Alimentazione: Bisfenolo presente nel tonno in scatola
Tonno in scatola, nuovo allarme: trovato Bisfenolo in sei grandi marche
Dopo l’allerta listeria scatta l’allarme per il Bisfenolo, sostanza chimica presente nel tonno in scatola
Si è trovato del Bisfenolo, una sostanza chimica, nel tonno in scatola.
Il test di Il Salvagente, il quale ha analizzato le 6 marche più vendute di tonno in scatola per controllare se potessero essere trovate tracce di Bisfenolo al loro interno.
Il test è stato condotto su scatolette di diversa grammatura, da quelle più piccole di 52 grammi, fino ad arrivare a quelle di 108 grammi, passando per le scatolette da 80 grammi e si è scoperto che tutte e 6 le marche contenevano tracce di Bisfenolo, anche se in quantità inferiore rispetto al limite prestabilito.
Anche una ricerca del Governo Tedesco ha analizzato una serie di cibi per controllare se fossero contaminati da Bisfenolo ed è emerso: se per frutta, verdura e latticini non si è trovato nulla, infatti, è stata invece trovata traccia di CdB, correlato al Bisfenolo, in carne, pesce, salsicce, zuppe, panna e latte di cocco.
Principalmente il Bisfenolo è una sostanza chimica utilizzata a livello industriale per aumentare la resistenza di lattine, scatolette e così via. Questa sostanza viene utilizzata fin dagli anni ’60 ma solo dagli anni ’90 è emerso che il Bisfenolo potesse anche passare nel cibo.
Anche se gli effetti nocivi del Bisfenolo non sono stati ancora dimostrati del tutto, c’è infatti il rischio di incorrere in gravi conseguenze se si è esposti per troppo tempo a questa sostanza, ad esempio tumori, effetti sul sistema endocrino, sull’equilibrio ormonale e sull’attività riproduttiva.
Nel tempo la quantità di Bisfenolo nei contenitori per alimenti sembra essere diminuita, ma si consiglia comunque di non cibarsi di troppi alimenti in lattina, come appunto il tonno, ma di comprarli invece freschi o perlomeno conservati in barattoli di vetro.
Fonte: Il Salvagente, 2022 – LINK
Istituto Superiore di Sanità: Bisfenolo A
Il Bisfenolo A ( BPA ) è prodotto sin dagli anni ’60 dello scorso secolo ed è una sostanza chimica molto utilizzata in tutti i paesi industrializzati.
È impiegato nella produzione delle plastiche in policarbonato ( molto diffuse per le proprietà di trasparenza, resistenza termica e meccanica ), utilizzate nei recipienti per uso alimentare, e nelle resine epossidiche che compongono il rivestimento protettivo interno presente nella maggior parte delle lattine per alimenti e bevande.
Gli usi in campo non alimentare vanno dalla carta termica degli scontrini ai dispositivi odontoiatrici.
RISCHI PER LA SALUTE
Il BPA è considerato un interferente endocrino, vale a dire una sostanza in grado di danneggiare la salute alterando l’equilibrio endocrino, soprattutto nella fase dello sviluppo all’interno dell’utero e nella prima infanzia.
Gli studi sperimentali, ed anche un numero crescente di studi epidemiologici (vale a dire sull’incidenza di determinate malattie nella popolazione umana), indicano che il BPA ha effetti estrogenici, quindi in grado di “mimare” l’azione degli estrogeni ( ormoni “femminili” ) che hanno una vasta influenza sulla funzione riproduttiva, ma anche su altre funzioni dell’organismo.
Il BPA, pertanto, può alterare lo sviluppo dei sistemi riproduttivo, nervoso ed immunitario.
Nell’adulto la tossicità del BPA sembra modesta tuttavia, il feto e il neonato, a causa delle loro ridotte dimensioni e minori capacità di metabolizzare, potrebbero risultare molto più vulnerabili.
L’aumento del rischio di obesità e di tumore mammario sono effetti particolarmente preoccupanti identificati recentemente dalla ricerca sperimentale.
I risultati degli studi sul BPA sono talora contraddittori: tuttavia, l’agenzia europea per le sostanze chimiche ( European Chemicals Agency, ECHA ) ha considerato che le evidenze sono complessivamente sufficienti per considerare il BPA in grado di danneggiare la funzione riproduttiva ( 2014 ) e agire come un interferente endocrino ( 2017 ).
A causa dei numerosi usi della sostanza, in campo alimentare e non, la popolazione è esposta al Bisfenolo A. In particolare il BPA può passare in piccole quantità dai recipienti che lo contengono ai cibi e alle bevande, soprattutto se i materiali non sono perfettamente integri e sono utilizzati ad alte temperature.
In Europa la valutazione più completa dell’esposizione alimentare e ambientale al BPA è stata pubblicata nel 2015 dall’autorità europea per la sicurezza alimentare ( European Food Safety Autority, EFSA ). In tale valutazione EFSA ha ridotto la “dose giornaliera tollerabile” per il BPA da 50 a 4 microgrammi per chilo di peso corporeo al giorno; nonostante ciò, EFSA ha concluso che – dopo il divieto del BPA nei biberon – i livelli di esposizione in Europa erano al di sotto di una soglia di rischio, anche per le fasce di popolazione potenzialmente più vulnerabili come i bambini. Tuttavia, considerando che la sostanza continua ad essere oggetto di nuove indagini, EFSA è pronta a rivedere ed aggiornare la sua valutazione.