A PRESTO!
Cari amici vicini e lontani, in questo periodo, purtroppo, non ho proprio tempo di aggiornare il blog.
Aspettando giorni migliori, vi lascio in gentile compagnia...
...le trasmissioni riprenderanno in tempi ragionevoli, abbiate fiducia!
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Se vorrete segnalarmi il vostro blog sarò felice di ricambiare la vostra visita.
PICCOLO DIZIONARIO REGGIANO
Alcuni termini dialettali sono spesso utilizzati in questo blog. Ecco un piccolo dizionario per una più immediata comprensione del testo:
- Bimblòn = fannullone. Spesso utilizzato anche come sinonimo di sempliciotto, tatone, susinone.
- Nani = piccina, tesorino, termine affettuoso utilizzato dalle nonne.
- Nèsi = sempliciotto, cretino... termine meno affettuoso del primo.
- Pita = tacchino. Questo termine si usa soprattutto nell'espressione "Fèr la pita" (traducibile più o meno con "fare l'oca") quando si vuole indicare un essere femminile particolarmente petulante e poco sveglio. Curiosamente anche l'aquila raffigurata sull'asso di denari delle carte da briscola piacentine è denominata "La pita".
- Rezdòra o Resdora (italianizzato) = donna di casa, "reggitrice" della dimora e signora dei fornelli... insomma: quella che comanda!
Se volete allenarvi nella pronuncia potete seguire anche qualche lezione on line.
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LA BELLEZZA CHE CI SALVA
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Post n°78 pubblicato il 27 Febbraio 2009 da Azzurro_Blu
Bonnie è pazza come un cavalllo e si trascina al guinzaglio un compare più muto di un pesce e con lo stesso sguardo. |
Post n°77 pubblicato il 20 Febbraio 2009 da Azzurro_Blu
N.B. In collaborazione con i blog Assurdismo e Scambi emozionali. |
Post n°76 pubblicato il 06 Febbraio 2009 da Azzurro_Blu
Vorrei almeno ricavare qualche piacevole nota pizzicando i denti del pettine ma nel mio bagno, alle ore 7:00 AM, proprio non risuona alcuna melodia… al massimo qualcosa scroscia, sciacqua o sciacquona. Provo a parlare e forse Sid Vicious alle prese con “My Way” risulterebbe di gran lunga più gradevole di me. Ok, diamoci una mossa, altrementi si arriva in ritardo anche oggi! Ma ci sono ancora i Beastie Boys da svegliare e l’impresa non è certo delle più facili. Mia figlia, detta Rallenty, al mattino ha la reattività di un bradipo con l’artrite e mio figlio, detto Twister, ha la stessa potenza devastatrice dei film catastrofici degli anni ’80. Dopo aver arginato alluvioni in bagno, scongiurato devastazioni e incendi in cucina, salvato arredi e suppellettili varie, finalmente riesco a domare il minipimer con la forza distruttrice di venti braccia sigillandolo a doppio giro di sciarpa all’interno della giacca a vento. Forsennatamente prendo la borsa, il telefono, le chiavi, il figlio e quale novella Jena Plissken in fuga da New York mi appresto all’ennesima corsa contro il tempo… ma un gemito mi raggiunge dal primo piano: “Mamma!!! Non trovo le calze!!!”… ed ogni sogno di puntualità viene definitivamente infranto. GASP! ‘AZ! SGRUNT! SNORT! *#!!@§##!!! GULP! PANT PANT… finalmente tutti in macchina! Siamo proprio un dinamico trio! All’erta e pieni di brio raggiungiamo la scuola. La maestra, camicia di seta, cappello di volpe, sorriso d’atleta, si mostra sempre allegra e accogliente. Con un sospiro di sollievo e infinita gratitudine le sgancio i figli. Ma quando la porta si chiude dietro alle mie spalle ho sempre paura che tutto si deformi orriblimente come in “Black Hole Sun” dei Soundgarden… vabbè… speriamo bene!!! Con scatto felino ed abile mossa raggiungo l’auto, finalmente libera di rilassarmi, prepararmi per la giornata che mi aspetta, accendere la radio per ascoltare un po’ di musica… “Lunga e diritta correva strada…” …Guccini menagramo! Ma non potevi startene fermo all’autogrill?!! |
Post n°75 pubblicato il 03 Febbraio 2009 da Azzurro_Blu
Antipasti indigesti
ho un portachiavi aperto
Sandro Rita
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Post n°74 pubblicato il 29 Gennaio 2009 da Azzurro_Blu
* “At dāg al raus” = “Ti do il raus”, espressione rimasta nel dialetto reggiano con il significato di “Ti sgrido”, “Ti mando via sgridandoti”, “Attento che le prendi!” |
Post n°73 pubblicato il 07 Gennaio 2009 da Azzurro_Blu
Ci sono storie che la Bassa ti porta e che neanche ti sembrano vere. Eppure le hai vissute e sono reali, ma le spesse nebbie che si spandono curiose durante la notte ce le fanno ritrovare al mattino velate di brina… e ti pare quasi di averle sognate… Fu così che quell’inverno mi ritrovai nel bel mezzo di una tormenta di neve. Non avevo mai visto niente di simile dalle mie parti. Quando uscii dall’ufficio la luce dei lampioni rivestiva ogni cosa di un’aura giallognola. Tutto all’intorno era fermo e silenzioso. Solo neve spazzata dal vento. Ti sentivi quasi catapultato in un’atmosfera ottocentesca e ti aspettavi, da un momento all’altro, di vederti spuntare da dietro l’angolo un qualsiasi Oliver Twist o Piccolo Lord o il ghigno di Mister Scrooge (l’avaro redento nel Canto di Natale di dickensiana memoria). Arrivai all’auto e rimasi piuttosto sorpresa nel ritrovarla ancora nel posto in cui l’avevo lasciata al mattino. Cercando di mantenere la calma mi avviai verso casa. La paura di scivolare giù dall’argine (una lunga strada rialzata che costeggia sinuosa il corso del Po) mi fece propendere per una delle tante e famigerate “strade basse” che intessono la pianura padana. Quelle strade di campagna che, se le conosci perfettamente, magari ti consentono di arrivare a destinazione impiegando il doppio del tempo ma con il sicuro vantaggio di evitare file e incolonnamenti, ma che, se le imbrocchi di traverso, sono capaci di portarti in mondi paralleli fatti di campi e campi e campi… Quelle infinite linee piatte, tutte cielo con sotto un filo di orizzonte, di solito prive di qualsiasi forma di indicazione e immancabilmente punteggiate da rinomate bettole e solenni osteriole. Insomma, mi trovavo lì, sospesa in un tempo e uno spazio indefiniti e indefinibili, sferzata dal vento e da una fittissima neve, con la prima innestata da secoli e con le ruote rullanti senza presa sull’asfalto ghiacciato. Avevo percorso quella strada milioni di volte, tanto che iniziai a contare le curve che mi separavano da casa: una… due… tre… quattro… o forse tre?... e se fossi già alla cinque?... ma no, dev’essere la quattro per forza!... o la tre? In breve: persi del tutto l’orientamento e, tra il buio, il vento, la neve, i campi e i fossi tutti uguali, mi assalì il terrore di aver tirato dritto ad una delle famose curve, andandomi ad infilare in chissà quale maledetta via secondaria. E adesso, cosa faccio? Proseguo? Ma per andare a finire dove? Telefono e chiedo aiuto? Ma se non so neanche spiegare dove sono! Mi fermo e aspetto che passi qualcuno? Geniale! In questo modo potrei rimanere ibernata per millenni per poi essere rinvenuta dai posteri perfettamente conservata nel ghiaccio! Provvidenza volle che, mentre ero assorta in queste considerazioni, due luci mi apparissero nella tormenta: erano due lampioni… erano due lampioni fissati a due pilastri… era l’ingresso di una casa! Senza pensarci due volte decisi di rifugiarmi in quel cortile. Mi aprì la porta una signora anziana. Superato l’iniziale stupore, mi fece accomodare in soggiorno. Le spiegai chi ero fornendo le generalità dei miei nonni (che sono sempre un ottimo biglietto da visita in circostanze come queste) e rossa di vergogna fui costretta a chiederle dove mi trovavo. Per la tormenta in corso la luce andava e veniva… ed andavano e venivano anche i figli della signora, impegnati, quella sera come tutte le altre trecentosessantaquattro dell’anno, a governare le vacche. Ero finita, infatti, in una delle tante tenute agricole che ancora resistono all’assalto del cemento e della metalmeccanica, con la tipica casa padronale, il fienile e la stalla ricolma di bestie. Dopo molti tentativi finalmente riuscii a contattare mio marito che mi disse di non muovermi (onde evitare altri naufragi!) e che sarebbe venuto prendermi. Trascorse allora un tempo interminabile fatto di chiacchiere a lume di candela, di nuore affaccendate e bimbi gioiosi, di uomini ricoperti di neve che rincasavano dal lavoro, di imposte scosse dal vento… insomma, mi sentivo protagonista in un film di Ermanno Olmi… Dopo aver soccorso alcuni cinesi scivolati nel fosso con l’auto, finalmente mio marito arrivò… con mia grande delusione non portava né baffoni né tabarro, né lanterna né galosce e, a malavoglia, fui costretta a scendere dall’albero degli zoccoli per tornarmene a casa. Ma come succede nelle migliori novelle a lieto fine: colpo di scena! Due piatti in più apparvero sulla tavola imbandita e con inviti affettuosi e genuini fummo costretti a rimanere per la cena. Così quella sera persone perfettamente sconosciute mi diventarono care e ricorderò per sempre la loro gentile ospitalità. Nel salutarci la signora esclamò con sagacia: “Mò veh, quest’anno cosa ci ha portato Santa Lucia!”.* Era il tredici dicembre del 2001.
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Post n°72 pubblicato il 23 Dicembre 2008 da Azzurro_Blu
Con una spallata il pompiere fece cedere la porta. - Mamma! Mamma! - grida Paola disperata. - Ma qui non c’è nessuno, signora! - esclama il pompiere dopo un rapido sopralluogo. - Ma dove può essere finita?! Non è da lei, così precisa, così abitudinaria!!! - Eh, signora! L’età può fare brutti scherzi… meglio avvertire i carabinieri… magari le è partita qualche coordinata nel cervello e non riesce più a tornare a casa! - No! Non può essere! Mia madre è sempre stata così lucida e autonoma! Speriamo che non le sia successo niente! In quel momento squilla il telefono di casa. Paola disperata solleva la cornetta senza riuscire a dire niente da tanto le batte il cuore. - Gina? Gina?! - si sente dall’altra parte. - Oh! Padre Riccardo, è lei?! - risponde finalmente la povera donna. - Paola?! Ma che voce che hai! E’ successo qualcosa? - Sapesse che disgrazia! Mia madre non si trova da nessuna parte! E’ venuta lì da voi? - Ma no, Paola! Telefonavo proprio per sapere se per caso fosse a casa ammalata. Puntuale com’è, quando questa mattina non l’ho vista arrivare, mi sono preoccupato. Vado subito a chiedere agli altri volontari se per caso hanno sue notizie! - Oh, grazie! Sono così in pensiero! Mi raccomando, mi richiami immediatamente! - Certo, Paola! E cerca di stare tranquilla, vedrai che il Signore ti aiuterà! Nel frattempo, al convento, tutto si svolge come al solito: alcuni volontari si occupano della cernita dei vestiti e degli oggetti offerti dalla gente, alcuni sono impegnati nella preparazione dei containers, altri prestano servizio all’interno del mercatino missionario. Ad un certo punto, dalla cassa, la Maria lancia un urlo: - Ma quella è la borsetta della Gina! E quello è il suo soprabito! - Ma come, scusi! - esclama stupita la cliente - Non erano in vendita? Capisco che sia roba usata, ma questo attaccamento mi sembra eccessivo! Ignorando le lamentele della signora, la Maria le strappa tutto di mano e corre ad avvertire padre Riccardo. Immediate scattano le ricerche. - Gina! Gina-a-a!!! - gridano tutti. Nel padiglione del modernariato e contemporan-scassato non c’è, nemmeno nel reparto abbigliamento e men che meno tra la paccottiglia attira-antiquari. Le ricerche si concentrano nel capannone degli arrivi dove, tutte le mattine (festivi esclusi), la Gina, con esperto occhio clinico femminil-sartoriale, separava i vestiti da rivendere, quelli da inviare alle missioni e quelli da destinare al riciclo. - Gina! Gina-a-a!!! - urlano ormai tutti concentrati nello stesso luogo e intenti a spostare pacchi, scatole e scatoloni con il terrore di fare la più terribile delle scoperte. - Mamma! Mamma-a-a!!! - si affanna a cercare anche Paola, giunta di corsa al convento e sempre più disperata. Ad un tratto il telefonino di Paola si mette a squillare insistente. Con la mano tremante la signora si convince a rispondere. Sul display una lunghissima serie di numeri e un prefisso sconosciuto. - Oddio! Me l’hanno rapita! - grida Paola prima di piombare a terra svenuta.
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Post n°71 pubblicato il 23 Dicembre 2008 da Azzurro_Blu
- Pronto, sono fra Mauro, cercavo la signora Paola. - Mauro?! Sono Riccardo, ma non eri in Romania?! Ma quando sei rientrato?! E perché diav… ehm!... e perché devi parlare con la Paola se non la conosci neanche?! - Eeee! Quante domande! Volevo solo dirle che mi è arrivato per sbaglio qualcosa a cui lei tiene in modo particolare. Passamela! Nello smarrimento più generale, ritroviamo padre Riccardo sdraiato per terra che cerca di avvicinare il cellulare all’orecchio della povera Paola mentre la Maria le tiene le gambe per aria, la Luisa le fa vento con un giornale e la Giovanna le dà degli schiaffetti sulle guance. - Ridatemi mia madre! Farò tutto quello che volete! Pagherò il riscatto, ma non fatele del male, per carità! - pigola Paola con un filo di voce. - Macchè riscatto! - esclama fra Mauro sorpreso - Sua madre è qui! - Oh, signora Carrà! Grazie! Grazie! E’ vero, ultimamente abbiamo un po’ litigato, sa, ostinata com’è! Ma io le perdono tutto! Tutto! Apriamo la busta signora De Filippi! - biascica Paola sempre più confusa. - Ma no! Sono fra Mauro! Sua madre è qui da me, alla missione, in Romania! Poi le spiegherò tutto con calma, adesso gliela passo. Attenda un attimo! - risponde il frate. … - Paola! - Mamma! Dio sia lodato! - urla Paola saltando dalla gioia. - Paola! – grida la Gina imperiosa – Fêr mìa la pita ch’a fòm di brôti figuri!* Mandami giù la valigia che ciò in camera, quella con il necessèr che tengo lì se per caso mi mandano all’ospedale! - La valigia?! - Dai Paola, mòvet! Non mi vorrai mica sguastare la vacanza, eh?! Paola! Paola!!! Mò in dò sēt?! Mò t’è propria ‘na pita!!!** Ma la Paola non può rispondere perché nuovamente giace a terra tra le cure della Maria, della Luisa e della Giovanna. Più tardi padre Riccardo potè ricostruire tutta la faccenda. Sabato mattina la Gina stava finendo di preparare le ultime cose da destinare alla missione in Romania. Era quasi ora di pranzo e tutti i volontari erano ormai andati a casa. - Apro ancora questo e poi vado! - pensò la Gina scartando un pacco portato da una sua conoscente. All’interno dello scatolone si celava una bellissima termocoperta. - Ah! Col freddo che farà quest’inverno, questa deve proprio arrivare in Romania! E così, cocciuta com’era, con sforzi inumani, riuscì a trascinarsi dietro il panno sulla scaletta per riporlo dentro al cassone delle trapunte. Ma uno starnuto le fu fatale. Perse l’equilibrio andando a cadere nel cassone, priva di sensi per lo spavento e avvolta in quella stessa coperta. Poco dopo arrivò Gianni. Con il muletto sollevò cassone, Gina e termocoperta e, senza accorgersi di nulla, li rinchiuse nel container che sarebbe partito dopo poche ore. Quando tornò in sé, la Gina, che durante la guerra aveva fatto la staffetta partigiana tra mille pericoli, non si perse certo d’animo. Si sistemò su un vecchio divano, si aprì qualche scatoletta di tonno e attese tranquilla lo sbarco in Romania. Immaginatevi la sorpresa di fra Mauro e delle tante famiglie presenti quel giorno in parrocchia, al vedersi scendere dal container la Gina altezzosa e pimpante come una novella Wanda Osiris. Le fecero una festa così grande che ancora oggi è indecisa se tornare a casa o se rimanere lì a godersi l’affetto dei suoi nuovi amici.
La storia e i personaggi sono inventati, ma ogni riferimento a luoghi, cose e persone è del tutto intenzionale! I frati cappuccini dell’Emilia Romagna raccolgono tutto ciò che a voi non serve per farlo fiorire a favore delle missioni. Se volete conoscerli meglio: www.centromissionario.com Se volete avere il privilegio di incontrare le “Gine” non lasciatevi scappare i campi di volontariato organizzati presso il Centro Missionario di San Martino in Rio (RE).
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Post n°69 pubblicato il 18 Dicembre 2008 da Azzurro_Blu
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Post n°68 pubblicato il 17 Dicembre 2008 da Azzurro_Blu
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ISTRUZIONI PER L'USO
Azzurroblu è un progetto fatto in casa come le buone torte di una volta.
A volte serio, molto spesso ironico e allegro,
si propone di allietare con semplicità le tue giornate.
Ciò che trovi scritto è frutto dei due neuroni
che rimbalzano nel mio cervello.
Se ti piace passalo agli amici
come i giornaletti di quando eravamo piccoli.
Se hai voglia di contribuire aggiungi pure le tue creazioni.
Ti ringrazio per l’attenzione.
Buona lettura.
RACCONTI
- Vita da agente segreto
- Forrest Gump
- Una relazione tormentata
- Lo scarvultone
- Gigi l'infermiere
- La Sciamana
- La regina della balera
- As' pol fèr... a gh'la cavòm!
- Dotti, medici e sapienti
- Don Camomillo e il suo gregge
- Don Camomillo e i giovani d'oggi
- Devozione popolare
- Don Roccia
- Lei Pride (orgoglio femminile)
- Questione di gusti
- Fii che frèd!
- Le edicole d'amare
- Miramare, Miramonti, Belvedere
- L'Uomo Tecnologico
- Passatempi ad alta quota
- Contessa Miseria
- La bigottanza
- Dal Dottore
- I beni necessari
- Piccoli brividi
POESIE
- Ode alla scatoletta
- Nonna emiliana DOP
- Ritmi urbani subumani
- Mattine
- Rotoballe
- Mister Motoretta
- Pulizie di Pasqua
- Notturno silenzio
- Pazzo e nudo
- Messer lo foco
- Testa di legno
- Piccolo mondo
- Vent'anni
- Perdona noi
- Signora occhineri
- Peanuts
- Un ragioniere
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- ERRORI & PERLE
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- assurdismo
- Essenza di vita
- LucaComics
- LA RIVA PIETROSA
Inviato da: marziabel
il 09/07/2011 alle 14:20
Inviato da: Qui_ed_Ora
il 16/11/2009 alle 03:41
Inviato da: fenorio
il 13/05/2009 alle 09:39
Inviato da: fenorio
il 05/05/2009 alle 13:41
Inviato da: fenorio
il 28/04/2009 alle 13:32