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History of my life.

Post n°19 pubblicato il 15 Giugno 2006 da il_presidente77
 

E' in questo modo che inizia la mia vita, in un modo non molto originale, con una menzogna. Con una falsa indicazione per la verità e un’altra totalmente inutile per felicità. In verità, non sono mai stato pronto a ricevere il sole in faccia e neppure sono stato sufficientemente sveglio da sfuggire ai venditori di soluzioni.
La cosa che in verità mi stupisce non è questo mio giocare con le parole di antica memoria, ma il fatto di non essermi mai perso. Infatti, il mio mondo non può dirsi così piccolo da visitarsi con pochi passi e da poter inseguire facilmente la linea del sole o la linea oscura. Se si aggiunge il fatto che lì i treni vanno al contrario rimane chiaro come anche scendere giù a bere lo scadente caffè del Curatore al Mocambo risulta essere molte volte un compito difficile. Come difficile mi risulta essere normale dato che in un certo senso l'essere normale è una cosa eccezionale, ma avevo capito comunque che non ero fatto per niente che potesse abbinarsi all'aggettivo eccezionale. Tutto il resto non importa o forse non importa troppo, se non mi s vuole rinfacciare tutti gli errori che come briciole di pane ho seminato lungo la mia storia come se idealmente volessi poi inseguirli per ritornare al punto di partenza e poi da lì non muovermi più.
Devo però ammettere che esiste forse solo un unico errore e questo è stato il mio unico grande errore. E cosi dicendo mi non riferisco al fatto di essere sempre stato uno che sognava di giorno e non solo di notte, perché ciò è una parte di quello che sono ed è una parte che non voglio, neppur potendo, cambiare. Mi riferisco, in verità, al fatto di non essermi mai fermato a riposare, a pensare, a guardare il mare in un giorno di tempesta; poco importava se ero nato in aperta pianura Padana dove la Via Emilia, che anche se non era po' più in là, ci divideva o ci includeva nel west.
Il mare con la sua dolcezza e la sua enorme tristezza forse quello mi è venuto veramente a mancare, mentre ero perso tra colline stracariche di grappoli di vino. Sì, l'essere cullato dal canto del mare è stata la cosa principale che mi avrebbe fatto piacere, che mi avrebbe aiutato, ma alla fine non sono mai stato perso in nessuna fredda terra straniera, mai perso in alcun momento.
Ecco è questa la parte di me che nessuno ha mai veramente visto e che veramente non capirebbe: quella che il vecchio socrate non avrebbe capito, quella che Freud avrebbe voluto analizzare, che Dalì avrebbe trovato interessante per un quadro, che però Groucho Marx avrebbe ignorato nel creare una sua battuta, che Hemingway non avrebbe descritto in una delle sue storie, che Newton non avrebbe immortalato nelle sue foto, su cui Sherlock Holmes non avrebbe indagato e su cui neppure io l'avrei fatto. Ecco è questa la parte di me che si cela dentro le parole e non dietro, che non le usa come scudo per nascondersi alla loro ombra, ma come forma per descriversi anche se solo se stessa.
E' quell'altra parte di me stesso che non voglio buttare via, che comunque vadano le cose mi dal coraggio di sorridere, di essere sempre me stesso. E' quell'altra parte di me stesso che sembra piangersi addosso oppure che sembra indistruttibile, quella che non si può capire, che non si può rinchiudere dentro fredde parole. E' quell'altra parte di me stesso che è forte e immutabile come un sorriso, irreale e importantissima come un sogno, strana e immutabile come un silenzio.
E' quella parte di me stesso per cui non posso essere classificato né rock né lento, per cui niente può essere lavato via da me.
In fondo la pioggia non serve solo agli agricoltori o agli innamorati per nascondere le lacrime, serve anche chi aspetta che le tre gocce restituiscano i sogni che nelle comuni notti passate hanno rubato a noi tutti gentiluomini di fortuna.
Nel frattempo aspettando che il mio lento amico vento porti quelle lontane nuvole verso di noi, starò qui ad ascoltare la voce del mare lontano e il suo profumo.


Ancora un ultima cosa: non essendoci alcun dubbio che io non voglio per il mio funerale un mulo che trasporti la mia bara, pretendo almeno la banda e che questa suoni con passione, e maestro mi permetta una sola richiesta: finisca di accompagnarmi con un vecchio fottuto blues.

--
Post Scriptum

Non pretendo che si capisca. Non è stato scritto perché si capisca. E' stato scritto e basta, forse in modo un po' artificiosa, ma alla fine è stato scritto.
Il risultato è andato oltre le mie aspettative, ma forse solamente perché il tutto risulta essere stato scritto solo per me.

 
Rispondi al commento:
lunisse
lunisse il 15/06/06 alle 21:39 via WEB
fantastico e profondo...adoro la pioggia che serve a me a te agli aggricoltori e agli innamorati, a baudalaire...adoro l'acqua che lava via un sacco di cose e il mare immenso...mi spiace ma lui ha scritto anche per me...tutti i suoi aforismi sono miei, hihihi e tutto ciò che ha scritto l'ha scritto per mee forse anche per te? un kiss lunisse
 
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