delirio

Ho sempre pensato che,imparare a scrivere,fosse un po' come imparare a nuotare o a volare,oppure,alle volte,imparare a scavare come le talpe per vivere sotto terra,nutrendosi di radici.L'ebrezza che si prova,una volta che si è raggiunti un traguardo,è un'ebrezza che ripaga delle sofferenze e delle fatiche,delle amarezze e di tutte le incomprensioni:non importa se nessuno mai riconoscerà negli scritti qualcosa di più di un semplice sfogo.L'importante è che quelle parole disposte su un foglio,o su un monitor,alla fine abbiano quel tocco di magia che ci riporta su dimensioni altre,che ci fanno toccare confini di pensiero insospettabili,in primis come autori.Sono ripartito nel mio viaggio nel linguaggio,seguendo il sottile filo d'acqua che mi scorreva nelle vene in qualità di sangue:cosa che mi accomunava a parenti ed amici.Attraverso di questo filo ho provato a seguire i percorsi finali che portano al cambiamento di stato,alla morte, dell'individuo,sperando di catturare,di riuscire ad esprimere quei momenti che normalmente si dicono agonia e rantolo finale.La poesia è cosa strana assai,e questo non ho tardato a farlo mio:più si ha l'oggetto nel mirino,più lo si palesa nei discorsi,più questo tende a sfuggire,a farsi inafferrabile.E' un po' come dire che,più si parla in modo esplicito della morte, e più questa tende a sfuggirci nel suo vero significato profondo.Allora si fa presente la necessità di girarci attorno,di parlarne in altri termini,perchè così il soggetto,come rassicurato,più si presta ad aprirsi all'indagine.Dunque,se voglio parlare dell'amore,è necessario che ne parli nel modo più indiretto possibile,se voglio coglierne essenze ed esplorarne ambiti sconosciuti e sfuggevoli per non dire cavernosi.Così anche per la guerra:se voglio significare quali guasti e profondi mutamenti arreca all'animo umano,non posso parlarne direttamente,perchè la prima vittima della guerra non è tanto e solo il corpo,ma lo spirito di umanità che viene travolto e represso.In tutto questo la tecnica può aiutare ma non è sufficiente.Bisogna che ci sia alla radice il sentire,la necessità impellente e irresistibile di avventurarsi sul cammino,di intraprendere il viaggio delle parole e nelle parole.Solo la tecnica ci laurea poeti o scrittori,ma non ci fa ricercatori.Si può anche raggiungere risultati eccelsi,ma non ci permette di scoprire nuove dimensioni.E la vita è anzitutto un viaggio del corpo e della mente.Anche quando la sedentarietà è più che manifesta,la mente anche in modo inconscio viaggia inarrestabile.Ed è giusto che sia così:siamo nati per essere viaggiatori sempre e comunque,chi non l'ha compreso o rifiuta di comprenderlo,è perchè è molto indietro nel suo percorso.Pensa di essere fermo,mentre invece corre a velocità supersonica.E questo mi porta alla consapevolezza.Alla scrittura come via di consapevolezza... Insomma,meglio che mi fermi qua,altrimenti mi perdo in un dedalo...Trovo che sia davvero molto bello questo scambio di impressioni,bello e importante,perchè permette ad entrambi di esprimersi su qualcosa,la scrittura,che in genere causa molti fraintendimenti...Vedi,come dicevo da qualche parte:la poesia è tale perchè è l'occhio ed il cuore del lettore a renderla tale.E penso che tu abbia proprio quell'occhio e quel cuore,in grado,non solo di esprimere poesia,ma anche di riconoscerla...Cosa assai rara..........Grazie infinite a te di essere preziosa e splendida interlocutrice........Una magica serata con un abbraccio di stelle........