delirio

Riprendendo le tue parole e rimescolandole (visto che di trasmutazione si parla…) tra le brande aleggiano, come si fosse a messa e in un gioco di luci tra ospedale e liturgia, la morte biologica e lo spirito eternamente vivo per chi crede. La fine – o la sua apparente suggestione – che per qualcuno è solo una smorfia dello spirito e per altri un brulicare di vermi sulle spoglie di materia, in tutti i casi è un coro dolente, una fiammella di cero danzante al gelo. Ma tutto sta nel guardare – o nell’immaginare – che il canto di agonia possa essere una nenia oscura piuttosto che un lume che si spegne perché la luce è già altrove. Dopotutto non esiste solo ciò che crediamo di vedere? Migliaia di occhi che pregano, a Fatima, vedranno una Signora benedicente; ma altrettanti occhi adiafori non vedranno nulla…Laddove il timoroso avvista un fantasma, l’impavido distingue un miraggio, dove il fanatico vede il peccato da punire, il razionale vedrà semplicemente l’uomo. Di fatto, non esiste altro se non quello che si vede, si vive, si percepisce come reale. Io credo che valga anche per la morte. Ognuno di noi vedrà ciò che si aspetterà di vedere e di sperimentare. E se mai qualcuno, potendo tornare indietro, dovesse dire che ha trovato un luogo buio e freddo, solitario in cui sentirsi smarriti e un altro, invece, parlasse di splendore e meraviglie, colori indescrivibili e pace mai sperimentata o, ancora, un altro dicesse che non ricorda niente, come al risveglio da un’anestesia, affermando che c’era solo il nulla…tutti avrebbero ragione e tutti, probabilmente, direbbero la verità. Perché, alla fine dei conti, credo che sia proprio la nostra mente, e nessun altro, a stabilire cosa ci meritiamo o, semplicemente, decidiamo di vedere.