LIBRO: Scritti & Discorsi di Fernando Tambroni

 

Reparto_Celere

Fernando Tambroni

Il 26 marzo 1960 Fernando Tambroni, che si era messo in luce al VII congresso della DC del 1959 con un discorso “aperturista” nei confronti del centrosinistra, ricevette l’incarico di formare un governo per sostituire quello dimissionario guidato da Antonio Segni. L’obbiettivo politico era quello di superare l’emergenza, attraverso un “governo provvisorio”, in grado di consentire lo svolgimento della XVII Olimpiade a Roma indetta in agosto e di approvare il bilancio dello Stato entro il 31 ottobre 1960, come previsto dalle leggi in materia di contabilità di Stato vigenti all’epoca. L’8 aprile, il governo monocolore democristiano formato da Tambroni ottenne la fiducia della Camera, con una maggioranza di soli tre voti (300 sì e 297 no) e con il determinante appoggio dei deputati missini. La circostanza causò le dimissioni irrevocabili e immediate dei tre ministri appartenenti alla sinistra della DC: Bo, Pastore e Sullo. L’11 aprile, dietro esplicito invito del proprio partito, il governo rassegnò le dimissioni e il presidente Giovanni Gronchi assegnò l’incarico ad Amintore Fanfani. Questi, tuttavia, dovette rinunciare, e Gronchi, anziché cercare una soluzione diversa, invitò Tambroni a presentarsi al Senato per completare la procedura del voto di fiducia. Il 29 aprile, sempre con l’appoggio dei missini e con pochi voti di scarto (128 sì e 110 no), il governo Tambroni ottenne la fiducia del Senato.

La decisione presa nel maggio 1960 dal Movimento Sociale Italiano di convocare il suo sesto congresso a Genova, città decorata con la Medaglia d’oro della Resistenza da cui era partita l’insurrezione del 25 aprile, fornì l’occasione ai partiti di sinistra di scendere in piazza al fine di mettere in difficoltà il Governo Tambroni. La protesta si fece sentire sempre più forte. Tambroni scelse la linea dura, originando i noti fatti di Genova del 30 giugno 1960, che si estesero rapidamente al resto del paese. Il 7 luglio a Reggio Emilia furono uccisi cinque manifestanti. Alla fine non ci fu altra scelta che impedire il congresso del MSI. I missini votarono conseguentemente contro la legge di bilancio del governo. Tambroni temporeggiò fino al 19 luglio dichiarando di essere in attesa di un accordo tra i partiti ma alla fine dovette dimettersi: gli successe Amintore Fanfani. ( Wikipedia )

 

Libri colorati

 

 

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Libri & Letture

LIBRO: Lenin di Vladimir Majakovskij

Lenin

Lenin

Lenin, pseudonimo di Vladimir Il’ič Ul’janov ( Simbirsk, 22 aprile 1870, 10 aprile del calendario giuliano – Gorki, 21 gennaio 1924 ), è stato un rivoluzionario, politico e politologo russo, poi sovietico, talvolta menzionato come Vladimir Lenin o come Nikolaj Lenin.

Servì come primo ministro della Repubblica russa dal 1917 al 1918, della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa dal 1918 al 1922 e dell’Unione Sovietica dal 1922 al 1924. Sotto la sua guida la Russia – e in seguito l’Unione Sovietica – diventò uno Stato socialista monopartitico governato dal partito comunista sovietico. Ideologicamente marxista, le sue teorie politiche sono state poi riconosciute come “leninismo”.

Nato da una famiglia borghese di origine ebraica a Simbirsk, Lenin si interessò alla politica socialista rivoluzionaria dopo l’esecuzione di suo fratello avvenuta nel 1887. Espulso dall’Università di Kazan’ per aver partecipato alle proteste contro il regime zarista dell’Impero russo, dedicò gli anni successivi al conseguimento di una laurea in giurisprudenza. Nel 1893 si trasferì a San Pietroburgo, dove divenne una figura di alto livello nel Partito Operaio Socialdemocratico Russo ( POSDR ), un movimento di stampo marxista. Arrestato per sedizione nel 1895 ed esiliato a Shushenskoye per tre anni, sposò Nadežda Krupskaja. Al termine dell’esilio si trasferì in Europa occidentale, dove grazie alle sue numerose pubblicazioni divenne un teorico politico di primo piano. Nel 1903 assunse un ruolo chiave in una scissione del POSDR per via di alcune differenze ideologiche, leader della fazione bolscevica contro il menscevismo di Julij Martov. Incoraggiò l’insurrezione della fallita rivoluzione russa del 1905, in seguito promosse una campagna affinché la prima guerra mondiale fosse trasformata in una rivoluzione proletaria a livello europeo che, come il marxismo riteneva, avrebbe comportato il rovesciamento del capitalismo e la sua sostituzione con il socialismo. Dopo la rivoluzione russa di febbraio del 1917 che portò alla caduta della monarchia zarista e all’istituzione di un governo provvisorio, Lenin fece ritorno in Russia per una campagna per la rimozione del nuovo regime a favore di un governo bolscevico guidato dai soviet.

Lenin assunse un ruolo di primo piano nella rivoluzione d’ottobre del 1917, nella caduta del governo provvisorio e nella creazione di uno Stato monopartitico guidato dal nuovo partito comunista. Il suo governo abolì l’Assemblea costituente della Russia, ritirò il Paese dalla prima guerra mondiale con la firma del trattato di Brest-Litovsk insieme agli Imperi centrali e concesse un’indipendenza temporanea alle nazioni non russe sotto il controllo russo. Una legge per decreto ridistribuì terreni tra i contadini e nazionalizzò la grande industria. Gli avversari vennero soppressi durante il terrore rosso, una violenta campagna orchestrata dal Čeka; decine di migliaia di dissidenti vennero uccisi. Il governo di Lenin si dimostrò vittorioso sugli eserciti antibolscevichi nella guerra civile russa combattuta tra il 1917 e il 1922. Per rispondere alle carestie e alle rivolte popolari nel 1921 Lenin introdusse un sistema economico misto con la nuova politica economica. Il governo guidato da Lenin creò inoltre l’Internazionale Comunista e condusse la guerra sovietico-polacca per promuovere la rivoluzione mondiale, oltre a cercare di tenere uniti gli Stati vicini andando nel 1922 a costituire l’Unione Sovietica.

Ampiamente considerato una delle figure più significative e influenti del XX secolo, Lenin è stato oggetto postumo di un culto della personalità pervasivo all’interno dell’Unione Sovietica, fino alla sua dissoluzione avvenuta nel 1991. Divenne una figura ideologica dietro al marxismo-leninismo: ebbe, dunque, un’influenza di primo piano nel corso del movimento comunista internazionale.

Majakovskij vede e sente in Lenin la realizzazione e la verifica di speranze antiche degli oppressi. La storia della Rivoluzione è poetizzata e la figura di Lenin passa dalla cronaca-storia all’immagine poetica; il passaggio è ottenuto con mezzi sobri, incisivi.

Il poema è diviso in 15 canti: in essi l’autore traccia la storia di tutto il movimento operaio russo e internazionale, e intreccia questa storia con la vita di Lenin. Il poeta respinge subito ogni possibilità di “poesia di corte”: “Ma è possibile che di Lenin / si debba ancora dire “Condottiero per grazia di Dio”? / No, no, per niente: se fosse stato per grazia di Dio o imperiale / sarebbe scoppiata la mia ira. / Mi sarei messo contro i cortei / avrei sbarrato le strade alle folle”. Contro l’adorazione di Lenin, dunque: e per il riconoscimento che Lenin è un uomo, non un dio. Ma la vita di Lenin ha, per Majakovskij, un’importanza che varca i confini dello spazio e del tempo: “Breve è la vita di Ul’janov / ma la vita di Lenin non ha fine”.

Questa “vita vasta” nasce prima di Ul’janov, nasce col sorgere del proletariato, della “prima caldaia”: “Sua Altezza il Capitale, / senza diadema o corona, / rendeva schiava la forza dei contadini; / saccheggiava e rapinava la città / e ingozzava il ventre obeso / delle sue casseforti”. Intanto la classe operaia nasceva e “come una minaccia” già alzava “al cielo le sue ciminiere”.

Poi gli altri momenti, che hanno preceduto Lenin in questa storia del movimento operaio, scritta secondo i canoni e poeticamente viva: ecco Marx, il “fratello maggiore di Lenin”, il pianto delle ombre dei comunardi “straziati da Thiers”, la condanna delle azioni individualistiche, la lotta: “Per tutto questo, nella lontana Simbirsk, / nacque un bambino come gli altri, / Lenin”. Il momento centrale di Lenin fu l’esecuzione di suo fratello, fatto impiccare dallo zar per attività contro lo Stato: “Allora, a diciassette anni, Lenin pronunciò queste parole, / più sicure del giuramento del soldato / quando lo dice a mano levata: / “Siamo pronti a darti il cambio, fratello. / La vittoria sarà nostra, ma la strada che seguiremo diversa””. Non seguiremo qui tutte le immagini di Majakovskij: ecco il 1905, la sconfitta operaia, la pavida reazione degli intellettuali, le lucide indicazioni di Lenin, poi il 1914: “L’imperialismo nudo, / con la pancia scoperta e la dentiera, / col sangue che gli arriva ai ginocchi / divora paesi e paesi con le baionette. / Intorno gli stanno i cortigiani, / i patrioti” che dicono: “Operaio, combatti fino all’ultimo respiro”. Ma Lenin dice: trasformiamo la guerra imperialista in guerra civile. I popoli non hanno colpa. Contro la borghesia di tutti i Paesi leviamo la bandiera dell’Internazionale.

Ed ecco la Russia in rivolta: da Tabriz ad Arcangelo. Ed ecco i tentativi della borghesia di salvarsi: “Lo schiavo s’è ribellato. Picchialo a sangue. / E puntano contro Lenin l’arma di Kerenskij”. Lenin torna nell’illegalità, in Finlandia, ma per poco: viene l’Ottobre. “A tutti, a tutti, a tutti, / a tutti i fronti che rosseggiano di sangue, / a tutti gli schiavi che stanno sotto il pungo dei ricchi. / Il potere, tutto il potere ai Soviet. / La terra ai contadini. / Pace ai popoli. Pane a coloro che hanno fame”. Scoppia la guerra civile, ma lo Stato sovietico vince e fanno presa le parole di Lenin: “Noi, / anche ad ogni cuoca / insegneremo a dirigere lo stato”.

La guerra civile è finita, l’URSS è a pezzi: bisogna ricostruire, costruire. E Lenin promuove la ricostruzione, anche a costo di ritirate tattiche ( la Nuova politica economica ). Ma il comunismo di guerra era finito. Occorreva il comunismo di pace. Il penultimo canto è dedicato alla morte di Lenin e alle reazioni suscitate tra operai, soldati e contadini: “Era un uomo umano, in ogni vena. / Portate la sua bara e struggetevi per l’angoscia / uomini”. E non solo piangono in Russia: anche negli Stati Uniti “i negri piangono Lenin”.

Il poema è “ottimista” e Majakovskij, che passa dal tono profetico a quello sommesso, dal tono patetico a quello satirico, nell’ultimo canto esprime la sua fede nella continuità dell’opera del grande rivoluzionario russo.

Majakóvskij nacque a Bagdati, in Georgia (allora una provincia della Russia zarista), il 7 luglio del 1893, figlio di Vladimir Konstantinovič Majakóvskij, un guardaboschi russo appartenente ad una nobile famiglia di origini in parte cosacco-zaporoghe, e di Alexandra Alexeyevna Pavlenko, una casalinga ucraina. Orfano del padre a soli sette anni, ebbe un’infanzia difficile e ribelle; all’età di tredici anni, si trasferì a Mosca con la madre e le sorelle. Studiò al ginnasio fino al 1908, quando si dedicò all’attività rivoluzionaria. Aderì al Partito Operaio Socialdemocratico Russo e venne per tre volte arrestato e poi rilasciato dalla polizia zarista. ( Tratto da: ControAppuntoBlog.org )

Ho incontrato un operaio analfabeta. Non sillabava neppure una parola ma aveva sentito la voce di Lenin ed egli sapeva tutto

Ho ascoltato il racconto di un contadino siberiano: espropriarono le terre le difesero con le baionette e come un paradiso diventò il villaggio.
Essi mai avevano letto Lenin nè ascoltato la sua parola ed erano leninisti.

Ho visto montagne senza fili erbe nè fiori. Soltanto le nuvole pesavano sulle rocce
e nello spazio di cento chilometri c’era un solo montanaro; ma sopra il petto, nel vestito di stracci, gli scintillava il simbolo di Lenin.

Oh,non è un ornamento che le ragazze appuntano per civetteria, non è un amuleto, è un emblema il distintivo sul cuore che brucia peno di amore per llic.

Questo prodigio non si spiega coi libri della subdola teologia slava e non è un Dio che a lui ordinò:” Sii il mio eletto ”.
Con passo d’uomo e braccia d’operaio, con la sua intelligenza, egli percorse questo cammino

Vladimirovic Majakovskij – “Lenin”

 

 

 

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Libri & Letture

Demenza senile, la lettura e la scrittura ne riducono l’incidenza

Neurone

Leggere e scrivere mantengono il cervello sano

Uno studio condotto da Jennifer Manly, della Columbia University Vagelos College of Physicians and Surgeons a New York ( Stati Uniti ), pubblicato sulla rivista Neurology, organo ufficiale della American Academy of Neurology, ha mostrato che leggere e scrivere proteggono la salute del cervello.

Le persone che non leggono e non scrivono presentano un rischio quasi triplo di sviluppare demenza.

Lo studio ha coinvolto quasi 1000 persone di età media 77 anni, tra cui 237 analfabeti.

All’inizio dello studio il 35% degli analfabeti è risultato presentare già demenza contro il 18% di coloro che sapevano leggere e scrivere.

Dopo circa 4 anni si è passati al 48% degli analfabeti con demenza contro il 27% di coloro che sapevano leggere e scrivere.

Secondo gli sperimentatori gli analfabeti hanno un rischio di demenza quasi triplo rispetto agli altri, a parità di condizioni quali età, sesso, stato socioeconomico e salute cardiovascolare.

Essere in grado di leggere e scrivere consente alle persone di intraprendere un maggior numero di attività che coinvolgono le risorse mentali, come leggere il giornale o aiutare i nipoti coi compiti a casa.

Precedenti studi hanno dimostrato che tali attività si associano a un rischio ridotto di demenza.

 

People who cannot read may be three times

as likely to develop dementia

 

New research has found that people who are illiterate, meaning they never learned to read or write, may have nearly three times greater risk of developing dementia than people who can read and write.

The study is published in the Neurology, the medical journal of the American Academy of Neurology.

According to the United States Department of Education, approximately 32 million adults in the country are illiterate.

According to Jennifer J. Manly of Columbia University Vagelos College of Physicians and Surgeons in New York ( U.S.A ), being able to read and write allows people to engage in more activities that use the brain, like reading newspapers and helping children and grandchildren with homework.

Previous research has shown such activities may reduce the risk of dementia.

New study provides more evidence that reading and writing may be important factors in helping maintain a healthy brain.

The study looked at people with low levels of education who lived in northern Manhattan. Many were born and raised in rural areas in the Dominican Republic where access to education was limited.

The study involved 983 people with an average age of 77.

Each person went to school for four years or less. Researchers asked each person, ” Did you ever learn to read or write ? “

Researchers then divided people into two groups; 237 people were illiterate and 746 people were literate.

Participants had medical exams and took memory and thinking tests at the beginning of the study and at follow-up appointments that occurred every 18 months to two years.

Testing included recalling unrelated words and producing as many words as possible when given a category like fruit or clothing.

Researchers found of the people who were illiterate, 83 of 237 people, or 35%, had dementia at the start of the study.

Of the people who were literate, 134 of 746 people, or 18%, had dementia.

After adjusting for age, socioeconomic status and cardiovascular disease, people who could not read and write had nearly a three times greater chance of having dementia at the start of the study.

Among participants without dementia at the start of the study, during follow-up an average of four years later, 114 of 237 people who were illiterate, or 48%, had dementia.

Of the people who were literate, 201 of 746 people, or 27%, had dementia.

After adjusting for age, socioeconomic status and cardiovascular disease, researchers found that people who could not read and write were twice as likely to develop dementia during the study.

When researchers evaluated language, speed, spatial, and reasoning skills, they found that adults who were illiterate had lower scores at the start of the study. But their test scores did not decline at a more rapid rate as the study progressed.

The study also found that literacy was linked to higher scores on memory and thinking tests overall, not just reading and language scores. These results suggest that reading may help strengthen the brain in many ways that may help prevent or delay the onset of dementia.

Even only for few years of education, people who learn to read and write may have lifelong advantages over people who never learn these skills.

Manly said future studies should find out if putting more resources into programs that teach people to read and write help reduce the risk of dementia.

A limitation of the study was that researchers did not ask how or when literate study participants learned to read and write.

The study was supported by the National Institutes of Health and National Institute on Aging.

Source: American Academy of Neurology, 2019

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Libri & Letture

Aggiornato al 3 Febbraio 2024

( Cliccare sul Titolo per accedere al Negozio )

Collezionismo di Libri by Libreria Aiace Roma Montesacro

Collezionismo Libri

MIMMO FRANZINELLI, TORTURA – MONDADORI, 2018

La tortura riemerge periodicamente nelle cronache quotidiane, con vicende che impressionano l’opinione pubblica. Manca, tuttavia, a oggi una ricostruzione documentata del periodo in cui in Italia si torturò in modo diffuso: dall’autunno 1943 alla primavera 1945, nel territorio della Repubblica sociale occupato dai tedeschi. Attraverso fonti inedite depositate in archivi pubblici e privati Mimmo Franzinelli ripercorre il diverso uso della tortura da parte dei militari germanici e dei vari gruppi armati della Rsi, raccontando i più famigerati luoghi di sevizie, ma anche alcuni personaggi che seppero eroicamente resistere a ogni pressione. Senza nascondere che proprio grazie a questi trattamenti disumani si riuscì a infliggere danni enormi alla rete clandestina antifascista. Vengono inoltre spiegate le tecniche impiegate dalla Banda Koch, dalla Legione Muti e dai principali gruppi speciali di polizia. Si racconta di staffette partigiane cadute nelle mani del nemico, ma anche delle sevizie praticate da taluni partigiani, in violazione delle stesse norme stabilite dal CLN in materia di trattamento dei prigionieri. E nelle pagine finali si spiega come, grazie all’“amnistia Togliatti”, molti “torturatori efferati” l’abbiano passata liscia, senza rispondere penalmente dei loro crimini.

 

C. D’ONOFRIO, IL TEVERE, LA PAPESSA GIOVANNA ……

LA PAPESSA GIOVANNA: Donna che secondo la leggenda avrebbe occupato il soglio pontificio; vari resoconti collocano alternativamente il suo “pontificato” tra il IX, il X e l’XI secolo. Secondo una versione, nacque in Inghilterra ( o in Germania da genitori inglesi ) e si innamorò di un monaco benedettino, col quale fuggì ad Atene travestita da uomo. Alla morte del suo amante Giovanna divenne prete, cardinale e infine papa con il nome di Giovanni VIII, succedendo a Leone IV ( papa dall’847 all’855 ); morì di parto durante una processione papale ( per la biografia del vero papa vedi Giovanni VIII ). La leggenda della papessa divenne di pubblico dominio nel XIII secolo a opera dello scrittore religioso Stefano di Bourbon, e fu ripresa da altri nei tre secoli seguenti; accettata senza riserve dalla Chiesa, venne dapprima messa in discussione dallo storico bavarese Johannes Aventinus e in seguito altri scrittori, fra cui il teologo calvinista francese David Blondel, ne contestarono la veridicità, negata poi definitivamente dal teologo e storico cattolico tedesco Johann Döllinger nel 1863.

 

BREDEKAMP & JANZER – VICINO ORSINI E IL SACRO BOSCO DI BOMARZO

Il Parco dei Mostri, denominato anche Sacro Bosco o Villa delle Meraviglie di Bomarzo, in provincia di Viterbo, è un complesso monumentale italiano. Si tratta di un parco naturale ornato da numerose sculture in basalto risalenti al XVI secolo e ritraenti animali mitologici, divinità e mostri.

L’architetto e antiquario Pirro Ligorio su commissione del principe Pier Francesco Orsini ( detto Vicino Orsini ) progettò e sovraintese alla realizzazione, nel 1547, del parco, elevando a sistema, nelle figure mitologiche ivi rappresentate, il genere del grotesque.

Alcuni studiosi, erroneamente, facevano risalire la “regia” a Michelangelo Buonarroti ( E. Guidoni ), mentre altri, in particolare per il Tempio citavano il nome di Jacopo Barozzi da Vignola. La realizzazione delle opere scultoree fu probabilmente affidata a Simone Moschino.

L’Orsini chiamò il parco Sacro Bosco e lo dedicò a sua moglie, Giulia Farnese ( non l’omonima concubina del papa Alessandro VI ). Vi sono anche architetture impossibili, come la casa inclinata, o alcune statue enigmatiche che rappresentano forse le tappe di un itinerario di matrice alchemica. ( Wikipedia )

Bomarzo Bosco

 

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Libri & Letture

Regalare un Libro, un modo per dare e ricevere affetto

Italia Lago di Como

Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria! Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito… perché la lettura è una immortalità all’indietro

Umberto Eco

Spalancare un orizzonte diverso, dare conforto, rilassare, far ridere, piangere, anche regalare del tempo di qualità

 

Libri & Letture

G.P. LUCINI, SCRITTI CRITICI, A CURA DI L. MARTINELLI, DE DONATO, 1971

Gian Pietro Lucini fu contestato e poco considerato dalla critica fino a Franco Fortini ma in seguito rivalutato da Edoardo Sanguineti e negli ultimi tempi studiato e analizzato profondamente. Considerato precursore delle nuove avanguardie, Lucini può ora essere annoverato tra i maggiori innovatori della poesia italiana. Ebbe posizioni politiche considerate una eccezione nel contesto letterario di quegli anni essendo antiborghese, anarchico, contro la monarchia, la Chiesa e l’esercito tanto da essere incriminato per antimilitarismo e offese ai regnanti.

Nel 1891 si trasferisce a Breglia con la sua compagna, Giuditta Cattaneo, e nel 1892 si laurea in Legge all’Università degli Studi di Pavia discutendo una tesi su le Considerazioni generali sull’azione dello stato in rapporto ai diritti dei privati. Nel 1895 sposa Giuditta Cattaneo con rito civile. Nel 1901 cura la recensione di un libro antimilitarista e viene incriminato per le tesi sostenute. Nel 1905 collabora alla rivista Poesia di Filippo Tommaso Marinetti, e fra il 1908 e il 1910 conosce Corrado Govoni, Guido Gozzano, Umberto Notari e Paolo Buzzi, con i quali stringe amicizia. ( Wikipedia ) ……..

ROSARIO ROMEO, VITA DI CAVOUR, LATERZA, 1995

Camillo Paolo Filippo Giulio Benso, conte di Cavour, di Cellarengo e di Isolabella, noto semplicemente come conte di Cavour o Cavour (Torino, 10 agosto 1810 – Torino, 6 giugno 1861), è stato un politico, patriota e imprenditore italiano.

Fu ministro del Regno di Sardegna dal 1850 al 1852, presidente del Consiglio dei ministri dal 1852 al 1859 e dal 1860 al 1861. Nello stesso 1861, con la proclamazione del Regno d’Italia, divenne il primo presidente del Consiglio dei ministri del nuovo Stato e morì ricoprendo tale carica.

Fu protagonista del Risorgimento come sostenitore delle idee liberali, del progresso civile ed economico, dell’anticlericalismo, dei movimenti nazionali e dell’espansionismo del Regno di Sardegna ai danni dell’Austria e degli stati italiani preunitari.

In economia promosse il libero scambio, i grandi investimenti industriali (soprattutto in campo ferroviario) e la cooperazione fra pubblico e privato. In politica sostenne la promulgazione e la difesa dello Statuto albertino. Capo della cosiddetta Destra storica, siglò un accordo (Connubio) con la Sinistra con la quale realizzò diverse riforme. Contrastò apertamente le idee repubblicane di Giuseppe Mazzini e spesso si trovò in urto con Giuseppe Garibaldi, della cui azione temeva il potenziale rivoluzionario.

In politica estera coltivò con abilità l’alleanza con la Francia grazie alla quale, con la seconda guerra di indipendenza, ottenne l’espansione territoriale del Regno di Sardegna in Lombardia.

Benché non avesse un disegno preordinato di unità nazionale, riuscì a gestire gli eventi politici (sommosse nel Granducato di Toscana, nei ducati di Modena e Parma e nel Regno delle Due Sicilie) che assieme all’impresa dei Mille portarono alla formazione del Regno d’Italia. ( Wikipedia )

MAGGIO FRANCESE 1968: MAI 68, 38 PHOTOGRAPHIES DE B, BARBERY, GALERIE BEAUBOURG, 1998

Il termine Maggio francese o Maggio ’68 designa in maniera globale l’insieme dei movimenti di rivolta verificatisi a Parigi nel maggio-giugno 1968. Questi eventi costituiscono un periodo significativo nella storia contemporanea francese, caratterizzato da una vasta rivolta spontanea, di natura insieme sociale, politica e anche filosofica, indirizzata contro la società tradizionale, il capitalismo, l’imperialismo e, in prima battuta, contro il potere gollista allora dominante. Scatenati da una rivolta della gioventù studentesca di Parigi che si estese al mondo operaio e praticamente a tutte le categorie della popolazione sull’intero territorio nazionale, gli eventi del ’68 restano il più importante movimento sociale della storia di Francia del XX secolo.

Nel corso degli eventi si mischiarono un movimento studentesco e un movimento operaio, entrambi di eccezionale ampiezza. Al di là delle rivendicazioni materiali o salariali, e della rimessa in questione del regime gollista dominante dal 1958, si trattò di una contestazione multiforme di tutti i tipi di autorità. Una parte del movimento degli studenti delle scuole superiori e delle università rivendicò particolarmente la «liberalizzazione dei costumi», e al di là di questo contestò la «vecchia università», la società dei consumi, il capitalismo e la maggior parte delle istituzioni e dei valori tradizionali. ( Wikipedia ) …..

FERNANDA & CESARE MAESTRI, DUEMILA METRI DELLA NOSTRA VITA, AUTOGRAFATO

Nato a Trento nel 1929, Cesare Maestri, fratello di Giancarlo ed Anna Maestri, rimase orfano di madre all’età di 7 anni. Il padre Toni era stato un attore girovago, ma dalla fine della prima guerra mondiale aveva trovato lavoro come funzionario nella pubblica amministrazione. Nel 1943, a seguito dell’occupazione tedesca dell’alta Italia, Toni Maestri fu condannato a morte per “attività antiaustriaca” (la condanna si riferiva a fatti di 25 anni prima); Toni ed il figlio Cesare fuggirono a Ferrara, per poi tornare a Trento quando la Polizia locale ricevette ordine di arrestare Toni Maestri. A Trento, Cesare Maestri si unì a un gruppo di partigiani comunisti, con i quali partecipò alla guerra di liberazione.

Dopo la guerra, Cesare fu mandato dal padre a Roma per studiare storia dell’arte; qui partecipò nuovamente alla vita del Partito Comunista Italiano, ma dopo due anni a Roma tornò a Trento. Qui, cercando un modo per incanalare lo stress derivato dall’esperienza bellica, incominciò ad arrampicare, e da allora si dedicò in maniera pressoché esclusiva a questa attività.

Le sue prime imprese di rilievo risalgono al 1951, quando salì in solitaria la via Detassis-Giordani al Croz dell’Altissimo, e per primo effettuò la discesa in solitaria dalla Paganella. Nel 1952 diventa guida alpina.[5] Da allora si susseguirono numerose imprese, principalmente sulle Dolomiti. ( Wikipedia ) ……

 

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J. Cocteau – DIARIO 1942-1945 – Mursia 1993

Jean Maurice Eugène Clément Cocteau (Maisons-Laffitte, 5 luglio 1889 – Milly-la-Forêt, 11 ottobre 1963) è stato un poeta, saggista, drammaturgo, sceneggiatore, disegnatore, scrittore, librettista, regista ed attore francese.
La versatilità, l’originalità e l’enorme capacità espressiva gli portarono il plauso internazionale

Durante la guerra sottovaluta la reale portata delle sorti europee, badando più a una vita spensierata e frivola che ai doveri dell’intellettuale. Stringe amicizia con Arno Breker, scultore tedesco, amico di Hitler, di stanza a Parigi. Da questo rapporto ottiene soltanto critiche da parte della Francia intellettuale. Solamente il vano appello che scrive nel 1943 per la liberazione di Max Jacob, arrestato e ucciso dalla Gestapo, farà dimenticare il suo atteggiamento leggero di quel periodo. Va anche detto che fu in contatto con Louis Aragon e Paul Éluard, attivi nella Resistenza francese ( Wikipedia )

ERNESTO DE MIRO – LA VALLE DEI TEMPLI – SELLERIO – 1994

“Mai in tutta la vita ci fu dato godere una così splendida visione di primavera come quella di stamattina al levar del sol… Lo sguardo spazia sul grande clivo della città antica, tutto giardini e vigneti… verso l’estremità meridionale di questo altipiano verdeggiante e fiorito si vede elevarsi il Tempio della Concordia, mentre a oriente stanno i pochi ruderi del Tempio di Giunone” Wolfgang Goethe

La nascita della polis agrigentina è legata allo sviluppo della polis Gela: la città, infatti, fu fondata nel 581 a.C. da alcuni abitanti di Gela, originari delle isole di Rodi e di Creta, col nome di Akragas, dall’omonimo fiume che bagna il territorio. Fu una delle principali città del mondo antico, centro urbano importante sia economicamente che politicamente.

L’insediamento fu protetto nel VI secolo da un sistema difensivo, consistente in un circuito di mura che sfruttava le caratteristiche topografiche del luogo, costituito dal pianoro su fianco di colline che dominavano il litorale e di cui la “valle dei templi” occupava il margine sud e non costituiva l’acropoli, localizzata invece più a monte, in corrispondenza del nucleo medievale dell’attuale città.

L’espansionismo militare di Akragas ebbe particolare impulso al tempo del tiranno Terone (488-473 a.C.) e della vittoria sui Cartaginesi. Seguì un periodo di rivalità con Siracusa. I grandi templi, costruiti nel V secolo, testimoniano comunque la prosperità della città.

Dopo il saccheggio da parte dei Cartaginesi, nel 406 a.C., seguì un periodo di decadenza della città, che comunque fu ricostruita. Dal 262 a.C. Agrigento entrò nel dominio romano, restando tuttavia una città importante. A partire dal VII secolo la città si impoverì e si spopolò ed il centro urbano si ridusse alla sola collina dell’acropoli, venendo così abbandonate sia l’area urbana, che la zona dei templi.

 

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JULIUS EVOLA – RIVOLTA CONTRO IL MONDO MODERNO, ED. MEDITERRANEE, 1993

Si tratta di uno studio di morfologia delle civiltà e di filosofia della storia. Il termine rivolta, come dice lo stesso Evola, non corrisponde al contenuto: «perché non si tratta di uno scritto polemico, l’istanza polemica, la “rivolta”, se mai, è implicita, è una ovvia conseguenza».

L’opera è suddivisa in due parti: la prima si intitola Il mondo della tradizione, la seconda Genesi e volto del mondo moderno.

La prima parte è interamente dedicata ad uno studio comparato delle dottrine delle civiltà tradizionali in cui l’autore indica i principi fondamentali secondo cui si manifesta la vita dell’uomo tradizionale: la dottrina delle due nature, l’esistenza di un ordine fisico e di uno metafisico. Segue l’indicazione del modo con cui l’uomo della tradizione concepisce il diritto, la legge, la guerra, la proprietà, le relazioni fra i sessi, l’immortalità e la razza.

La seconda parte contiene invece un’interpretazione della storia su base tradizionale: si parte dalle origini dell’uomo per arrivare al concetto moderno di evoluzione in senso darwiniano che, secondo la tradizione, è considerato un regresso, un’involuzione. L’autore traccia un affresco della storia letta secondo lo schema ciclico tradizionale delle quattro età: oro, argento, bronzo e ferro nella tradizione occidentale (Esiodo) e satya, treta, dvapara e Kali Yuga in quella orientale (induismo).

 

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GIUSEPPE BEDESCHI, LA FABBRICA DELLE IDEOLOGIE, LATERZA, 2002

In Italia non si è affermata una autentica cultura liberale perché la produzione delle ideologie di opposti orientamenti ha impedito una riflessione serena e obiettiva sulla realtà sociale. Il libro prende in esame il pensiero politico italiano del Novecento, nelle sue correnti più importanti e nei suoi esponenti più significativi, in stretta connessione con gli avvenimenti politici e sociali. La ricostruzione inizia dall’età giolittiana; illustra le posizioni prevalenti di appoggio o rifiuto dell’intervento nella prima guerra mondiale e i complessi fermenti ideali del primo dopoguerra; dà ampio spazio al pensiero politico italiano durante il ventennio fascista, giungendo ad esaminare gli anni della Repubblica fino ai protagonisti intellettuali dei nostri ultimi anni.

LICIO GELLI, LA VERITÀ, DEMETRA ED. 1989

Il 17 marzo 1981, i giudici istruttori Gherardo Colombo e Giuliano Turone, nell’ambito di un’inchiesta sul finto rapimento del finanziere Michele Sindona, fecero perquisire la villa di Gelli ad Arezzo e la fabbrica di sua proprietà (la «Giole», a Castiglion Fibocchi), che portò alla scoperta di una lunga lista di alti ufficiali delle forze armate e di funzionari pubblici aderenti alla P2. La lista, la cui esistenza era presto divenuta celebre grazie agli organi d’informazione, includeva anche l’intero gruppo dirigente dei servizi segreti italiani, parlamentari, industriali, giornalisti e personaggi facoltosi come il più volte Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi (a quel tempo non ancora in politica), Vittorio Emanuele di Savoia, Fabrizio Cicchitto e Maurizio Costanzo. Vi sono molti elementi, a partire dalla numerazione, che lasciano tuttavia ritenere che la lista rinvenuta fosse incompleta.

In fuga, Licio Gelli scappò in Svizzera, dove fu arrestato, il 13 settembre 1982, mentre cercava di ritirare decine di migliaia di dollari a Ginevra, ma, il 10 agosto 1983, riuscì ad evadere dalla prigione. Fuggì quindi in Sudamerica, prima di costituirsi in Svizzera nel 1987. Lo scandalo nazionale conseguente alla scoperta delle liste fu quasi drammatico, dato che molte delle più delicate cariche della Repubblica italiana erano occupate da affiliati all’organizzazione di Gelli. La corte centrale del Grande Oriente d’Italia, con una sentenza del 31 ottobre 1981, decretò l’espulsione del Gelli dall’Ordine massonico. Il Parlamento italiano approvò in tempi rapidi una legge per mettere al bando le associazioni segrete in Italia e contemporaneamente (dicembre 1981), venne creata una commissione parlamentare d’inchiesta, presieduta dalla deputata Tina Anselmi (DC), che chiuse i lavori nel 1984.

 

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LYLE N. McALISTER, DALLA SCOPERTA ALLA CONQUISTA, IL MULINO 1986

Il periodo esaminato é segnato da un fatto di eccezionale portata: per la prima volta si giunge a una effettiva comprensione unitaria del mondo; questa unificazione avviene, però, in termini di egemonia europea. La leva di tutto questa sono le scoperte geografiche: i portoghesi scendono lungo le coste dell’Africa, gli spagnoli sognano di buscar el levante por elponiente.
Nel 1483 i portoghesi giungono con Diego Cao alla foce del Congo; nel 1492 Colombo sbarca nei Caraibi a S.Salvador; nel 1500 Cabral arriva in Brasile. Assorbita dai problemi europei – l’umanesimo, la riforma protestante, la nascita della scienza – la Chiesa non avrà una percezione nitida di quanto sta
avvenendo. Una Chiesa ed una cristianità sostanzialmente europea si troveranno così di fronte alla necessità di pensare in termini mondiali senza riuscirvi. …..
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PARMIGIANINO, DISEGNI, Scelti da A.Quintavalle, LA NUOVA ITALIA

Girolamo Francesco Maria Mazzola, detto il Parmigianino ( Parma, 11 gennaio 1503 – Casalmaggiore, 24 agosto 1540 ), è stato un pittore italiano, fondamentale esponente della corrente manierista e della pittura emiliana in generale.

Il soprannome, oltre che dalle origini, gli derivò dalla corporatura minuta e dall’aspetto gentile.

Parmigianino fu un grande disegnatore, paragonabile ai più grandi maestri del Rinascimento. I suoi disegni sono spesso opere finite vere e proprie eseguite con abile estro e una felice vena creativa. Essi erano destinati ad essere venduti o regalati, e spesso facevano da fonte di ispirazione per pittori di minor inventiva. Oggi si conoscono circa mille fogli attribuibili all’artista, sparsi nelle maggiori collezioni mondiali[33].

I soggetti spaziano dal sacro al mitologico, a volte di taglio dichiaratamente erotico, talvolta raffiguranti soggetti presi dal vero, come soleva fare Leonardo.

La finitezza di molti fogli ne facilitava la traduzione in stampa attraverso l’incisione, tecnica per la quale si affidava a specialisti oppure anche in prima persona. Lavorò infatti prima su supporto ligneo ( xilografia ), passando poi alla più raffinata lastra di rame (acquaforte). Il pregio che tali sue opere avevano sul mercato è testimoniato anche da un incidente avvenuto a Bologna, quando il suo supposto amico Antonio da Trento lo derubò di disegni e lastre. Racconta Vasari che del ladro non seppe mai più niente, ma riuscì a riavere le lastre che erano state depositate in casa di un bolognese, mentre i disegni non furono più trovati. ( Wikipedia )

12 MAGGIO 1977, CRONACA DI UNA STRAGE

L’omicidio di Giorgiana Masi, una studentessa italiana il cui vero nome era Giorgina Masi, venne commesso a Roma il 12 maggio 1977 durante una manifestazione. Quel giorno si trovava insieme al fidanzato Gianfranco Papini nel centro storico dove erano scoppiati violenti scontri tra dimostranti e forze dell’ordine, in seguito a una manifestazione pacifica del Partito Radicale, a cui si erano uniti membri della sinistra extraparlamentare e in particolare dell’Autonomia Operaia, questi ultimi armati. Alle ore 19:55 i due erano in piazza Giuseppe Gioachino Belli quando un proiettile calibro 22 colpì Giorgiana all’addome; subito soccorsa, fu trasportata in ospedale, dove ne fu constatato il decesso.

Le ipotesi accreditate, seppur mai verificate, rimasero due: il «fuoco amico», come sostenne l’allora Ministro dell’Interno Francesco Cossiga, addossandone la responsabilità a frange di Autonomi, o le forze dell’ordine in borghese, che fecero fuoco con una pistola non d’ordinanza, mai individuata, secondo l’avvocato di parte civile, la sinistra e i radicali.

Tutti gli anni, il 12 maggio, si tiene a Roma, in piazza Sidney Sonnino, la commemorazione della vittima; gruppi della sinistra o del Partito Radicale organizzano cerimonie e manifestazioni di ricordo anche nel luogo dell’omicidio. ( Wikipedia )

LA CAMICIA DI GHIACCIO – WILLIAM VOLLMANN. ALET 2007

La Camicia di Ghiaccio ci porta alle origini stesse del mito americano e al primo impatto dei nativi con esploratori stranieri: i vichinghi, giunti nel continente attorno all’anno Mille. Attingendo alle due grandi saghe nordiche medievali ( la Saga dei Groenlandesi e quella di Erik il Rosso ) dove si narra dell’accidentale scoperta di una nuova e radiosa terra e del breve quanto fallimentare tentativo di colonizzarla, e a un lavoro di documentazione e ricerca sul posto che lo ha condotto a visitare i siti vichinghi a Terranova, i resti della fattoria di Erik il Rosso in Islanda, le rovine norvegesi in Groenlandia e la vasta distesa ghiacciata dell’Isola di Baffin, Vollmann racconta il segno lasciato dagli invasori bianchi sulla leggendaria Vinland. «Voglio qui raccontare la storia di come venne consumata la rugiada e di come arrivò il gelo» scrive in tono epico, e per l’intero romanzo il ghiaccio diventa metafora di una corruzione sia morale che ambientale, presagio di conflitti razziali e oltraggi alla terra che hanno scandito l’intera storia degli Stati Uniti.

VITTORIO LUONI, Ė VOINA, 1975

La Divisione Sforzesca è erede diretta della Brigata di fanteria Umbria, creata nel 1861.
La prima campagna a cui i reparti presero parte fu quella del 1866 per la liberazione del Veneto.

Nell’estate 1942 l’ARMIR ( 8ª Armata Italiana in Russia ) prese il posto del Corpo di Spedizione Italiano in Russia ( CSIR ) e la Sforzesca divenne nominalmente parte del II Corpo d’Armata dell’Armir.

Inviata in Russia nel luglio 1942, la Sforzesca venne subito impiegata sul fronte del medio Don, sostituendo la divisione “Torino” appartenente al XXXV Corpo d’Armata (ex CSIR). Tra l’agosto e i primi di settembre dello stesso anno, la “Sforzesca” ed i resti della 3ª divisione “Celere” ingaggiarono durissimi combattimenti con le forze russe. Nell’occasione di un attacco particolarmente duro, i fanti della “Sforzesca” dovettero ritirarsi.

Dopo questi combattimenti la “Sforzesca” venne spostata sulle rive del fiume Don, all’interno del settore del XXIX Corpo d’Armata tedesco e nella parte più orientale dello scacchiere italiano, a contatto con le forze rumene.

Il 16 dicembre 1942 ebbe inizio l’offensiva sovietica dell’operazione Piccolo Saturno, che impegnò duramente le unità italiane e rumene. Con il crollo delle posizioni rumene e lo sfondamento delle proprie linee, le divisioni di fanteria italiane dovettero ripiegare e la “Sforzesca” iniziò la ritirata il 19 dicembre 1942.

Il percorso seguito dalle colonne in ritirata del blocco sud (cui appartenevano le unità della “Sforzesca”) fu lungo e tortuoso, in condizioni climatiche estreme e con equipaggiamento e vestiario non idonei. Il 28 dicembre 1942 i soldati del 54º Reggimento, primi tra tutti i reparti della divisione, riuscirono ad uscire dalla sacca.

Rispetto ai 12.521 uomini in forza alla divisione al 1º luglio 1942, al 1º gennaio 1943 vennero rilevati 4.802 uomini – con una percentuale di perdite per la divisione pari al 64%.

Voina in russo ha il significato di guerra

 

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La libreria Aiace di via Ugo Ojetti 36, Roma, è un punto speciale per i lettori e le lettrici di Roma. Ci potete trovare saggi, romanzi, riviste, raccolte di poesie a prezzi incredibili, perché la caratteristica comune a tutti questi libri è che sono usati. Nessun imbarazzo, quindi: aprendo a caso una pagina o iniziando a divorare il testo non si ha la sensazione di profanare qualcosa di sacro che andrebbe conservato così com’è, bianco, immacolato e senza orecchie laterali. Qualcuno prima di voi ha già letto quel libro e lo ha già arricchito di quella patina antica che lo rende così prezioso.

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Libri Rari e da Collezione: Libri del Novecento

Biblioteca.2

Collezionare Libri del Novecento

Una scelta di edizioni rare, pregiate, da collezione, edite nel NOVECENTO. Questa pagina è una vetrina per tutti i collezionisti e i bibliofili alla ricerca di libri rari del XX SECOLO e dei PRIMI del XXI SECOLO ( Cliccare sul Titolo per i dettagli del Libro )

Libri del Novecento

 

ImmagineLIBRO RARO 1.Ed 1953 ” BUZZATI: UN CASO CLINICO “ Una commedia in due tempi e 13 quadri. Buzzati uno degli scrittori più influenti e profondi del 900 – NEGOZIO ONLINE: https://ebay.it/sch/i.html?_dmd=2&_dkr=1… – LIBRERIA AIACE ROMA via Ojetti 36

ImmagineLIBRO RARO 1.a Ed 1952 ” IL DESERTO DELLA LIBIA “ Romanzo, in parte autobiografico, dell’autore italiano Mario Tobino. Sono stati tratti 2 film NEGOZIO ONLINE: https://ebay.it/sch/i.html?_dkr=1&iconV2Request=true… – LIBRERIA AIACE ROMA via Ojetti 36

ImmagineLIBRO ” I CAPELLI NELL’ANTICO EGITTO “ Patologia, terapia, cosmesi nei testi medici – Negozio Online: https://ebay.it/sch/i.html?dmd=2&_dkr=1… – LIBRERIA AIACE ROMA via Ojetti 36

ImmagineLIBRO RARO 1958 ” ORIANA FALLACI: I 7 PECCATI DI HOLLYWOOD “ Hollywood per raccontare senza filtri il mondo del cinema e i suoi segreti. – NEGOZIO ONLINE: https://ebay.it/sch/i.html?_dmd=2&_dkr=1… – LIBRERIA AIACE ROMA via Ojetti 36

ImmagineLIBRO RARO 1948 ” BERENSON: I PITTORI ITALIANI DEL RINASCIMENTO – HOEPLI “ – NEGOZIO ONLINE: https://ebay.it/sch/i.html?_dkr=1&iconV2Request=true… –  LIBRERIA AIACE ROMA via Ojetti 36

ImmagineLIBRO RARO 1949 ” DINO BUZZATI: PAURA ALLA SCALA “ Fu pubblicato dopo il successo de “Il deserto dei Tartari” e “I sette messaggeri”. Nelle 25 storie che compongono – NEGOZIO ONLINE https://ebay.it/sch/i.html?_dmd=2&_dkr=1… – LIBRERIA AIACE ROMA via Ojetti 36

ImmagineLIBRO RARO 1961 ” HAMBIS: I MONGOLI “ L’impero mongolo fu fondato da Gengis Khan nel 1206 dopo aver unificato le tribù turco-mongole.. – NEGOZIO ONLINE https://ebay.it/sch/i.html?_dmd=2&_dkr=1… – LIBRERIA AIACE ROMA via Ojetti 36

ImmagineLIBRO RARO 1967 ” SEDLMAYR: PERDITA DEL CENTRO “ Le arti figurative del XIX e XX secolo come sintomo e simbolo di un’epoca NEGOZIO ONLINE: https://ebay.it/sch/i.html?_dkr=1&iconV2Request=true&_ssn=libreria.aiace&store_name=libreriaaiace&_oac=1&_nkw=arti%20figurative –  LIBRERIA AIACE ROMA via Ojetti 36

ImmagineCOLLEZIONISMO LIBRI RARI ” BEPPE FENOGLIO: VENTITRE GIORNI DELLA CITTÀ DI ALBA, EINAUDI, 1952, 1A EDIZIONE “ – NEGOZIO ONLINE: https://ebay.it/sch/i.html?_dmd=2&_dkr=1… – LIBRERIA AIACE ROMA via Ojetti 36

ImmagineLIBRO RARO ” GAETANO SALVEMINI: SCRITTI SULLA QUESTIONE MERIDIONALE 1896-1955 “ Sostenne per tutta la vita la centralità della Questione Meridionale – NEGOZIO ONLINE: https://ebay.it/sch/i.html?_dmd=2&_dkr=1… – LIBRERIA AIACE ROMA via Ojetti 36

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Libri & Letture

Aggiornato al 30 Novembre 2023

 

Invito alla Lettura – La sottile ironia di Cesare Zavattini

Italia Paesana

Cesare Zavattini

Cesare Zavattini ( Luzzara, 20 settembre 1902 – Roma, 13 ottobre 1989 ) è stato uno sceneggiatore, giornalista, commediografo, scrittore, poeta e pittore italiano.

In ambito cinematografico, Zavattini ( con all’attivo più di 60 film ) è annoverato tra le figure più rilevanti del neorealismo italiano, di cui fu anche un teorico.

La sua attività di narratore, per lo più umoristico, satirico, ironico, aveva preso l’avvio nel 1931 con l’opera Parliamo tanto di me, che riscosse uno straordinario successo. Scrittore non sempre facile da inquadrare nelle “correnti” del Novecento, autore fortemente critico verso la società, osservata tanto nei suoi aspetti dolorosi quanto in quelli umoristici, Zavattini costituì un fenomeno particolarissimo nell’ambito della letteratura italiana del Novecento. Nelle sue prime opere, dal 1931 al 1943, Zavattini («Za» per gli amici) presentò, in forme e contenuti inconsueti, il rapporto tra realtà e fantasia, cercando di privilegiare la prima attraverso originali mediazioni con la seconda. Oltre al libro d’esordio Parliamo tanto di me, i suoi primi e più noti lavori letterari sono stati I poveri sono matti, del 1937, Io sono il diavolo (1941), Totò il buono (1943), Straparole (1967).

Gara Mondiale di matematica

Alla Gara Mondiale di Matematica sembrava che non ci fossero più dubbi sul vincitore. I matematici dovevano esprimere il numero più grande e quando tutti erano ormai sfiniti, dopo ore di appassionata contesa, il protagonista con grande enfasi aveva declamato: “Un miliardo di miliardi di miliardi di miliardi di miliardi…”, proseguendo così finché l’ultimo fievole “di miliardi” gli uscì dalle labbra con un sospiro, quindi si abbatté sfinito sulla sedia, fra il delirio della folla che riempiva il salone in cui si svolgeva la Gara. Ma quando il principe Ottone stava per appuntargli la medaglia sul petto ecco spuntare il temuto avversario, Gianni Binacchi, che con un urlo, “Più uno!”, gli rubò il primato. Il nostro protagonista, affranto, tornò a casa e si buttò singhiozzando fra le braccia della moglie che lo attendeva sulla porta: “Se avessi detto più due avrei vinto io”.  ( Parliamo tanto di me )

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Aggiornato al 26 Novembre 2023

Un romanzo di Romano Bilenchi: Conservatorio di Santa Teresa

 

ROMANO BILENCHI, CONSERVATORIO DI SANTA TERESA, VALLECCHI, 1940
Romano Bilenchi nasce a Colle Val d’Elsa da una famiglia di piccoli industriali, con suo ….
 
Gran parte della storia è ambientata in una bella villa borghese, in mezzo alla campagna toscana, dove Sergio trascorre le sue giornate, in una sorta di eremo dorato, insieme a suo padre Bruno, a sua madre Marta, a sua zia ( sorella del padre ) Vera e a sua nonna Giovanna.
 
Perché le tensioni son quelle che covano soprattutto tra Bruno, contadino benestante sempre più vicino alle posizioni socialiste, e Giovanna, l’anziana donna, riquadrata in una sfera di ideali conservatori e vecchia maniera. Sarà la guerra ( quella del 15-18 ) a interrompere momentaneamente l’annosa disputa, per la quale l’uomo esprime tutto il suo disappunto e la contrarietà: Mandano al massacro i contadini e creperanno senza sapere neppure perché.

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Libri & Letture

Aggiornato al 24 Novembre 2023

 

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