Abbandonare Tara
abbandonare le sicurezze, i luoghi comuni, alla scoperta di cosa c'è fuori di qui
Messaggi di Febbraio 2015
John Singer Sargent, Madame X (detail)
"La bella" si è sempre qualificata per questo suo essere: non tanto la bellezza (innegabile), ma per quell'articolo determinativo: LA. Non "una", ma "LA". Vale a dire quella convinta di essere l'unica bella al mondo. Forse l'unica del palazzo, l'unica del vicinato, l'unica del quartiere. Non piega la testa per salutare, non sorride, non fa trasparire alcuna reazione o sentimento. Aveva due figli, ma sembrava che neppure questo la sfiorasse. Sembravano vivere vite completamente avulse da lei: prima con i nonni, poi col padre. Lei continuava a sfilare, immota e assente, dura e rigida nella sua beltade. Poi sparì anche il marito: chissà se tanta algida bellezza poi era abbastanza calda e affettuosa, se mai creò un nido. A quel punto "LA" Bella ha inizato a diventare una caricatura di se stessa. Quante donne, belle o meno belle, ho visto scendere per questa china di ricorsa alla gioventù che se ne sta andando, soprattutto se sole, soprattutto se troppo apertamente alla ricerca di un compagno. Eppure è una donna molto bella. Peccato si senta sempre e soltanto "LA" bella.
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Hyatt Moore, Rachel waiting
Avete pensato bene di arrivare in anticipo in stazione, per non rischiare di perdere il treno? Anzi: di molto male (come si direbbe da queste parti) Le nostre stazioni ferroviarie hanno abolito le sale di attesa: non so se ve ne siete accorti. Il cambiamento è avvenuto piano piano, in sordina. Niente, non facevano un bel niente. Hanno trasformato le stazioni, quelle grandi, in centri commerciali, un negozio dietro l'altro, di tutto di più. Perché è ovvio: uno la lavatrice se la compra in stazione. Tutto, insomma: tranne la sala d'attesa. Tutti gli altri? In piedi. Tanto costa poco, vero, il treno?!
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Giulio Da Vicchio, Al balcone
Abbiamo anche noi il vicino "strano": Il cosiddetto "Olinto della terrazza" (dal nome, ovviamente, del componenete maschile della diabolica coppia "Olinto e Rosa" che in anni recenti fecero una strage nel vicinato) lo vedi perennemente affaccendato in misteriosi lavori senza fine di tipo costruttivo nella sua gigantesca terrazza, lavori che poi non sfociano in nulla. E fin qui: un po' rumoroso e casinista, ma sarebbero fatti suoi. Litigi plateali con la moglie e il figlio, tramutati in manovalanza spicciola, che hanno il torto, pare, di non capire il suo genio. E soprattutto improperi e litigate epocali con i vicini, con chiunque, malauguratamente ma legittimamente, si affaccia al suo di mini-balcone che dà sul terrazzo di Olinto. Spesso si è fatto tutti gli appartamenti di tutti i palazzi vicini per andare ad urlare improperi sulla faccia di TUTTI i condomini, così, a scanso di equivoci, tanto per essere democratico e non escludere nessuno. Quindi spesso, cucinando, dò una sbirciatina, tengo una diario delle vicende, informo con nonchalance la mia famiglia. Ultimamente, nonostante il freddo intenso di queste settimane, in quella terrazza c'è la luce accesa tutta la notte: e Olinto va e viene, con sega, martello, chiodi, trapani ed altre cose del genere, affaccendato intorno a misteriose travi di legno colorate di azzurro che poi mette in un mucchio coperto da teloni colorati, da parte. Chissà cosa ci preparerà per l'estate! Comunque io ho avvertito tutti (e da oggi anche voi lettori del blog): se c'è una carneficina in questa cerchia di palazzi, se io sparisco, sapete chi far indagare: Olinto della terrazza è un colpevole probabilissimo. |
Giovanni Boldini, Ritratto della Marchesa Casati
A Forlì, Musei di San Domenico, si apre oggi, 1 febbraio, per arrivare fino al 14 giugno 2015, la mostra “Boldini – Lo spettacolo della modernità dai Macchiaioli a Parigi” . Chi se la vuole aggiudicare? Fuochi d'artificio di pennellate e colori per illuminare questo inverno, per accompagnare la primavera che verrà. Boldini, devo dire, alla lunga mi stanca: lo trovo ripetitivo. Mi piacciono i dipinti della prima fase della sua carriera, quella, appunto, parigina e della Bella Époque. Poi, probabilmente anche grazie alla fama ottenuta, i suoi diventano quasi cliché. Le sue donne, anche i ritratti che dovrebbero essere i più individualizzati, ripetono con poche varianti un unico prototipo , quasi tendente all'astrazione. Una donna affusolata e filiforme, in cui si definiscono solo alcuni elementi, il volto soprattutto, le mani, che emergono dall'intreccio rapido di pennellate e schizzi sfilacciati, colpi di luce e colori a getto, che forse, dopo suggestioni futuriste, vogliono suggerire movimento e modernità. Ma certo che questa mostra, comunque, non vorrei perdermela: è sempre un tuffo in un affascinante passato che sento prossimo, che amo percorrere senza le mie consuete sovrastrutture: appagata dell'esprimere gusto e non (sempre e soltanto) critica.
Giovanni Boldini, Ritratto dell'attrice Jeanne Renoirdat-Renouardt
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E allora ho deciso di aprire un FOTOLOG:
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