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delirio

una spirale

 

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L'INCANTESIMO DEL SANGUE(1-2)

Post n°80 pubblicato il 11 Gennaio 2012 da woodenship

L'aurora sarebbe arrivata troppo tardi per salvarlo dalla succhiatrice di ricordi.La linfa,avrebbe continuato a fluire da lui a lei.Fino a quando,facendosi l'ora di riporre il coperchio sulla tomba,non lo avesse condotto nel suo inferno.Ma questa non pareva ancora scoccata:specchiandosi in una vetrina,l'immagine sua la vedeva ancora,per quanto estranea,ostile,quasi.Pensò che gli specchi non riflettono i vampiri.Attratto dal riverbero sulla vernice lucida di una vettura,si distese sul cofano di questa per acchiapparlo.Fu lì che tornò l'uccello di tenebra:"Sei comodo?"Gracchiò una donna,tutta nera fino ai capelli,e solo il viso ceruleo a spezzare il continuum.Muovendosi con la rapidità di un topo,si fermò ad un palmo dal suo naso,emanando una flatulenza di carne marcia.E,siccome reggeva  un calice ricolmo, con mano guantata di nero,ne succhiò avida un lungo sorso.Ad un tratto lasciò perdere il liquido vermiglio.I canini brillarono,spuntando minacciosi dalla ferita ch'eran le labbra,anch'esse nere:"Sempre peggio..."osservò sconsolata"ti porto con me per aiutarmi e tu sei fatto come una scimmia,pinche gringo!"Scosse il capo esasperata.Lo tirò giù di forza dalla macchina e,quasi trascinandolo,lo portò dentro il locale da cui era ucita.
Lui provava solo paura.Lei gli disse di stare sveglio.Dovevano individuare un contatto.Lui non riusciva ad immaginare una treccia d'aglio o un crocefisso.Lei insisteva per ricordargli del loro contatto,una ragazza,Pilares, con informazioni per loro.Lui era terrorizzato:anche una pallottola d'argento o una spada,sarebbe bastato.Qualcuno venne loro incontro,dicendo qualcosa al suo riguardo.Forse che se lui l'avesse trovata,da gringo ubriacone,avrebbe dato meno nell'occhio.Non capì.Stava pensando che non doveva farsi tradire dall'emozione.Invece,come cacciatore,si rivelò una frana.Ed il pipistrello si nutrì ancora del suo sangue.Non sazia,continuava a sospingerlo in quel carnaio.Missione disperata,stava pensando la vampira:in queste condizioni non ci sarebbe riuscito mai.confuso ed attonito,come uno scolaretto,si lasciò condurre da una bolgia all'altra.Vagava al fianco di lei.Di colpo,quella che per lui era il vampiro,si fermò;sembrava aver trovato ciò che cercava.Mise mano nella saccoccia che portava alla cintola,traendone una bustina di stagnola.Gliela consegnò,dicendogli che adesso toccava a lui.Gli indicò un punto indefinito nella calca:non doveva perdersi:col contenuto della bustina avrebbe dovuto mantenersi lucido.Lei avrebbe vegliato.Pensò che ciò che gli veniva restituito,dei suoi globuli,era polvere.Pensò che lei era già svanita,mentre veniva travolto da centauri ed arpie che lo trascinarono in una salsa travolgente:"La cosecha de mujer nunca se acaba..."Urlava il cantante,tra grugniti di piacere delle masse umbratili,dimenantesi al canto che celebrava una raccolta di donne che non conosceva pause.Come non avevano sosta le sparizioni di donne e bambine in quella parte di mondo.
2)
In principio,non riusciva a distinguere il bersaglio in quel groviglio di corpi.Poi,abituandosi l'occhio,si avventurò in una zona stranamente quieta.Dei ballerini si stavano contorcendo a loro agio.Poco discosta ce n'era una che danzava come assorta,assorbita dal vuoto che la circondava.Si accomodò in maniera di poterla studiare.La capigliatura,lunga e selvaggia,agitata,oscurava le luci assorbendo i suoni.Pareva di sentirne il rapido pulsare del cuore;mentre con le membra disegnava movenze con grazia e sensualità animale.L'avrebbe voluta sul palmo della mano:una miniatura da ammirare da esperto modellista.Invece sul palmo ci mise la povere della vampira.Soffiò delicato in direzione di quella che doveva essere Pilares, il"contatto".Una nuvola di stelle squittenti soffocò ogni nota,impregnando l'aria con profumo acre.I fari cangianti ruotarono in modo vertiginoso,facendo impazzire le sagome sulla pista.L'atmosfera si fece frenetica di scintille.La danzatrice,distratta dal moto perpetuo,venne risucchiata dalle spirali emanate dagli occhi di lui.Gli venne incontro,strisciando e allungando la lingua di rettile,minacciosa e promettente.Lui si sentì penetrato,fino alle viscere,da un ribollire euforico di spilli brucianti.Allungò allora la mano.Lei leccò dalle dita,lasciva,i pochi grani superstiti di polvere magica.
Quando le pareti,curvandosi,restrinsero i vuoti enormi che ancora li separavano,risalì viscida e lenta lungo il braccio,arrivando alla bocca di lui:morse le labbra,prima di forzarle e risucchiarne ogni alito di vita.Avida,lo accolse tra le sue spire roventi,stritolandolo nel tessuto liquido del divano.Globi luccicanti di metalli preziosi tramontarono diverse volte,prima che loro apparissero in altra esistenza:stessi attori,stessi ruoli,ma spogli di ogni magia:lei era carne morta .Lui scosso da brividi,testimone smarrito,guardò le mani imbrattate di sangue.Si trovava nel bagno delle donne del locale,si rese conto.In ginocchio,come pregando,accanto ad un cadavere sconosciuto:sembrava la ballerina che ora stava galleggiando nel proprio sangue.Cocci di vetro emergevano aguzzi come scogli,brillando sinistri.Si alzò appoggiandosi al lavandino.Allo specchio rivide un'altra dimensione ancora:in un baluginare di follia,la creatura si apriva il varco nell'oscenità ossessiva che li divideva.Si chiese se fosse ancora lei,non più serpente flessuoso ed ipnotico:"Mi vedesse il mio ragazzo!"Ubriaca fradicia;con una bacchetta magica tracciava segni d'intorno.Girava e rigirava su se stessa:"Come mi sono fatta sbattere!"Cantilenava monotona.Scagliava a terra un bicchiere a frantumarsi con le illusioni:"Peggio di una cagna in calore!"Insisteva spezzando catene.Ancora un'onda perversa li stava per investire.
Si era alzato per andarle incontro,per portarla in salvo;afferrandola per i polsi,voleva dirle di non lasciarsi andare:potevano ancora farcela.Invece lei lo guardò disperata,comunicandogli dei mondi gelidi che l'attendevano,orbitando già nella sua mente.E di come fosse facile morire in quel luogo,in quella città,per una donna.Parve acquietarsi.Lo prese per mano,accompagnandolo tra le chiazze liquide e iridescenti di un'alcova,quella delle donne rapite,vendute,torturate ed uccise.Lo portò in fondo,molto in fondo,tra le molle tanto pressate da cigolare lamentose.Non appena lo scheletro del divano  tornò solido,rilassandosi,ed il getto dell'acqua del rubinetto del lavabo lo investì in pieno viso,si rese conto dell'incantesimo del sangue.E della vampira che gli stava chiedendo cosa fosse successo.E delle urla isteriche di alcune donne che parevano impazzite.(continua...)

 
Rispondi al commento:
woodenship
woodenship il 12/01/12 alle 20:20 via WEB
Il buon vecchio Dante riconosceva che fosse molto più difficile parlare del paradiso che dell'inferno.Infatti,Dante per visitare l'inferno descrive in modo razionale e puntiglioso il percorso.Persino del purgatorio da una dritta e indicazioni geografiche per arrivarci.Mentre per andare in paradiso si affida all'inspiegabilità del"transumanare"che non è esprimibile a parole.Perchè le parole sono umane e non all'altezza di trattare materia divina.Ma lui era legato e schiacciato da una visione ancora troppo trascendentale,mentre tu hai dalla tua una visione molto più laica e,quindi accessibile,per un percorso che conduca al paradiso e al paradisiaco.E siccome non mi ritengo altro che un onesto narratore,credo che tu abbia tutte le carte in regola per poterti esprimere alla grande in merito alle tue aspirazioni........... Per parte mia tifo per te con affetto. .............
 
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