Kremuzio

Romanticamente qualcuno dice che si riesce a dare una nuova vita agli oggetti. Ed è la risposta, in un certo senso, al consumismo, all’acquisto frenetico di cose che hanno sempre più una vita breve, perdono quel significato che potrebbero avere. Chi non si è affezionato ad un tavolo, ad esempio?

Ricordo una mia zia sarta, vecchierella, che se ne stava tutto il giorno ricurva al suo tavolo da lavoro. Un tavolo più vecchio di lei, consumato, dalle venature grezze, dove all’interno delle profonde striature si perdevano spilli ed aghi, dove se ci passavi la mano lo sentivi caldo vivo. E sporco di non sai cosa. Forse il vapore del respiro, i fumi della cucina, l’aria dalla stufetta a gas, la poca luce della lampadina fioca, i pensieri. Io ero l’addetto al ritrovamento delle spille. La zia dal nome antico, Adalgisa, mi dava una grande calamita a ferro di cavallo ed io raccoglievo le spille cromate dalle fenditure del legno, dagli interstizi delle mattonelle, in tutta la stanza, e le mettevo in una scatoletta di ferro smaltato verde. In premio ricevevo una liquirizia, e se ero bravissimo, anche qualche francobollo antico. Mi diceva: “quando sarò morta questo tavolo te lo prenderai tu” sapeva che mi piaceva tanto, ma è morta troppo presto perché potessi portarmi il tavolo a casa. Non è una cosa che un bambino può decidere, ed ora chissà che fine avrà fatto il tavolo, dopo tanti anni.

Domani, 26 settembre, è la festa del riuso, e tutti i mercatini sparsi sul territorio nazionale organizzano grandi feste mettendo in vendita i loro pezzi più pregiati, così potremo tutti acquistare oggetti che non potremmo permetterci. E’ un’occasione importante per arredare casa, o recuperare pezzi di modernariato, o una vecchia radio, o un nuovo lettore CD. Ce n’è per tutti i gusti. Per chi vuole poi unire lo shopping ad iniziative benefiche, potrebbe andare da quei mercatini di comunità ed organizzazioni che danno i loro introiti per finalità etiche importanti. Nel mio poco tempo libero, ovvero il sabato pomeriggio, svolgo la mia azione di volontariato in una di queste comunità, dove invece di lavorare, mi diverto da pazzi lavorando, ovvero mettendo a posto vecchi apparecchi elettronici, dalle radio ai pc, dagli amplificatori ai mangiadischi, a scoprire cosa possono essere scatole misteriose piene di cose strane, fili valvole e fusibili, microfoni e trenini elettrici. E poi si sta in mezzo a gente simpatica che vive la comunità in modo pieno e soddisfacente.

La comunità qui a Roma è una delle tante sparse nel mondo e fa parte di Emmaus International, fondata negli anni 50 dal compianto e famosissimo Abbé Pierre. Potete vedere una presentazione del mercatino della comunità su questo video presente su youtube: http://www.youtube.com/watch?v=Dn06mCNr6K0

Ma ovunque decidiate di andare, ricordate che acquistare un oggetto usato, o un vestito, o un mobile, vuol dire togliere dalle discariche tante di quelle tonnellate di rifiuti che alla fine significano spreco ed inquinamento, che sia un televisore o un orologio a batterie, una statuetta o una dispensa, un letto o una poltrona, una enciclopedia o un fumetto, un abito da sposa o una chitarra elettrica.

Io non me ne faccio scappare uno, appena ne vedo in giro, mi fermo, entro e controllo per acquistare a bassissimo prezzo un pezzo per le mie collezioni. E poi lo so che sotto sotto ritroverò il tavolo della vecchia zia Adalgisa, ancora sporco di liquirizia e con qualche spilla incastrata nelle venature grasse del legno.