Report da ASCO 2023: Meeting Annuale dell’American Society of Clinical Oncology

ASCO Annual Meeting

 

 

REPORT DAL CONGRESSO DELL’ASCO ( AMERICAN SOCIETY OF CLINICAL ONCOLOGY ) 2023 ( in progress )

 

PODCAST – STUDIO NATALEE:  Carcinoma mammario in fase precoce HR+/HER2- / Ribociclib ( Kisqali )

 

ALERT ! Rischio di tumore al seno con i contraccettivi estro-progestinici e con solo progesterone

Mastectomia

Pillole estro-progestiniche e anticoncezionali con solo progesterone: studio conferma l’aumento del rischio di cancro al seno

E’ stato osservato un incremento del 20-30% del tumore al seno, soprattutto dopo i 35 anni, anche per i contraccettivi con soli progestinici.

Anche la minipillola e la spirale a base di soli progestinici, e non solo gli anticoncezionali che combinano estrogeni e progestinici, sembrano aumentare il rischio di sviluppare un cancro al seno, soprattutto se impiegati dopo i 35 anni.

A mostrare la correlazione è una nuova analisi osservazionale condotta nel Regno Unito utilizzando i dati di quasi 30.000 donne, e che conferma quanto già emerso in precedenti ricerche.

Secondo le nuove stime …. CONTINUA

Fonte: PLos Medicine, 2023

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Pre-ASCO: Carcinoma polmonare non-a-piccole cellule in fase iniziale. I dati dello studio KEYNOTE-671 e le decisioni entro fine anno della FDA su Keytruda

MSD

Keytruda ( Pembrolizumab ) di Merck ( MSD ) ha già una posizione dominante nel carcinoma polmonare non-a-piccole cellule ( NSCLC ) metastatico, ma l’inibitore del checkpoint può avere il predominio anche nella malattia allo stadio iniziale ?

Con KEYNOTE-671, Keytruda si propone sia per il trattamento neoadiuvante preoperatorio che per il trattamento adiuvante postoperatorio. L’Agenzia regolatoria degli Stati Uniti FDA ha già accettato una domanda riguardante questa indicazione e ha fissato una data target per la decisione al 16 ottobre 2023.

Per quanto riguarda la potenziale concorrenza in questa indicazione, AstraZeneca ha recentemente presentato i dati di fase 3 per Imfinzi ( Durvalumab ) nel contesto perioperatorio. Ma i dati della sperimentazione AEGEAN sono probabilmente troppo immaturi per supportare una domanda presso la FDA.

Nello studio AEGEAN, Imfinzi perioperatorio ha ridotto del 32% il rischio di recidiva, progressione o decesso nei pazienti con tumore NSCLC resecabile in stadio da 2 a 3b dopo un follow-up mediano di soli 11,7 mesi. Lo studio ha raggiunto presto l’endpoint primario e il 35% dei pazienti non aveva nemmeno iniziato il trattamento adiuvante.

Opdivo ( Nivolumab ) di Bristol Myers Squibb ( BMS ) ha ottenuto il via libera dalla FDA come trattamento neoadiuvante dopo aver dimostrato che può migliorare la sopravvivenza libera da eventi ( EFS ) del 37% nel tumore NSCLC in stadio da 1b a 3a nello studio CheckMate-816.

In CheckMate-816, Opdivo nel setting neoadiuvante ha registrato un miglioramento assoluto di 18,5 punti percentuali rispetto al controllo, raggiungendo una sopravvivenza EFS a 2 anni del 63,8%.

In AEGEAN, Imfinzi perioperatorio ha fornito 10,9 punti percentuali di miglioramento sul controllo con una sopravvivenza libera da eventi a 2 anni al 63,3%.

I trattamenti neoadiuvanti & adiuvanti sono necessari nei tumore NSCLC in fase iniziale ?

Gli oncologi si sono a lungo chiesti se i trattamenti neoadiuvanti e adiuvanti siano entrambi necessari per il tumore NSCLC in fase iniziale.

Lo studio KEYNOTE-671 non sarà in grado di rispondere a questa domanda per il fatto che ha arruolato diverse popolazioni; lo stesso vale per Opdivo nel setting neoadiuvante.

Sarà necessario progettare uno studio ad hoc per risolvere la questione.

Fonte: Fierce Pharma, 2023

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Pre-ASCO: attesa per i dati dello studio NATALEE riguardanti Kisqali nel carcinoma mammario in fase iniziale

Novartis Oncology

Lo studio NATALEE potrebbe aprire a Kisqali ( Ribociclib ) un mercato del valore di circa 6 miliardi di dollari, secondo gli analisti di ODDO BHF. Lo studio sta testando l’inibitore CDK4/6 come terapia adiuvante dopo l’intervento chirurgico nel carcinoma mammario HR-positivo e HER2-negativo

Poiché Ibrance è fuori dal gioco del setting adiuvante dopo due flop, la potenziale rivalità di mercato si riduce a Kisqali e Verzenio / Verzenios ( Abemaciclib ), che vanta un’approvazione di prim’ordine nei pazienti ad alto rischio.

Kisqali si rivolge a una popolazione di pazienti più ampia che include pazienti sia ad alto che a rischio intermedio. Verzenio è autorizzato a trattare solo pazienti con cancro con interessamento dei linfonodi, mentre Kispali si rivolge anche a pazienti con linfonodi negativi. Secondo le stime di Novartis, la popolazione NATALEE coprirebbe un gruppo di pazienti che è da due a tre volte più grande dell’attuale indicazione di Verzenio.

A marzo, Novartis aveva affermato che lo studio NATALEE aveva raggiunto il suo endpoint primario in un’analisi ad interim, con Kisqali che ha conferito un vantaggio significativo nella prevenzione della recidiva della malattia invasiva. Kisqali aveva mostrato un “beneficio costante” nei pazienti in stadio 2 e 3 indipendentemente dal coinvolgimento linfonodale.

Fonte: FiercePharma, 2023

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Pirfenidone nei pazienti con malattia polmonare interstiziale associata ad artrite reumatoide

La malattia polmonare interstiziale è una nota complicanza dell’artrite reumatoide, con un rischio per tutta la vita di sviluppare la malattia in ogni individuo del 7.7%.
Sono state valutate la sicurezza, la tollerabilità e l’efficacia del Pirfenidone ( Esbriet ) per il trattamento dei pazienti con malattia polmonare interstiziale associata ad artrite reumatoide ( RA-ILD ).
TRAIL1 era uno studio di fase 2 randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo condotto in 34 Centri accademici specializzati in malattie polmonari interstiziali in quattro Paesi ( Regno Unito, Stati Uniti, Australia e Canada ).
Gli adulti di età compresa tra 18 e 85 anni erano idonei per l’inclusione se soddisfacevano i criteri del 2010 dell’American College of Rheumatology ( ACR ) e della European Alliance of Associations for Rheumatology ( EULAR ) e presentavano una malattia polmonare interstiziale a una scansione CT ad alta risoluzione e, se disponibile, biopsia polmonare.
I criteri di esclusione includevano il fumo, la storia clinica di altre cause note di malattia polmonare interstiziale e la coesistenza di BPCO o asma clinicamente significativi.
I pazienti sono stati assegnati in modo casuale a ricevere 2.403 mg di Pirfenidone orale ( gruppo Pirfenidone ) oppure placebo ( gruppo placebo ) al giorno.
L’endpoint primario era l’incidenza dell’endpoint composito di un declino rispetto al basale nella percentuale della capacità vitale forzata ( FVC% ) prevista del 10% o più o morte durante il periodo di trattamento di 52 settimane valutato nella popolazione intent-to-treat.
Gli endpoint secondari chiave includevano la variazione della percentuale assoluta e di FVC nell’arco di 52 settimane, la percentuale di pazienti con un calo della percentuale di FVC pari o superiore al 10% e la frequenza della progressione definita da OMERACT ( Outcome Measures in Rheumatoid Arthritis Clinical Trials ) nella popolazione ITT.
Dal 2017 al 2020, 231 pazienti sono stati valutati per l’inclusione, di cui 123 sono stati assegnati in modo casuale ( 63, 51%, al gruppo Pirfenidone e 60, 49%, al gruppo placebo ).
Lo studio è stato interrotto in anticipo nel 2020 a causa del lento reclutamento e della pandemia di COVID-19.
La differenza nella percentuale di pazienti che hanno raggiunto l’endpoint primario composito ( diminuzione della FVC% rispetto al basale del 10% o più o decesso ) tra i due gruppi non è risultata significativa ( 7 su 63 pazienti, 11%, nel gruppo Pirfenidone vs 9 su 60 pazienti, 15%, nel gruppo placebo; odds ratio, OR 0.67; P=0.48 ).
Rispetto al gruppo placebo, i pazienti nel gruppo Pirfenidone presentavano un tasso di declino della funzione polmonare più lento, misurato dalla variazione annuale stimata della FVC assoluta ( -66 vs -146; P=0.0082 ) e della FVC% ( -1.02 vs -3.21; P=0.0028 ).
I gruppi sono stati simili per quanto riguardava il declino della FVC% del 10% o più ( 5, 8%, partecipanti nel gruppo Pirfenidone vs 7, 12%, nel gruppo placebo; OR 0.52; P=0.32 ) e la frequenza di progressione definita da OMERACT ( 16, 25%, nel gruppo Pirfenidone vs 19, 32%, nel gruppo placebo; OR 0.68; P=0.35 ).
Non c’è stata alcuna differenza significativa nel tasso di eventi avversi gravi emersi dal trattamento tra i due gruppi e non ci sono stati decessi correlati al trattamento.
A causa della conclusione anticipata dello studio e della sottopotenza, i risultati devono essere interpretati con cautela.
Nonostante non abbia raggiunto l’endpoint primario composito, il Pirfenidone ha rallentato il tasso di declino della FVC nel tempo nei pazienti con malattia polmonare interstiziale associata ad artrite reumatoide.
La sicurezza nei pazienti con malattia polmonare interstiziale associata ad artrite reumatoide è stata simile a quella osservata in altri studi con il Pirfenidone. ( Xagena2023 )
Solomon JJ et al, Lancet Respiratory Medicine 2023; 11: 87-96

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LAG-3: un nuovo checkpoint immunitario. Cancro & Malattie autoimmuni

LAG-3

Inibitori LAG-3 & Cancro … LAG-3 & Malattie autoimmuni

Negli ultimi decenni, i checkpoint immunitari hanno raccolto l’interesse dei ricercatori, e LAG-3 è probabilmente il prossimo checkpoint immunitario più studiato dopo PD-1 e CTLA-4. Simile alle altre proteine del checkpoint immunitario, LAG-3 inibisce la funzione delle cellule citotossiche dopo essersi legato al suo ligando, che è principalmente la molecola MHC di classe II.

Allo stesso modo, si lega anche a LSECtin, FGL1 e Galectin-3 come parte dei percorsi indipendenti MHC di classe II, esercitando ulteriori effetti immunosoppressivi. Il LAG-3 presente nelle cellule Treg inibisce anche la proliferazione delle cellule dendritiche ( DC ). In un altro studio, è stato scoperto che la segnalazione LAG-3 sottoregola la proliferazione delle cellule NK.

Pertanto, con i suoi effetti di inibizione della proliferazione e dell’attivazione di un certo numero di cellule immunitarie, LAG-3 sviluppa un ambiente immunosoppressivo, che favorisce la proliferazione tumorale e le metastasi. Questa proprietà di LAG-3 lo ha messo alla ribalta come potenziale bersaglio per lo sviluppo di farmaci e terapie diretti verso LAG-3.

Oltre al cancro, si ritiene anche che LAG-3 abbia un ruolo nello sviluppo della malattia autoimmune e nell’induzione dell’autoimmunità. Negli studi preclinici con modelli murini diabetici non-obesi ( NOD ), l’assenza di LAG-3 è stata collegata a un’incidenza del 100% di diabete a un ritmo accelerato, altrimenti ritardato. La causa di ciò era la proliferazione delle cellule Treg in assenza di LAG-3. In un altro esperimento, è stato riferito che la carenza o l’inibizione del LAG-3 aumentava la suscettibilità del modello allo sviluppo dell’autoimmunità indotta dal mercurio.

Ulteriori ricerche hanno dimostrato che LAG-3 agisce in sincronia con il checkpoint immunitario PD-1 per ritardare o diminuire la possibilità dell’inizio di malattie autoimmuni e che l’esaurimento immunitario è collegato a malattie autoimmuni meno gravi.

Da questi studi di ricerca, è ovvio che l’inibizione delle cellule immunitarie da parte di LAG-3 è sia “amica” che “nemica”. Nel caso del cancro, la soppressione del sistema immunitario è dannosa per il corpo, ma in altri casi la crescita incontrollata delle cellule T è stata collegata allo sviluppo di malattie autoimmuni.

Il ruolo di LAG-2 è stato studiato principalmente in riferimento al cancro e molti inibitori sono stati sviluppati e sono in corso di valutazione in studi clinici; tuttavia, mancano ancora studi che analizzino il suo ruolo nello sviluppo e nella progressione delle malattie autoimmuni e delle malattie infettive.

LAG-3 ha un meccanismo d’azione complesso e i ricercatori non sono stati in grado di comprendere appieno le sue funzioni e il suo potenziale terapeutico. Ciò richiede una ricerca più approfondita per comprendere la proteina e le sue interazioni e la misura in cui questi fattori possono essere sfruttati per curare le malattie.

LAG-3 & Cancer & Autoimmune diseases

In the last few decades, immune checkpoints have garnered the interest of researchers as a result of which LAG-3 is probably the next most studied immune checkpoint after PD-1 and CTLA-4. Similar to the other immune checkpoint proteins, LAG-3 inhibits the function of cytotoxic cells after binding to its ligand, which is mainly the MHC class II molecule.

Similarly, it also binds to the LSECtin, FGL1, and Galectin-3 as part of the MHC class II independent pathways, exerting additional immune suppressive effects. LAG-3 present in Treg cells also inhibits the proliferation of dendritic cells ( DC ). In another study, it was found that LAG-3 signaling downregulated the proliferation of NK cells.

Therefore, with its effects inhibiting the proliferation and activation of a number of immune cells, LAG-3 develops an immunosuppressive environment, which fosters the proliferation and metastasis of cancer tumors. This property of LAG-3 has put it in limelight as a potential target for developing drugs and therapies directed towards the LAG-3.

Apart from cancer, LAG-3 is also said to have a role in the development of autoimmune disease and the induction of autoimmunity. In preclinical studies with non-obese diabetic ( NOD ) mouse models, the absence of LAG-3 was linked with a 100% occurrence of diabetes at an accelerated rate, which was otherwise delayed. The untapped proliferation of Treg cells in the absence of LAG-3 was the cause of this. In another experiment, it was reported that the deficiency or inhibition of the LAG-3 increased the model’s susceptibility to developing autoimmunity induced by mercury.

Further research showed that LAG-3 works in sync with the PD-1 immune checkpoint to delay or decrease the possibility of the initiation of autoimmune diseases and that immune exhaustion is linked with less severe autoimmune diseases.

From these research studies, it is obvious that inhibition of immune cells by LAG-3 is both friend and foe. In the case of cancer, suppression of the immune system is detrimental to the body but in others, unchecked growth of T cells has been linked with the development of autoimmune disease.

The role of LAG-2 has been mainly studied in reference to cancer and many inhibitors have been developed and are being evaluated in clinical trials; however, studies analyzing its role in the development and progression of autoimmune diseases and infectious diseases are still lacking and there is a dearth of medications in the pipeline to address this problem.

LAG-3 has a complex mechanism of action, and researchers have not been able to fully understand its functions and its potential in the treatment of diseases. This calls for more thorough research to understand the protein and its interactions and the extent to which these factors can be exploited to benefit humans by treating disease. Future research also needs to focus on the effects of LAG-3 inhibition on other cells apart from the conventional T cells.

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Linfoma mantellare: Jaypirca a base di Pirtobrutinib il primo inibitore BTK non-covalente

Eli Lilly

Jaypirca, il cui principio attivo è Pirtobrutinib, è il primo inibitore BTK specificamente approvato per i pazienti con linfoma mantellare ( MCL ) precedentemente trattati con un inibitore BTK covalente. Nello studio BRUIN di fase 1/2, i pazienti pretrattati con inibitori covalenti di BTK con linfoma mantellare recidivante o refrattario hanno ottenuto un tasso di risposta globale del 50%, con il 13% dei pazienti che ha ottenuto una risposta completa
INIBITORI BTK NON-COVALENTI ( Pirtobrutinib ) [ legame reversibile ] VERSUS INIBITORI BTK COVALENTI ( Ibrutinib, Acalabrutinib, Zanubrutinib ) [ legame irreversibile ]

INDICAZIONI PER JAYPIRCA

Jaypirca è un inibitore della chinasi indicato per il trattamento dei pazienti adulti con linfoma mantellare recidivato o refrattario dopo almeno due linee di terapia sistemica, incluso un inibitore di BTK. Questa indicazione è approvata dalla FDA ( Food and Drug Administration ) con un’approvazione accelerata basata sul tasso di risposta. L’approvazione continua per questa indicazione può essere subordinata alla verifica e alla descrizione del beneficio clinico in uno studio di conferma.

Secondo Michael Wang dell’MD Anderson Cancer Center dell’Università del Texas: ” L’approvazione di Jaypirca rappresenta un importante progresso per i pazienti con linfoma mantellare recidivato o refrattario, che attualmente hanno opzioni limitate e storicamente hanno avuto una prognosi infausta dopo l’interruzione del trattamento con un inibitore covalente di BTK. Questi dati indicano che Jaypirca può risultare efficace nei pazienti precedentemente trattati con un inibitore covalente di BTK, estendendo potenzialmente il tempo in cui i pazienti possono trarre beneficio dalla terapia di inibizione di BTK. Jaypirca offre un nuovo approccio per indirizzare il percorso di BTK dopo il trattamento con un inibitore covalente di BTK e ha il potenziale per avere un impatto significativo sul paradigma di trattamento per i pazienti con linfoma a cellule mantellari recidivante e refrattario.

Studio di fase 1/2 BRUIN

Lo studio clinico di fase 1/2 BRUIN è la prima valutazione globale multicentrica sull’uomo in corso di Jaypirca nei pazienti con neoplasie ematologiche, incluso il linfoma mantellare.

Lo studio comprende una fase di aumento della dose di fase 1, un braccio di combinazione di fase 1b e una fase di espansione della dose di fase 2. L’endpoint primario dello studio di fase 1 è la dose massima tollerata ( MTD ) / dose raccomandata di fase 2 ( RP2D ). Gli endpoint secondari includono la sicurezza, la farmacocinetica ( PK ) e l’efficacia preliminare misurata dal tasso di risposta globale ( ORR ) per la monoterapia. L’endpoint primario dello studio di fase 1b è la sicurezza delle combinazioni di farmaci. Gli endpoint secondari sono la PK e l’efficacia preliminare misurata dall’ORR per le combinazioni di farmaci. L’endpoint primario per lo studio di fase 2 è l’ORR determinato da un Comitato di revisione indipendente ( IRC ). Gli endpoint secondari includono ORR determinato dallo sperimentatore, migliore risposta globale ( BOR ), durata della risposta ( DOR ), sopravvivenza libera da progressione ( PFS ), sopravvivenza globale ( OS ), sicurezza e farmacocinetica.

Jaypirca

Jaypirca ( Pirtobrutinib ) è un inibitore altamente selettivo ( 300 volte più selettivo per BTK rispetto al 98% di altre chinasi testate negli studi preclinici ), non-covalente ( reversibile ) dell’enzima BTK.

BTK è un bersaglio molecolare convalidato trovato in numerose leucemie e linfomi a cellule B, incluso il linfoma a cellule del mantello.

Jaypirca è un medicinale con prescrizione orale approvato dalla FDA negli Stati Uniti, compresse da 100 mg o 50 mg assunte come dose giornaliera da 200 mg con o senza cibo fino a progressione della malattia o alla tossicità inaccettabile.

Fonte: Lilly, 2023

 

ENGLISH VERSION

Jaypirca ( Pirtobrutinib ) is the first BTK inhibitor of any kind specifically approved for patients with mantle cell lymphoma ( MCL ) previously treated with a covalent BTK inhibitor. In the BRUIN phase 1/2 trial, covalent BTK inhibitor pre-treated patients with relapsed or refractory mantle cell lymphoma achieved an overall response rate of 50%, with 13% of patients achieving a complete response

INDICATIONS FOR JAYPIRCA

Jaypirca is a kinase inhibitor indicated for the treatment of adult patients with relapsed or refractory mantle cell lymphoma after at least two lines of systemic therapy, including a BTK inhibitor. This indication is approved by FDA ( Food and Drug Administration ) under accelerated approval based on response rate. Continued approval for this indication may be contingent upon verification and description of clinical benefit in a confirmatory trial.

According to Michael Wang at The University of Texas MD Anderson Cancer Center: ” The approval of Jaypirca represents an important advance for patients with relapsed or refractory mantle cell lymphoma, who currently have limited options and historically have had a poor prognosis following discontinuation of treatment with a covalent BTK inhibitor. These data indicate that Jaypirca can provide efficacy in patients previously treated with a covalent BTK inhibitor, potentially extending the time patients may benefit from BTK inhibition therapy. Jaypirca offers a new approach to targeting the BTK pathway following treatment with a covalent BTK inhibitor and has the potential to meaningfully impact the treatment paradigm for relapsed and refractory MCL patients.

BRUIN Ppase 1/2 Trial

The BRUIN phase 1/2 clinical trial is the ongoing first-in-human, global, multi-center evaluation of Jaypirca in patients with hematologic malignancies, including mantle cell lymphoma.

The trial includes a Phase 1 dose-escalation phase, a Phase 1b combination arm, and a Phase 2 dose-expansion phase. The primary endpoint of the Phase 1 study is maximum tolerated dose ( MTD ) / recommended Phase 2 dose ( RP2D ). Secondary endpoints include safety, pharmacokinetics ( PK ), and preliminary efficacy measured by overall response rate ( ORR ) for monotherapy. The primary endpoint of the Phase 1b study is safety of the drug combinations. The secondary endpoints are PK and preliminary efficacy measured by ORR for the drug combinations. The primary endpoint for the Phase 2 study is ORR as determined by an independent review committee ( IRC ). Secondary endpoints include ORR as determined by investigator, best overall response ( BOR ), duration of response ( DOR ), progression-free survival ( PFS ), overall survival ( OS ), safety, and PK.

Jaypirca

Jaypirca ( Pirtobrutinib ) is a highly selective ( 300 times more selective for BTK versus 98% of other kinases tested in preclinical studies ), non-covalent ( reversible ) inhibitor of the enzyme BTK.

BTK is a validated molecular target found across numerous B-cell leukemias and lymphomas including mantle cell lymphoma.

Jaypirca is a U.S. FDA-approved oral prescription medicine, 100 mg or 50 mg tablets taken as a once-daily 200 mg dose with or without food until disease progression or unacceptable toxicity.

Source: Lilly, 2023

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Rischio a lungo termine di infezioni associate all’ospedalizzazione nei sopravvissuti al cancro infantile

Le infezioni rappresentano un rischio significativo durante la terapia per il cancro infantile. Tuttavia, si sa poco sul rischio di infezione nei sopravvissuti a lungo termine al tumore infantile.
È stato effettuato uno studio osservazionale retrospettivo su bambini e adolescenti nati nello Stato di Washington con diagnosi di cancro prima dei 20 anni e che sono sopravvissuti almeno 5 anni dopo la diagnosi.
I sopravvissuti sono stati classificati come aventi un tumore maligno ematologico o non-ematologico e sono stati abbinati a individui senza cancro nei registri di nascita statali per anno di nascita e sesso con un rapporto comparatore : sopravvissuto di 10 : 1.
L’esito primario era l’incidenza di qualsiasi infezione associata a un ricovero utilizzando i codici diagnostici dei registri delle dimissioni ospedaliere statali.
L’incidenza è stata riportata come tasso ( IR ) per 1.000 anni-persona. La regressione multivariata di Poisson è stata utilizzata per calcolare i rapporti del tasso di incidenza ( IRR ) per i sopravvissuti al tumore rispetto ai comparatori.
Sulla base di 382 eventi di infezione tra 3.152 sopravvissuti e 771 eventi tra 31.519 soggetti di confronto, il tasso di incidenza di tutte le infezioni ospedalizzate iniziate 5 anni dopo la diagnosi del cancro è stato 12.6 e 2.4, rispettivamente, con un IRR del 5.1.
Il tasso di incidenza dei sopravvissuti durante i periodi da 5 a 10 anni ( 18.1 ) e oltre i 10 anni dopo la diagnosi di cancro ( 8.3 ) è rimasto maggiore rispetto agli IR del gruppo di confronto per gli stessi periodi di tempo ( rispettivamente 2.3 e 2.5 ).
Quando sono state valutate le infezioni potenzialmente prevenibili con il vaccino, i sopravvissuti hanno mostrato un rischio maggiore di infezione rispetto ai comparatori ( IRR, 13.1 ).
Le complicanze infettive continuano a colpire i sopravvissuti al tumore infantile molti anni dopo la diagnosi iniziale.
Sono necessari studi futuri per comprendere meglio la ricostituzione immunitaria per determinare i fattori specifici che possono mitigare questo rischio. ( Xagena2023 )
Chehab L et al, J Clin Oncol 2023; 41: 364-372
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