Creato da Vasilissaskunk il 16/06/2008

ALIVE IN THE NIGHT

(foto di viaggioMIE)

 

 

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Der Soldat und die Bauerin

Post n°382 pubblicato il 19 Ottobre 2022 da Vasilissaskunk

 

Il soldato e la contadina ....

Capita a volte guardandosi allo specchio di ricordare un qualche cosa che non appartiene propriamente alla vita presente ...qualcosa che si intromette pungente  nel flusso della vita presente ... una sorta di ricordo di qualcosa che non è avvenuto oppure ...si ....

Una scelta ...quella di studiare il tedesco alle superiori ... un po' perchè da piccola era affascinata dai racconti di guerra dei nonni e dei suoi  genitori su questi tedescacci cattivi  "trinkeswein " ( che poi in lingua corretta vuol dire Ich trinke wein = io bevo vino) ... e percepiva già allora che dietro vi fosse qualcosa di piu' profondo....

Poi crebbe,  come ognuno, prigioniera nel flusso del tempo ...Der Tod ist stark, das Herz ist schwach... ABER ( Lamorte è forte , il cuore è debole ma ... ) ma oltre la morte rimase qualcosa ... per cui in quel momento definito di cui faceva parte la sua  singola vita ...queste due anime ...apparentemente in modo occasionale si incontrarono (nuovamente ) ad una fiera in Germania... un sorriso e gli occhi agganciarono in appiglio le anime a riconoscersi ...

Li per li non realizzarono il perché della forte attrazione .., erano giovani e sorridenti ... lei in terra straniera, cercava di esprimer sentimenti in un' idioma complicato ...e benchè pensasse di parer ai suoi orecchi assai buffa nel parlare  gli occhi suoi  continuavano a sorridere....

Poi il fiume della vita li porto'  via lontani  per anni e  per anse esistenziali diverse ... ma ogni volta che  il destino le consentiva di tornare in teutonica terra percepiva un profondo senso di malinconia nel non trovare li quel sorriso ad aspettarla... e se non si fossero mai piu' incontrati?  ...  ma si sa che tutto segue il flusso del tempo e tutto va come deve andare ...

Una notte un sogno o forse no ... lei era contadina .. una giovane ragazza toscana ... le era stato detto di  non uscire perché l'edificio principale del casale era stato occupato dia tedeschi, ne avevano fatto il comando operativo, d'altronde la posizione in cima al colle della sua casa era assai strategica e dominava tutta la città...era stata costretta insieme agli altri a vivere nella stalla ... quella sera però, complice l'aria fresca e profumata d'inizio estate e una luna immensa pareva vegliare sulle anime ... osò uscire ...che cosa mai sarebbe potuto accadere di  male  a nascondersi dietro ad un covone di fieno per osservare il grande astro  in tutta la sua maestosità? .... Ed è li che cap  ì di non essere sola inciampando in qualcuno sentì un acre odore  di tabacco e muschio ,,,non era sgradevole ...forti braccia la trattennero evitandole la caduta .... Era un soldato tedesco .. i suoi occhi dolci e azzurri parvero tuffarsi nei suoi scuri nocciola ... e tutto parve fermarsi perfetto nel momento ... labbra su labbra ad assaggiarsi

....    So perfekt ist der Moment, doch weiter läuft die Zeit

                                                                                              ....Il momento è così perfetto, ma il tempo continua a correre    ..... Aspetta un attimo, non sono ancora pronta

<<<SEGUE >>>>


 [SC1]

 

 

 
 
 
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Piccole storie e riflessioni ed immagini bucoliche di viaggi di una piccola impiegatina aSburgica che all'occorenza puo anche diventare  ...

 

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(CXX DEL CANZONIERE CINIANO)

Signor, e’ non passò mai peregrino,
o ver d’altra manera viandante,
cogli occhi sì dolenti per cammino,
né così greve di pene cotante,
com’i’ passa’ per lo mont’Appennino,
ove pianger mi fece il bel sembiante,
le trecce biond’e ’l dolce sguardo fino
ch’Amor con l’una man mi pone avante;
e coll’altra nella [mia] mente pinge,
a simil di piacer sì bella foggia,
che l’anima guardando se n’estinge.
Questa dagli occhi mie’ men’ una pioggia,
che ’l valor tutto di mia vita stringe,
s’i’ non ritorno da la nostra loggia.

 

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CANZONIERE DI CINO DA PISTOIA

(CXII canto)
Oimè, lasso, quelle trezze bionde
da le quai riluciéno
d’aureo color li poggi d’ogni intorno;
oimè, la bella ciera e le dolci onde,
che nel cor mi fediéno,
di quei begli occhi, al ben segnato giorno;
oimè, ’l fresco ed adorno
e rilucente viso,
oimè, lo dolce riso
per lo qual si vedea la bianca neve
fra le rose vermiglie d’ogni tempo;
oimè, senza meve,
Morte, perché togliesti sì per tempo?
Oimè, caro diporto e bel contegno,
oimè, dolce accoglienza
ed accorto intelletto e cor pensato;
oimè, bell’umìle e bel disdegno,
che mi crescea la intenza
d’odiar lo vile ed amar l’alto stato;
oimè lo disio nato
de sì bell’abondanza,
oimè la speranza
ch’ogn’altra mi facea vedere a dietro
e lieve mi rendea d’amor lo peso,
spezzat’hai come vetro,
Morte, che vivo m’hai morto ed impeso.
Oimè, donna d’ogni vertù donna,
dea per cui d’ogni dea,
sì come volse Amor, feci rifiuto;
oimè, di che pietra qual colonna
in tutto il mondo avea
che fosse degna in aire farti aiuto?
E tu, vasel compiuto
di ben sopra natura,
per volta di ventura
condutta fosti suso gli aspri monti,
dove t’ha chiusa, oimè, fra duri sassi
la Morte, che due fonti
fatt’ha di lagrimar gli occhi miei lassi.
Oimè, Morte, fin che non ti scolpa
di me, almen per li tristi occhi miei,
se tua man non mi colpa,
finir non deggio di chiamar omei.

 

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