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Il giorno in cui Bob Dylan morì

Post n°32 pubblicato il 26 Luglio 2006 da il_presidente77
 

Il giorno in cui Bob Dylan morì io ero triste.
Bob c'era già prima di me e avevo creduto che ci sarebbe stato anche dopo.
Inconsciamente lo avevo creduto immortale.
In quel giorno tutti si ricordarano che il suo nome era Robert,
che aveva anche un secondo nome, che era del Minnesota,
che il suo vero cognome era Zimmerman e qualcuno anche che Thomas Dylan era stato un poeta.
In quel giorno nessuno mi chiese perché ero triste.
Io quel giorno ero triste per Robert e per Bob.
Guardavo quelle chitarre appoggiate al muro. Quelle due chitarre che io non avevo mai imparato a suonare.
Quelle due chitarre che Robert mi aveva regolato. Chiunque sa far suonare una chitarra - mi aveva detto sorridendo.
E io non avevo mai imparato a suonarle.
Robert l'uomo, Bob il cantante. Non avevo mai capito dove finiva il primo e dove iniziava il secondo.
Non l'avevo mai capito come uomo. Questa è una grande colpa, non il non saper far suonare una chitarra.
Tutti quel giorno si ricordarono le sue canzoni, le sue parole, i suoi accordi.
Quelli che non lo avevano mai ascoltato lo proposero come eroe musicale di due secoli.
Gli altri si misero a parlare, a stilare vuote classifiche.
E' meglio questo. No è meglio quest'altro - dicevano in continuazione.
Tutti a dire: Ora sta bussando alle porte del paradiso. Adesso Dio ha uno nuovo menestrello da ascoltare.
In quel giorno, mentre tutti ascoltavono le sue canzoni, io ero triste.
Io quel giorno pensavo a Robert, che mi aveva regalato il suo cappelo da cowboy.
Il cappello lo aveva tolto di fronte al Santo Padre, a me lo aveva regalato. Lo stesso cappello.
Sta meglio nel tuo armadio che sulla mia testa - mi aveva detto. Lo sapeva che io non portavo cappelli da cowboy.
Perché me lo avesse regalato e perché lo avesso tolto quel giorno non me lo aveva mai detto.
Non capivo tutti quei regali a me che non gli avevo mai donato nulla.
In quel giorno in cui tutti piangevano per Bob Dylan, io ero triste, ma non piangevo.
Guardavo le mie stanze mute e non riuscivo ad immaginarle in altro modo.
Anche le poesie di Thomas Dylan erano mute, sparse in qualche punto delle libreria.
Non le avrei lette. Non le avrei lette quel giorno.
Nel giorno in cui Bob Dylan morì, capiì che nè Bob nè Robert mi avevano abbandonato.
Solo in quel momento capiì l'uomo.
Solo in quel momento riusciì a dire:
"Grazie Bob, amico mio" e a piangere.

 
Rispondi al commento:
il_presidente77
il_presidente77 il 29/07/06 alle 17:05 via WEB
allora diciamo che le cose possono solo migliorare ciao
 
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