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La perifrastica? So c…i

Post n°282 pubblicato il 01 Ottobre 2009 da kremuzio
 

Per un attimo non pensate a Belen ed alla salace campagna pubblicitaria. Tra le cose che mi danno molto fastidio ci sono le scritte pubblicitarie o quelle sui muri con errori di ortografia e di ignoranza. Con l’aumento degli esercenti che vengono da paesi con altri linguaggi, questo fenomeno aumenta a vista d’occhio. Ma non sono i soli. Io mi domando se si tratta di semplice ignoranza o di qualcosa di voluto. La considerazione nasce da un semplice fatto. Dalle mie parti ci sono un sacco di internet point gestiti da persone con la pelle olivastra. Sinceramente non saprei dire che provenienza abbiano, e la cosa non mi incuriosisce né mi preoccupa. Così come per i banchi o negozietti di frutta. Sono sempre più rari negozianti italiani, forse perché preferiscono far lavorare altri che si accontentino di guadagnare meno, e facendo due conti, i gestori ci guadagnano riposando. Comunque, non è neanche questo il problema, o meglio, non il problema di cui voglio parlare adesso. Partendo da queste categorie, costoro hanno l’abitudine di ostentare grandi cartelli variopinti e fosforescenti, oltre che di una discreta grandezza, strapieni di strafalcioni bilingue. La lingua italiana viene martoriata alla stregua degli “spageti” o “macaronia” nei ristoranti esteri. Con la differenza che siamo a Roma. Alcuni cartelloni di frutta e verdura hanno una percentuale di parole scritte in modo sbagliato del 60-70%. Percentuale che cresce fino all’80% in alcuni internet point che offrono servizi aggiuntivi. Mi chiedo se si tratti di un linguaggio in codice. A volte mi viene la voglia di dar fuoco a quei cartelli urlando, altre volte di prendere un pennarellone e correggere gli orrori. E penso che dopotutto, questi abbiano scritto una bozza e mandata ad un professionista grafico, considerato che si tratta di stampe fatte discretamente bene, con scritte adesive di un certo livello. Non è che niente niente sono proprio i grafici ad essere ignoranti? E che oltre alla casta di fruttivendoli, internetpointiani e benzinai, anche gli uffici grafici sono in mano ad immigrati? Non ce la faccio a pensare che siano gli italiani a toppare sulle doppie, a scartavetrare i congiuntivi, a smerigliare le finali, a rattrappire i gerundi.

Però se mi affaccio in questo momento  leggo sul muro “spero ke mi proteggierai 4ever” scritto con calligrafia non troppo infantile. E già il K al posto del CH mi pesa agli occhi, ed il forever scritto col 4 che lo fa sembrare americaneggiante e poco spiritoso sottintende una cultura da strada più che da scuola privata dell’altro lato del muro. Ma il “proteggierai” con quella I maledetta gettata in mezzo come uno sputo sulle mattonelle di marmo, mi fa male. Questa è un'ignoranza speciale, quella di cui non hai scuse se non per il fatto che non vuoi studiare! Secondo me la colpa è anche della scuola. Ricordo negli anni 70 i quaderni dei miei cuginetti alle elementari. Invece di insegnare loro il verbo avere con tutte le H al posto giusto (io ho, egli ha) facevano scrivere loro “io ò” “egli à” e ad una richiesta fatta ad una mia amica maestra, questa mi rispose dicendo che secondo i nuovi canoni di insegnamento era troppo difficile spiegare l’uso corretto delle H e si preferiva gettarsi sulla fonetica indirizzata alla lingua parlata. Che sembra sarebbe bastato parlar bene, e questo sarebbe stato un bel guadagno.

Altro che la perifrastica… Basterebbe l’uso corretto del congiuntivo e del condizionale, che se sarei uno ke andasse a squola in questi giorni, partivo di testa adosso al prof ke mi volesse imparare la lezzione. Ke poi se faceva proteggie dalla polizzia! 

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Commenti al Post:
deainfinita
deainfinita il 01/10/09 alle 10:55 via WEB
Regressione...pura regressione! Certo non è che tutti hanno studiato all'Accademia della Crusca ma è pur vero e concordo con te che nella maggior parte dei cartelli sono contenuti una notevole quantità di errori di vario genere. A volte però alcuni di essi sono il frutto di una trovata propagandistica che con l'errore di ortografia riescono a catalizzare l'attenzione di una moltitudine di persone.
(Rispondi)
 
kremuzio
kremuzio il 01/10/09 alle 11:22 via WEB
Uhm, l'errore catalizzatore potrebbe anche esserci in casi isolati. Basterebbe magari usare un qualsiasi word processor con il controllo ortografico per pararsi le spalle. Ma spesso sono proprio le agenzie multiruolo che fanno gli orrori. Ce n'è una di fronte ai musei vaticani incredibile. Quando ci passerò farò una foto per rendervi partecipi dello sgomento!
(Rispondi)
nichivrocchiblu
nichivrocchiblu il 01/10/09 alle 11:45 via WEB
oddio..ne faccio a bizzeffe di errori io......sono grave?? nico
(Rispondi)
 
kremuzio
kremuzio il 01/10/09 alle 11:47 via WEB
Non è grave se non li scrivi a caratteri cubitali sui cartelloni, vantandotene! Tutti sbagliamo, fortunatamente... Siamo in buona compagnia ;)
(Rispondi)
foriero0
foriero0 il 01/10/09 alle 12:30 via WEB
Caro Amico, non ho parole, d'altra parte se noi ascoltiamo la televisione ne sentiamo tantissimi strafalcioni. penso che sia un decadimento culturale portato dagli automi del piacere, tipo: messaggini criptati e cosi via. Ciao caro amico c'è da aspettarsi di peggio! Silvano.
(Rispondi)
 
kremuzio
kremuzio il 01/10/09 alle 17:51 via WEB
Peggio di così? Sì, probabilmente hai ragione dando la colpa anche alla televisione. Ogni tanto mi capita di vedere trasmissioni d'epoca dove le "veline" anni '60 e '70 parlavano in un modo splendido... Ciao!
(Rispondi)
unionjackmi
unionjackmi il 01/10/09 alle 15:58 via WEB
1)Non hai la nonna veneta, altrimenti ci avresti fatto il callo. Rimembro ancor dalla lista della spesa: SCATTOLA DI CIOCOLATTINI. 2)Il mio cervello, quasi 40enne, che ha tenuto duro fino a prima che iniziassi ad allattare, ha resettato il file degli accenti. Caxxarola, ho sempre avuto 10 o ottimo in grammatica e mi perdo sui fa, da, li. 3)Non hai colleghi che usano a caxxo parole di cui non conoscono perfettamente il significato, che come suono sono molto simili a quelle che dovrebbero usare ma non sono pertinenti. Viene fuori un condiriso, tu fai fatica a non ridergli in faccia mentre loro prima tirano il fiato per aver pronunciato un Parolone, poi si gonfiano e fanno la ruota come pavoni stile: visto come parlo, io? Se ci fai caso sono Parolone di gran moda, che tutti per un periodo tendono ad usare come se non se ne potesse fare a meno. Intavolano discorsi ad hoc per infilarcele dentro a tutti i costi. Fino a poco tempo fà una che sentivo quotidianamente era COESO. Tutto il mondo era COESO, i colleghi COESI, le persone impegnate in un team COESE, le piante di casa COESE, i chicchi di riso COESI (alla faccia del risotto all'onda), le caprette di Heidi COESE ed anche il mulo FRANCIS, sotto sotto ha avuto per un po' qualcosa di COESO.
(Rispondi)
 
kremuzio
kremuzio il 01/10/09 alle 17:55 via WEB
Beh, se non altro era divertente! Lascia stare le nonne, che poverelle, almeno le mie, avevano a malapena fatto le elementari. Ho un amico che spara citazioni a vanvera, su consiglio del padre... Vabbè, sono ingegneri... e la logica è che la citazione fa sempre bene, e se è strana e sconosciuta (inventata là per là) se uno non la sgama, fa un bell'effetto. Ma io che lo so, lo svergogno sempre, anche alla cieca, azzeccandoci! Ok, rimaniamo coesi e stringiamci a coorte...
(Rispondi)
 
kremuzio
kremuzio il 01/10/09 alle 17:59 via WEB
Dimenticavo, le regolette sulle accentate sono abbastanza semplici, mi sembra: se hanno un doppio significato, allora su uno di essi puoi metterci l'accento, sperando che sia giusto. Ad esempio: "guarda là la casa"... qui quo qua non hanno altri significati, lasciando stare i nipotini di Paperino (che vogliono la maiuscola) quindi niente accento... Vado avanti con queste regolette da un po' di tempo (po' con l'apostrofo...) e nessuno mi dice niente contro...
(Rispondi)
misscordodite
misscordodite il 01/10/09 alle 18:12 via WEB
L'ignoranza grammaticale riflette quella culturale... magari fossero sbagliati solo i cartelli nelle bancarelle! Ascolta il politico di turno e poi ti fai due risate... su you tube c'è di tutto. Cmq ai raggione, anke a mia figlia di 10 anni dove stanno le h gliel'ò imparato io...
(Rispondi)
 
kremuzio
kremuzio il 01/10/09 alle 18:49 via WEB
Altro che risate... i pianti... e ci rappresentano! Fortunata tua figlia che ora conoscie laggiusta posizzione dell'akka!
(Rispondi)
anonimo.sabino
anonimo.sabino il 01/10/09 alle 18:44 via WEB
Trogloditi, aggiornatevi! Ormai la nostra lingua è l'inglese, che tra poco si comincerà a studiare all'asilo nido (l'italiano al ginnasio).
(Rispondi)
 
kremuzio
kremuzio il 01/10/09 alle 18:49 via WEB
Ies! Ui ken?
(Rispondi)
blu_dada
blu_dada il 01/10/09 alle 22:53 via WEB
Krem, partiamo con il pennarellone e andiamo a correggere tutti gli orrori pubblici. Io vorrei quello rosso!!
Sarebbe molto divertente!
Prima o poi lo farò! Giuro.
;-)
(Rispondi)
 
kremuzio
kremuzio il 01/10/09 alle 23:05 via WEB
Non ci provare... A me quello rosso, a te quello Blu... Altrimenti cambia nome! Pennarellatori di tutta Italia uniamoci e correggiamo quegli errori che una turpe e poco avvezza allo studio genìa ha lasciato sui muri della nostra patria! Ricacciamoli oltre i sacri confini e che vadano ad imbrattare l'ortografia in altri paesi dalle parole tronche... Che vadano... Si dia inizio alla crociata correggitoria!
(Rispondi)
unionjackmi
unionjackmi il 05/10/09 alle 14:08 via WEB
Ecco perchè è meglio essere COESI. Ad un certo punto pensavo che stampassero questa parola anche sulle piastrelle del bagno: COESO, COESO, COESO, così se non ti scappa proprio ti danno un aiutino...
(Rispondi)
 
kremuzio
kremuzio il 05/10/09 alle 14:13 via WEB
e allora coesiamoci! Da che parte si comincia?
(Rispondi)
creola21
creola21 il 06/10/09 alle 13:21 via WEB
La libertà di stampa ci deve essere , sappiate a non fare errori madornali? Parli di errori.... leggendo ora , il discorso fila bene , di errori vi sono molti . Per sapere bene la lingua italiana devi essere un bravo professore di Latino ,quelli scrive l'italiano perfetto. N.B non fare commenti sul mio blog!
(Rispondi)
 
kremuzio
kremuzio il 06/10/09 alle 14:48 via WEB
Sinceramente non è che abbia capito molto il succo del tuo discorso. Solo un appunto: un professore di latino dovrebbe sapere bene il latino. Per la lingua italiana opterei per un professore di italiano. N.B. Obbedisco!
(Rispondi)
creola21
creola21 il 06/10/09 alle 16:19 via WEB
Le vere origini della lingua italiana? c'è chi dice che deriva dal latino altri dal fiorentino altri dicono che sia stato influenzato dal siciliano...ma insomma chi conosce veramente l'evoluzione della lingua italiana??? L'italiano moderno è, come spesso accade con le lingue nazionali, un dialetto che è riuscito a far carriera; ad imporsi, cioè, come lingua ufficiale di una regione molto più vasta di quella originaria. Alla sua base si trova infatti il fiorentino letterario usato nel Trecento da Dante, Petrarca e Boccaccio, influenzato dalla lingua siciliana letteraria elaborata dalla Scuola siciliana di Giacomo da Lentini (1230-1250) e dal modello latino. Il fiorentino trecentesco, come i moderni dialetti italiani, trae a sua volta verosimilmente origine dal latino volgare (parlato dal popolo, volgo) parlato in età classica (e non direttamente dal latino illustre, che fu la lingua usata dai letterati dell'epoca). Mentre la lingua latina letteraria rimase cristallizzata, nel corso dei secoli la lingua parlata dalla plebe si trasformò, divenendo sempre più simile ai vari idiomi italiani attuali (e alle altre lingue romanze nel mondo romano fuori della penisola) e differenziandosi a seconda delle aree geografiche. Tra gli effetti comuni di questa mutazione si possono indicare per esempio la scomparsa dei casi e la nascita degli articoli. Per quanto riguarda gli articoli, il numerale latino unus, per esempio, che significava anche qualcuno, un tale divenne articolo indeterminativo (unus indeterminativo è usato anche da Ovidio nelle Metamorfosi); alcuni pronomi dimostrativi divennero articoli determinativi e nuovi dimostrativi vennero formati fondendo i vecchi ille e iste con eccu(m). Caddero inoltre le consonanti finali delle parole (es.: amat diventò ama). Gli storici della lingua etichettano le parlate che si svilupparono in questo modo in Italia durante il Medioevo come volgari italiani, al plurale, e non ancora lingua italiana. Le testimonianze disponibili mostrano infatti marcate differenze tra le parlate delle diverse zone mentre manca un comune modello volgare di riferimento. Il primo documento contenente un possibile esempio di volgare italiano è l'Indovinello veronese, rinvenuto da Schiapparelli nella Biblioteca Capitolare di Verona: è un testo vergato a mano sul bordo di un codice di origine spagnola tra la fine dell'VIII - inizio IX secolo d. C. Il primo documento sicuro di uso di un volgare italiano è invece un placito notarile, conservato nell'abbazia di Montecassino, proveniente dal territorio di Benevento e risalente al 960: è il cosiddetto Placito capuano, che in sostanza è una testimonianza giurata di un abitante circa una lite sui confini di proprietà tra la stessa abbazia di Montecassino ed un piccolo feudo vicino, il quale aveva ingiustamente occupato una parte del territorio dell'abbazia: Sao ko kelle terre per kelle fini que ki contene trenta anni le possette parte Sancti Benedicti. È una frase soltanto, che tuttavia per svariati motivi può essere considerata ormai volgare e non più latina: i casi (salvo il genitivo "Sancti Benedicti", che riprende la dizione del latino ecclesiastico) sono scomparsi, sono presenti la congiunzione "ko" (="che") e il dimostrativo "kelle" (="quelle"), morfologicamente il verbo "sao" (dal lat. "sapio") è prossimo alla forma italiana, etc. Questo documento è seguito a brevissima distanza da altri placiti provenienti dalla stessa area geografico-linguistica, il Placito di Sessa Aurunca e il Placito di Teano. Uno dei primi casi di diffusione sovraregionale della lingua è la poesia della scuola siciliana, scritta verosimilmente in volgare siciliano da numerosi poeti (non tutti siciliani) attivi prima della metà del Duecento nell'ambiente della corte imperiale. Alcuni tratti linguistici con questa origine vennero adottati anche dagli scrittori toscani delle generazioni successive si sono mantenuti per secoli nella lingua poetica italiana: dalle forme monottongate come core e loco ai condizionali in -ia (saria per sarebbe). Tuttavia l'assetto attuale della lingua è in sostanza quello del fiorentino trecentesco, ripulito dei tratti più marcatamente locali. Tra i numerosi tratti che l'italiano riprende dal fiorentino trecentesco, e che erano invece estranei a quasi tutti gli altri volgari italiani, si possono citare per esempio, a livello fonetico, cinque elementi individuati da Arrigo Castellani: i "dittonghi spontanei" ie e uo (piede e nuovo invece di pede e novo) l'anafonesi (tinca invece di tenca) la chiusura di e protonica (di invece di de) l'evoluzione del nesso latino -RI- in i invece che in r (febbraio invece di febbraro) il passaggio di ar atono a er (gambero invece di gambaro) Già dalla fine del Trecento la lingua parlata a Firenze si distacca però da questo modello, che successivamente viene codificato da letterati non fiorentini (a cominciare da Pietro Bembo) e usato come lingua comune per la scrittura in tutta Italia a partire dalla seconda metà del Cinquecento. Secondo una celebre definizione di Bruno Migliorini, "Se leggiamo una pagina di prosa, anche d'arte, degli ultimi anni del Quattrocento o dei primi del Cinquecento, ci è di solito abbastanza facile dire da quale regione proviene, mentre per un testo della fine del Cinquecento la cosa è assai malagevole"[3]. A partire da questo periodo gli storici della lingua parlano quindi ormai di lingua italiana in senso moderno, e non più di volgare fiorentino. Di fatto l'italiano è stato lingua di uso quotidiano per fasce molto ridotte della popolazione italiana fino alla seconda metà dell'Ottocento. In seguito, grandi fattori storici come l'unificazione politica o la Prima Guerra Mondiale hanno contribuito a rendere l'uso della lingua molto più comune. Nella seconda metà del Novecento la diffusione è stata particolarmente rapida anche grazie al fondamentale contributo della televisione. Esiste anche la lingue creole o creola . Anche se la lingua Latina e una lingua vulgata , i professori di latino l'anno modificata . L'italiano perfetto lo parlano i Toscani.
(Rispondi)
 
kremuzio
kremuzio il 06/10/09 alle 16:52 via WEB
Sì, certo, tutto scorre perfettamente riguardo le origini della lingua italiana, ma una cosa è la lingua parlata, ed un'altra quella scritta, per cui posso darti ragione fino alla terzultima riga di quanto hai correttamente scritto. Intendo dire che le regole ortografiche sono abbastanza regolari ed antiche. Ad esempio, prima dei segni d'interpunzione non ci vuole lo spazio, che è indispensabile dopo; poi l'hanno si scrive con l'acca ed "è" terza persona singolare dell'indicativo presente del verbo essere necessita dell'accento. Per questo non occorre conoscere il latino, ma solo aver studiato a scuola l'italiano... Naturalmente chi non ha l'italiano come lingua madre è scusatissimo, ci mancherebbe altro, ma sarebbe opportuno e consigliato, nel caso debba scrivere un cartello esposto al pubblico, che qualcuno lo corregga, prima. Ciao!
(Rispondi)
creola21
creola21 il 06/10/09 alle 17:26 via WEB
Capisco che l'hanno si scrive con l'h e' passabile , per chi sa leggere , è passabile.Non è passabile che un giornalista ha riportato un articolo su un giornale una cosa che non è vera. Anche i giornalisti possono sbagliare, non mi riferisco a lei? a coloro che 42 anni fa' una di quelle gaffe , se voleva questa persona lo spediva in galera . Chiudo qui la saluto con affetto C
(Rispondi)
 
kremuzio
kremuzio il 06/10/09 alle 17:37 via WEB
Beh sì, certo, ma il giornalista che sbaglia o vuole sbagliare è un altro paio di maniche. Come minimo è uno che non sa fare il suo lavoro, come massimo è uno che viene pagato per dire il falso. Contraccambio il saluto e l'affetto cara Creola!
(Rispondi)
splendida14
splendida14 il 09/10/09 alle 15:37 via WEB
Bello questo blog , e bella anche i discorsi fatti, ho notato , che un nick , non ricordo , vi a battezzato per bene a tutti , e avete tutti una cultura superiore alla mia .Siete tutti bravi a parlare, non avete i riflessi pronti . Altro che la peri frastica… Basterebbe l’uso corretto del congiuntivo e del condiziona le, che se sarei uno che andasse a scuola in questi giorni, partivo di testa adesso al prof che mi volesse imparare la lezione. Che poi se faceva protegge dalla polizia! Controlla la frase riportata da te se non vi sono errori sulla tua frase riportata da me
(Rispondi)
 
kremuzio
kremuzio il 09/10/09 alle 15:54 via WEB
Oddio che mal di testa... Non ho capito il fatto dei riflessi pronti, il che ti darebbe proprio ragione, non avendolo capito al volo. Anche la frase finale, perdonami, ma non ho capito cosa devo controllare...
(Rispondi)
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