li poggi d’ogni intorno;
oimè, la bella ciera e le dolci onde,
che nel cor mi fediéno,
di quei begli occhi, al ben segnato giorno;
oimè, ’l fresco ed adorno
e rilucente viso,
oimè, lo dolce riso
per lo qual si vedea la bianca neve
fra le rose vermiglie d’ogni tempo;
oimè, senza meve,
Morte, perché togliesti sì per tempo?
Oimè, caro diporto e bel contegno,
oimè, dolce accoglienza
ed accorto intelletto e cor pensato;
oimè, bell’umìle e bel disdegno,
che mi crescea la intenza
d’odiar lo vile ed amar l’alto stato;
oimè lo disio nato
de sì bell’abondanza,
oimè la speranza
ch’ogn’altra mi facea vedere a dietro
e lieve mi rendea d’amor lo peso,
spezzat’hai come vetro,
Morte, che vivo m’hai morto ed impeso.
Oimè, donna d’ogni vertù donna,
dea per cui d’ogni dea,
sì come volse Amor, feci rifiuto;
oimè, di che pietra qual colonna
in tutto il mondo avea
che fosse degna in aire farti aiuto?
E tu, vasel compiuto
di ben sopra natura,
per volta di ventura
condutta fosti suso gli aspri monti,
dove t’ha chiusa, oimè, fra duri sassi
la Morte, che due fonti
fatt’ha di lagrimar gli occhi miei lassi.
Oimè, Morte, fin che non ti scolpa
di me, almen per li tristi occhi miei,
se tua man non mi colpa,
finir non deggio di chiamar omei.

 

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