Canzone,io credo che saranno radi
color che tua ragione intendan bene,
tanto la parli faticosa e forte.
Onde,se per ventura elli addivene
che tu dinanzi da persone vade
che non ti paian d'essa bene accorte,
allor ti priego che ti riconforte,
dicendo lor,diletta mia novella:
"Ponete mente almen com'io son bella!"
Dante,Convivio.
Messaggi di Ottobre 2013
Post n°183 pubblicato il 28 Ottobre 2013 da woodenship
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Post n°182 pubblicato il 22 Ottobre 2013 da woodenship
Tutto può essere quando due occhi predoni dell'immaginario del tremore degli arti cosa ci vive tra la biancheria la curiosità è passione una scollatura un ieri che non sarà più lo stesso sibilante urlare di caffettiera desideri non detti morbida attaccatura A gambe larghe c'è la verità attende il precipitarsi degli eventi corrono binari sognanti è follia di certo tra le braccia già ci si vede è comune e più non è lo stesso di ieri. |
Post n°181 pubblicato il 14 Ottobre 2013 da woodenship
Siedi ch'è tardi stanche le gambe che l'aria gela ad un po' di calore pensi che ti sovviene l'inferno il diavolo ne sbuca serio parlando piano e costante di Creso e di Ciro ti dice dice di Colei che scroscia dice che piove |logica fragile che Acqua intride |volerla imbrigliata logica fragile |quando di Colei è tempo nel letto si enfia fiumana |Colei assassina tracima esonda... | Colei che si fa madre E' tempo per Colei ch' è Acqua | che le corrisponda saetta che già squarci il sudario nel buio | atterrendo sul petto acquattandosi impudica | illividendo che della vittima è ultimo il rantolo | illuminando rilasciando fiele dai seni di torba | lampi da tregenda al suo cospetto risalti il pallore | nell'orrore svelando l'inganno già che gli angeli sono mortali | sono deperibili gli angeli E vecchio il diavolo di Erodoto indossa il chitone ti si avvicina tutto di bianco che la notte è fresca ti dice della testa di Ciro affogata nel sangue sussurra dice dell'artigiano imbalsamatore di Luxor dell'anima ti dice dice degli angeli poi che presto s'appannano infine degradano restando ossa segnando della vita il confine a tanto dalla culla ancora lì saranno alla struscia del vento assoli di fischi e brusii canzone nel vuoto tra costole pettinatura d'erbe e fiori di campo. Della dipartita tutto il cordoglio della solitudine non allevia l'orgiastica vicenda umana:è l'enigma | falso enigma è l'anima riproposto sempre nuovo | opera del mercante di Tuscia che pare sentirlo estenuante | etrusco vagabondo solitario incessante prorompere dal rigore | esule per le steppe di Scitia irrevocabile di morte | artista di atomi e molecole in angeli se un'anima nel corpo c'era | plagio ha da essere l'anima dove possa o in che riparo sia | già nel riverbero risalta o se mai dalla carcassa se ne sia | spettro dell'astro che fu distaccata convolando inconscia | stella riducibile sull'onda cullata via dalla melodia | luccichio labile oltre Aldebaran e più lontano | arrivata in vena è Colei oltre l'ultima galassia | che già muta geografia in comunione arcana di energie | con dita di ghiaccio fruga celesti e misteriose motrici astrali| annacqua rimuove dice | dice | dice | t'inganna che pensi che credi che ti stia parlando ma è solo senescenza malattia che fa latrare alla notte arringare folle nell'ombra |
Post n°179 pubblicato il 08 Ottobre 2013 da woodenship
Ondeggianti par che la risacca li culli pure. Ed invece è perchè sei vivo spettatore osservi la morte intorno: molto bella la marina oggi quasi come la morte allo stesso tempo è oscena e forte te lo dice il sole a decoro. Per un solo istante il frangersi dell'onda azzittisce la piccolezza e l'ipocrisia. Respiri, non è un singulto se te lo si chiede respiri anche per chi non può più. |
Post n°178 pubblicato il 01 Ottobre 2013 da woodenship
Non avrei dovuto esserci quella sera. Però ci andai lo stesso in palestra. Avevo qualcosa da portarci: la mia vita insieme ad altro. A scuola mi pareche si parlasse della possibilità, per delle rette parallele, di incontrarsi in un punto all'infinito. No. Non sono sicura che ne avessimo parlato a scuola. Da qualche parte di sicuro dovevo averla sentita. Ero troppo occupata coni miei esercizi ed allenamenti, per farci troppo caso. Ma, ad un dato momento,ne fui sicura di essere arrivata a quel punto. E che quindi non ci fosse daproseguire oltre. Con stupore doloroso, nella notte, mi ero guardata in giro:era un campo incolto. Anonimo e insignificante nemmeno i ragazzini ci venivano più a giocare. Perchè alla guerra ci si gioca alla play station ormai. Ma che ci facevo in una simile terra di confine, non lontana dal fiume? Un posto che nemmeno t'immagini che possa avere dignità. Tantomeno che possa finire per diventare la scena per un epilogo tragico. La gente ci passa incurante facendo footing. Mi spiego: non c'erano quegli aspetti ambientali che potessero renderlo così malfamato, da contarci i classici morti ammazzati per rapine o regolamenti di conti. Squallido lo era di suo senz' altro. Ed io ci stavo finendo la mia esibizione in quel luogo nell'infinito. Uno spazio che per me prima non esisteva, che non è mai esistito nemmeno per gli altri. Fino a quando non mi ci hanno ritrovata: riversa e semi mummificata, tra erbacce infestanti bruciate dal gelo dell'inverno. Come ci fossi finita non importa. Per quanto concitata violenta o truffaldina, l' azione non merita molte parole. Tanta è la banalità del vivere e degli accidenti che possono interromperlo nel suo svolgersi. Ma questa è un'altra storia di saggezza non ancora mia del tutto. Vorrei solo porre l'accento sul motivo per cui non ci fossi stata ritrovata subito, vista la poca distanza dal mio luogo di residenza. Semplicemente: prima che mi ci abbandonassero ferita e tramortita già non esistevo più. Non avrei dovuto esserci quella sera in palestra. Come potevo sapere che andandoci sarei finita in quel luogo, nel punto d'incontro per linee parallele di due destini:quello della vittima, il mio, e quello del carnefice. Resti di un crimine in decomposizione dunque rimasi io. E spirito con molto da recriminare, acquattata tra l'erbaccia alta e fantasmatica nella foschia. Perchè parlarne? Tanta la tristezza che aleggia con la nebbia.Non servirebbe aggiungerne altra ad ispessirne la cappa.Non servirebbe. Ma l'impulso è altro: è di dire, di non sparire del tutto, di soffiare forte ad agitare di sdegno gli steli. Forse che non sia ingiusto e malinconico, spegnere gli ultimi istanti della propria giovane vita in questo modo? Quale ragione o motivo è sufficiente a giustificare tale orrore? Vaneggiamenti tra un rantolo e l'altro, nel silenzio raggelato delle notti, silenzio che ricopre e protegge chi mi ci trascinò qua. In preda ad una libidine malata, delirio di onnipotenza: tanto ero ragazzina, appetibile, perciò da violare e possedere, se non da corteggiare. Avrebbe potuto essere un signor nessuno, chiunque, un parente, una di quelle figure amicali che mi ha vista crescere bella e desiderabile. Dall'ombra una promessa di rinnovata giovinezza, un desiderio inconfessabile nel buio, una follia bella e tragica da coltivare nell'ombra: ed alla fine scaricare qua, tra la campagna aperta, il fiume e la stradina per l' inferno, con la brina ad imbiancare all'alba un mondo in dissolvenza. Il mio corpo in decomposizione, imperlato e sfibrato da affanni e ferite,anzi per il freddo diranno che ho smesso di respirare. Mondo evanescente siamo. Se appena adolescenti si può perdere ogni cosa. Solo perchè una sera non si dovrebbe stare in un posto ed invece ci si è, finendo accoltellati ed irrilevanti. Anche coloro che mi cercarono erano inconsistenti.Del resto come si fa a cercare in un posto che non esiste una persona che non è già più? Li sentivo ansare e parlottare d'ìintorno del più e del meno. Fantasmi anch'essi, ma di altra natura, mi hanno sfiorata senza vedermi: cadavere urlante non più esistente. Di loro non vorrei dire, perchè altrettanto incolpevoli: file e schiere di uomini con cani, elicotteri, ogni cespuglio frugato, zolle rivoltate, il tutto per arrivare a qualcosa di più grande di me, molto più grande: ci provai a farmi sentire, poi rinunciai. Sarebbe stato inutile ed avrei disturbato lo sforzo per la rappresentazione estetica di come dovrebbe essere una ricerca in grande stile. Io così sottile ed insignificante ero. no, non vorrei dire di costoro: mi cercarono in lungo e in largo, tra rogge,sterpaglie e robinie, in cantieri e discariche. Sforzo comunque ammirabile e rispettabile. Io che riversa non avevo più forze, prima ancora dello schiarirsi dell'orizzonte della prima notte. Non pregavo più che qualcuno potesse ascoltarmi, vedermi o annusare il mio odore: l'odore del sangue, del mio sangue ormai raggrumato. Perchè alle volte l'aria è così densa da non lasciare filtrare rumore o messaggio altro? Sarebbe stato necessario che fosse qualcuno che non avesse nessuno interesse a rinvenirmi, a far sì che potessi tornare a galla tra gli sterpi, almeno come cadavere. E così fu: tra un volo e l'altro di un aeromodellino mi notò. Allora fui infastidita dal chiacchiericcio. Considerai di non meritare tutti quei curiosi in giro, a cancellare le pur minime tracce, vecchie di mesi, di chi si fece responsabile della strame. Ma già fu qualcosa pensare che a bagnarmi sarebbero state le lacrime dei miei cari. Vorrei dire di quanto dovrebbe elevarci una spanna sopra le nebbie della coltre della dimenticanza. Però sono vissuta troppo poco per capire. Per comprendere come sia possibile che in certe occasioni l'amore non basti, come ogni legame si attenui fino a lasciare muti nell'incomunicabilità. Perchè quella comunicazione che c'è, invisibile, ma c'è tra gli individui alle volte non funziona? Una barriera cala impietosa ed |
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