Un blog creato da Azzurro_Blu il 28/01/2008

Azzurroblu

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PICCOLO DIZIONARIO REGGIANO

Alcuni termini dialettali sono spesso utilizzati in questo blog. Ecco un piccolo dizionario per una più immediata comprensione del testo:

- Bimblòn = fannullone. Spesso utilizzato anche come sinonimo di sempliciotto, tatone, susinone.
-
Nani = piccina, tesorino, termine affettuoso utilizzato dalle nonne.
- Nèsi = sempliciotto, cretino... termine meno affettuoso del primo.
- Pita = tacchino. Questo termine si usa soprattutto nell'espressione "Fèr la pita" (traducibile più o meno con "fare l'oca") quando si vuole indicare un essere femminile particolarmente petulante e poco sveglio. Curiosamente anche l'aquila raffigurata sull'asso di denari delle carte da briscola piacentine è denominata "La pita".
- Rezdòra o Resdora (italianizzato) = donna di casa, "reggitrice" della dimora e signora dei fornelli... insomma: quella che comanda!

Se volete allenarvi nella pronuncia potete seguire anche qualche lezione on line.

 
 
 
 
 
 
 

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Piccoli brividi

Post n°60 pubblicato il 31 Ottobre 2008 da Azzurro_Blu
 
Foto di Azzurro_Blu

Fuori è notte senza luna, è tardi e il cuore batte all’unisono con la pioggia che insistente bussa sui lucernari della soffitta.

Sono ancora provata per quanto è appena successo e non riesco a credere che una cosa simile sia potuta accadere proprio a me!

Ma andiamo con ordine e, se mi sarà concesso, cercherò di raccontarvi i terribili eventi di cui sono stata protagonista.

Stavo giusto riflettendo su come esprimere nel modo più efficace possibile la mia avversione per Halloween, per tutto il battage commerciale che ci gira intorno, per la forzatura culturale di averlo impiantato in una realtà come la nostra in cui da secoli era già radicata la tradizione del carnevale… Ammettiamolo! Sarebbe come voler costringere gli americani a sorbirsi ogni anno il Festival di Sanremo per riuscire a rifilargli i cd di Gigi D’Alessio, Albano e Anna Oxa!

Insomma, stavo giusto riflettendo su queste cose, quando, improvvisamente, mi tornò in mente un’allegra canzoncina che mi cantava mia madre quando ero piccola…


Era una notte, pioveva a catinelle,
girovagavo senza le bretelle,
girovagavo per il cimitero,

com’era scuro, com’era nero!

Girovagando di tomba in tomba
vidi una bionda, mamma mia che bionda!
Era il fantasma della zia Gioconda
che ripuliva lentamente la sua tomba.

I vermiciattoli freschi di giornata
la rosicchiavano come l’insalata

e il gatto nero, re del cimitero,

sembrava un grosso e fondo buco nero!

Se questa storia non ha significato
è come fare il vino nel bucato,

è come dire buona notte al muro

e poi lavarsi i piedi col cianuro!


E come in un flashback cinematografico mi accorsi ad un tratto di come questa avversione per Halloween, mascherata dietro paraventi intellettual-religiosi, dervi in realtà dal profondo dispiacere che provo nel veder svilito, con grande spreco di zucche (che da noi trovano la giusta morte nel ripieno dei tortelli) e con sciami di dolci cretinetti che ti importunano al citofono, un sano interesse per l’horror che coltivavo nella gaia fanciullezza.

Probabilmente tutto ebbe inizio già nei primissimi istanti di vita, quando la donna che mi rese figlia decise sconsideratamente di andarsi a vedere al cinema “L’esorcista”, incurante del pancione e della pubblicità dell’epoca che annunciava collassi in sala e ricoveri alla neuro al termine del film.

E sarà forse anche per questo se, tra tutti i sandroni e fagiolini, le cappuccetto rosso e i lupi, i principi e le principesse, alla candida età di sei anni decisi di farmi regalare a tutti i costi un burattino a forma di teschio che prontamente battezzai “La morte secca”.

Avendo due genitori amanti del genere, alla faccia di ogni ragionevole cautela psicologica e pedagogica, riuscii a visionare pietre miliari quali “Profondo rosso”, “Christine la macchina infernale”, i vari “Nightmare”, un super splatter quale “Scanners” e i vari “Lo squalo”, “Piraña”, “Alligator” e altre bestiacce simili… ma probabilmente non ero l’unica, dato che venivano puntualmente commentati in classe il giorno seguente!

Era chiaro che mi facessero paura ma, vedendoli insieme ai miei, lo spavento si ridimensionava notevolmente e un certo orgoglio personale mi portava a non farmi vedere troppo fifona.

Però ricordo distintamente che una volta, assenti gli scellerati e decisa a non lasciarmi scappare un film di zombi, costrinsi mia nonna (già allora sulla via della santità) a raccontarmi le scene più paurose mentre io me ne stavo sul divano nascosta sotto al panno!

Più avanti mi appassionai ai racconti di Poe e Lovecraft, con tutti i suoi mostri appiccicosi e tentacolari che saltavano fuori da ogni pagina, per poi passare, immancabilmente, alla lettura di Dylan Dog…

Insomma, stavo giusto riflettendo su queste cose e su come questo allegro interesse infantile (che probabilmente mi aiutava ad esorcizzare la paura della morte) oggi sia molto calato in me… forse perché mi rendo conto di quanto siano più assurdi e terribili gli orrori reali che ci circondano!

Insomma, dicevo, stavo giusto riflettendo su queste cose, quando improvvisamente udii degli strani rumori… il cuore mi si fermò di colpo… sta a vedere che Cthulhu il molliccio s’è offeso!

Sentii distintamente dei passi venire verso di me per poi allontanarsi repentinamente… mi alzai tremante dalla scrivania e dalla serratura vidi trapelare una luce…

Nella mia testa i Goblin avevano appena aperto un concerto… Cavolo! Ho trent’anni, adesso! Devo andare a vedere!

Entro nel bagno: una scena orrenda!

Mia figlia mezza sonnambula è seduta sul coperchio del water e sta per fare quello che deve fare!

Nooooo! Grida per me il bambino di “Mamma ho perso l’aereo”!

Prontamente branco la fanciulla e sollevo il coperchio per agevolare lo svolgimento delle funzioni vitali.

Incredula mi guardo allo specchio: se non fossi arrivata in tempo sarei veramente finita in un incubo!

 
 
 
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Azzurroblu è un progetto fatto in casa come le buone torte di una volta.

A volte serio, molto spesso ironico e allegro,

si propone di allietare con semplicità le tue giornate.

Ciò che trovi scritto è frutto dei due neuroni

che rimbalzano nel mio cervello.

Se ti piace passalo agli amici

come i giornaletti di quando eravamo piccoli.

Se hai voglia di contribuire aggiungi pure le tue creazioni.


Ti ringrazio per l’attenzione.

Buona lettura.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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