Creato da woodenship il 23/08/2010

delirio

una spirale

 

« haikuSibilo »

Abbandoni

Post n°211 pubblicato il 11 Aprile 2014 da woodenship

Padre mio che ti abbandoni tra presente e passato

odo fievole la tua voce uscire dal petto. E penso:

perchè l'impellenza delle ombre?

 

Batteri in sonno si era su nuvole di ghiaccio

sogni nel cosmo verso la meta danzando gravi

polline cosmico per nuovi inizi

diversa emanazione/ stesso il ceppo

il tuo/ padre mio dal remoto canto

arcana dannazione.

 

Senza resurrezione ma ben oltre la polvere

così mi abbandoni padre mio

crocefisso dal degrado della mente

corrugata la pelle/ assottigliate le carni

rimpicciolito negli arti

essere poi che non sa ma sente e mente.

 

Complesso organismo consapevole mi lasci

padre mio dall'infinito stanco:

artefice non credente d'infingimenti

artifizi che saziano paure e precarietà di crismi

non più eletti a fede/ mera passione

ginocchioni pel calvario dai vetri taglienti

che nemmeno l'altre generazioni a venire

lo faranno di tradire il ritorno alle stelle.

 

Così anch'io adesso mi abbandono/ padre mio

sfiancati d'artrosi i pensieri cartilaginei

sclerotizzate l'articolazioni e l'ossa

sebbene tanto l'affetto e l'amore filiale:

lacrime siamo gocce di sangue

dal mare della memoria esondanti.

 

In una posa di morte ci si abbandona

e più si appressa l'alterità dell'astro

vivente di noi abbandonati dagli anni.

 
Rispondi al commento:
woodenship
woodenship il 15/04/14 alle 22:13 via WEB
Premetto che nessuno potrà mai dire come si comporterà,arrivando al momento ultimo:c'è sempre quel tanto di imponderabile che fa sì che anche gli animi più indomiti si sentano piegare le ginocchia al momento ultimo.Detto questo,vorrei soltanto esprimerti quanto anch'io senta l'inquietudine per quel misterioso chiudersi degli occhi e irrigidirsi delle membra.E'difficile immaginarsi che lo specchio non rifletterà più la nostra immagine.E'difficile immaginare di non esserci più tra le cose tanto ben conosciute.Eppure sarà così.Nonostante da anni ci pensi e rifletta su questa nostra esistenza a scadenza irrinunciabile.Questa mia poesia nasce da delle considerazioni riguardo a quello che ritengo un percorso spirituale e filosofico che si delinea con l'avvento della primavera.Un percorso che,religiosamente parlando,prevede un passaggio dalla passione,alla morte ed alla resurrezione,per arrivare,laicamente,alla liberazione,al 25 aprile,festa tanto cara e fertile di significati e valenze sociali ed umane.Che il Cristo invocasse il padre,chiedendogli il motivo per cui l'avesse abbandonato,mi pare qualcosa di assai vicino all'invocazione di un figliolo abbandonato dal proprio padre.E che prima ne abbia vista la sofferenza ed il degrado farne strame.Impossibile non identificarsi in questa consequenzialità e quindi in quell'assenza di resurrezione,adombrata religiosamente a giustificare l'impossibilità per ogni umano di sottrarsi al tragico destino del disfacimento del corpo fisico.Molto più abbordabile,quindi il senso di liberazione che,già in vita si può avere dalla ricerca della libertà e di tutto ciò che ne consegue hic et nunc su questa terra.Questo per dire di come la meditazione laica non possa trascendere dal senso religioso,seppure approdando a considerazioni del tutto opposte a quelle religiose:la vita può non essere stata creata,bensì può essersi sviluppata a causa di procedimenti chimici,dovuti a repentini ed imprevedibili sommovimenti di portata universale.Ovvero un incidente,la vita come mero incidente nell'universo.Quindi qualcosa che a stento riesce a sopravvivere,proprio per la sua unicità casuale.Di conseguenza la morte cosa mai sarà se non il coronamento di una casualità?Però c'è un elemento in più:l'evoluzione.E' come se,un organismo di cui noi siamo parte,si fosse sviluppato a partire da tempi remoti,molto dopo l'iniziale incidente che ha permesso diverse reazioni chimiche singolari e rare,come il fondersi nelle molecole d'acqua di minerali ed altro.Cosa primaria per l'esistenza.Quindi dicevo la morte nostra,non finisce che per essere coronamento di questa casuale esistenza di questo essere di cui noi siamo parte e che,per sopravvivere ha necessità che noi muoriamo:profonda esigenza di rinnovamento.Ogni organismo si rafforza grazie alla morte ed al rinnovamneto conseguente.E'un fattore naturale e scientificamente provato.Intere regioni nelle quali si era notata una decadenza dal punto di vista della vegetazione e della fauna,periodicamente devastate da incendi,dopo dimostravano una effervescenza ed una vitalità rinnovata davvero stupefacenti.E fin qui è la ragione a seguire percorsi logici tesi a trovare giustificazioni al nostro vivere e morire.Però c'è un quid che sempre ci sfugge,anche perchè noi non ci rassegnamo:siamo pur sempre individui che mai si rassegnano e che quindi non amano abbandonarsi o essere abbandonati.O almeno cercano giustificazioni ed ulteriori significati al mondo che li circonda ed agli eventi che li investono.E' nell'ordine delle cose.Come è nelle cose ricercare tramite la poesia un linguaggio che permetta di entrare ecomprendere meccanismi psicologici che inducono a determinati atteggiamenti,piuttosto che ad altri...Ma adesso mi fermo,altrimenti fondo.Mi fermo abbracciandoti forte e ringraziandoti vivamente per il commento tanto sentito che mi ha dato modo di sproloquiare al riguardo di una materia tanto complessa,delicata e personale.Spero di essere riuscito ad essere minimamente chiaro,altrimenti ti autorizzo a bacchetarmi con rara ferocia sui malleoli.........Magica serata a te ed un caro bacio di luna............W........
 
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