Creato da woodenship il 23/08/2010

delirio

una spirale

 

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Ciò che non dicono

Si sa che non sono molto propenso a deviare dalla poesia per occuparmi di frivolezze e banalità. Però, anche qua, ci possono essere momenti in cui la misura si colma, ed allora non si riesce più a trattenere il rospo che si ingolfa nella gola e strozza.

Veniamo al dunque: mi è capitato di assistere alle performance di colui che, al momento, viene considerato l'uomo politico in ascesa, quel Salvini, leader della Lega che si ripromette di trasformare il suo partito e movimento in qualcosa dalla dimensione nazionale. Perchè ne parlo? E'politica, mi si dirà. E i politici sono tutti uguali. E'vero. Ma ci sono cose che travalicano la pura e semplice politica. Per quanto mi riguarda sono sempre stato abituato a pensare che la politica fosse l'arte del possibile, ovvero del compromesso al livello più alto, in modo di contribuire allo sviluppo di una società sempre più inclusiva, ed avanzata dal punto di vista dei diritti umani e di cittadinanza.

Ma evidentemente per certi individui non è così. E dunque si danno da fare per sviluppare la propria azione politica, non nel campo dell'inclusione e dei diritti, bensì nel giocare su tutto ciò che può dividere e dunque emarginare.

A molti non sarà sfuggita la strumentalità della visita del suddetto Salvini al campo rom di qualche settimana addietro: cosa si aspettava di ricevere, dopo avere sparso tanto letame e odio su una etnia che, già di suo, non fa nulla per guadagnarsi simpatie? Quindi quel gesto è apparso come minimo provocatorio e studiato dal punto di vista politico: io ti provoco, tu reagisci. Ed io ti addito come violento e intollerante. Mentre io passo per politico attento e non violento che rivendica solo diritti per i bistrattati italiani, tanto tiranneggiati dai rom brutti sporchi e cattivi. Come ho potuto constatare dalle foto di tanti bloggers che si sono lanciati appresso all'eroico leader nella campagna contro i pericolosissimi rom che ci assediano nelle nostre pulite, ordinate e tranquille città.

Passando ai rom, il sottoscritto non è certo uno che può dire di amarli in tutta coscienza. Il primo ricordo che ne ho è quello di un carretto tirato da un mulo carico di masserizie e pentole di rame che si accampò alla periferia del paese in un periodo sperduto della mia giovinezza: donne scarmigliate e con costumi sgargianti,uomini malconci negli abiti e bambini vocianti, sporchi e invadenti di strepiti. A questo primo ricordo se ne è associato poi un altro: su un mezzo pubblico in pieno centro, tre rom poco più che bambini. Uno, un ragazzino magro come un giunco che guardava una bambina sua amica con occhi innamorati ed ad un tratto cominciava a cantare con una voce meravigliosa una melodia struggente nella propria lingua. Altra immagine è quella di una stazione della metropolitane, in altra vita ancora, in cui una decina di ragazzi rom che infestava il mezzanino studiando i passanti frettolosi che uscivano dalla metro per avviarsi all'uscita. I ragazzi spiavano come predatori, cercando di comprendere quelle che avrebbero potuto essere delle prede possibili. Debbo ammettere che la scena era da far tremare le vene ai polsi. Anche ad uno come me abituato a scenari di guerra e ben più inquietanti. Però erano i giorni in cui era di moda la tolleranza zero. E la mia inquietudine nasceva dal fatto che non capivo come mai, se avevano dichiarato la tolleranza zero nei confronti dei rom e avevano devastato i campi abusivi nei pressi della città, cosa ci facessero ancora lì quei ragazzi affamati di vittime di taccheggio. Poi capii: semplicemente la tolleranza zero spostava i termini del problema; da sotto casa, li si spostava di forza nelle periferie più lontane. Dunque il problema non veniva risolto. Si dava idea alla cittadinanza di un ordine fittizio e tanto doveva bastare.

Arrivando al dunque: la problematica alla quale riconduce l'esistenza del popolo rom, è vecchia a dir poco di una decina di secoli, ovvero da quando la quasi totalità dei popoli nomadi che invasero il territorio dell'impero romano, decisero di stabilirvisi e di crearsi un proprio habitat. I rom, no, proseguirono il loro nomadismo imperterrito e teso a disconoscere confini di stati e staterelli. Fin dal medioevo costituirono un grave problema per l'ordine pubblico e per la sicurezza. Ai tempi era ancora più sentito il problema della sicurezza, data la violenza e la aleatorietà del diritto.Tanto che, il popolo rom, veniva considerato portatore delle peggiori infamie e miserie. Anche se poi tornava utile, perchè dedito a commerci di villaggio in città. Cosa allora molto poco praticata, perchè le strade erano per nulla sicure.

Dopo il medioevo, ci provarono in molti a risolvere questa"piaga" rappresentata da un popolo di indisciplinati, anarchici, violenti, dediti  a traffici loschi e poco puliti e a spettacoli e rappresentazioni teatrali, molto spesso poco rispettosi dell'ordine costituito. A ciò va ricordato che anche Shackespeare, probabilmente faceva parte di questa categoria invisa di teatranti, rom e musici che, nell'Europa di allora, si aggirava di città in villaggi.

Ci provò persino Filippo II di Spagna a sbarazzarsene, per quanto risultavano molesti, emanando un editto e cacciandoli via assieme a moriscos ed ebrei dalla Spagna di allora. Ci provarono i molteplici signorotti di allora, in mezza europa, a cacciarli con pogrom, incendi, massacri e persecuzioni. Molto spesso giustificati esclusivamente dalla necessità di trovare capri espiatori, nei periodi di carestia e povertà che le vessazioni nobiliari arrecavano alle popolazioni. Ma anche perchè, diciamolo: il nomadismo si regge pure sul furto, sullo schiavismo, e sui traffici più biechi. Così è pure tra i tuareg o i beduini del Sahara o del deserto del Negev. Solo che non tutti i Rom, come non tutti i tuareg, come nemmeno tutti i beduini, sono dediti al furto o a traffici indicibili. Ma a chi scatena campagne contro di loro nulla interessa di fare distinzioni: è più comodo fare di tutta l'erba un fascio. E' così per tutti i popoli: gli italiani sono mafiosi, i tedeschi sono autoritari, i francesi tutti dongiovanni con la puzza sotto il naso...Persino Hitler ci provò a risolvere la faccenda, mandandone svariate decine di migliaia di rom nei forni crematori. Ma, come si può ben vedere, nessuno di costoro riuscì a risolvere il problema dei rom in Europa. Ora arriva Salvini, barbuto ed incravattato di verde, con il petto villoso, a richiamare alla mente il duce, a dirci che lui sa come fare per liberarci dall'ingombrante presenza. Però non lo dice. Si limita a dire basta con i rom. Però non dice dove mandarli. E' come i tanti bloggers che fanno post contro i rom, per evidenziarne la criminogena natura e la sfaticataggine congenita. E soprattutto l'ambiente degradato in cui"amano" vivere e riprodursi: che schifosi, sembrano dire, ergendosi a giudici disgustati, come si fa ad essere definiti umani e poi vivere in queste condizioni?... Luiridi, infestati di pantegane, dediti al furto, alla grassazione, all'elemosina, tutti sporchi e puzzolenti, con torme di bambini che sono delle piccole pesti irrispettose... Chi potrebbe anche e solo smozzicare una parola di comprensione se non un buonista dal pelo sullo stomaco, per nulla disponibile ad ospitarli sotto casa propria?

Ecco, è proprio nei confronti dei salvini e di tutti i loro sostenitori che mi viene da dire: se ci avete una soluzione ragionevole ditelo pure e davvero: volete bruciarli tutti? Ditelo pure, se ne potrà parlare. Li volete spedire dove solo voi sapete? Ditelo, se ne può sempre parlare. però non ci si può limitare a sollevare, il problema secolare, per semplicemente dire che è ora di dire basta. Basta a che cosa? E' un problema secolare. Non ci si può imbrogliare facendocelo sembrare qualcosa di dovuto al troppo buonismo, poichè viene da pensare allo speculare cattivismo. Anche questo è una cosa assai negativa. Come ci insegna ciò che sta accadendo a Roma: chi praticava la tolleranza zero ed aizzava i cittadini delle periferie a farsi giustizia da sè, ora salta fuori che era manovalanza di personaggi che si accordavano per spartirsi la torta degli aiuti e delle elemosine pubbliche per rom e rifugiuati... C'è qualcosa di peggio di un simile schifo? Giovanotti con passamontagna che lanciano molotov, che terrorizzano, per combattere contro il degrado portato dagli immigrati e dai rom. E invece che, alla fine, si arricchiuscono e guadagnano visibilità politica anche grazie agli aiuti di stato proprio per quei poveri diavoli. Come chiamare ciò se non CATTIVISMO? Fino ad ora ci si era abituati a sputare sul buonismo. Adesso sul CATTIVISMO che si potrà dire?...

Dunque, tornando alle anime belle che sembrano avere scoperto adesso il problema dei rom e si accaniscono a latrare da giornali, tv e blog, del pericolo rappresentato da questo popolo, come se fosse una loro scoperta del momento. Dunque di una intuizione dei reali bisogni della popolazione italiana. Ad essi vorrei dire che fanno la scoperta dell'acqua calda, che già in film come"Il tempo dei gitani", veniva affrontata la tematica del popolo rom senza benevolenza o romanticheria buonistica d'accatto: alla fine sono esseri umani pure loro, con tutte le pecche e con una sola nota distintiva e che è quella di una difficoltà atavica nel rendersi sedentari e dunque nello smettere con il nomadismo. Cosa che, prima o poi, con il restringersi progressivo delle frontiere s'è fatto vieppiù fuori dalla realtà storica.

Ed in ultimo mi sorge spontaneo chiedermi: perchè questo rispolverare di una tematica secolare, pur sapendo di non avere ricette adeguate? Forse perchè è un buon argomento sempre valido, per canalizzare odio verso i capri espiatori di sempre, e così facendo guadagnarsi la cosiddetta "cadrega"? Non sono lontani i tempi di Roma ladrona, quando si indicava in Roma la matrice di tutti i peccati, tranne poi, nel chiuso delle stanze, praticare la corruzione, il nepotismo e quant'altro di poco edificante. Certo che li ricordo ancora le mutande verdi del leghista Cota, ex presidente della regione Piemonte, comprate con soldi pubblici dei finanziamenti.

Ma, come dicevo all'inizio, anche questo ci sta. Non ci sta sfruttare la vita degli altri, fossero rom, piuttosto che disabili o rifugiati per non dire clandestini, allo scopo di farsi una carriera politica. Allora che si limitasse a proporre delle soluzioni VERE E REALISTICHE, quelle che ci permetterebbero di uscire dalla crisi. E solo allora, quando avrà dismesso questa divisa di CATTIVISMO d'ordinanza BECERA E POPULISTICA, che forse si potrà pensare se votarlo o meno.

Per adesso mi rimane solo tanto disgusto e rabbia: non si può farsi imprenditori dell'odio, andando a sfruttare piaghe già tanto dolorose e ,storicamente profonde, come il rapporto tra nomadismo e stanzialità.

 Perdonate il profluvio, ma insisto che il mio non vuole essere un intervento politico, bensì umanitario, contro la piega orrenda che sta prendendo la politica di questo paese: non si può, non dovrebbe essere consentito di guadagnare notorietà a spese

di ESSERI UMANI, di qualsiasi cosa possano essere accusati e ritenuti responsabili. Per adesso, siamo ancora in regime di legalità, per quanto e quale significato si possa ancora attribuire a questa parola, dunque dovrebbe prevalere anche per costoro il principio di innocenza fino ad un'eventuale e definitiva condanna..Un abbraccio ed un caro saluto

..................................................W.....................................

 

 

 
Rispondi al commento:
swala_simba
swala_simba il 11/12/14 alle 17:30 via WEB
L’ho già scritto da qualche parte molto tempo fa, ma mi piace raccontarlo anche a te perché un mondo migliore è sempre possibile..
Era il giugno 2007 e dal campo di via Triboniano, a Milano, dove si erano rifugiate, venivano sgombrate - come si fa con le robe vecchie in soffitta - famiglie Rom romene. Vi erano molte "Autorità", presso il campo: dirigenti delle Forze dell'Ordine, assessori, funzionari pubblici, assistenti sociali, sacerdoti. Vi erano bambini in fasce deposti al suolo dai genitori stremati, ragazzini di 6 o 7 anni feriti durante le operazioni di evacuazione, donne incinte sedute per terra…
Gli attivisti di EveryOne erano presenti e si prodigavano per portare soccorso umanitario e tentare una mediazione con le autorità milanesi.
A un certo punto Jasmine, una giovane romni, si voltava, alzava le mani al cielo, si poneva di fronte ai poliziotti armati e gridava: "Siamo esseri umani e non abbiamoun posto dove andare! Dio ha Creato Il Mondo per tutti, non da solo per i ricchi! ".
Jasmine aveva un sogno: possedere un pezzo di terra, in Romania o in Italia, su cui costruire una fattoria.
Jasmine chiamò Romasia il progetto di un luogo in cui famiglie Rom con tradizioni simili potessero vivere insieme, crescere i loro bambini e mandarli a studiare nelle scuole locali, mantenendo vive le antiche usanze e tradizioni. Agricoltura e allevamento biologici sarebbero stati la base di partenza per il loro sostentamento.
Il Gruppo EveryOne ha fatto proprio il sogno di Jasmine e lo ha presentato ad alcuni Comuni italiani.
Il progetto prevede l'acquisto di terreni agricoli o il riattamento di case coloniche dismesse, in cui realizzare comunità di lavoro, composte da famiglie Rom affini fra di loro.
Alla presentazione del progetto lodi sperticate, però all'approvazione verbale, non hanno mai fatto seguito i fatti: niente "Fattorie biologiche", ma ingenti risorse investite in sgomberi, espulsioni, creazione di "Zigeunerlager" – o come li vogliamo chiamare certi campi gentilmente “concessi”? -
In Italia la "questione Rom" è uno dei cavalli di battaglia della politica odierna, che presenta da anni al popolo italiano, attraverso una poderosa campagna mediatica, i Rom e i migranti come il più grave "problema" del nostro paese, evitando di puntare l'indice contro i problemi reali: le mafie, la corruzione, gli sprechi, i favoritismi, gli interessi particolari che prevalgono sul bene comune. Visto che l’Italia non recepiva, il sogno di Jasmine è stato portato all'Unione Europea, spiegando che solo se si parte da progetti concreti, capaci di annullare gli effetti della discriminazione e dell'esclusione, si può sperare di aprire la società europea all'accoglienza di Rom, Sinti e di altre etnie di minoranza.
L'Unione Europea si è dichiarata non ancora pronta a seguire le fasi dei progetti di crescita, per ora si sarebbe limitata a produrre documenti (direttive, risoluzioni e rapporti) e stanziare fondi ora per questa ora per quella associazione.
Che fare? Si ricorre alle proprie forze!!!!
Così il sogno di Romasia si è realizzato ad Arad, in Romania; un altro pezzo di terra è stato acquistato a Costanza, sempre in Romania, grazie ad una famiglia Rom (i Ciuraru), al Gruppo EveryOne e a volontari dei diritti umani.
Il primo fazzoletto di Romasia è nato ufficialmente il 27 gennaio 2010, Giorno della Memoria dell'Olocausto.
Dal grido forte e fiero di Jasmine è nato il simbolo di un mondo nuovo, il segnale di una società non più distruttiva e intollerante, ma costruttiva e solidale, malgrado mafia e politici corrotti.
Grazie, amico mio, per questo post. Grazie davvero e di cuore.
 
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