Canzone,io credo che saranno radi
color che tua ragione intendan bene,
tanto la parli faticosa e forte.
Onde,se per ventura elli addivene
che tu dinanzi da persone vade
che non ti paian d'essa bene accorte,
allor ti priego che ti riconforte,
dicendo lor,diletta mia novella:
"Ponete mente almen com'io son bella!"
Dante,Convivio.
Messaggi di Aprile 2014
Post n°214 pubblicato il 29 Aprile 2014 da woodenship
In cammino per saldare il costo salvezza o vittoria/ poco importa lunare è il mondo/ sospesi i destini lenti ottuse agli occhi/ parallelepidi astrusi ancor più piedistalli/ monumenti alle forche caudine E tutti in marcia/ più che mai pigmei seguire di presso l'alfiere/ non offende nudo e crudo si erge ciclope la meta è l'ultimo albero il vessillo è rosso sfilacciato speranza lacera e frusta ad oltranza
***Sembrerà, ma non è un paradosso che la stessa classe politica, imprenditoriale e manageriale, artefice del disastro dell'oggi, ancora una volta si presenti a chiedere la fiducia per andare in Europa. Come ben si sa, nessuno è mai responsabile di nulla il Italia. Quindi la colpa è della burocrazia, della crisi, dell'Euro, dei giudici, della Merkel, di Topolino,di Roma ladrona,dei clandestini, Macchia nera e dei comunisti.Di tutti tranne che di essi:capitani d'industria,imprenditori,grand comis di stato,politici di lungo corso,capipopolo un po' pagliacci o davvero comici,con nani e ballerine al seguito. Non è un paradosso perchè rispecchiano la società rancorosa, sorda, collusa e rannicchiata nel proprio orticello del presente. E'paradosso dei nostri tempi che si festeggi il lavoro, quando in troppi non ce l'hanno e chissà quando mai ce l'avranno. E'esiziale che si festeggi un lavoro assai simile all'aria, nel farsi precario abbaglio da rincorrere di contratto in contratto e di mese in mese, magari per tutta la vita, senza nemmeno più il miraggio di uno straccio di pensione. Per non dire di tutti coloro che l'hanno perduto e si trovano a festeggiare qualcosa che non c'è più. Come allo stesso tempo tanti ci si barcamenano ancora incatenati, pur non avendone più forza e volontà per proseguire lavorando, se non come forzati stremati e svuotati dall'età dalle malattie e dalla vita. E'paradossale che non si possa andare in pensione se non si è morti, ma che si venga lasciati a casa, pure essendo ancora vivi. Mentre tanti individui più che mai vivi ricercanouno straccio di impiego per sopravvivere... Come è anche paradossale che sia stata promessa una pensione con largo anticipo, tranne poi cambiare le carte in tavola, fare carne di porco degli accordi e poi far morire di crepacuore tutti coloro che si erano fidati della parola avuta. In ogni caso e comunque, sebbene adesso si dica che il lavoro non sia più un diritto, se non per se stessi ed i propri parenti ed affini, AUGURO UN SERENO E FELICE PRIMO MAGGIO A TUTTI .................W............... |
Post n°213 pubblicato il 23 Aprile 2014 da woodenship
che si cominci dalla fine mai è un buon inizio ma come dimenticare quel vestito fiori di ciliegio in campo azzurro scollato? Azzurra pure la spallina cadente di nuvole la noncuranza del gesto sapeva di fragole l'indolenza sensuale parlando di Fiorile calamita per petali di mandorlo carezzevole pioggia vellutata febbrile allora che si dicesse tutto d'intorno ch'era aprile che già la fine fosse nell'aria catturata dalle labbra resa con un soffio bacio di mandorla amara |
Post n°212 pubblicato il 17 Aprile 2014 da woodenship
impossibile scrivere qualcosa certi giorni questo è uno di quelli c'è il sole non fa caldo ma rimorde al cuore esserne felici e sorridere del viavai dei colori dei fiori dei volti distesi dei corpi dalle candide morbidezze esibite c è come un sibilo nell'aria tersa forse uno scompenso all'udito oppure dalla lama di una falce un sibilo minaccioso per campi lasciati a maggese magari è solo il vento freddo dell'est |
Post n°211 pubblicato il 11 Aprile 2014 da woodenship
Padre mio che ti abbandoni tra presente e passato odo fievole la tua voce uscire dal petto. E penso: perchè l'impellenza delle ombre?
Batteri in sonno si era su nuvole di ghiaccio sogni nel cosmo verso la meta danzando gravi polline cosmico per nuovi inizi diversa emanazione/ stesso il ceppo il tuo/ padre mio dal remoto canto arcana dannazione.
Senza resurrezione ma ben oltre la polvere così mi abbandoni padre mio crocefisso dal degrado della mente corrugata la pelle/ assottigliate le carni rimpicciolito negli arti essere poi che non sa ma sente e mente.
Complesso organismo consapevole mi lasci padre mio dall'infinito stanco: artefice non credente d'infingimenti artifizi che saziano paure e precarietà di crismi non più eletti a fede/ mera passione ginocchioni pel calvario dai vetri taglienti che nemmeno l'altre generazioni a venire lo faranno di tradire il ritorno alle stelle.
Così anch'io adesso mi abbandono/ padre mio sfiancati d'artrosi i pensieri cartilaginei sclerotizzate l'articolazioni e l'ossa sebbene tanto l'affetto e l'amore filiale: lacrime siamo gocce di sangue dal mare della memoria esondanti.
In una posa di morte ci si abbandona e più si appressa l'alterità dell'astro vivente di noi abbandonati dagli anni. |
Post n°210 pubblicato il 05 Aprile 2014 da woodenship
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