Creato da Vasilissaskunk il 16/06/2008

ALIVE IN THE NIGHT

(foto di viaggioMIE)

 

 

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Stati DI AGItazioni ( scolopendre si diventa )

Post n°292 pubblicato il 17 Settembre 2019 da Vasilissaskunk

proprio mentre sembrava che io navigassi in acque comode e amiche ... beh mi trasformai da tinka a scolopendra ... capirete bene, dopo la sorpresa, quale sia stato il mio panico nel dover tentar come impresa di muovere tutte quelle gambine cercando di cordinarle in ipotetiche bracciate al fine di non affogare tra le onde dell'ansia ... volevo ugualmente nuotare pur essendo diventata un animale di terra ... non era nemmeno semplice muovere il corpo che ondeggiava sinuoso e capire quali fossero le braccia e quali le gambe in tutto quel zompettare ....

la terra non era poi così lontana, quando mi chiesi "Cosa rappresenta per me la terra? " non è certamente agio e sicurezza ...la terra sporca ed impolvera ... la terra .... perche poi avrei dovuta raggiungerla ...forse per quello stato d'ansia che percepivo nel mio ipotetico stomaco lungo tutto il mio essere ? forse perchè in quella forma non ero io nel mio ambiente naturale ... insomma di scolopendre nuotatrici non ne avevo mai sentito parlare ... ma essendo pur io parte della natura perchè non avrei dovuto non ambientarmi in questo ELEmento ....

Virare non fu poi così facile verso un nuovo orizzonte che si confondeva con cielo ...era più bello quell'ipotetico nulla azzurro ... e piano piano imparai a navigare aspettando una nuova forma in cui mutare ...

 

 
 
 
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ICH BIN EIN GOTTESANBETERIN

Piccole storie e riflessioni ed immagini bucoliche di viaggi di una piccola impiegatina aSburgica che all'occorenza puo anche diventare  ...

 

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(CXX DEL CANZONIERE CINIANO)

Signor, e’ non passò mai peregrino,
o ver d’altra manera viandante,
cogli occhi sì dolenti per cammino,
né così greve di pene cotante,
com’i’ passa’ per lo mont’Appennino,
ove pianger mi fece il bel sembiante,
le trecce biond’e ’l dolce sguardo fino
ch’Amor con l’una man mi pone avante;
e coll’altra nella [mia] mente pinge,
a simil di piacer sì bella foggia,
che l’anima guardando se n’estinge.
Questa dagli occhi mie’ men’ una pioggia,
che ’l valor tutto di mia vita stringe,
s’i’ non ritorno da la nostra loggia.

 

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CANZONIERE DI CINO DA PISTOIA

(CXII canto)
Oimè, lasso, quelle trezze bionde
da le quai riluciéno
d’aureo color li poggi d’ogni intorno;
oimè, la bella ciera e le dolci onde,
che nel cor mi fediéno,
di quei begli occhi, al ben segnato giorno;
oimè, ’l fresco ed adorno
e rilucente viso,
oimè, lo dolce riso
per lo qual si vedea la bianca neve
fra le rose vermiglie d’ogni tempo;
oimè, senza meve,
Morte, perché togliesti sì per tempo?
Oimè, caro diporto e bel contegno,
oimè, dolce accoglienza
ed accorto intelletto e cor pensato;
oimè, bell’umìle e bel disdegno,
che mi crescea la intenza
d’odiar lo vile ed amar l’alto stato;
oimè lo disio nato
de sì bell’abondanza,
oimè la speranza
ch’ogn’altra mi facea vedere a dietro
e lieve mi rendea d’amor lo peso,
spezzat’hai come vetro,
Morte, che vivo m’hai morto ed impeso.
Oimè, donna d’ogni vertù donna,
dea per cui d’ogni dea,
sì come volse Amor, feci rifiuto;
oimè, di che pietra qual colonna
in tutto il mondo avea
che fosse degna in aire farti aiuto?
E tu, vasel compiuto
di ben sopra natura,
per volta di ventura
condutta fosti suso gli aspri monti,
dove t’ha chiusa, oimè, fra duri sassi
la Morte, che due fonti
fatt’ha di lagrimar gli occhi miei lassi.
Oimè, Morte, fin che non ti scolpa
di me, almen per li tristi occhi miei,
se tua man non mi colpa,
finir non deggio di chiamar omei.

 

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