Salvare il ricordo di Pierluigi Giordani

Nel collage la cerimonia di dedicazione, il giovane deceduto e la targa ricordo

San Lazzaro (Bologna)

Il ponte ciclopedonale “Giordani”, in legno, che scavalcando il Savena unisce il parco dei Cedri di Bologna a quello della Resistenza a San Lazzaro sarà demolito e ricostruito. Visto lo stato di degrado, dovuto anche a incuria pur dopo due interventi di manutenzione, lo hanno deciso i due comuni confinanti con un investimento di circa 600mila. Stando agli accordi intercorsi e l’approvazione di una convenzione il costo dei lavori sarà ripartito tra i due comuni con progettazione e gestione lavori a carico del Comune di Bologna, con un contributo di 40mila euro da San Lazzaro, mentre la manutenzione ordinaria, finora carente, sarà curata dal Comune di San Lazzaro per 12 anni. Forse una manutenzione periodica del manufatto ligneo con idonei impregnanti (come quelli tipo marina) avrebbe allungato la sua vita. Ricordo che nel 2015 l’intervento fu consistente e il passaggio chiuso per mesi.

Il mio invito è quello di ricordare il motivo della dedicazione, ufficiale, del ponte a Pierluigi Giordani con l’apposizione di una targa a futura memoria che notano in pochi. Vorrei quindi consigliare la necessità di togliere quella targa per rimetterla all’inaugurazione del nuovo ponte; e di non chiamarlo “dei Cedri” anche se più corto. Vista l’indifferenza, la labile memoria di enti e istituzioni, non vorrei che si perdesse il ricordo che il ponte è, soprattutto, un monumento a un martire del lavoro.

Molti non infatti non lo sanno, e tanti lo hanno dimenticato, che il ponte ha due storie: una vecchia e una tragica. La vecchia è che sui piloni una volta c’era il ponte di ferro dove passava il tram Atm 20 che dal 1948 al 1961 univa San Lazzaro a Bologna. Quella tragica è che nel costruirlo a causa del rovesciamento di una trave in legno lamellare, lunga 50 metri e pesante 400 chili, perse le vita Pierluigi Giordani di 21 anni. Nativo di Rovereto (Trento) giunse in cantiere il mattino del 18 maggio 1995 ma non arrivò vivo a sera. Il ponte fu inaugurato il 12 ottobre 1996 poi dedicato alla memoria del giovane il 27 ottobre 2001. Giordani lavorava per la Ferrari Cesare di Isera (Trento), subappaltatrice della Holzbau che aveva realizzato i prefabbricati da montare in opera.

La storia si concluse con la sentenza del 13 aprile 1999 che condannava il datore di lavoro, Cesare Ferrari, a quattro mesi di reclusione con pena sospesa grazie ai benefici di legge. E assolveva dall’accusa di omicidio colposo la Holzbau di Bressanone (Bolzano), il responsabile di cantiere dell’impresa altoatesina e il progettista e direttore dei lavori. A distanza di poco più di vent’anni dispiace constatare che le istituzioni abbiano memoria corta nonostante un’intitolazione ufficiale al giovane caduto sul lavoro e dimenticano la targa che, almeno quella, ricorda la tragica morte di un giovane nel suo primo giorno di lavoro a San Lazzaro.

Giancarlo Fabbri

Quello non è il ponte dei Cedri, è il ponte “Giordani”

Nel collage l’intitolazione del ponte, il giovane trentino e la targa affissa al centro dell’infrastruttura

San Lazzaro – Bologna

Attribuendo il nome “dei Cedri” al ponte ciclopedonale sul Savena, che unisce i parchi pubblici della Resistenza (San Lazzaro) e dei Cedri (Bologna) si dimostra che non si conosce quell’infrastruttura. Non mi stupisce che non la conosca chi ha scritto il pezzo, immagino abbia ricevuto un comunicato stampa, ma mi preoccupa e mi dispiace che non la conoscano le amministrazioni interessate.

Quel ponte ha due storie: una vecchia e una tragica. La vecchia è che su quei piloni in muratura una volta poggiava il ponte di ferro dove passava il tram della linea Atm 20, poi sostituita dall’autobus, che dal 1948 al 1961 univa San Lazzaro a Bologna. Quella tragica è che nel costruire quel ponte di legno, da ristrutturare dopo essere stato interessato da altri interventi, a causa del rovesciamento di una trave in legno lamellare, lunga 50 metri e pesante 400 chili, perse le vita il giovane Pierluigi Giordani di 21 anni. Nativo di Rovereto (Trento) giunse in cantiere il mattino del 18 maggio 1995 ma non arrivò vivo a sera, mentre un collega rimase ferito. I due lavoravano per la Ferrari Cesare di Isera (Trento), subappaltatrice della Holzbau che aveva realizzato i prefabbricati in legno da montare in opera.

Sulla sua tragica vicenda ne scrissero per giorni i quotidiani bolognesi, trentini e roveretani con epilogo una sentenza del 13 aprile 1999 che condannava il datore di lavoro, Cesare Ferrari, a quattro mesi di reclusione con pena sospesa grazie ai benefici di legge. E assolveva dall’accusa di omicidio colposo la Holzbau di Bressanone (Bolzano) che vinse l’appalto, il responsabile di cantiere dell’impresa altoatesina e il progettista e direttore dei lavori.

Dopo il sequestro del cantiere, e interruzioni varie, il ponte ciclopedonale fu infine inaugurato il 12 ottobre 1996 con una semplice cerimonia dal sindaco di San Lazzaro Aldo Bacchiocchi e da rappresentanti del Quartiere Savena e del Comune di Bologna. Il manufatto, fino allora chiamato “Ponte dei Cedri”, fu poi ufficialmente dedicato alla memoria del giovane trentino il 27 ottobre 2001. Alla dedicazione del ponte a Giordani, voluta dall’allora sindaco Aldo Bacchiocchi per ricordare il tema delle morti sul lavoro, oltre alle autorità sanlazzaresi e bolognesi, prese parte la madre del giovane e il sindaco di Rovereto che donò a San Lazzaro una campanella da tavola copia in miniatura della storica campana della città trentina, simbolo di pace, realizzata fondendo il bronzo dei cannoni della guerra 1915-18.

A distanza di poco più di vent’anni dispiace di constatare che le istituzioni abbiano memoria corta nonostante un’intitolazione ufficiale e la targa che, almeno quella, ricorda la tragica morte di un giovane nel suo primo giorno di lavoro a San Lazzaro.

Giancarlo Fabbri

Paesaggi della Puglia in mostra al Museo di Arti e Mestieri

Nell’immagine un collage di alcuni dipinti in esposizione

Pianoro (Bologna)

Inaugurata lo scorso 4 febbraio è ancora visitabile, fino al 26 febbraio, la bella mostra di dipinti dell’artista bolognese Tiziana Chionna esposta nella sala eventi del Museo di Arti e Mestieri “Pietro Lazzarini” in via del Gualando 2 a Pianoro capoluogo. L’allestimento è stato curato dal ceramista pianorese Mauro Paolini consulente artistico del museo.

Tarantina di nascita Tiziana Chionna ha ancora nel cuore i paesaggi pugliesi e i colori della sua gioventù che riporta sulla tela col cuore. Come riferisce lei stessa «osservare lo scorrimento della vita e fermare quei panorami con i colori scelti dal cuore e dalle emozioni che ci regala la natura della Puglia. Una terra dove il mio senso di libertà è più forte, dove ambiente e cielo sono contratti di colore; e dove il mare è l’infinito di ogni mio pensiero».

A Tiziana Chionna la passione per la pittura è nata anni fa. Dopo un corso di pittura con gli acrilici ha poi utilizzato i colori a olio da autodidatta come lo è anche in altre sue passioni come l’uncinetto e il cucito creativo. La mostra è visitabile a ingresso libero il sabato e la domenica, dalle 15.30 alle 18.30, al primo piano dell’edificio.

Visitare la mostra di pittura di Tiziana Chionna potrà quindi essere l’occasione di conoscere e visitare a offerta libera il museo “Lazzarini” che al piano terreno propone centinaia di attrezzi, utensili, strumenti di misura, e quanto altro veniva utilizzato da agricoltori, artigiani e commercianti nello svolgimento del loro lavoro nei secoli scorsi. Museo che si è arricchito di altri oggetti e paramenti, come quelli religiosi, e giocattoli del tempo in cui si auto-costruivano.

Ad anno iniziato è avviata anche la campagna adesioni per il 2023 all’associazione “Territorio e Civiltà dei Mestieri APS”, e quindi al Museo di Arti e Mestieri “Pietro Lazzarini” a sostegno delle sue attività di conservazione, promozione e produzione culturale. Per aderire le quote sono: socio ordinario 10 euro, socio famiglia 16 euro e oltre 10 euro come socio sostenitore. La quota va versata sul conto corrente dell’associazione nella Filiale Emil Banca di Pianoro, con l’IBAN: IT07Y0707237000016000035276. Oppure destinare il 5×1000 della denuncia dei redditi all’associazione che ha codice fiscale il numero: 02290601208. Ogni offerta libera è accetta, il museo si sostiene infatti grazie all’attività dei volontari e alla generosità di persone e aziende. Per info: 051.776927; 051.6529105; info@museodiartiemestieri.it.

Polenta per vincere il cancro, entro il 15 le prenotazioni

Nell’immagine un’edizione scorsa della polentata

San Lazzaro (Bologna)

Il cancro nelle sue varie forme è una brutta bestia, e non è un modo di dire. Per dare un concreto contributo alla prevenzione dei tumori, alla ricerca scientifica e alla lotta contro il cancro è utile, almeno una volta l’anno, assaggiare la calda e saporita polenta cucinata dai volontari del circolo Arci di San Lazzaro. Un’iniziativa che si ripete da anni a cura dei soci della sezione sanlazzarese della coop sociale onlus Istituto Ramazzini. Sezione intitolata alla volontaria “Teresa Silvagni”, e presieduta da Paolo Nicoli, che ha già aperto le prenotazioni per una “Polenta con noi” che si terrà alle 12.30 di domenica 19 febbraio nella “Sala ‘77” dell’Arci di via Bellaria 7. Pranzo con offerta a 23 euro per gli adulti, a 10 per i bimbi dai 6 ai 10 anni di età, fino ai cinque anni non pagano, e a 22 euro per l’asporto dalle 12.30. Il ricavato delle offerte sarà destinato al sostegno delle attività del “Ramazzini”.

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Il programma prevede dalle 12.30 l’antipasto seguito dalla polenta con ragù, costine, squacquerone e friggione, dessert, acqua e vino. Prenotazione obbligatoria, entro il 15 febbraio, al numero 360-884207 (Giusi) o al 339-4948252 (Anna). Al momento della prenotazione è anche possibile chiedere l’alternativa con pasta al ragù invece della polenta per pranzare lo stesso in lieta compagnia anche se non si gradisce la rustica polenta di farina gialla.

La sezione soci di San Lazzaro da anni gestisce anche un negozio tutto speciale, “Le Ramazzine” di via Casanova 14, aperto dal lunedì al sabato dalle 9 alle 12.30, e il mercoledì e giovedì anche il pomeriggio dalle 15.30 alle 18.30, dove trovare a prezzi d’occasione capi di abbigliamento, oggetti da arredamento, e articoli vari, nuovi o usati da acquistare per sé, per i propri familiari e per gli amici. Negozio ad alta solidarietà sociale gestito dalle stesse volontarie che il sabato mattina, quando non piove, e non nevica, aprono il loro banchetto in piazza Bracci in occasione del mercato settimanale.

Come scritto all’inizio il cancro è una brutta bestia ma se scoperto nelle fasi iniziali può essere sconfitto. Le sue varie, e molte, forme sono studiate da molti decenni ma sono una realtà piena di misteri quasi tutti ancora pienamente da svelare a cui il sanlazzarese Cesare Maltoni (1930-2001), scienziato di fama mondiale, aveva dedicato la sua vita. Una vita di oncologo nella sanità ospedaliera, nelle ricerche scientifiche di laboratorio sulle cause, sui prodotti cancerogeni, sulle onde elettromagnetiche, sulle radiazioni, sulle malattie professionali e ambientali. Un impegno professionale, e umano, culminato con la fondazione del centro di ricerche nel castello di Bentivoglio, di hospice per l’assistenza ai malati terminali e, per la prevenzione, dell’Istituto Ramazzini, del poliambulatorio di via Libia a Bologna; quello di Ozzano fu aperto dopo la sua scomparsa. “Polenta con noi” sarà quindi un fare onore alla sua memoria dando un piccolo contributo all’Istituto Ramazzini e ai suoi poliambulatori.

Giancarlo Fabbri