Creato da Fajr il 30/10/2007

FAJR

... come fiordalisi in un un campo di grano. (D. Bonhoeffer)

Messaggi di Novembre 2007

della stizza

Post n°24 pubblicato il 15 Novembre 2007 da Fajr
 

La notizia è questa.
Un capitolo in più da aggiungere al libro dei sogni.

 
 
 

dei bulgari

Post n°23 pubblicato il 15 Novembre 2007 da Fajr
 
Tag: di me

Negli ultimi mesi ho lavorato con gente di questa zona della Bulgaria, in particolare di questa città, Kotel. La Scuola nazionale di Arte Folk "Filip Kutel" si occupa di questo.

Buon ascolto!

clicca sull'immagine


 
 
 

del lavoro

Post n°22 pubblicato il 14 Novembre 2007 da Fajr
 
Tag: di me, plath


E adesso me ne sto qui, contegnosa
e stanca in marrone,
con il cuore leggermente indolenzito

Sylvia Plath
Diari


 
 
 

Stars

Post n°21 pubblicato il 13 Novembre 2007 da Fajr
 


Everybody is a Star
Sarah Hoskins

clicca sull'immagine e accendi l'audio
occorre Flash

 
 
 

dopo una giornata di parole

Post n°20 pubblicato il 12 Novembre 2007 da Fajr
 

e se provassi{mo} ad applicare il detto arabo...


quando ti accingi a prendere la parola
sii certo che il tuo dire
sia più bello del
silenzio

nasdrave!

 
 
 

SID

Post n°19 pubblicato il 11 Novembre 2007 da elioliquido

Generalmente Linux è un sistema operativo (il kernel) su cui "gira" un certo numero di programmi. Nella maggior parte dei casi, tutto questo è messo insieme in raccolte, chiamate distribuzioni, che vengono preparate da aziende o gruppi, o singoli appassionati. Il kernel ha tre rami di sviluppo (2.2, 2.4, 2.6), che stanno a Linux un po' come 98, XP, e Vista stanno a Windows. Il due rami più vecchi vengono sviluppati solo per la correzione dei bachi.

Le licenze di Linux, e di gran parte del software che ci gira sopra, impongono di lasciare aperto il codice sorgente trovato aperto. In questo modo altri ulteriori sviluppatori avranno la possibilità di studiarlo e modificarlo. Questo induce una certa vivacità nello sviluppo del software, ma anche della sua fruizione. È facoltà dell'utente finale l'utilizzo di programmi maturi, lungamente testati, ripuliti dei bachi; o il provare roba nuova, a rischio di crash o di qualche vulnerabilità. La scelta stessa di quale dei tre rami di sviluppo del kernel rientra in questa facoltà, con questi presupposti.

Tra le varie distribuzioni Linux, ve n'è una che è offerta in tre versioni diverse, a seconda del livello di sicurezza. Si tratta di Debian. Le tre versioni sono: la stable, Debian 4.0, il cui attuale nome "in codice" è etch; la testing, il cui attuale nome è lenny, e la unstable, il cui nome è sempre sid (i nomi sono presi dal cartone animato Toys).

In pratica, etch è la distribuzione Debian con il software più obsoleto, fra le tre (si tratta comunque generalmente di mesi). Ma è anche quella più stabile, sicura, a minor rischio. Perché il software che usa, dalla versione del kernel a quella di ogni programma che include, è stato usato più a lungo, da più utenti, ed i suoi bachi sono presumibilmente (quasi) tutti venuti a galla. Più nuovo è invece il software di lenny, che ne fa dunque una distribuzione potenzialmente più rischiosa. Ma lenny è comunque candidata a diventare la prossima Debian di riferimento, la prossima stable. La distribuzione d'avant-garde è invece sid, e come tale è anche quella più esposta a crolli. In sid viene inserito software che è stato testato, ma non in misura sufficiente, anche nell'interazione con altro software. Con sid si dispone delle ultime e più recenti chicche, di ciò che nelle intenzioni dovrebbe essere più performante, di ciò che dovrebbe fare le cose meglio. Ma si rischia il crollo del sistema, o intrusioni in esso, o altri problemi, con più facilità.

Ecco, penso non ci sia solo Debian, in versione sid. Molte volte lo sono anch'io. E la trovo una cosa del tutto naturale. Ma esisto in tutte e tre le versioni, a seconda di quello che devo fare. Se mi trovassi davanti il pulsante della distruzione del mondo, switcherei in versione etch. Penso che questo valga per molte altre persone. Sarebbe bello vivere perennemente nelle certezze di etch, una versione stable. Ma è uno status che non si raggiungerebbe, se pei meandri dei suoi stessi algoritmi consolidati non si fosse avventurato sid, un certo tempo prima.

Al di là del fatto che, per carattere e indole, ci siano persone tendenzialmente più etch, o più lenny, o più sid, in modo magari scompensato, il problema maggiore è che in quest'epoca è il mondo, a parer di esistere solo in versione sid. E per tentare di imbrigliarlo, in certi frangenti, potrebbe occorrere essere più sid di lui.

franco

 
 
 

della distrazione e della rosa

Post n°18 pubblicato il 11 Novembre 2007 da Fajr
 

Stamane avrei voluto parlarvi della - distrazione -, di quel muoversi indistinto che ci fa apparire esistenti, ma che in realtà nasconde il vuoto dei nostri pensieri e l'evanescenza delle nostre azioni.

Avrei voluto parlarvi di quel correre veloci quando è tempo di raccolta, quando il campo di grano è biondo e si fa festa insieme pur non invitati; e di quell'essere assenti nel tempo della semina e della cura - atti solitari che appartengono a chi già vede quel che non appare.

Ma poi, ho fatto un giro di boa. E mi son detta che non era giusto dedicare tempo e attenzione a chi distrattamente passa sulla scena della vita, intento a ricercarne solo un suo riflesso. Narciso del nulla.

Questa domenica è per chi ci vede passar accanto - distratti - e per delicatezza tace del nostro errore.

Coglierò per te
l'ultima rosa del giardino,
la rosa bianca che fiorisce
nelle prime nebbie.
Le avide api l'hanno visitata
sino a ieri,
ma è ancora così dolce
che fa tremare.
È un ritratto di te a trent'anni,
un po' smemorata, come tu sarai allora.

Attilio Bertolucci

 
 
 

lullaby

Post n°17 pubblicato il 10 Novembre 2007 da Fajr
 

a shad


"Nani, Nani"

Yasmin Levi

 
 
 

La joie de vivre

Post n°16 pubblicato il 10 Novembre 2007 da miro.oceani
 

Fino all’11 marzo prossimo, sarà ospitata al Palazzo Grassi di Venezia “Picasso, la joie de vivre, 1945-1948”, una sensazionale esposizione di oltre 200 opere, pitture, disegni, incisioni, sculture e ceramiche dell’artista risalenti al primo dopoguerra.
La mostra prende il nome dall’omonima opera, "La joie de vivre"  creata tra il settembre e l’ottobre 1946, una tela che ben descrive lo stato d’animo dell’artista negli anni dal 1945 al 1948 durante i quali soggiornò frequentemente a Cannes, Golfe-Juan e Antibes, luoghi prediletti della Costa Azzurra.
È questo un periodo felice, nell’euforia dell’immediato dopoguerra, durante il quale Picasso esplora i grandi temi mitologici mediterranei e si dedica alla ceramica e all’esplorazione di nuovi materiali per le sue creazioni.
Il risultato è un trionfo di forme e colori che lasciano a bocca aperta per le emozioni che sanno trasmettere. (10 euro ben spesi).

Picasso amava il mare
Lo amava tanto, così profondamente da scegliere di passare molti anni della sua vita in modo da poterlo scrutare a lungo e in tutti i momenti della giornata dalle finestre dei suoi atelier, facendo sì che suoni, profumi e colori divenissero una costante cornice ai suoi slanci creativi.

 
 
 

Il lato B

Post n°15 pubblicato il 09 Novembre 2007 da odio_via_col_vento





A leggere i giornali, la pubblicistica alla Dan Brown o le discussioni on line sulla Venere di Velasquez si può, al massimo dell'approfondimento culturale, incappare in ipotesi circa la insolita posizione del nudo, visto di spalle.
Sembra quasi che tutti si stiano improvvisando iconologi, decifratori del contenuto dei segni, ad arrovvelarsi e a concludere che certo il nudo è di spalle per non incappare nelle maglie dell'Inquisizione spagnola.
Che poi, by the way, il dipinto stava in Italia...ma tralasciamo sofismi geografici....
Mi dovrebbero spiegare che c'entrava l'inquisizione con un dipinto che era evidentemente destinato ad una collocazione privata. Ma anche questo, lasciamo stare...ammalati di feuilleton (appena ieri, mutata mutandis, di telenovele, oggi di reality) come siamo.
Allora, scusate un'altra domanda: ma perché il mondo artistico era già pieno di nudi altrettanto se non più integrali?

Per esempio le Veneri di Giorgione....



 

di Tiziano



E nelle chiese c'erano anche lì i  trionfali nudi delle Eve




Comunque, tornando alla nostra Venere LATO B, nudi di spalle ce n'erano altri: il difetto è nostro, se non li conosciamo.
Questo è Tiziano:



Questo è Annibale Carracci:




L'uso dello specchio, poi, oltre ad essere legato all'iconografia della Venere al bagno, è anche un ben noto artificio pittorico per cogliere la tridimensionalità di un'immagine anche nella bidimensionalità di un dipinto.
Ecco un altro esempio di Rubens (il mio preferito, ben si sa....:):




Caso mai quello che colpisce, nel dipinto di Velasquez è il grande stacco fra l'idealizzato nudo e il riflesso che lo specchio rimanda.
Nell'artificio dello specchio si coglie il passaggio dall'idea della bellezza  perfetta della Venere ideale, a una donna piuttosto ordinaria, niente affatto bella, forse precocemente sciupata dalla vita.




Peccato che questo messaggio, della bellezza segreta della donna comune, non fosse noto a Mary Richardson, la suffragetta che nel 1914  entrò nella National Gallery di Londra nascondendo una scure e colpì sette volte sul fianco e sul dorso la figura della dea; un gesto che voleva essere una protesta spettacolare contro l'arresto di un'altra donna del movimento femminista inglese, allora in una fase particolarmente battagliera.




 
 
 

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