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delirio

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Il volo è come una ciliegia*

Post n°585 pubblicato il 14 Dicembre 2020 da woodenship
 

 Il volo può esser dolce

ciliegia di cui non esser sazi

già che la gravità si sfida


... e io ho ancora un solo passo

a poco dall'abisso

che insiste al gusto amaro.

 

Flemma:

se ciliegia non è un passo

un passo non può dirsi volo.

 

Dilemma:

come volare oltre l' abisso

se si ha appena un passo?

 

Occorrono ali per volare.

Flemma:

 pure un cuore che non tema l'abisso.

 

*11/09/2013 rivista

 
Rispondi al commento:
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 20/12/20 alle 10:30 via WEB
In tutte le situazioni 'limite' così definite forse per la prima volta da Jaspers, emergono inevitabilmente i nostri demoni ancestrali. Il volo, con la sua possibilità di estrema libertà, per quanto sia un piacere che ci seduce irrefrenabilmente rendendoci incapaci di non proseguire, un po' come accade (e giustamente ce lo mostri tu) quando si fanno inconsapevoli razzie di ciliegie senza soluzione di continuità, al contempo è anche concatenato alla paura panica, o meglio, all'angoscia dell'abisso. Perché il volo libero (ma anche la paura lo fa...) alimenta e dilata l’illusione, ottundendo e restringendo la mente. Cerchiamo l'estrema libertà per poter respirare, vivere ed esprimerci dal momento che senza libertà non c'è esistenza, allo stesso modo, però, sappiamo che non c'è libertà senza superamento del sé e senza il tuffo oltre l'abisso. L'abisso altro non è che il richiamo di thanatos che ci trascina con la sua forza gravitazionale verso l'annichilimento della nostra individualità, e non si può neppure negare che sia una voragine incompatibile alla percezione di salvezza e d'interezza della nostra coscienza individuale, una condizione in cui non può esserci percezione di amore ed espressione perché non c'è margine per alcuna azione vitale. Pertanto, come è  naturale l'istinto al volo, altrettanto connaturata, logica e biologica è l'esigenza istintiva e protettiva di stare fisicamente lontani da un pericolo, soprattutto quando è  invisibile. Meglio non guardare troppo nell'abisso ci consigliava Nietzsche  (e guarda il caso che non esiste, ho appena scritto questa cosa anche nel mio post) perché si rischia che sia l'abisso poi a guardare noi...Qualcuno che finí al rogo ci  ha insegnato che l'uomo se vuole non ha limiti, ma il punto è...l'uomo sa anche gestirli questi limiti superati? Perché ogni dono porta con sé la sua croce o condanna che dir si voglia, e viceversa. La libertà e le ali sono doni immensi, ma se non si sanno gestire ci rovinano, come tutto. Meglio prima imparare ad usare le ali e poi fare il salto. E nel frattempo, forse, visto che ogni problema alla fine rappresenta una proiezione di noi stessi, tanto che i problemi da noi generati li riversiamo tutti come spazzatura sul mondo trasformandoli nei problemi del mondo stesso, dovremmo iniziare a guardare la luna, il sole e le stelle e lasciare il salto oltre l'abisso a quando saremo più grandi, e magari nel frattempo dedicarci di più ai piaceri delle ciliegie ;-) Ho letto e lasciato un messaggio anche ai tuoi precedenti post, wood e scusa il ritardo.
 
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