delirio

Siamo cambiati, caro Diego, tutto intorno a noi è cambiato, si che a stento ancora ci si riconosce guardandoci allo specchio: rughe, calvizie, incanutimenti, palpebre stanche...:non siamo noi a isolarci, è la vita a farci il vuoto intorno. Quanti affetti persi per strada, quanti sul confine del non esserci. E quante persone si può dire di conoscere ancora? È un altro mondo che si va disegnando, che va prendendo forma e sostanza. Noi già apparteniamo a quel mondo che va scomparendo. E con esso scompariremo del tutto, con tutto ciò che ha significato. È nell'ordine delle cose che sia così. Non esistono epoche felici. Esistono epoche in cui si era più giovani. L'esser giovani presuppone l'avere ancora una vita davanti, nonostante tutto intorno si svolga la consueta macelleria quotidiana di sempre. Forse è per questo che non riesco a provare nostalgia per quanto tu elenchi: era un altro mondo il nostro. Quello di oggi non sento di svere strumenti sufficienti a permettermi di giudicarlo. Tutto qua. Grazie di cuore anche per avermi permesso questa riflessione. Anch'io, alle volte, mi chiedo dove siano finite certe espressioni d'umana socialità. Però poi mi dico che ciò non impediva la violenza. Anzi, come oggi, la incentivava attraverso emarginazione e reclusione.