delirio

Bellissimo"L'insostenibile leggerezza dell'essere",in esso ho letto pagine che ancora riecheggiano,a distanza di tanti anni,nella mia mente.La felicità,mi vien da dire,è come l'amore:una discussione senza fine,su un qualcosa che spesso ti da la sensazione di essere inafferrabile,irrangiungibile e che,d'improvviso,ti compare in tutta la sua tangibilità dagli effetti sconvolgenti.La felicità è come l'infelicità e,come l'amore sta all'odio,l'una sta all'altra.La saggezza aristotelica direbbe che la verità sta nel mezzo:potrebbe anche essere,di sicuro lo è,ma non per tutti. Mi piace molto quando dici:" L’infelicità è nelle diverse interpretazioni del senso delle cose." Perchè mi da la misura della soggettività e quindi dell'impossibilità di trovare un senso comune ed una medietà fonte di posatezza e pensiero savio...Forse bisognerebbe ricorrere alla metafora del canoista che discende le rapide in canoa:a momenti di pericolo,ci sono istanti di quiete,per poi riprecipitare nella corrente impetuosa.Alla fine ci sarà la felicità per lo scampato pericolo e la prova superata,giusto fino alla prossima discesa.E ognuno ha il suo modo di percepire la vita.E molti concepiscono la calma piatta di una palude come la vera felicità.Solo che io credo che la verità non tanto stia nel mezzo,bensì che sia negli estremi,ovvero nella necessità della sopravvivenza:necessitiamo sempre di nuovi stimoli,per tenere desti i sensi e sperimentare nuove strade.L'immobilismo e la stasi,sono infelicità.E' una questione di sopravvivenza..............Ricordi dall'insostenibile leggerezza dell'essere l'aneddoto su Behetoven: E' necessario,è proprio necessario? Un carissimo abbraccio ed un bacio più che necessario per ringraziarti per delle parole molto belle che forniscono un ampio contributo alla ns ricerca della felicità........Bacio felice e giubilo di carezze per una serata serena.........