J'ai plus de souvenirs que si j'avais mille ans. ( C. Baudelaire)
COME IERI
William Xerra
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"Tutti quelli che conosco
o sono morti o sono in galera.
Io voglio diventare un boss.
Voglio avere supermercati, negozi, fabbriche,
voglio avere donne.
Voglio tre macchine,
voglio che quando entro in un negozio
mi devono rispettare,
voglio avere magazzini in tutto il mondo.
E poi voglio morire.
Ma come muore uno vero,
uno che comanda veramente.
Voglio morire ammazzato"
Roberto Saviano riporta "crudelmente" in Gomorra. Viaggio nell'impero economico e nel sogno di dominio della camorra questa lettera di un bambino.
Il libro-reportage di Saviano è il caso letterario dell'anno, se di caso letterario si può parlare quando un libro racconta un tale brutale realtà quotidiana.
Saviano ha conquistato in pochi mesi 9 edizioni del suo libro, molti premi letterari e altrettante minaccie di morte, tanto che al Tg1 Umberto Eco ha fatto un appello per manifestare solidarietà nei suoi confronti e chiedere per lui protezione per le accuse di morte che ha ricevuto.
Non sono tanto i meccanismi della camorra che sono interconnessi con ogni attività che mi hanno scandalizzato (anche se ciò è di per sè scandoloso), ma il fatto che tali meccanismi sono entrati a essere una normale parte della vita quotidiana. Una parte talmente normale che essere camorrista è uno status quo normale, accettabile e desiderabile, tanto normale e desiderabile che entra addirittura nei sogni dei bambini.
Questo è il colpo al cuore che ho sentito e che continuo a sentire.
Segnalo, inoltre, un sito in chi è possibile firmare una lettera di solidarietà nei confronti di Roberto Saviano. Non è molto, forse solo un piccolo gesto, ma è qualcosa di doveroso (e concreto) nei confronti di un giornalista che ha avuto molto coraggio, che in un qualche modo scuote la nostra coscienza e la cui vita ora è resa quasi impossbile dalla camorra.
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