Creato da woodenship il 23/08/2010

delirio

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Fine ricreazione

Post n°558 pubblicato il 08 Giugno 2020 da woodenship
 

Sento come se la ricreazione stia per finire.

E, nemmeno essendo ancora così vecchio

sia di già arrivata l'ora di rientrare in lui.

Lo sento che quasi mi pare di averci,

al mattino nel lavarmi la faccia, le sue braccia

in quel movimento che getta l'acqua sul viso

: così: a palmi di mani congiunti ad incavo.

E pure lo stesso sibilo pronunciato di sterno

dagli anni, scoccati a freccia, di tra le ciglia rade

sul grande bersaglio riflesso allo specchio.

Ma non si creda che, come dovuto, rientri

a fine ricreazione nella sua testa,

piuttosto mi sento assorbito nei suoi lombi

prigioniero rassegnato in un corpo non mio.

Se i corpi possono anche dirsi parenti lungi da scherno

sì che un DNA non rinneghi l'altro, la mente no:

estranea deambula nello sconcerto, foranea

accennando ripulse generazionali e non solo.

Del resto, come riconoscersi parenti,

se alieni si è a mente come figli mai nati?

Quando poi, finita ricreazione, si fa luce:

la risposta alla domanda sta in quelle grinze di pelle

a guisa di cicatrici sullo scroto paterno.

Consapevolezza corrugata d'aver vissuto risuona

tra sconosciuti che, solo alla fine, si sono conosciuti. 

Si che, supino, stringendo forte un pugno di terra,

con la campanella che mi sta risucchiando

per come insiste, tra gli steli campanula

dal vento scossa e riscossa, sento l'umido

ed il freddo che, un giorno, mi avrà ristretto in lui

come un sogno che l'abbia accompagnato in vita

già morto, perchè in definitiva figlio mai nato.

 

 
Rispondi al commento:
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 15/06/20 alle 02:54 via WEB
Conosco quella sensazione e personalmente è un argomento sul quale ho costruito buona parte (o probabilmente proprio la gran parte) di ogni mia indagine interiore. L'età difatti non c'entra, può accadere di non ritrovarsi nella propria immagine allo specchio da bambini, nel periodo della adolescenza e da adulti. E sinceramente credo sia una condizione familiare a tutti, un po’perché come suggeriva la scrivana lo specchio è un grande mentitore – ricordiamo soltanto Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò di Lewis Carrol – ed un po’ perché è decisamente complicato anche solo mantenere un equilibrio tra l’attività percettiva con tutto il suo mondo al seguito e quella visiva, senza sovrapporle in modo scriteriato e senza farle divergere troppo. Uscire dalla propria mente per guardare l'involucro che la contiene - e la vorrebbe rappresentare, portandola nel mondo in una forma visibile - pensando che non ci sia una soluzione di continuità tra il soggetto pensante e il soggetto/oggetto guardato, il dentro e il fuori, non è un lavoro così lieve. O, almeno, non lo è per chiunque si soffermi a pensare al significato di identità, e questo senza neppure dover scomodare il vero e proprio disturbo di depersonalizzazione/derealizzazione o il dismorfismo psicologico. Penso che sia semplicemente umana la percezione - più o meno ricorrente - di scollegamento dal proprio corpo o dai propri processi mentali, come se si stesse osservando dall'esterno quel nostro golem che sembra poter assumere in alcune circostanze un’identità autonoma e a se stante. Se ne è scritto e se ne potrebbe scrivere ancora all'infinito su questo argomento, saggi filosofici, trattati clinici, romanzi, novelle, opere teatrali, film e miti hanno cercato di estinguere l'interesse verso questo processo, tentando di spiegarlo, sviscerarlo, legittimarlo, sublimarlo (pensiamo a Dorian Grey, al Gobbo di Notre Dame, a Narciso, La Bella e la Bestia... e mi vengono anche in mente le parole di Agrado nel film Tutto su mia madre “ perché una persona è più autentica, quanto più somiglia all'idea che ha sognato di se stessa”) ma penso che sia uno fra i quesiti che ancora per un po' non ci daranno tregua. Almeno fino a quando non si troverà il modo di allineare corpo e mente. E non credo che la strada perché questo possa accadere parta dal corpo. Sinceramente credo che sia un cambiamento che parta più dall’interno e che sia più facile che il fuori si allinei al dentro che non il contrario, se non altro perché se l’interno non si allinea a quella immagine che abbiamo sognato di noi stessi, difficilmente il fuori resisterà a lungo nella bugia…
 
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