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Il grande ladro Tempo

Post n°147 pubblicato il 23 Novembre 2007 da il_presidente77
 
Tag: Vita

Dedicato a E.
che sostiene che so sempre
trovare il mio tempo

Guardo i miei libri ingialliti dai giorni. Quando vivi da solo, ogni cosa assume un proprio significato. Edizioni fuori stampa di libri esauriti dal piccolo valore economico. Nomi che per molti non hanno significato. Tanith Lee, Fritz Leiber, Jack Vance, Clifford Simak. Li vedo nascondere le belle copertine di Karel Thorle. A circondarli tutto il resto: edizioni recenti, bottiglie sigillate, carte e una casa con tutte le sue accezioni di significati.
Polvere. Polvere. Tra una pagina e l'altra si è stratificata come simbolo aggiuntivo dei giorni che passano. Un simbolo invisibile, banale, ripetitivo, monotono. Un simbolo molto futile, perché è semplice da eliminare, aspirare, respirare. Un simbolo con troppa gloria. La polvere sempre uguale a se stessa, immutabile come le immagini che diverse si  susseguono ogni mattino nello specchio. Simboli di un giorno che crede di poter ripetersi, di un lento scorrere che si crede inesorabile, inarrestabile.
Non sono le feste che perdiamo, non la monotonia della quotidianità, non la frenesia della società il vero pericolo. Non c'è nulla di veramente pericoloso, se non quello che siamo. Neppure il silenzio che può riempire la musica è veramente pericoloso. Siamo noi il pericolo. Siamo noi l'immagine imperfetta, asimmetrica, non il beffardo doppio che sta oltre lo specchio. Siamo noi l'ospite che non arriva, lo sconosciuto che viaggia senza documenti, il visitatore che non c'è. Siamo noi, sempre noi. Qualunque cosa diciamo, qualunque cosa facciamo, siamo noi. Siamo noi che abbiamo le verità e le menzogne.
E forse in una notte di lenta pioggia, dove il pub irlandese affacciandosi sulla strada di porfido grigio con il suo nome britannico si sente a proprio agio, ci possiamo definire fortunati a trovarci a spulciare delle pagine bianco candido ricercando fiori tra gli scritti di una pazza. È questa fortuna che forse ci rende non unici, non speciali, ma sicuramente vivi, più vivi di quello che crediamo.

Se E. passando legge queste righe, si ricordi che rivoglio il mio dvd di Fritz Lang e che mi deve ancora un invito a cena. Tempo o non tempo io non dimentico.

 
 
 
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