Aggiornamento in Infettivologia: Infezione ricorrente da Clostridioides difficile

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SER-109, una terapia del microbioma orale per l’infezione ricorrente da Clostridioides difficile

Le attuali terapie per l’infezione ricorrente da Clostridioides difficile non affrontano il microbioma perturbato, che supporta la germinazione delle spore di Clostridioides difficile in batteri produttori di tossine.
SER-109 è un microbioma terapeutico sperimentale composto da spore di Firmicutes purificate per il trattamento dell’infezione ricorrente da Clostridioides difficile.
È stato condotto uno studio di fase 3, in doppio cieco, randomizzato, controllato con placebo in cui i pazienti che avevano avuto tre o più episodi di infezione da Clostridioides difficile ( incluso l’episodio acuto qualificante ) hanno ricevuto SER-109 o placebo ( 4 capsule al giorno per 3 giorni ) dopo il trattamento antibiotico standard.
L’obiettivo primario di efficacia era mostrare la superiorità di SER-109 rispetto al placebo nel ridurre il rischio di recidiva dell’infezione da Clostridioides difficile fino a 8 settimane dopo il trattamento.
La diagnosi mediante test delle tossine è stata eseguita all’ingresso dello studio e la randomizzazione è stata stratificata in base all’età e all’agente antibiotico ricevuto.  
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AIFA – L’uso elevato di antibiotici può favorire la multi-resistenza batterica, ed è correlato ad esiti anche fatali

AIFA

Antibiotici, l’Agenzia italiana del farmaco AIFA: “ Scende il consumo in Italia ma siamo sempre sopra la media europea. 1 antibiotico su 4 è acquistato privatamente. Forte rischio inappropriatezza ” – RISCHIO DI INSORGENZA DI RESISTENZE

IN PRESENZA DI BATTERI MULTI-RESISTENTI, LE INFEZIONI, POSSONO ANCHE AVERE UN ESITO FATALE, SOPRATTUTTO IN AMBITO OSPEDALIERO

Diminuisce l’uso degli antibiotici in Italia, soprattutto al Nord, ma le prescrizioni sono sempre troppe rispetto a quelle di molti Paesi europei. Nel confronto internazionale emerge nel nostro paese un maggior ricorso ad antibiotici ad ampio spettro, che hanno un impatto più elevato sullo sviluppo delle resistenze antibiotiche. E cresce in ospedale il ricorso all’utilizzo di antibiotici indicati per la terapia di infezioni causate da microrganismi multi-resistenti. Nel 2021 la metà degli anziani è stata sottoposta ad una terapia antibiotica ed un antibiotico su 4 è comprato privatamente.

I dati del Rapporto “L’uso degli antibiotici in Italia 2021”, dell’Osservatorio nazionale sull’impiego dei medicinali ( OsMed ) dell’AIFA, evidenziano che continua il trend in riduzione del consumo di antibiotici in Italia: -3,3% nel 2021 rispetto al 2020.

Nel 2021 circa 3 cittadini su 10 hanno ricevuto almeno una prescrizione di antibiotici, con una prevalenza che aumenta all’avanzare dell’età, raggiungendo il 50% negli over 85. Fra i bambini i maggiori consumi si concentrano tra i 2 e i 5 anni, fascia in cui circa 4 bambini su 10 hanno ricevuto nell’anno almeno una prescrizione di antibiotici.

Più di un quarto dei consumi a livello territoriale ( 26,3% ) corrisponde ad acquisti privati di antibiotici rimborsabili dal Ssn ( classe A ). Nel 2021 il consumo medio giornaliero di antibiotici di classe A acquistati privatamente dai cittadini è stato pari infatti a 4,1 dosi ogni 1000 abitanti, ovvero il 24% del consumo totale di antibiotici, mentre la spesa pro capite è stata di 2,25 euro ( 134 milioni di euro ), rappresentando il 17% della spesa complessiva degli antibiotici e l’8,8% dell’intera spesa privata dei farmaci di classe A.

Le penicilline in associazione agli inibitori delle beta-lattamasi si confermano la classe a maggior consumo ( 36%dei consumi totali) , seguita dai macrolidi e dai fluorochinoloni. Resta la grande variabilità regionale nei consumi a carico del Ssn, che sono maggiori al Sud rispetto al Nord e al Centro. Nelle regioni del Nord si registrano inoltre le riduzioni maggiori ( -6,1% ), mentre al Sud sono più contenute ( -2,2% ). ( Fonte: RAI News )

USARE GLI ANTIBIOTICI IN MODO APPROPRIATO, E SOLO SU CONSIGLIO DEL MEDICO

 

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Resistenza agli antibiotici – Uno studio italiano ha dimostrato che la mortalità per sepsi in ospedale arriva anche al 45%

Antibiotico-Resistenza

Molte persone fanno uso di antibiotici in modo irrazionale. Ad aggravare la situazione le iperprescrizioni di antibiotici da parte di molti medici. La conseguenza ? … quando un paziente viene ricoverato in ospedale per qualsiasi patologia può contrarre un’infezione da un batterio multiresistente e morire per sepsi

La resistenza agli antibiotici è tra le priorità dell’Organizzazione mondiale della sanità ( Oms ): uno studio coordinato dall’Italia e pubblicato sulla rivista Lancet parla di una mortalità da infezioni ospedaliere per batteri che resistono agli antibiotici che può arrivare anche al 45%.

Secondo l’infettivologo Emanuele Pontali, direttore Malattie infettive dell’ospedale Galliera di Genova:

” L’antibiotico resistenza è tra le priorità dell’Oms e degli Enti europei per la salute perché è da qui che avremo i maggiori problemi in futuro. Ci siamo giocati molti degli antibiotici che abbiamo usato per anni e ci troviamo a dover gestire infezioni dovute a germi sempre più resistenti, soprattutto in ambiente ospedaliero. Non si tratta più di una nicchia di persone ma questi ceppi dagli ospedali si sono diffusi nella popolazione generale.

Sono ceppi più o meno resistenti e più o meno diffusi. Alcuni di questi viaggiano da tempo nell’ambiente, dovuti a scarichi industriali soprattutto in Paesi in via di sviluppo, a errato utilizzo degli antibiotici. Tutto ciò ha un grosso impatto in termini di costi per nuovi farmaci che devono essere sviluppati ma anche costi per l’aumento della durata dei ricoveri e l’elevata mortalità. ”

L’antibiotico-resistenza non è una minaccia astratta alla nostra salute. I suoi effetti sono già ben presenti e non possono essere ignorati. (…)

È stata troppo spesso vista come una potenziale causa di malattia e di morte in futuro. Ma questo nuovo studio ha dimostrato che la resistenza agli antibiotici è già letale per un gran numero di persone. ( The Lancet )

E’ necessario somministrare gli antibiotici con giudizio. Molti medici iperprescrivono antibiotici, inoltre gli antibiotici vengono impiegato nell’allevamento.

Secondo le stime di The Lancet, la resistenza agli antibiotici sarebbe più letale dell’Aids e della malaria, responsabili rispettivamente di 860.000 e 640.000 decessi ( anno 2019 ). Le stime precedenti avevano predetto che si sarebbero raggiunti i 10 milioni di morti annuali causati dall’antibiotico-resistenza nel 2050, ma le cifre pubblicate da The Lancet sembrano indicare che questa soglia simbolica potrebbe essere raggiunta prima del previsto.

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https://www.primocanale.it/sanit%C3%A0/22272-pontali-antibiotico-resistenza.html

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Raddoppiati i casi di infezione da Candida auris con alta incidenza di resistenza agli antifungini echinocandine

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I casi di infezione fungina negli Stati Uniti post-COVID sono in aumento. Un report pubblicato sugli Annals of Internal Medicine ha mostrato che i casi di Candida auris, infezione fungina altamente contagiosa, sono quasi raddoppiati ( +95% ) tra il 2019 e il 2021

Sono triplicati i casi di infezione resistenti alle echinocandine ( nuova classe di farmaci antifungini; Anidulafungina, Caspofungina, e Micafungina ); questo è preoccupante perché le echinocandine sono la terapia di prima linea per le infezioni invasive da Candida, compresa la Candida auris.

Da quando è stato segnalato negli Stati Uniti nel 2016, il fungo emergente Candida auris ha continuato a causare malattie e decessi in tutto il Paese.

Il CDC ( Centers for Disease Control and Prevention ) hanno classificato la Candida auris come minaccia urgente, ovvero il livello più alto di preoccupazione, perché spesso il fungo è multiresistente ai farmaci, si diffonde facilmente nelle strutture sanitarie e può causare infezioni gravi e invasive con alti tassi di mortalità.

La maggior parte della trasmissione avviene nelle strutture sanitarie, soprattutto tra i residenti delle strutture di assistenza a lungo termine ( RSA ) o tra le persone con dispositivi impiantati o ventilatori meccanici.

L’Oms ( Organizzazione Mondiale della Sanità ) ha inserito la Candida auris nella categoria dei funghi patogeni a priorità critica.

Candida auris

La Candida auris è un fungo lievitiforme, resistente a molti antifungini, altamente contagioso e con una mortalità tra il 20 e il 70% con i valori più alti che riguardano ovviamente persone anziane ( ma anche bambini ) in condizioni pregresse di fragilità.

La Candida auris è parente della più conosciuta e meno letale specie Candida albicans, che è causa di candidosi cutanea.

Sintomi – I sintomi dell’infezione sono piuttosto generici e includono dolori muscolari, difficoltà a deglutire, febbre, affaticamento e bruciori ma può essere anche completamente asintomatica. L’infezione grave è un’infezione sistemica. La presenza del patogeno può essere stabilita solo attraverso specifiche analisi microbiologiche.

Trasmissione – La Candida auris può infettare per contatto con superfici infette o con altre persone che hanno già contratto l’infezione. Inoltre, questo lievito è in grado di generare un biofilm capace di resistere ai più comuni disinfettanti e prodotti detergenti usati in ambiente ospedaliero, inclusi Perossido di idrogeno e Clorexidina, oltre ovviamente a quelli tipicamente a uso domestico. Il che significa, in sostanza, che una volta che il fungo ha colonizzato un’area ospedaliera ( o una casa privata ) diventa particolarmente complesso da eradicare completamente.

Terapia – La maggior parte delle infezioni da Candida auris sono trattabili con una classe di antimicotici, le echinocandine. Alcune infezioni risultano particolarmente difficili da trattare a causa della multi-resistenza a diversi agenti antifungini, inclusi Fluconazolo ( e altri azoli ), Amfotericina B e echinocandine. Questo comporta una terapia con più farmaci e a dosi più elevate. Anche dopo il trattamento per le infezioni invasive, i pazienti rimangono generalmente colonizzati per lunghi periodi, pertanto, tutte le misure di controllo delle infezioni devono essere seguite durante e dopo il trattamento dell’infezione da Candida auris. In particolare, i pazienti che vengono colonizzati con Candida auris sono a rischio di sviluppare infezioni invasive in qualunque momento.  

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NELL’INFEZIONE DA CANDIDA AURIS IMPIEGARE SOLO ANTIFUNGINI ( NO ANTIBIOTICI )

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Farmaci antinfiammatori per il trattamento domiciliare del COVID-19

Sono state proposte diverse raccomandazioni su come trattare al proprio domicilio le persone con COVID-19 con sintomi da lievi a moderati, a partire dall’uso di farmaci antinfiammatori ( FANS ). I …

Long COVID & Varianti

La probabilità di causare Long COVID è maggiore con la variante Delta rispetto alla variante Omicron

Uno studio di ricercatori del King’s College London ha rilevato che la probabilità di sperimentare il Long COVID era tra il 20-50% in meno durante il periodo Omicron rispetto al periodo Delta. I ri … 

Antibiotici

APhA: iperprescrizione dei fluorochinoloni nonostante il rischio di gravi reazioni avverse

L’Agenzia regolatoria degli Stati Uniti, FDA ( Food and Drug Administration ), ha ricevuto segnalazioni di centinaia di migliaia di eventi avversi gravi associati ai fluorochinoloni da oltre 60.000 pa …

COVID

Corticosteroidi per la fase iniziale del COVID-19

I corticosteroidi sintetici sono farmaci ampiamente disponibili, impiegati nel trattamento di malattie infiammatorie croniche e autoimmuni. Corticosteroidi sistemici per la gestione del COVID-19 …

Vaccini anti-COVID

Confermato l’aumento di trombosi venosa cerebrale con il vaccino COVID di AstraZeneca

Un nuovo studio scandinavo ha confermato i dati precedenti che avevano mostrato tassi aumentati di trombosi venosa cerebrale e trombocitopenia dopo il vaccino COVID-19 di AstraZeneca. Lo studio ha …

Unione Europea: i primi vaccini di richiamo COVID-19 adattati per Omicron Ba.1

Il Comitato per i medicinali per uso umano ( CHMP ) dell’EMA ( European Medicines Agency ) ha raccomandato l’autorizzazione di due vaccini adattati per fornire una protezione più ampia contro COVID-19 …

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Aggiornamento in Infettivologia: Infezioni fungine nei pazienti COVID

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Infezioni fungine nei pazienti ventilati meccanicamente con COVID-19 durante la prima ondata: studio MYCOVID

I pazienti con forma grave di COVID-19 sono emersi come una popolazione ad alto rischio di infezioni fungine invasive.
Tuttavia, la prevalenza delle infezioni fungine invasive non è stata ancora valutata in ampie popolazioni di pazienti ventilati meccanicamente.
Sono stati identificati prevalenza, fattori di rischio e mortalità associati alle infezioni fungine invasive nei pazienti ventilati meccanicamente con COVID-19 in terapia intensiva.
È stato condotto uno studio di coorte osservazionale nazionale multicentrico in 18 Unità di terapia intensiva francesi.
Sono stati arruolati retrospettivamente e prospetticamente pazienti adulti di età maggiore o uguale a 18 anni con infezione da SARS-CoV-2 confermata da RT-PCR e che richiedono ventilazione meccanica per sindrome da distress respiratorio acuto, con tutti i dati di follow-up demografici, clinici e biologici anonimizzati e raccolti.
I pazienti sono stati sistematicamente sottoposti a screening per i microrganismi fungini respiratori una o due volte a settimana durante il periodo di ventilazione meccanica fino alla dimissione dalla terapia intensiva.
L’esito primario era la prevalenza di infezioni fungine invasive in tutti i partecipanti idonei con un minimo di tre campioni microbiologici sottoposti a screening durante il ricovero in terapia intensiva, con aspergillosi polmonare associata a COVID-19 ( CAPA ) accertata o probabile ( pr/pb ) classificata secondo le recenti definizioni ECMM/ISHAM.
Gli esiti secondari erano fattori di rischio di aspergillosi CAPA accertata o probabile, mortalità in terapia intensiva tra i gruppi aspergillosi CAPA accertata o probabile e CAPA non-accertata o non-probabile e associazioni di aspergillosi CAPA accertata o probabile e variabili correlate con la mortalità in terapia intensiva, identificate dai modelli di regressione.

CONTINUA SU MediExplorer.it – LINK:  https://mediexplorer.it/articolo/infezioni-fungine-nei-pazienti-ventilati-meccanicamente-con-covid-19-durante-la-prima-ondata-studio-mycovid

Le varianti Omicron sono associate a infezioni respiratorie del tratto superiore, no polmoniti

Omicron.COVID

Chi sono i ricoverati in Terapia intensiva della nuova ondata di COVID ? Hanno in media più di 75 anni, nove volte su dieci sono vaccinati con almeno due dosi e otto su dieci sono ricoverati in intensiva per altre patologie. I pazienti con polmonite sono molto rari e la grande maggioranza arriva per altre patologie che compromettono le funzioni vitali, come ictus, ipertensione polmonare, insufficienza cardiaca o traumi e interventi

La grande maggioranza dei pazienti, che risulta positivo al COVID, arriva in Terapia intensiva ( UTI ) per altre patologie che compromettono le funzioni vitali, ad esempio ictus, ipertensione polmonare, insufficienza cardiaca oppure traumi e interventi.

Risultano occasionalmente positivi al tampone e in certi casi il virus della pandemia agisce come i virus dell’influenza. Favorisce gli scompensi cardiaci di persone già molto fragili. I pazienti che sono ospedalizzati in UTI per polmonite da COVID sono molto rari.

Le sottovarianti di Omicron attualmente circolanti attaccano raramente i polmoni e si fermano alle prime vie respiratorie.

Fonte: Corriere della Sera, 2022

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Aggiornamento in Infettivologia: Effetti del Long COVID

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Long COVID & Effetti del virus SARS-CoV-2 sul nervo vago

Da una ricerca è emerso che diversi sintomi del long-COVID potrebbero essere collegati agli effetti del coronavirus sul nervo vago.
Il nervo vago parte dal midollo allungato e si porta, attraverso il foro giugulare, verso il basso nel torace e nell’addome. Svolge un ruolo in diverse funzioni dell’organismo che controllano la frequenza cardiaca, la parola, il riflesso del vomito, la sudorazione e la digestione.
Dallo studio è emerso che le persone con long-COVID potrebbero andare incontro a problemi a lungo termine a livello di voce, difficoltà a deglutire, vertigini, battito cardiaco elevato, pressione sanguigna bassa e diarrea. CONTINUA SU INFETTIVOLOGIA.NET 

 

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Effetti del virus SARS-CoV-2 sul nervo vago & sintomi del long-COVID

Da una ricerca è emerso che diversi sintomi del long-COVID potrebbero essere collegati agli effetti del coronavirus sul nervo vago.
Il nervo vago parte dal midollo allungato e si porta, attraverso il foro giugulare, verso il basso nel torace e nell’addome. Svolge un ruolo in diverse funzioni dell’organismo che controllano la frequenza cardiaca, la parola, il riflesso del vomito, la sudorazione e la digestione.
Dallo studio è emerso che le persone con long-COVID potrebbero andare incontro a problemi a lungo termine a livello di voce, difficoltà a deglutire, vertigini, battito cardiaco elevato, pressione sanguigna bassa e diarrea. ( CONTINUA SU INFETTIVOLOGIA.NET )

 

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Bill Gates: ” Omicron ha agito meglio dei vaccini, rischio di malattia grave drasticamente ridotto “

Gates Bill

” La nuova variante del COVID, la Omicron, è talmente leggera da avere un effetto simile al vaccino. Questa mutazione ha fatto un lavoro migliore nel raggiungere la popolazione mondiale rispetto a quello che abbiamo fatto con i vaccini. La possibilità di una malattia grave, che è principalmente associata all’essere anziani e all’obesità o al diabete, è un rischio adesso drasticamente ridotto a causa dell’ampia esposizione all’infezione ”. Lo ha detto Bill Gates, il co-presidente della Bill & Melinda Gates Foundation, alla Munich Security Conference 2022′. WHO

Fonte: Agenzia VISTA

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