Cronache di Toki

Cinema Cinema Cinema.. e non solo

Creato da GiuseppeToki il 03/05/2009

"Sono cresciuto attraverso il cinema. Se mi sono interessato alla letteratura, alla musica è stato grazie al cinema" (Michael Powell)

 

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Post n°70 pubblicato il 07 Febbraio 2011 da GiuseppeToki
 

Il Discorso Del Re (Tom Hooper, 2011)

Parlare a cuore aperto di un film candidato ad 11 premi oscar non è semplice. E quando ti ritrovi ad assaporare un'opera formalmente perfetta come questa che rifletti su cosa davvero dovrebbe rappresentare il cinema d'elite in tempi di tecnologia e videogames. Non sto parlando però solo a difesa del film dal momento che uscendo dalla sala, lo ammetto, ero leggermente annoiato. Probabilmente Hooper ha centrato tutti i bersagli tranne uno, o forse non ero entrato in sala adeguatamente predisposto alla fruizione di un'opera autorale e manieristica come Il Discorso Del Re. Capita anche ai migliori (viva la modestia) come me di non entrare "dentro" il film per semplici motivi di appeal verso la storia narrata, in questo caso quella del figlio di Re Giorgio V (1925 circa) che soffre di balbuzie e si trova in grave difficoltà, dovendo adempire ai compiti di un Duca tenendo colloqui e parlando alle radio al suo popolo in tempi di assenza d'immagine. Due cose sono spaventosamente belle in questo film: la regia ed il lavoro degli attori protagonisti. Sfoggiando una conoscenza di serie a della macchina da presa, il regista accompagna le gesta del giovane futuro re con autentico monumento alla professione, regalando scorci visivi che, complice un lavoro altrettanto maniacale di fotografia, racchiudono dentro una cornice quadri in movimento. Talmente perfetto da non emozionare, direbbe qualcuno. Va ad aggiungersi alle voci da dieci e lode l'interpretazione di un Colin Firth in odor di consacrazione (finalmente) dopo una serie di prove sempre d'altissimo livello. Eccellente la prova di Geoffrey Rush (finalmente slegato dal personaggio del pirata Barbossa) nei panni di Lionel, un eccentrico ed abile Logopedista che ricopre un ruolo di primaria importanza, lavorando con il futuro re sulle difficoltà di comunicazione con l'utilizzo di metodi poco avvezzi all'aristocrazia ma tremendamente efficaci. Entrambi candidati all'oscar come attore protagonista e non, sono il fulcro dell'esperienza, la rappresentazione di quello che il film esprime, ovvero la volontà di un nobile di comunicare apertamente in tempi pre-bellici antecedenti il "disastro" seconda guerra mondiale, fatti di totalitarismo e distacco tra le classi. Formalmente, sappiatelo, un film da 10 in pagella.

Voto : 7.5

 
 
 

Review

Post n°69 pubblicato il 01 Febbraio 2011 da GiuseppeToki
 

Vallanzasca - Gli angeli del Male (Michele Placido, 2011)

Michele Placido, sempre più convinto di poter fare il Brian De Palma italiano, ripropone con un pizzico di spocchiosità una storia di malavita reale dopo il riuscito Romanzo Criminale, questa volta raccontando le gesta del noto bandito Milanese Renato Vallanzasca. Se c'è una sensazione che più di altre ho avvertito subito dopo la fine del film è che, nonostante tutto, questa è una storia che meritava di essere raccontata dal cinema, nonostante le polemiche e nonostante la caratterizzazione del protagonista forse eccessivamente fascinosa e carismatica al punto da renderlo quasi simpatico. Vallanzasca era in grado di pronunciare frasi come "Va che io non sono cattivo, ho solo il lato oscuro un pò pronunciato", era fondamentalmente avverso alle Mafie (ti comporti come gli schifo di mafiosi!), possiede pagine web di aforismi ed era amato dalle donne che lo tempestavano di lettere durante i periodi in carcere. Difficile riportare su schermo tale individuo senza cadere in controversie morali, ma grazie ad un eccezionale Kim Rossi Stuart (calato nella parte alla perfezione e con un curiosissimo accento milanese) l'esperimento diabolico di Placido può considerarsi riuscito. Una pellicola girata ad hoc, dotata di ritmo, violenza e dialoghi efficaci, con un lavoro di casting clamoroso che propone una serie di attori misconosciuti dalle facce perfette per il ruolo interpretato al punto da far quasi sorridere. Romanzo Criminale proponeva un cast riuscitissimo ma Stefano Accorsi era fuori luogo nei panni del duro ispettore di polizia ad esempio, cosa che in Vallanzasca non accade nemmeno con le comparse. Lodevoli le interpretazioni di Filippo Timi nei panni dello scalmanato Renzo e di Francesco Scianna, un'azzeccato Francis Turatello che pare uscito da uno Scorsese qualsiasi. C'e' poco da dire, quando Placido s'imbatte nel Noir sembra dotato di una marcia in più, al punto da farmi sperare in un futuro lungometraggio totalmente di finzione, che permetta finalmente all'italia di poter vantare un film sul crimine di levatura mondiale senza strascichi polemici o limiti propagandistici (per rispetto delle vittime il film non è stato messo in concorso a Venezia). Michelone, inventati una storia da zero e goditi il successo internazionale, via.

Voto : 8

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Hereafter (Clint Eastwood, 2011)

Duole ammetterlo, ma dopo aver rifilato un tris di capolavori del calibro di Million dollar Baby, Lettere da Iwo Jima e Gran Torino non è semplice affrontare un'altro film "normale" dopo il discreto Invictus, sopratutto se si tratta addirittura di dover stroncare l'ultimo lavoro del vecchio. Hereafter è il tentativo di Clint di rappresentare il tema della morte e del mistero della luce in fondo al tunnel in stile autorale, tentativo fallito da ogni punto di vista. Utilizzando tre storie parallele che hanno per protagonisti il sensitivo George (Matt Demon) la giornalista Marie (Cecile de France) ed il piccolo Marcus (un ragazzino sconvolto dalla perdita del fratellino) la pellicola si divincola con invidiabile lentezza nelle vite dei tre protagonisti, tutti legati dal rapporto con l'aldilà su diversi piani formali. C'e' chi come Marcus cerca disperatamente risposte per accettare il passaggio del fratellino ad una vita migliore di quella trascorsa sulla terra, mentre Marie scopre la spiritualità dopo uno spaventoso tsunami da cui è scampata viva per miracolo. George vive in solitudine a causa del dono di vedere i defunti più vicini alle persone con cui viene a contatto, ed è in cerca di una vita normale, rifiutando compensi e lavori nel campo religioso per dedicarsi al lavoro in fabbrica. Il problema principale di Hereafter risiede nella totale mancanza di profondità, nonostante i tentativi di scavare nelle coscienze dei personaggi tramite l'uso di espedienti drammatici come eventi catastrofici, morti o crisi affettive. Un film che non aggiunge nulla sul tema, che non riesce ad incuriosire gli scettici e che non si rivela devastante per chi ci crede, insomma un buco nell'acqua. Le doti migliori del regista sono la forza emotiva di un cinema fatto di immagini, volti e sensazioni forti narrate con fermezza, doti che iniziano a sfumare col passare degli anni e che spero di ritrovare nel prossimo esperimento dell'anziano attore ottantenne. Sicuramente il prodotto più personale di Clint Eastwood, che per ovvie ragioni d'età inizia probabilmente a trascorrere ore nella ricerca di una spiegazione, di un'appiglio in vista della fine dei giorni sulla terra. Fa quasi tenerezza vero? La sufficienza ad un film del genere si potrebbe anche dare (non manca qualche scena toccante) ma voglio bocciarlo, sperando che l'addio al mestiere del vecchio di S.Francisco arrivi con qualcosa di alta levatura.

Voto 5.5

 

 
 
 

Pubblicheremo Blog carichi di Pilu, Link di Pilu, Blog Amici chini i Pilu.

Post n°67 pubblicato il 24 Gennaio 2011 da GiuseppeToki
 

Qualunquemente (Giulio Manfredonia, 2011)

Con una collocazione della data di uscita che più perfetta e ironica non si può, arriva nelle sale la trasposizione cinematografica di un personaggio amatissimo (anche da me) lanciato dal comico lombardo prima sulla Rai e poi con la Gialappas' a Mai dire Domenica. Data di uscita perfetta perchè il buon Antonio Albanese ci ha visto benissimo qualche anno fa, creando una caricatura del politico italiano di destra tutto d'un pezzo, sessista e senza senso liberista che trova nei recenti scandali a sfondo sessuale una collocazione clamorosa,  cavallo di battaglia di una versione cinematografica che calca meno la mano sulla politica allo stato brado badando più agli aspetti sessuali-criminali del candidato sindaco calabrese e della sua ciurma. Qualcuno potrebbe definirla un'occasione sprecata di satira sovversiva di massa, ma è vero anche che proprio come nel film di Checco Zalone ogni battuta nasconde un velo di amarezza, di vergogna, frecciatine velenose che vengono percepite da una sola fetta di pubblico putroppo o per fortuna, lasciando allo spettatore medio la superficie comica "Alla Abatantuono", se si escludono riferimenti fin troppo evidenti come la divertentissima scena della clandestina brasiliana. Che dire della qualità del film? indipendentemente dalla vostra appartenenza alla schiera dei fan sfegatati o meno, Qualunquemente fa decisamente ridere, ha un ritmo discreto ed e' ben girato. Se è vero che da fan del personaggio non ho quasi mai smesso di ridere, c'e' da dire che le battute sono quelle che ti aspetti, ne più ne meno. Una versione potenziata degli sketch televisivi che alterna battute fenomenali a cali di ritmo evidenti, causati dalla difficoltà della sceneggiatura di trovare una dimensione non strettamente dipendente dalla frase culto di turno di Cetto. A risentire del difficile passaggio tv-cinema è la trama, che non presenta motivi d'interesse a meno che non siate tra quelli che hanno visto La Qualunque solo una o due volte su youtube. Giudizio più che sufficiente quindi, ma tenete in considerazione che è necessario apprezzare l'umorismo del protagonista per divertirsi pienamente. Al massimo vi mollo una dritta: c'e' del Berlusca in Cetto Laqualunque! scoop!! Ciao a tutti.

Voto : 6.5

 
 
 

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Post n°66 pubblicato il 20 Gennaio 2011 da GiuseppeToki
 

La versione di Barney (Richard J.Lewis, 2011)

Da Csi : Scena del crimine alla commedia. Il regista della popolare serie tv si cimenta nella non semplice trasposizione del romanzo di Mordecai Richler avvalendosi di un cast notevole, capitanato da un più che mai eccellente Paul Jamatti e da un Dustin Hoffman ormai pienamente a suo agio nel ruolo di vecchio padre scapestrato di indubbia simpatia. La storia è stata adattata al grande pubblico, rendendo il film meno cinico e negativo rispetto al libro, mossa che non piacerà ai puristi ma assai funzionale, proprio grazie al carisma (enorme) dei due mattatori protagonisti. Barney è un'ebreo canadese di successo con due matrimoni alle spalle e una solida passione per l'alcool, invischiato in un terzo affannoso tentativo di vita coniugale con due figli al seguito. Il suo migliore amico, Boogie, è uno scrittore un po' alla deriva in cerca di sostegno economico e diviso tra abusi di droghe e avventure sessuali (persino con le ex di Barney). La cosa portera' i due all'inevitabile rottura (con tragedia annessa) come se non bastassero le morti di alcuni importanti figure per la vita di Barney e le difficoltà del matrimonio in corso. Un terremoto, insomma. Si tratta di un film diviso in due netti tronconi: la prima parte è scanzonata, molto inglese, piena di dialoghi divertenti e utilizzata per disegnare i caratteri del cast. La seconda parte mette in scena il dramma pur mantenendo un sottile velo ironico, riuscendo a toccare emotivamente lo spettatore proprio a causa dell' affezionamento creatosi nella divertente fase iniziale del racconto. Richler dirige egregiamente, avvalendosi di una buona fotografia e di un gran bel sottofondo musicale, Jamatti offre probabilmente la sua prova migliore (un aggettivo? esaltante) non da meno il vecchio Dustin Hoffman, che meriterebbe più spazio perchè dopo l'ennesima frase comica ad ogni sua uscita di scena vien voglia di gridare “ancora”! Davvero spassoso. Bello, davvero un gran bel film che consiglio caldamente proprio per via del valido connubio tra comicità e malinconia, tra cinismo e pietà nei confronti di un uomo affranto che paga gli errori causati dall' egoismo e dalla strafottenza nei confronti delle vite altrui.

Voto : 8

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American Life (Sam Mendes, 2011)

Incredibile come in Italia pellicole che dovrebbero portarsi dietro un hype smisurato finiscano relegate ai margini del botteghino e spesso giungano da noi con estremo ritardo. Away we go è uscito in usa da quasi un anno e mezzo ed è arrivato finalmente nelle nostre sale zeppe di cagate (lasciatemela questa suvvia) con un titolo tradotto malissimo e  incassi meciocri, poco sorprendentemente. Breve descrizione del regista Sam Mendes: American Beauty, Jarhead, Era Mio Padre, Revolutionary Road, fine della descrizione. Vi anticipo subito che non siamo di fronte al suo miglior film ma ad una commedia dal gusto dolceamaro sulla vita delle giovani coppie d'america nel nostro decennio, un road movie che fa perno principalmente sui dubbi e sulle paure scaturite dalla decisione di mettere al mondo un figlio. I due protagonisti viaggiano per gli states, incontrano persone, affrontano dubbi, ansie e timori, sognano e cercano di scoprire come vivono le famiglie di coetanei durante il "tour". Si tratta del classico film alla Mendes sulle debolezze della società borghese dei nostri tempi, forse meno cinico e pungente di altri suoi lavori ma ugualmente avvilente nel rappresentare una serie di personaggi bizzarri accumunati da un triste stato di vuoto. Non fraintendetemi però, come ha dichiarato l'autore la volontà di American Life è innanzitutto quella di divertire, di far sorridere, cosa che riesce bene. Tra una coppia di Hippie fuori dal tempo, una cinicha ex-collega di lei sposata con un disfattista americano medio e una coppia di cugini travestiti da genitori perfetti che poi deliriano nei night club, si aprono una serie di spassosi sipari surreali (o subnormali) legati da un fine velo malinconico che chiude la storia in un bel finale dalle prospettive tutto sommato positive. Non sarà il nuovo American Beauty ma si lascia guardare con molto piacere.

Voto : 7.5

 
 
 

Review!

Post n°65 pubblicato il 15 Gennaio 2011 da GiuseppeToki
 

Che Bella Giornata (Gennaro Nunziante, 2011)

“Il ramadan è una cosa esatta , non diventi mai chiatta”. Una delle frasi cantate dal comico protagonista può fungere benissimo da chiave di lettura del nuovo film del comico nazional-popolare Checco Zalone, laureato e musicista cui non manca corteccia celebrale nonostante il personaggio che si è inventato. Rispetto al  pur gradevole "filmetto" Cado Dalle Nubi, questa commedia compie un balzo evolutivo da ogni punto di vista possibile ad eccezione forse del livello di risate distribuite  durante la visione, sostanzialmente pari. Quello che fa piacere constatare in questo film è la lodevolissima capacità  naturale e civile (si, civile) di prendere letteralmente per il sedere il popolo italiano. Ebbene sì, pur non essendo di fronte al nuovo Totò, il modo in cui chiesa, organi di polizia, credenze popolari e disinformazione vengono tratteggiati e sbeffeggiati fa pensare ad un paragone. Tutto verte sul rapporto tra una ragazza musulmana di nome Farah, in italia per progettare un'attentato, e l'agente di sicurezza Checco, un pugliese rozzo, impacciato e culturalmente privo di qualsivoglia conoscenza in una Milano multietnica e fragorosa. Scene strappalacrime come quella del trullo in puglia (vedrete) o nel cameo di Caparezza (costretto a suonare al battesimo di turno per non vedersi sequestrati strumenti e furgoncino) si alternano a momenti di lieve noia ma di generale brillantezza nella scrittura delle gag, con la costante della satira lieve sì (c'e' pur sempre Mediaset di mezzo) ma efficacissima e spassosa. Il film sta incassando l'ira diddio, davvero un successo clamoroso addirittura superiore ad Avatar in quanto a biglietti strappati, onestamente non so se sia un bel segnale dal punto di vista culturale per il mondo del cinema, ma sorvolando su questioni artistiche posso promuovere il film senza timori, aggiungendo però una postilla fondamentale : con una produzione diversa (magari sdoganata da mediaset per cortesia) e un pizzico di cattiveria in più (chiesa e istituzioni tutto sommato ne escono bene) questo ragazzo può davvero diventare il re della commedia del nostro decennio. Spero che non si perda via come tanti fanno dopo l'apertura dello champagne, insomma.

Voto : 7

 
 
 

Tempo di Bilanci : Cronache di Toki + Giorgio's Movie Awards 2010!

Post n°64 pubblicato il 10 Gennaio 2011 da GiuseppeToki
 

Vi dirò la verità, le classifiche mi garbano assai. Da piccolo mi facevo quelle dei tornei di macchinine con gli amici o da solo in casa con tanto di graduatoria aggiornata, divoravo le classifiche sportive e quelle musicali, in particolar modo la Superclassifica di Tv sorrisi e canzoni (lo so lo so...ma era l'unica fonte per un bimbo di 11 anni) seguendo il mio disco preferito ogni settimana, in particolare mi piacevano parecchio le frecciette di salita-discesa-stabile, quelle.

Inevitabile quindi in un blog ormai prevalentemente cinematografico la top 20 annuale, che a differenza di quella del 2009 scritta da me vedra' la collaborazione di Tonono, un blogger con cui ho stretto un bel rapporto di stima reciproca che recensisce film freschi freschi proprio come il sottoscritto, anche se meno giornalistico come approccio, colgo l'occasione per segnalarvi il suo blog  http://blog.libero.it/tononoconsiglia/view.php?nocache=1294666110.

Questa lista è dunque l'unione di due graduatorie, la mia e la sua. Molti sono i punti in comune, dato che il rapporto tra "colleghi" nasce innanzitutto dalla condivisione in quanto a gusti e preferenze, ma come è giusto che sia le nostre top 20 si sono diversificate in parecchie posizioni, completando come risultato finale una graduatoria a mio avviso completa e definitiva.

Ecco a voi la Top 20, vi consiglio di fare vostri questi venti prodotti a noleggio, in dvd o tramite download selvaggio, insomma come vi pare, sappiate che sono tutti da vedere indipendentemente dai vostri gusti.  Ah, leggete anche la lista dei grandi esclusi prima di offenderci , non sia mai.

Cominciamo dunque, go!

 

20 - Cella 211 (Daniel Monzon)

Dalla spagna arriva un Thriller carcerario classico ma pieno di elementi d'interesse, con un pre finale da cardiopalma.

19 - Toy Story 3 (Pixar)

Una degna conclusione della miglior trilogia animata di sempre. Anche se ci si aspettava qualche passaggio più coraggioso.

18 - The Road (John Hillcoat)

Uno dei film con piu' atmosfera dell'anno, per appassionati di post-apocalisse e con un Viggo Mortensen nel podio dei protagonisti maschili del 2010.

17 - The Town (Ben Affleck)

Sempre piu' convincente, l'attore mediocre diventa regista di serie a con un'altro thriller poliziesco di grande impatto e diretto benissimo.

16 - La Passione (Carlo Mazzacurati)

Un'opera degna di stima che raffigura con cinismo la decadenza dell'intellettualismo.

15 - Rapunzel e l'intreccio della torre (Disney)

Facciamo cosi': l'anno prossimo se non vedo qualcosa di nuovo mi lamento. Ma per quest'anno è stato davvero impossibile resistere ad un classico così ben fatto.

 

14 - L'uomo che verrà (Giorgio Diritti)

Ancora un film italiano a sancire un anno sopra la media. L'eccidio di monte sole visto attraverso gli occhi di una bambina, speranza e crudelta' si mescolano nei suoi occhi.

 

13 - La Prima cosa bella (Paolo Virzì)

Secondo film italiano dell'anno. Diretto dal regista di commedie più promettente in circolazione.

12 - Scott Pilgrim vs. The World (Edgar Wright)

Nerd e contronerd, citazioni ludiche e montaggio pazzesco. Come potevo non amarlo?

11-  Soul Kitchen (Fatih Akin)

Commedia brillante dell'anno. Cucina e musica di prima scelta gli ingredienti di questa perla. Da non perdere!

10 -  Il Segreto Dei Suoi Occhi (Juan Campanella)

Un thriller che ricorda moltissimo Memories Of Murder, un film di Joon-ho Bong del 2003 che reputo un capolavoro nel suo genere. Grazie al perfetto equilibrio tra tensione, caratterizzazione emotiva dei personaggi, ironia dissacrante e dramma, anche la Spagna ha il suo Joon-ho Bong, e la sua pietra miliare nazionale.

9 -  Departures (Yojiro Takita)

Una storia delicata che tratta con grandissima consapevolezza una vicenda sulla morte. Toccante e raffinato, vincitore del premio oscar come miglior film straniero. Tonono l'ha adorato ancor più di me, ed eccolo meritatamente nella parte alta della classifica. Da sottolineare come quest'anno sia stato scandaloso dal punto di vista della distribuzione, con moltissimi prodotti internazionali di qualità relegati a 3 sale in tutto il paese o addirittura al solo supporto casalingo.  Trovate alcuni di questi imperdibili titoli a fondo pagina ne "I grandi esclusi".

8 - Dragon Trainer (Dean DeBlois, Chris Sanders)

Qualcuno penserà che sono troppo di manica larga quando si tratta di film di animazione, ma credetemi non è affatto così. Se vi state chiedendo invece dove siano perle del calibro di Fantastic mr.Fox o L'illusionista, li trovate nella lista dei grandi esclusi. Negli ultimi due tre anni sono usciti una miriade di prodotti, perlopiù di qualità media ma i picchi qualitativi sono ragguardevoli e meritano tutta la considerazione possibile. Questo poi è un gioiello inaspettato prodotto da un team giovane e poco conosciuto, che certamente farà parlare di se in futuro. Una storia piena di ritmo e avventura fuori dalle banalità del settore, condita da una tecnica sublime (in molti hanno definito l'unico vero 3d dopo Avatar).

7 - La Nostra Vita (Daniele Lucchetti)

 

Quasi la stessa posizione nella lista di Toki e Tonono, a conferma dell'innegabile bellezza di questa storia, vero fiore all'occhiello di un valido 2010 per il nostro cinema. Premiato, amato e pagato (ottimi gli incassi) il film di Lucchetti sfiora la pragmaticità delle migliori opere neoralistiche dei maestri anni 50-60, ponendo al centro dell'obiettivo uno dei migliori attori italiani in circolazione, quell'Elio Germano che non smetto di lodare da anni (e chi mi legge sa benissimo che è una vecchia storia). Regia matura e grande impatto emtivo della messa in scena. Se ve lo siete persi, datevi una mossa!

6 - Shutter Island (Martin Scorsese)

 

Banalmente, pare scontato che un film di Martin entri di petto nelle zone alte. Ma c'e' poco da fare, quest'uomo ha la macchina da presa nel dna come solo una decina di registi in tutto il pianeta. Visionario, carico di tensione e psicologico quanto basta per perdersi in interpretazioni e fraintendimenti,Shutter Island rappresenta a dovere anche la figura di Leo Di Caprio, uomo da stimare e lodare in quanto a scelte di copioni e qualità di recitazione. L'altro film che lo vede protagonista si trova un po' più su...

5 - Il Profeta (Jacques Audiard)

Un pò come Il Segreto dei suoi occhi, ma in veste noir. Grazie alla segnalazione di Tonono mi sono ricordato di questo film di enorme valore (eggià, l'avevo omesso dalla lista per via di un vuoto di memoria) proveniente da una Francia che quando mette in mostra i mezzi a disposizione fa davvero del grande grande cinema. Si tratta del canovaccio da Romanzo Criminale, nè più nè meno. Ma la qualità è da bollino d'argento.

 

4 - Precious (Lee Daniels)

Recensito recentemente su entrambi i nostri blog, amato alla follia da entrambi e inevitabilmente nei piani altissimi della classifica. Che dire? Storie narrate con crudezza, senza mezze misure. Roba che gli Americani sanno fare bene specialmente quando si parla di povertà e discriminazione. Difficile non uscire dalla sala con un piccolo crampo allo stomaco dopo aver assistito agli sproloqui cattivissimi di Mo'nique (madre di Precious), l'attrice che più di ogni altro elemento del film lascia il segno.

3 - Avatar  - 3d Imax (James Cameron)

Avete notato? Ho messo "3d imax" nel titolo del film. C'e' da fare una bella precisazione sul colossal del 2010 di Cameron. L'ho già fatta a gennaio dell'anno scorso nella recensione, ma devo ribadirlo e credo che il mio Socio sarà daccordo (Nella mia lista Avatar è il film del 2010, mentre Tonono l'ha messo in ottava posizione).  Assistere alla proiezione di questo film in 2d, o in una sala 3d delle tante presenti sullo stivale non ha nulla da spartire con la maestosità della sala energia dell'Arcadia dove ho avuto l'onore di vederlo, o dell'Imax di Riccione. Quando l'ho rivisto a casa mia in bluray, nonostante la magnificenza dei colori data dal supporto in questione è stato inevitabile un senso di spaesamento, di distacco emotivo rispetto a quel giorno di gennaio sulla poltrona del cinema. Questo perche' Avatar è prima di tutto esperienza visiva e sensoriale, probabilmente unica anche a distanza di 12 mesi, periodo che probabilmente ha già sancito l'inutilità del 3d nonostante gli sforzi da parte di produttori hitech di farlo addirittura entrare nelle case(ma per favore!) con i nuovi televisori. Metterlo almeno sul podio è un atto di dovere, un ringraziamento a Cameron per aver fornito una sfida talmente epica da superare le possibilità delle strutture pubbliche per cinefili, spesso inadeguate e in grado di compromettere le volontà del regista di rivoluzionare la sospensione d'incredulità del pubblico.

2 - Il Concerto (Radu Mihãileanu)

Non ho avuto modo di vederlo al cinema, ma a casa pochi giorni or sono. Un film che  racconta la condizione ebrea nel totalitarismo tramite la musica  variando agilmente tra comicità arruffata, colpi di scena , musiche clamorose e risvolti sentimentali. Incredibile come il regista franco-romeno si dimostri sicuro come fosse un cineasta esperto, dirigento attori misconosciuti molto capaci e dettando ritmi e sequenze  perfette per efficacia. Davvero la chicca "sotterranea" dell'anno.

1 - Inception (Christopher nolan)  

Che Nolan prima o poi avrebbe creato il cult imprescindibile sel'aspettavano tutti. Questo regista è al momento il re del mondo per quanto riguarda il cinema commerciale di qualità, e rappresenta la speranza di vedere meno fesserie e più storie scritte ad hoc nei blockbuster Hollywoodiani.  Inception è perfetto.  Forse lo era anche Il Cavaliere Oscuro, già, ma l'appartenenza all'universo di Batman ne aveva limitato la portata nonostante i tentativi di Nolan di personalizzarlo al massimo, rendendolo più un Noir epico che un film di supereroi. Inception e' secondo in classifica nella mia lista dietro Avatar imax3d, e primo classificato nella lista di Tonono, ma sopratutto e' stato definito un grandissimo film da TUTTI, indipendentemente dalla volonta' di stare al gioco scervellandosi sugli enigmi narrativi che quella dannata trottola pone nella sequenza finale. Se dovessi definire Inception in poche lettere invogliando lo spettarore scettico probabilmente lo bollerei come "Il nuovo Matrix 1".

 

I Grandi, grandissimi esclusi ! (tutti al ventunesimo posto di diritto).

Ecco tutti film di ottimo livello che per vari motivi non sono entrati nella classifica finale ovvero : A Single Man con il bravissimo Colin firth, Tra le nuvole di Jason reitman , Moon di Duncan Jones, Amabili resti di Peter Jackson, Buried: sepolto vivo di Cortez, il divertente Basilicata coast to coast , Invictus di Clint Eastwood, il visionario L'illusionista di Chomet, L'esplosivo piano di Bazil di Jeunet, o ancora l'horror ironico Benvenuti a Zombieland, il lodatissimo The Social Network di David fincher, gli italiani Il Riccio , Draquila e Figli delle stelle, il terribile horror coreano I Saw The Devil, il delicatissimo Somewhere di Sofia Coppola o l'originalissimo Fantastic Mr. Fox..

Sappiate che questi film valgono tranquillamente la parte alta della classifica, quindi vi consiglio di recuperarli senza sussulti o dubbi.

Per Finire, ecco gli Oscar per categoria a cura del sottoscritto, in breve.

Miglior Attore : Leonardo Di Caprio  (Inception e Shutter Island)

Miglior Attrice : Mo' Nique  (Precious)

Miglior Regista: Sofia Coppola (Somewhere)

Miglior Fotografia : The Social Network

Miglior Sceneggiatura : Inception

Miglior Colonna sonora : John Powell  (Dragon Trainer)

Miglior Montaggio : Scott Pilgrim vs. the world

Migliori effetti visivi: Avatar

Miglior scenografia : Agorà

Delusione dell'anno :  2012  (Roland Emmerich)

Miglior Telefilm in corso : Dexter

Avete da ridire? manca qualcosa? manca De Sica?  Fate vostro lo spazio "commenti" offendete, elogiatemi, amatemi o criticatemi.  Io vi saluto, ringrazio Tonono per l'idea e vi aspetto per la prossima recensione che dovrebbe quasi sicuramente riguardare l'ultimo film di Checco Zalone...Baci!

 

 

 
 
 

Review

Post n°63 pubblicato il 02 Gennaio 2011 da GiuseppeToki
 

La Banda dei Babbi Natale (Paolo Genovese, 2010)

Sul fatto che Aldo, Giovanni e Giacomo non facciano piu' ridere come qualche anno fa credo siano tutti daccordo. Sul fatto che Il Cosmo sul Comò sia stato davvero un brutto film anche. Fortunatamente tale filmetto incasso' pochino, costringendo il trio al riscatto immediato onde evitare pericolose virate ai margini del palcoscenico dei commedianti del nostro cinema di massa. Sebbene distante una spanna dai riuscitissimi Così è la vita e Tre Uomini e una Gamba, fa piacere constatare un ritorno in carreggiata fatto di scene divertenti, sipari citazionisti e discreto lavoro registico. A dire il vero il film non parte molto bene, si ride pochino e la storia incuriosisce appena, ma s'intravede da subito la volontà di fare della buona commedia comica senza mezze misure, e pian pianino si ha quasi l'impressione che si "sblocchi" qualcosa, un freno inibitore nei confronti del pubblico deluso dai precedenti lavori che apre le gabbie dei tre comici lasciando spazio a scene da risate fragorosissime (in un paio di situazioni ho avuto davvero il mal di pancia dalle ghignate) e gustosi colpi di scena nella sceneggiatura, che pur non raggiungendo chissà quali vette, denota una dose di attenzione sopra la media dei film per il pubblico di fine anno. Angela finocchiaro piace nei panni dell'ispettrice di polizia, e Mara Maionchi riesce nell'arduo compito di non fare la tristissima comparsata inutile da cinepanettone Boldiano. Giovanni e' il migliore dei tre  ma Aldo e Giacomo si difendono benissimo, certo poi è sempre una questione di simpatia personale. Dunque sufficienza più che meritata, nulla per cui strapparsi i capelli (come previsto) ma si ride, si ride. 

Voto : 6.5

 
 
 

Review

Post n°62 pubblicato il 28 Dicembre 2010 da GiuseppeToki
 

Rapunzel - L'intreccio della torre (Nathan Greno,Byron Howard, 2010)

Davvero una bella sorpresa natalizia. Rapunzel fa sognare, diverte e commuove, toccando tutte le corde emotive che contano e riuscendo ad essere classico e moderno allo stesso tempo. Dopo il ritorno al disegno a mano dell'ottimo "La Principessa e il ranocchio"  Disney riprende in mano la computer grafica riproponendo una fiaba dei fratelli Grimm con grande abilita' cognitivo-commerciale, ma sopratutto azzeccando clamorosamente il design della protagonista, in grado di entrare tranquillamente nella elite delle migliori eroine della storia dei cartoni animati.  E non e' solo lei ad essere realizzata ad hoc. Riuscitissimo il protagonista maschile, riuscita la perfida madre di Rapunzel, riusciti i comprimari. La carta vincente e' la minor presenza di luoghi comuni Disneyani nonostante i ripetuti sipari musicali e qualche piccolo cliche' narrativo, intendo dire che l'utente adulto non ridera' forzatamente per compiacere il figlioletto seduto vicino, come accade negli altalenanti Shrek o L'era Glaciale.  Anche dal punto di vista audiovisivo il film e' pienamente soddisfacente, grazie ad un ottima fluidita' condita da zuccherosi effetti visivi (ho molto apprezzato acqua e vegetazione) e design dei personaggi, il tutto accompagnato da una buonissima colonna sonora. La storia prende quanto deve e nelle battute finali si concede un notevole slancio drammatico che non fa altro che bene al complessivo risultato di un'opera che mi sento di consigliare a tutte le tipologie di pubblico. Rapunzel rappresenta probabilmente la scelta migliore disponibile in sala nel calderone natalizio, essendo fortunatamente ancora presente nelle sale dominate da mediocri commedie televisive e filmetti da pomeriggio della tv pubblica. Un gran bel film d'animazione.

Voto : 8

 
 
 

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Post n°61 pubblicato il 19 Dicembre 2010 da GiuseppeToki
 

La Bellezza Del Somaro (S.Castellitto, 2010)

Se questo film fosse un medicinale, nelle avvertenze dovrebbe figurare "puo' provocare emicrania" e non solo in senso negativo. Il nuovo lavoro di Castellitto e' una grottesca storia di decadenza familiare e comunicativa nella medio borghesia, scritto da Margaret Mazzantini. Schizofrenico, ritmato, con personaggi che urlano quasi sempre, infarcito di elementi spassosissimi e di poco incisivi sipari sentimentali. Metto subito in chiaro che non ho trovato questo film brutto, dato che la maggior parte della critica lo sta stroncando senza riserve. Il nocciolo della questione e' la presunta autorialita' del film, il tentativo del regista di trasportare il teatro  su schermo o di costruire una grande opera progressista in stile americano, che risulta fallito. I personaggi sono esagerati, surreali, e nonostante l'impegno nel tentare di riportare  vizi e illusioni riscontrabili nella realta', si finisce per creare un certo distacco empatico con il pubblico, che non sente minimamente il dramma. Scatta quindi la necessita' di concentrarsi sul lato comico della commedia, utilizzando il fraintendimento come soluzione, ed e' una scelta quantomai opportuna visto che  a mio avviso La bellezza del Somaro rischia di essere la commedia piu' divertente in mostra questo natale. I personaggi sono simpatici, tragicomici, isterici e imprevedibili, in particolar modo lo stesso Marcello (Castellitto) il suo amico eterno ragazzo Duccio (Marco giallini) un classico padre di famiglia del 2000, i pazienti fuori di testa della moglie psicologa Cornelia ed Ettore (Renato marchetti) o la giornalista  Delfina (Lidia vitale), una giornalista della sinistra piu' estrema possibile, che snocciola slogan comunisti d'altri tempi. Ho riso decisamente, come molta gente all'interno della sala, per questo motivo mi risulta difficile stroncarlo solo perche' privo di una precisa identita' come da molti sottolineato, anche perche' tra tanti riferimenti sociali poco credibili, qualcosa di buono si vede e succede quando si rimarca l'incapacita' di comunicare anche con le persone piu' vicine, la pigrizia nei confronti dei figli o la voglia di non crescere mai di una parte della generazione 70'. Non saprei se consigliarlo, ma sappiate che il trailer ne e' la perfetta fotografia, visionate, visionate.

Voto : 6.5

 
 
 

Lo sfavillante e magico mondo degli Anime giapponesi anni 80

Post n°60 pubblicato il 17 Dicembre 2010 da GiuseppeToki
 

anime vintage

Cari Amici, oggi ho proprio voglia di spammarvi un bellissimo blog, per due motivi.

Il primo: Trattasi di contenitore di vecchie glorie mai rimosse, di sogni d'infanzia, di eroi leggendari, di miti sfumati che occorre rispolverare, di nostalgia amarcordiale, malinconico trionfo di fantasia al potere, insomma di Cartoni Animati anni 70-80 e 90!

Il secondo: A curarlo e' un mio amico, peraltro esponente di un duo Rap italiano coi contro e gli stracontro ovvero i Kontrasto (cliccate sul nome per avere il loro ultimo singolo feat. la brava Sarasol, anche lei amica d'infanzia).

Trovate tutti ma proprio tutti i cartoni giapponesi e non solo (il sito e' in aggiornamento costante) trasmessi  in italia. Descrizione della trama, riferimenti storici e sopratutto link per scaricare o vedere in streaming le puntate e le sigle.   Consigliatissimo anche solo per scavare nella memoria.

Trovate Animevintage anche su Facebook.

Bella Drinkone!

clikkami   -----  Anime vintage  ----------  clikkami

 

 
 
 

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Post n°59 pubblicato il 11 Dicembre 2010 da GiuseppeToki
 

L'ultimo Esorcismo (Daniel Stamm, 2010)

"Se credi in Dio, devi credere anche nel Diavolo". Lo spunto iniziale di questo horror prodotto da Eli Roth (Hostel) e' interessantissimo e fa subito ben sperare per lo svolgimento della storia.  Il protagonista, tale reverendo Cotton Marcus, e' un ministro del culto che sfrutta il potere illusorio della fede per guadagnare soldi tra sermoni Dianetici e finti esorcismi.  Brillante, dissacrante e dotato di trucchi da Ghostbusters (come fili nascosti nella giacca che emettono rumori strani), Cotton finge di liberare dal demonio vittime  invero affette da normali problemi psichici per dare conforto a famiglie fin troppo chiuse dai dettami del cristianesimo per credere nelle cure psichiatriche. Contattato da un padre disperato nel cuore della Louisiana, decide di portarsi appresso la troupe televisiva per registrare il finto esorcismo, per poi utilizzarne i contenuti come arma contro le false credenze popolari e religiose. La giovane posseduta Nail (Ashley Bell), si rivela pero' ben piu' di una semplice psicotica, scaraventando il reverendo in un limbo tra realta' e suggestione.  Girato con camera a mano in stile Blair Witch project (tecnica oramai diffusissima, fin troppo direi) L'ultimo esorcismo finisce di coinvolgere proprio quando l'orrore vero ha inizio, a causa di una messa in scena debole e di scelte di script fuori luogo che si rivelano involontariamente ironiche (come la frase "reverendo vuoi una pompinetta?") ed e' un peccato perche' il colpo di scena finale e' quasi impossibile da prevedere, nonostante sappia di gia' visto e di classico del trash anni 80'.  Un 'occasione sprecata quindi, un'idea di base non male sviluppata senza "sense of wonder" horrorifico , tanto che consiglio agli appassionati di film sul tema di buttarsi piuttosto sull'ottimo "Exorcism of Emily Rose" di qualche anno fa, piu' scontato di questo ma di sicuro impatto e ben diretto.

Voto : 5.5

 
 
 

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Post n°58 pubblicato il 05 Dicembre 2010 da GiuseppeToki
 

Precious (Lee Daniels, 2010)       

Precious Jones e' una ragazza di diciassette anni, obesa, con una madre allo sbando piu' totale, un figlio nato da un'incesto del padre affetto da sindrome di down ed un'altro in grembo, sempre concepito dal terribile genitore.  Terrificante vero? In effetti l'ultimo lavoro del bravo Lee Daniels potrebbe avere un'impatto devastante su molti di voi, visto il modo schietto e crudo con cui ci trascina all'interno della vicenda. Un film bellissimo, pressoche' privo di qualsivoglia difetto sia in fase di scrittura che di montaggio, che ha meritatamente fatto incetta di riconoscimenti.  Cio' che stupisce maggiormente e' il modo in cui vengono toccate tantissime tematiche raccontando una sola storia, quella di una ragazza che tenta di dare una svolta alla propria vita tra istruzione e amicizie, proprio i due aspetti piu' soppressi dalla perfida madre della giovane.  Un pregio enorme che rende Precious godibile e mai rindondante, sermonico o retorico e' l'abile utilizzo di un sottile velo di ironia nella prima parte, condito da scelte registiche e musicali al passo coi tempi che rimandano alla scuola registica visionaria della commedia brillante dell'ultimo ventennio. Non aspettatevi quindi un polpettone sui neri d'america che non hanno soldi e vivono di stenti e privazioni, ma un tormentato percorso attraverso i sogni e i drammi di una vittima della societa' volto a chiarire una vasta serie di cause-effetti che inevitabilmente intaccano la serenita' di piu' soggetti, inevitabilmente rallentati nel raggiungimento di qualsivoglia obiettivo. Nel cast anche un'irriconoscibile Mariah Carey, che finalmente recita come dio comanda nei panni di un'assistente sociale, e Lenny Kravitz in quelli dell'infermiere. Evidente lo sforzo e l'umilta' delle due superstar di fronte ad un'opera cosi' onesta e rilevante, un'opera che fortunatamente non gioca la carta del lieto fine, che vede i risvolti ottimistici relegati al curioso immaginario di Precious (divertenti sipari immaginari che vedono la ragazza impersonare parti di famosi film o dominare passerelle tra i flash dei fotografi), e ad una "liberazione" finale che non posso svelare.  Il film e' anche un po' natalizio visto che nevica, c'e' il gospel e ci sono le lucine, quindi fatevi un favore, se viene proiettato nel vostro cinema non abbiate dubbi e acquistate il biglietto, farete sicuramente qualcosa di generoso nei confronti delle sempre piu' ridicole scelte commerciali del mercato italiano.

Voto: 9

 
 
 

L'ultimo giorno del maestro

Post n°57 pubblicato il 30 Novembre 2010 da GiuseppeToki
 

Un volo dal quinto piano dell'ospedale San Giovanni di Roma. Scompare così a 95 anni Mario Monicelli, ultimo grande maestro del cinema italiano. 

Un personaggio che amo e che e' impossibile non apprezzare se si e' appassionati o anche solo estimatori del mondo del cinema, autore di una serie interminabile di pilastri della commedia d'autore, nate dalle collaborazioni con nomi del calibro di Vittorio Gassman, Ugo tognazzi, Alberto Sordi, Toto'.  Uomo di cultura che ha sempre cercato di comunicare con ironia,  tristezza e con un po' di cinismo, le figure e le epoche del nostro paese.  In una delle ultime uscite televisive incoraggiava il paese ad un atto rivoluzionario vero e proprio, unico modo per uscire dallo stato di catalessi culturale e sociale dell'italia di questi tempi strani.  Forse Mario rivedeva nella nostra societa' quel bizzarro e "vuoto" medioevo che con grande furbizia fotografo' nel bellissimo "L'armata brancaleone" con Vittorio Gassman? Forse e' meglio ricordarlo con un sorriso, rivedendosi le supercazzole di Amici Miei.. perche' prima di tutto Monicelli era un' uomo da commedia.

Un'abbraccio Mario, riposa in pace.

 

Brutta giornata quella di ieri, si e' spento anche il famosissimo attore comico Leslie Nielsen, famoso sopratutto per i lungometraggi "Una pallottola spuntata" riportati su grande schermo dopo alcune serie tv. Aveva 85 anni, e non posso non ricordarlo con gioia in quanto grande estimatore di quel tipo di comicita', tra le mie preferite in assoluto.  Ci saluta ridendo, con quella chioma bianca sempre luccicante, ciao Vecchio!

 
 
 

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Post n°56 pubblicato il 26 Novembre 2010 da GiuseppeToki
 

Scott Pilgrim vs. the world (Edward Wright, 2010)

Un fumetto, un videogame ed infine il film. Scott Pilgrimm e' un progetto "nerd" nel senso buono del termine, per certi versi accostabile al recentissimo The Social Network, solo marcatamente piu' scanzonato, ironico e stralunato. Non serve l'incipit sulla storia perche' non e' che un pretesto ad una serie di gag da commedia demenziale, citazioni videoludiche (Street Fighter e Zelda su tutti), combattimenti, concerti di musica indie e momenti di velato romanticismo. Ritmo elevatissimo, regia forsennata, colori accesi ed un utilizzo originale dell'interfaccia a schermo tramite emulazione di alcuni cliche' del mondo dei videogiochi. Michael Cera e' azzeccato nei panni del giovane Scott e tutti i comprimari sono simpatici e ben rappresentati(ma quanto e' carina la Winstead??), le battute sono ficcanti e mai eccessivamente volgari ne' banali. Menzione d'onore per l'ottimo accompagnamento sonoro, tra chitarre indie potenti e sintetizzatori sparati a mille, con la ciliegina di Bit music dovuta (un appassionato non puo' che amare a dismisura gli accordi del treasure theme di zelda usati nei momenti giusti). Insomma, un ibrido tra un teen movie, una commedia demenziale, un action movie alla Kung fusion, un fumetto e un videogame, con una spruzzata dell'ultimo Fincher a dipingere la generazione di ragazzi che descrive non senza una dose di critica, seppur velata. Scandalosa la distribuzione italiana, che vede questa piccola gemma relegata 6-7 sale in tutto il paese.. e come se non bastasse ad orari da cartone per bambini (unico spettacolo nel weekend ore 14:00, ma siamo impazziti??). Inevitabile per molti sara' quindi aspettare l'uscita del dvd, magari arricchito da contenuti speciali. Scott Pilgrim e' ben descritto anche dal trailer a mio avviso, visionatelo ed avrete idea di cosa vi attende!

Voto : 8

 
 
 

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Post n°55 pubblicato il 17 Novembre 2010 da GiuseppeToki
 

The Social Network (David Fincher, 2010)

Seven, Fight Club, Zodiac.  Tre film di fincher, tre esempi di grande sceneggiatura. Se c'e' un'aspetto curato sempre con parsimonia maniacale da questo eccellente regista e' la fase di scrittura, e manco a dirlo, il film che narra le vicende che hanno portato l'inventore di Facebook a diventare il piu' giovane miliardario del mondo fa proprio della sceneggiatura il suo fiore all'occhiello. Una serie interminabile di dialoghi serrati, brillanti e carismatici conditi dalla solidissima regia del regista, unite ad una colonna sonora come sempre eccellente, rendono The Social Network il film piu' "Perfetto" di questo 2010. In effetti la parola perfezione risuona spessissimo nelle esaltanti recensioni americane, che arrivano addirittura ad eleggerlo "Film del decennio", lodi tuttavia esagerate nonostante le grandi qualita' della pellicola.  E' una sera come tante del 2003, e lo studente  Mark Zuckerberg, un genio dell'informatica, siede al suo computer e inizia con passione a lavorare ad una nuova idea. Passando con ossessivo impeto tra blog e linguaggi di programmazione, nella sua stanza prende vita  ben presto una rete sociale globale che rivoluzionerà la comunicazione. In soli sei anni e con 500 milioni di amici, Zuckerberg è il più giovane miliardario della storia...ma l'incredibile successo lo portera' ad una serie di problemi di ogni genere, dal rapporto con gli amici a quello con la legge. Due ore abbondanti che scorrono via come se nulla fosse, gustose come una cena a Buffet dove in cucina lavora la miglior equipe gastronomica del paese. E' un film che segna un'altro punto a favore di questo signore nella lista dei miei registi americani "preferiti", fatto di facce, di amici di amici, di notifiche, bacheche, di solitudine, di nerdaggine estrema, di soldi (veri), di antiemotivita'. Quando si assiste alla scena finale, non si puo' fare a meno di sorridere amaramente pensando a cosa significhi al giorno d'oggi entrare nel mondo della ricchezza sfrenata allontanandosi da quella che e' la vita reale, fatta di affetti, di contatto fisico, di altruismo, di socialita', un messaggio che pero' non e' rivolto solo a chi e' ricco e "geniale" come il protagonista, anzi. Uno dei migliori prodotti dell'anno.

Voto : 8.5

 
 
 
 
 

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