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Post n°342 pubblicato il 14 Maggio 2021 da Vasilissaskunk
TUtto ruota intorno giorno dopo giorno, nessuno si accorge di niente... nel formicaio le formichine procrastinano in avanti i sogni nella vacua speranza che si realizzino un di e operose portano avanti lo schema fino alla fine dei rimanenti giorni --- produci ---comnsuma--- crepa ---- una volta tanto tempo fa ci sarebbe pure stato lo sbattiti fatti crepa .... coglie la disperazione della non azione < perchè non agisci ? ...e perche non cambi rotta? perchè? perchè? perchè due non fa tre ... e nemmeno 5 intanto c'è chi non ce la fai piu e decide di farla finita ...pèrchè ? Perchè non è facile chiedere aiuto non lo è per niente e non è nemmeno facile capire come stanno le persone >>> perchè stai immobile a piangerti addosso ? perchè perchè>>> ... pulsa dunque il fegato dolente che quasi vorresti che l'aquila, che dilanaiva Prometeo, venisse a mangiartelo quel fegato insieme al cuore per sempre pero' ... e il cielo è cupo sempre di piu' squarciato dai tuoni così come i tormenti sfracellano le imporbabili geometrie esistenziali ad oggi costruite ... e dilanandiosi ... semplicemente non si ricompogono piu'.... I legami affettivi frenano>>> se non li hai li brami >>> nessuno puo' capire ... ognuno ha il suo fardello... ognugno vaga senza apparente meta sino alla morte ... vago per lande emozionali cupe ---io sono tutta la mia solitudine
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ICH BIN EIN GOTTESANBETERIN
Piccole storie e riflessioni ed immagini bucoliche di viaggi di una piccola impiegatina aSburgica che all'occorenza puo anche diventare ...
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(CXX DEL CANZONIERE CINIANO)
o ver d’altra manera viandante,
cogli occhi sì dolenti per cammino,
né così greve di pene cotante,
com’i’ passa’ per lo mont’Appennino,
ove pianger mi fece il bel sembiante,
le trecce biond’e ’l dolce sguardo fino
ch’Amor con l’una man mi pone avante;
e coll’altra nella [mia] mente pinge,
a simil di piacer sì bella foggia,
che l’anima guardando se n’estinge.
Questa dagli occhi mie’ men’ una pioggia,
che ’l valor tutto di mia vita stringe,
s’i’ non ritorno da la nostra loggia.
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CANZONIERE DI CINO DA PISTOIA
(CXII canto)
Oimè, lasso, quelle trezze bionde
da le quai riluciéno
d’aureo color li poggi d’ogni intorno;
oimè, la bella ciera e le dolci onde,
che nel cor mi fediéno,
di quei begli occhi, al ben segnato giorno;
oimè, ’l fresco ed adorno
e rilucente viso,
oimè, lo dolce riso
per lo qual si vedea la bianca neve
fra le rose vermiglie d’ogni tempo;
oimè, senza meve,
Morte, perché togliesti sì per tempo?
Oimè, caro diporto e bel contegno,
oimè, dolce accoglienza
ed accorto intelletto e cor pensato;
oimè, bell’umìle e bel disdegno,
che mi crescea la intenza
d’odiar lo vile ed amar l’alto stato;
oimè lo disio nato
de sì bell’abondanza,
oimè la speranza
ch’ogn’altra mi facea vedere a dietro
e lieve mi rendea d’amor lo peso,
spezzat’hai come vetro,
Morte, che vivo m’hai morto ed impeso.
Oimè, donna d’ogni vertù donna,
dea per cui d’ogni dea,
sì come volse Amor, feci rifiuto;
oimè, di che pietra qual colonna
in tutto il mondo avea
che fosse degna in aire farti aiuto?
E tu, vasel compiuto
di ben sopra natura,
per volta di ventura
condutta fosti suso gli aspri monti,
dove t’ha chiusa, oimè, fra duri sassi
la Morte, che due fonti
fatt’ha di lagrimar gli occhi miei lassi.
Oimè, Morte, fin che non ti scolpa
di me, almen per li tristi occhi miei,
se tua man non mi colpa,
finir non deggio di chiamar omei.