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« Un messaggio di protestaFammi male »

Vi spiego perchè il 14 novembre ...

Post n°202 pubblicato il 12 Novembre 2008 da il_presidente77
 

Potrebbe essere normale chiedersi se abbia ancora senso manifestare il 14 novembre contro una presunta riforma dell'università (la mia idea personale è che sia una manovra finanziaria sull'università e non una riforma N.d.A.) a fronte del nuovo decreto di legge appena pubblicato in gazzetta ufficiale.
Premesso che considero il decreto del 10 novembre per certi versi innovativo e coraggioso nell'ambito italiano (tentare di immettere una valutazione di meritocrazia per la distribuzione dei fondi N.d.A.) e un primo passo per venire in contro alle problematiche che le recenti leggi sull'università aveva aperto, rimane il fatto che le norme lì contenute non cambiano nulla rispetto alla situazione precedente alla sua emanazione. Se proprio vogliamo essere buoni rendo solo leggermente più dolce gli effetti catastrofici della legge 133/2008. Infatti, tale legge programma fino al 2012 una serie di tagli progressivi al FFO (Fondo di Funzionamento Ordinario N.d.T.) raggiungendo la punta del 15% del FFO, tagli che porteranno non certo ad una riduzione degli sprechi, ma bensì ad un ridimensionamento sia dell'attività formativa sia di ricerca.
Il nuovo decreto legge non tocca minimamente questo punto aggiungendo, per esempio, fondi da dare in base alla valutazione degli enti, anzi i tanti sbandierati 500 milioni di euro, che tutti citano, da dare meritocraticamente sono fondi già previsti nel FFO e non aggiuntivi fondi per l'università.
Il secondo punto è quello del turnover, che nella nuova versione è un po' più dolce rispetto a quello prospettato nella legge 133/2008. In verità non è affatto una vittoria, anche se lasciare all'università il 50% dello stipendio rispetto al 20% è meglio che nulla. Infatti, affermare che il pensionamento di un professore ordinario porterà all'assunzione di due nuovi ricercatori è alquanto ottimistico, tabelle stipendiali alla mano, senza considerare che chi va in pensione potrebbe anche essere solamente un professore associato.
Altra considerazione che bisogna fare, ma che sul turnover è importante da fare è che il limite di spesa viene calcolato sul “personale a tempo indeterminato complessivamente cessato dal servizio nell'anno precedente”; questo significa che qualunque cessazione di servizio verrà trattata in modo uguale dal pensionamento, al trasferimento (anche trasferirsi ad un'altra università italiana implica una cessazione di attività N.d.T.), alla cessazione per decesso. Quindi bisogna sperare che a nessuno venga proposto un posto migliore di quello che ricopre oppure che gli capiti qualcosa, altrimenti potrebbe essere alquanto difficile sostituirlo, con tutti i problemi che potrebbe implicare avere persone in meno nell'ottica del rispetto sia dei requisiti minimi per l'università oppure di fornire specifici corsi.
Per capire la vera dimensione della vittoria di Pirro che rappresenta questo decreto se non succederò nell'altro, bisogna combinare gli effetti di questo decreto a quelli della legge 133/2008. Infatti, questo decreto fa si che le università che spendono più del 90% del FFO a loro assegnato in stipendi non possano effettuare alcun turnover (cosa che anche a prima vista sensata, è alquanto discutibile). Queste università “cattive” nella gestione finanziaria vengono punite impedendogli di “sperperare” risorse assumendo nuovo personale. Però i tagli al FFO hanno anche come effetto di creare sempre più università “cattive”: se nessuno va in pensione, ovviamente gli stipendi non diminuisco, ma diminuendo i fondi per il funzionamento la percentuale per gli stipendi inevitabilmente si alza e con un taglio del 15% nel 2012 ha come conseguenza che tutte le università italiane saranno inesorabilmente giudicate cattive impedendo qualunque turnover.
Non è una forzatura ma semplice verità affermare che gli effetti catastrofici dell'applicazione della legge 133/2008 permangono e che siano solo resi un po' più dolci agli occhi del pubblico. É normale quindi il 14 novembre manifestare il nostro dissenso, perché se fino a prima di questo decreto esistevano dei reali motivi per manifestare, tali motivi esistono tuttora. Inoltre bisogna ricordarsi che questo è un decreto legge che dovrà essere convertito in legge e che nulla vieta che il governo posso fare ulteriori passi avanti sia verso una vera e propria “abolizione” della legge 133/2008 sia verso la definizione di una vera riforma che migliori effettivamente il mondo universitario.
Disponibile anche su mfnoccupata

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Commenti al Post:
bluewillow
bluewillow il 13/11/08 alle 09:17 via WEB
A me sembra assurdo tagliare su univerità, scuola, ricerca, cioè sulla base indispensabile per un paese moderno. Proprio ieri ho letto un articolo in cui si parlava del fatto che il governo avesse speso 260.000 euro solo per comprare agendine personalizzate ai parlamentari: è questo genere di sprechi che dovrebbero tagliare, non i fondi per creare un futuro per il paese. Questa legge mi amareggia molto.
 
 
il_presidente77
il_presidente77 il 13/11/08 alle 11:32 via WEB
E' assurdo tagliare in certi settori; è ancora più assurdo tagliare in modo indiscriminato solo per fare cassa.
Già ci si lamenta sempre che i cervelli sono in fuga all'estero e forse si è trovato un nuovo efficace modo per non farli fuggire: non averli proprio.
 
 
LadyAileen
LadyAileen il 18/11/08 alle 22:16 via WEB
Sono d'accordo con voi.
 
   
il_presidente77
il_presidente77 il 19/11/08 alle 09:34 via WEB
:-)
 
quotidiana_mente
quotidiana_mente il 15/11/08 alle 16:18 via WEB
In Italia da anni non si investe in ricerca e questo qualsiasi colore abbia avuto il governo in carica. Si dovrebbe iniziare da lì e non tagliare i fondi alla ricerca. Che il mondo dell'università sia pieno di "parassiti", purtroppo è un dato di fatto. Sono in affitto in un appartamento che appartiene a due ricercatori (quarantenni) che da anni lavorano negli USA, a lei, un paio di anni fa, hanno proposto un posto alla Sapienza che, ovviamente, ha rifiutato perché, purtroppo, non c'è futuro in Italia per chi si dedica alla ricerca.
 
 
il_presidente77
il_presidente77 il 15/11/08 alle 21:07 via WEB
La protesta adesso è così forte solo, perchè la situazione è giunta ad un punto di non ritorno ovvero applicare questa legge significherebbe chiudere l'università pubblica (a discapito di quanlunque valutazione di merito). Non si tratta di destra o di sinistra si tratta che negli ultimi anni quando c'erano dei soldi da trovare si pigliavano dall'università (vedi autotrasportatori, Alitalia e adesso le banche, sol opercitare qualche caso recente).
Una vera riforma è aspicabile e chiesta da tanti (c'è chi dice da 15 anni), una vera riforma deve prevedere delle valutazioni serie della ricerca fatta per premiare effetivamente chi lavora al contrario degli altri.
Il mondo universitario è talmente vario che è impossibile fare una generalizzazione, ma non si può negare che come in tutte le strutture pubbliche c'è chi giochi sui regolamenti al fine di sfruttarli a proprio vantaggio.
Qaundo uno va all'estero è difficile che torni in Italia e se torna non è difficilemente per scelta lavorativa dato che se è bravo all'estero molti più i fondi a disposizione, e (siamo veniali) stipendi più alti.
Se si vuole fare una riforma seria, la si faccia; però bisogna essere consci che i politici che la proporranno andranno a toccare li orticelli non solo di tanti professori universitari a loro amici, ma anche di tanti loro amici politici. Forse è anche per questo che non la si fa? Boh, una cosa è certa: i professori universitari nelle camere parlamentari non sono certo assenti.
Facciamola questa riforma universitaria, perchè è necessaria, perchè siamo arrivati ad una situazione che politicamente deve essere fatta, però non diciamo che abbiamo fatto una riforma dell'università nel momento in cui questa è solo una manovra finanziaria senza veri contenuti aggiuntivi (tra l'altro rivolta anche a recuperare i soldi per l'esenzione dell'ICI)
 
odio_via_col_vento
odio_via_col_vento il 16/11/08 alle 11:05 via WEB
una analisi lucida e molto chiara anche per chi non è nel settore. grazie.
 
 
il_presidente77
il_presidente77 il 16/11/08 alle 16:19 via WEB
Ho cercato di essere meno tecnico possibile, pu nel rispetto di molte implicazioni giuridiche e di molte cose che non possono essere conosciute da chi non è all'interno del mondo dell'università e della ricerca. Poi visto che io sono dannatamente ottimista vedo questa (pessima) situazione attuale come una grande occasione per una vera e seria riforma; rimane il fatto che, per contrappasso, il rischio reale è l'affossamento del sistema universitario e della ricerca
 
Tapiroulant
Tapiroulant il 30/11/08 alle 14:26 via WEB
A me sembra che l'unico obiettivo per una "riforma" del genere sia invariabilmente il peggioramento complessivo della qualità dell'università pubblica e l'innalzamento invece di quella delle università private... Questa non è che una nuova tappa nel processo di progressiva privatizzazione dell'insegnamento. E ciò non mi dà gioia ;_;
 
 
il_presidente77
il_presidente77 il 30/11/08 alle 21:07 via WEB
Secondo me questo approccio nasca da una concezione che vede la voce università e ricerca come spesa e non come investimento è quindi ovvio che in questa concezione le spese vengano tagliata, ma è altresì ovvio che la premessa non è corretta
 
Tapiroulant
Tapiroulant il 01/12/08 alle 10:20 via WEB
Questo è ovvio XDDD
 
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