delirio

Ora che ho finito l’immersione in Pasolini, come naturale omaggio al suo ricordo, ho capito perché leggendo i tuoi versi ho pensato a lui.
Ho riguardato con vera devozione i suoi cortometraggi che danno forte l’idea che lui ha del cinema: un’arte capace non solo di raccontare storie, ma anche di scuotere e di far pensare.
Ho rivisto il suo Appunti per un' Orestiade africana ambientato in un’Africa post coloniale che solo i suoi occhi potevano vedere con tanta intensità.
Scorrono le immagini in bianco e nero girate in Tanzania, Uganda e Tanganika e tratteggiano storie, volti, situazioni, emozioni di uomini e donne all'interno dei loro villaggi di paglia e fango come per le strade enormi e deserte delle città.
E non c’è conclusione, in questi Appunti, come mai nei tuoi poemi: la conclusione è sospesa.
Sospesa come lo spirito del contadino africano che zappa sotto il sole, nelle immagini finali; nel suo lavoro, nella sua lentezza, nella sua pazienza senza retorica…
Io credo che proprio questo segni la differenza tra un'opera di alto valore sociale e un'altra: porre domande, aprire fronti di provocazione e lasciare a ciascun lettore o spettatore il compito di cercare risposte mentre lenta germina la vera domanda: - ci sarà anche un’altra visione delle cose? -