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Piccolo suonatore

Post n°151 pubblicato il 13 Dicembre 2007 da il_presidente77
 

"perché se non l’avessi scritto io qualcuno l’avrebbe
fatto al mio posto, e l’avrebbe fatto male"
Salvador Dalì in Prefazione a Volti Nascosti

Suona piano, lontano un piccolo Bach. É così piccolo, minuscolo, bianco e perfetto. Preciso in ogni suo singolo movimento. La sua musica giunge ancora un'ultima volta. Bisognerebbe ringraziare il vento che la trasporta, che la rende meno lontana, meno mortale. Presente. Tutto però sembra inutile, vacuo, fottutamente insensato. Non c'è tempo, speranza per lui. Crescere, diventare vecchio impossibile. Un condanna a essere piccolo, giovane, senza rughe, bambino per sempre. Una condanna a diventare foto ingiallita, ossa, cenere.
La musica continua sempre più piano, lontana, lontanissima ma incessante, inesorabile. La sento. Anch'io. Non è per me, ma il suo fruscio mi raggiunge. Lento, dolce, dolcissimo, ma non riesco a sopportarne il peso. É un armonia delicata ma dolorosissima. Non avrei voluto ascoltare. Non ha senso, necessità o almeno non si riesce a vederlo. Questa musica sembra distante, tenue, troppo tenue. La musica di un sorriso felice. La musica che solo un'anima nel vento avrebbe potuto cantare. Una musica che mai il tempo potrà rubare ai tuoi ricordi, al tuo cuore, alle tue viscere. Non è un addio, ma fa così maledettamente freddo.
Freddo, distanza, tempo concetti che le anime si ostinano a non capire.

 
 
 
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