delirio

Una buonanotte a te, carissimo interlocutore. E grazie di cuore per la tua lettura così intensa e sentita: in fondo, per versi, si ricercano sempre"sentieri di sopravvivenza". Quantomeno per un'anima che possa dirsi avida di vita e ad essa patologicamente avvinghiata.Per quanto riguarda la"rappresentazione" dei versi, non trovo per nulla offensive le tue considerazioni, anzi: non posso che essertene infinitamente grato per questa tua annotazione che merita riflessione assai approfondita. Spesso il lessico risulta ricercato ma vecchio, incassato in endecasillabi di non facile lettura: la tendenza è all'enfatizzazione, almeno, come mi è capitato di udire quando qualcuno si è cimentato nella lettura di un testo. Ma, se si riesce a resistere all'apparente enfatizzante lessico, optando per una lettura non teatrale ma piana e senza drammatizzazione, il risultato è ben diverso e più soddisfacente. Almeno, questo mi è parso di cogliere in passate esperienze di lettura. In ultimo, arrivando al buon Carmelo Bene che ho sempre molto apprezzato per la sua opera teatrale, debbo dire che non sono molto d'accordo sul fatto che ci voglia un poeta per capire un altro poeta o un regista per capire un altro regista... È solo una questione di sensibilità e di empatizzazione: ci sono autori coi quali si ha una naturale corrispondenza, altri per i quali è più ardua la ricerca di una corrispondenza. Ci sono opere d'arte che subito ci si aprono davanti meravigliosa bellezza ed altre che necessitano approcci per vie differenti. Io, personalmente, mi ritrovo molto in quanto affermato da un tale di cui non riesco mai a ricordare il nome: "Non so dire cosa sia poesia, ma capisco quando la sento." A ben rileggerci sempre nell'incanto di quanto possa dirsi meravigliosa l'arte d'un verso o di una nota, se non d'una pennellata od un click per non dire d'un ciack a scandire i tempi per un'emozione .