delirio

Come non dirsi d'accordo con te,Amico mio?E' quel che mi chiedo spesso e volentieri:perchè dobbiamo considerare matrigna o considerarci figliastri?Certo,fa sempre piacere citare grandi pensatori e poeti,per rimarcare,sottolineare o ampliare discorsi e definizioni.Ma,alla fine,quel che ci resta a noi comuni mortali è un cielo silente più che mai,se non per tuoni e saette,o per rumori provocati da manufatti umani,e magari per versi di volatili noiosi come i piccioni.Ma dicevamo,perchè considerare la natura matrigna?In fondo non possiamo dirci suoi figli o figliastri:la natura può essere tutto e niente allo stesso tempo.Può essere un terremoto,un maremoto,una tempesta tropicale,una siccità,un'invasione di cavallette,una zampa che improvvisamente cede,un cuore che a un tratto dà l'addio.In pratica pare che la natura se ne freghi altissimamente di noi che tanto ci professiamo e gloriamo di farne parte.Anche perchè,alla prima occasione,basterà uno sbadiglio di mare per farci fuori a milioni.Allora che dire?Forse dovremmo imparare a guardare il mondo con occhi meno romantici,meno naturalistici ed imparare a fare guerra in tutti i modi a questa presenza ingombrante rappresentata innanzitutto da noi...Mi vien da ridere al solo pensare di quanto la natura sia caotica ed allo stesso tempo cinica,feroce e spietata:non vai bene per il progetto della sua sopravvivenza,non ci pensa un attimo a farti fuori,come è successo ai mastodonti del cretaceo ed affini... Oppure forse è possibile un'altra lettura:la natura non è matrigna e noi non siamo odiati figliastri.La natura è essenzialmente quella parte di universo che ha saputo ed è riuscita a farsi vivente:organismo che parte dai livelli più elementari come batteri e virus,per giungere a quelli più complessi come noi animali,le piante e chissà cosa ancora,ma che si possa definire anch'esso vivente.Quindi questa natura,diversa da ciò che noi in genere consideriamo con essa un tutt'uno,come tempeste,accidenti vari e maremoti.Qesti si potrebbero ascrivere a assaggi accidentali di sommovimenti dell'esistenza:ovvero una dialettica connaturata alla materia che trova la sua giustificazione e senso nella mutazione continua del paesaggio universale e nella sua evoluzione verso dimensioni di materia sempre più diffusa ed espansa,in una competizione con la materia oscura.Ma dicevamo di quella natura che tanto ci interessa,ovvero quella che pare averci dato modo di esistere,semplicemente nel passaggio tra materia animata e non animata.Un po' come quella vecchia fiaba molto diffusa nelle più disparate credenze e religioni.Quella che vuole l'uomo como il prodotto di un dio che,presa della creta,la modellò a sua immagine e somiglianza.Noi che siamo un po' più razionali,arriviamo a pensare che,con il tempo,e grazie alla formazione di acqua,in essa si possano essere scisse e riconsiderate formule chimiche che possano avere dato un inizio alle forme viventi primordiali.Quindi,a partire da questo momento,esiste una natura vivente ed una non vivente.Entrambe sembrano confrontarsi spesso in modo cieco:animali e piante quando vanno oltre ogni logica in questo contesto,vengono subito rimesse al loro posto da questa dinamica tra vivente e non vivente.Ad es.: se una data regione non potrà dare sostentamento a più di un certo numero di piante ed animali,ne verrà un disequilibrio che produrrà scompensi atti al riequilibrio sul luogo. Da quì mi viene in mente l'immagine di una natura,quella dei viventi,dotata di quella stessa rabbiosa pietà con cui una lupa uccide i propri piccoli,quando sente di non poterli mantenere.In fondo,ciò che adesso appare mostruoso come un incendio o un'eruzione domani ci mostrerà quanto possa essere stato salutare.Allora siamo solo carne da macello?Vien da pensare.Possibile che non si sia in grado di creare quell'habitat e stipulare quell'accordo di equilibrio con il mondo dei non viventi?...Penso che questa sia la scommessa che si gioca in ambito di specie e che,noi semplici e minuscole parti di questo organismo,stentiamo ad afferrare e fare nostro.Si è passati dalla convinzione che la natura meritasse rispetto e venerazione,alla convinzione che tutto fosse stato creato per noi,per la nostra bella faccia di individui poco meno che divini.Poi si è arrivati alla convinzione delle magnifiche sorti e progressive che ci sospingevano verso un futuro radioso.Ora ci si comincia a rendere conto che,se si vuole andare avanti,c'è necessità di creare un rapporto diverso con il mondo che ci circonda.Chissà se e tra quante generazioni si giungerà a realizzare un qualcosa che comprenda un perfeto equilibrio tra le diverse componenti del mondo:natura animata,inanimata e la dialettica in atto tra questi due aspetti.....E qua mi fermo anch'io amico mio,anche perchè mi sono perso,dovrò cercare di recuperarmi.Quindi per adesso ti abbraccio e ti saluto con grande affetto,rimandando ad altri momenti la nostra interessantissima chiacchierata..........Magica serata a te.........