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VERBLUTEN UND GESCHLACHTET
Post n°381 pubblicato il 28 Settembre 2022 da Vasilissaskunk
VERBLUTEN UND GESCHLACHTET IN DER STILLE NACHT .... sento >>>L'orlo dell'esistenza traboccare dai confini della prigionia corporea... oltre i limiti lineari ... si cercano illusioni per sopportare meglio quelllo che la nostra mente denota come realtà .... Eppure, sento il limitedlla sopportazione tagliente segarmi la gola fino alla giugulare e il sangue caldo zampillare in un urlo feroce e liberatorio prender forma di rosse ali che si sbattono veloci verso boschi sperduti e fiumi impetuosi e li a picco si tuffano ...
Quando si capisce davvero che un limite è oltrePASSATO? Forse quando ci si aggrappa all'illusione e no si basta piu' a se... stupida io ... mi sono scarnificata a tal punto i sentimenti che ora vorrei solo correre per le le mie selve umorali urlando con la gola squarciata buttando fuori tutto ma dico tutto il sangue amaro che ho fermentato ... veloce come mai non sono stata capace di correre.... schiffegiandomi via dal viso queste copiose grandi lacrime così a disidratare questo dolore viscerale ... correndo fin tanto che il flusso si esaurirà
Ecco proprio così... ...una voce da lontano è il mio sogno che chiama e mi saluta ...mentre io affogo nell'oblio...
ZITTA E NUOTA ... ZITTA E CORRI ...dissanguata ed esacerbata AUFWIEDERSEHEN! Stirb nicht vor mir (Don't Die Before I Do) - YouTube Non morire prima di me !
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Piccole storie e riflessioni ed immagini bucoliche di viaggi di una piccola impiegatina aSburgica che all'occorenza puo anche diventare ...
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(CXX DEL CANZONIERE CINIANO)
o ver d’altra manera viandante,
cogli occhi sì dolenti per cammino,
né così greve di pene cotante,
com’i’ passa’ per lo mont’Appennino,
ove pianger mi fece il bel sembiante,
le trecce biond’e ’l dolce sguardo fino
ch’Amor con l’una man mi pone avante;
e coll’altra nella [mia] mente pinge,
a simil di piacer sì bella foggia,
che l’anima guardando se n’estinge.
Questa dagli occhi mie’ men’ una pioggia,
che ’l valor tutto di mia vita stringe,
s’i’ non ritorno da la nostra loggia.
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CANZONIERE DI CINO DA PISTOIA
(CXII canto)
Oimè, lasso, quelle trezze bionde
da le quai riluciéno
d’aureo color li poggi d’ogni intorno;
oimè, la bella ciera e le dolci onde,
che nel cor mi fediéno,
di quei begli occhi, al ben segnato giorno;
oimè, ’l fresco ed adorno
e rilucente viso,
oimè, lo dolce riso
per lo qual si vedea la bianca neve
fra le rose vermiglie d’ogni tempo;
oimè, senza meve,
Morte, perché togliesti sì per tempo?
Oimè, caro diporto e bel contegno,
oimè, dolce accoglienza
ed accorto intelletto e cor pensato;
oimè, bell’umìle e bel disdegno,
che mi crescea la intenza
d’odiar lo vile ed amar l’alto stato;
oimè lo disio nato
de sì bell’abondanza,
oimè la speranza
ch’ogn’altra mi facea vedere a dietro
e lieve mi rendea d’amor lo peso,
spezzat’hai come vetro,
Morte, che vivo m’hai morto ed impeso.
Oimè, donna d’ogni vertù donna,
dea per cui d’ogni dea,
sì come volse Amor, feci rifiuto;
oimè, di che pietra qual colonna
in tutto il mondo avea
che fosse degna in aire farti aiuto?
E tu, vasel compiuto
di ben sopra natura,
per volta di ventura
condutta fosti suso gli aspri monti,
dove t’ha chiusa, oimè, fra duri sassi
la Morte, che due fonti
fatt’ha di lagrimar gli occhi miei lassi.
Oimè, Morte, fin che non ti scolpa
di me, almen per li tristi occhi miei,
se tua man non mi colpa,
finir non deggio di chiamar omei.
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