Magistrati intercettati, democrazia mutilata

Ave Socii

“Salvini ha ragione, ma va attaccato”… Da queste poche parole, intercettate dal telefono di un magistrato, si comprende che la magistratura (o almeno, una parte di essa) non è poi così staccata dalla politica (o almeno, dalla parte sinistra di essa). E che il potere giudiziario non è poi così indipendente dagli altri poteri e viceversa. Evidentemente c’è qualcosa nel sistema che non funziona. E non da oggi, in realtà. Infatti è da più di venti anni, in Italia, che una certa parte di magistrati è solita muovere attacchi soprattutto verso il ramo destro del Parlamento.

Attaccare le politiche migratorie di Salvini e della Lega è, da diverso tempo ormai, lo sport preferito della sinistra. Prima, del Pd e dei partiti più a sinistra; ora, addirittura, pure dei Cinque Stelle (che sui migranti, almeno fino alla nascita dell’attuale governo, sembravano schierarsi con la Lega). Tuttavia il tema risulta alquanto spinoso. Chi si schiera dalla parte degli immigrati risulta piuttosto impopolare in questi tempi. Se però a schierarsi apertamente fossero dei magistrati, finora considerati “buoni, onesti e al di sopra delle parti”, allora qualche speranza di “acquisire popolarità” potrebbe pure sorgere.

Questo discorso può valere, tuttavia, solo finché i magistrati sono considerati “buoni onesti e imparziali”. Dalle recenti intercettazioni, invece, viene fuori uno spaccato della magistratura tutt’altro che positivo. Molti magistrati, dichiaratamente “di sinistra”, hanno apertamente sostenuto le idee del Pd non “secondo giustizia”, ma “secondo appartenenza politica”. Che vi fosse pericolo di una “deriva giustizialista”, di un “golpe giudiziario”, è affermazione tanto forte quanto probabile. E il fatto che nelle intercettazioni compaiano esclusivamente magistrati di idee sinistrorse e personaggi di sinistra, non fa che corroborare tale tesi.

Ultimamente, poiché sostiene idee piuttosto fuori dal mondo, la sinistra intercetta un elettorato alquanto magro. Acquisire popolarità entrerebbe di diritto fra i suoi interessi. E a quanto pare, pur di acquisire popolarità, non si badava nemmeno alla separazione dei poteri, calpestando deliberatamente i dettami della Costituzione. Non riuscendo a sconfiggere l’avversario nelle urne, la sinistra ha pensato bene di schierare dalla propria parte un manipolo di magistrati compiacenti. Sperando così di riuscire nel suo intento di governare l’Italia, stravolgendo ogni principio democratico. Questa è la cruda realtà. Realtà radicata in Italia già da diversi decenni, purtroppo. Speriamo che queste ultime vicende convincano tutte le forze politiche (specialmente quelle “con le mani in pasta”) del bisogno urgente di una seria riforma del sistema. A cominciare proprio dalla giustizia.

Vostro affezionatissimo PennaNera

Prescrizione abolita e processi infiniti. Lo strapotere giudiziario continua

Ave Socii

Dal 1° gennaio è entrata in vigore la riforma che prevede l’abolizione della prescrizione. Un capolavoro del giustizialismo targato “Cinque Stelle” e che oggi solo i pentastellati rivendicano come una battaglia di civiltà di cui vantarsi. Chiaramente nessuno si fa convincere, forse solo il Pd. Che ovviamente è subito pronto a prendersela col “governo precedente”. Se la prescrizione è stata abolita, la colpa è anche stavolta della Lega, origine di ogni male… Ricordiamo che l’abolizione della prescrizione fu il frutto di uno dei tanti accordi fra Lega e Cinque Stelle… Abolizione della prescrizione, cavallo di battaglia dei pentastellati, in cambio di una radicale riforma della giustizia, voluta dai leghisti. All’epoca fu la Lega a cedere allo scandaloso giustizialismo del Cinque Stelle, al loro risentimento sociale. Ora, però, è il Pd e buona parte della sinistra a piegarsi dinanzi a questi odiatori di professione, senza peraltro opporre la benché minima resistenza.

In mancanza di una sostanziale riforma dei tempi dei processi, cancellare la prescrizione significa solo tenere i cittadini ostaggio della giustizia. Con il “fine processo mai”, prevediamo un aumento considerevole della domanda di avvocati. Quelli già operanti, infatti, saranno costretti ad occuparsi dei medesimi casi per buona parte della loro carriera. Al crescere dei casi da trattare, sarà necessario ricorrere ad un numero sempre maggiore di uomini del diritto. Un toccasana per gli avvocati in cerca di lavoro. Ma all’assorbimento dell’offerta in eccesso di avvocati, si contrappone il principio (assolutamente antigiuridico) della presunzione di colpevolezza già a partire dal primo grado di giudizio. Cittadini trattati come potenziali colpevoli… Ancora più tempo perso fra gli uffici giudiziari… E i detentori del potere giudiziario ringraziano. Chissà, forse un giorno ricambieranno il favore a certa parte politica… Magari eliminando giudiziariamente qualche avversario oggi politicamente ineliminabile…

Forse c’è ancora speranza che il Parlamento ribalti il prima possibile l’aberrante verdetto sull’abolizione della prescrizione. Staremo a vedere… Intanto ci auguriamo che dei cittadini finora innocenti non cadano nelle maglie della giustizia proprio in questo periodo caldo. E che alcune forze politiche la smettano di riversare le proprie malsane ambizioni e frustrazioni su un’Italia che già non ne può più della situazione in cui versa attualmente. Se il potere giudiziario è così potente, forse è anche un po’ colpa della debolezza e dell’incompetenza di certa politica.

Vostro affezionatissimo PennaNera

Accordi con la Russia… Perché no?

Ave Socii

E’ proprio vero: dove non arrivano, ci tirano il cappello. Quando una forza politica (magari pure populista) gode di particolare favore all’interno del Paese, subito le sentinelle del “politicamente corretto” alzano le antenne e cercano di fermarla. Con mezzi sia leciti che meno leciti. Certi giornaloni non vedono l’ora di scrivere fiumi d’inchiostro su “tangenti presunte” che qualcuno “avrebbe dato” a qualcun altro per condurre in porto “una transazione alla fine mai verificatasi”… E certi giudici non vedono l’ora che una nuova Tangentopoli scoppi, per acquisire un po’ di notorietà e far fuori pezzi grossi della politica a suon di sentenze e tintinii di manette.

Fare uso dell’informazione è lecito e sacrosanto, così come indagare sulla presunta irregolarità di certe operazioni. Ma talvolta capita che la giustizia, magari pure col contributo di certe forze politiche, diventi uno strumento di persecuzione per additare di ogni responsabilità un partito scomodo… E questo tracima nell’illecito e nell’ingiusto. La corruzione internazionale va ovviamente perseguita con la massima fermezza. Ma da qui a dire che addirittura la disgregazione dell’Europa passa per i fondi russi alla Lega ci pare un’esagerazione bella e buona.

Crediamo che l’Europa sia già abbastanza disgregata per conto suo… Economia: è evidente che gli Stati europei corrono a velocità differenti. E non solo perché sono più o meno “ligi al dovere di mantenere i conti in ordine”. Certe regole sembrano scritte apposta per favorire l’economia di certi Paesi a scapito di altri, come nel caso della pesca scandinava a danno di quella mediterranea… Immigrazione: c’è chi ribadisce la linea del “primo porto sicuro”, chi vorrebbe si adottasse una linea diversa, chi addirittura vorrebbe costruire barriere anti-immigrati. Comunque la si veda, nessuno Stato vuol recitare la parte del babbeo. L’accoglienza è dunque tutt’altro che un dovere morale… Prima, in Italia, numerose cooperative registravano introiti milionari con la gestione dell’accoglienza. Perché ora, dopo che la retta pro migrante si è ridotta da 35 a 21 euro, molti bandi vanno addirittura deserti? Forse l’accoglienza è un valore solo finché rappresenta un affare…

Preferenze politiche nei vari Stati: in alcuni Paesi prevalgono le forze moderate, in altri quelle sovraniste, in altri ancora i socialisti o i verdi… L’identità europea si scontra inevitabilmente con le tendenze nazionali proprie di ciascuno Stato. E poi, cosa dobbiamo intendere per “identità europea”? Cos’è che può unire italiani, francesi, olandesi, tedeschi e scandinavi sotto una comune bandiera? I sentimenti “nazionalistici”, per il momento, sembrano prevalere su quelli “europeisti”. Le radici cristiane, forse l’unica qualità che davvero potrebbe accomunare gli Stati europei (almeno la maggioranza), nemmeno compaiono nei Trattati. Eppure la religione può costituire un forte collante fra i popoli. I valori su cui fondarsi e credere non li decidono i palazzi, ma i popoli stessi. I popoli delle varie Nazioni, i popoli che reclamano la difesa dell’identità nazionale e delle tradizioni… Da qui nasce l’opportunità di rafforzare i legami con Stati come la Russia.

Che problema c’è se l’Italia vuol stipulare accordi con alleati diversi ma magari in grado di offrirle maggiori tutele, che l’Europa al momento non offre? Questa potrebbe essere, anzi, la strada giusta per tornare protagonisti della scena mondiale. Ma certamente a qualcuno potrebbe non andare bene. Ai nemici dell’Italia, in primo luogo… Forse proprio gli stessi che amano pure professarsi “amici dell’Europa”… Magari molti di questi “amici dell’Europa” militano nelle fila di qualche partito politico italiano… E magari godono anche di favore e protezione presso certe Istituzioni italiane…

Anche ai tempi di “Mani Pulite” si indagò solo su alcuni partiti… La non imparzialità della giustizia era già allora un tratto caratterizzante del nostro sistema… Era espressione di un ben preciso disegno politico? C’erano di mezzo gli interessi di qualche partito, a scapito di altri partiti? Se un tempo era così, chi ci assicura che una cosa del genere non potrà ripetersi ancora? Magari per togliere di mezzo, mediante l’arma giudiziaria, avversari politici altrimenti ineliminabili?

La giustizia non sarà mai davvero imparziale, finché continuerà a rappresentare solo gli interessi di certe fazioni. Perciò auspichiamo, nel più breve tempo, una seria riforma della giustizia che finalmente ridimensioni lo strapotere e i privilegi di cui attualmente gode chi ne fa parte. Persino in molte Università qualche professore in materie giuridiche approfitta di questa sua posizione dominante. E talvolta persino i loro assistenti ne approfittano, perché si sentono potenti (e accanto ai potenti) e nessuno può toccarli. Altro che “Resistere! Resistere! Resistere!”… Forse è ora che pure certi ammanettatori sperimentino il tintinnio delle manette. Forse è ora che qualche categoria privilegiata cominci a tremare sul serio. Anche e soprattutto a beneficio di quegli uomini (magistrati, avvocati, professori, assistenti…) che fanno bene il loro lavoro. Oltre che, ovviamente, dei cittadini onesti.

Stipulare accordi con chiunque possa offrire condizioni dignitose: questa la richiesta, assolutamente legittima, che i popoli di ogni Stato muovono a chi li governa. Al di là di ogni indagine o processo che la giustizia possa avviare… Non confondiamo le due realtà: gli illeciti vanno perseguiti duramente, ma promuovere accordi con chi si mostra più vicino ai nostri interessi non ci sembra affatto un illecito. Anzi, forse sarebbero da considerare illeciti quegli accordi che promuovessero gli interessi di qualcun altro a scapito nostro. E negli ultimi anni, purtroppo, ne è rimasta traccia… L’Italia trasformata in campo profughi, in cambio di un po’ di flessibilità… Il nostro settore primario messo in crisi da regole sbagliate, per favorire indiscriminatamente l’economia di altri Paesi… Il “Made in Italy”, apprezzato in tutto il mondo, privo di tutele dinanzi all’invasione di prodotti stranieri… E’ davvero questa l’Europa con cui dovremo stringere accordi anche in futuro?

Vostro affezionatissimo PennaNera

Procure buoniste. L’abuso dei diritti umani

Ave Socii

Quanto sentenziato da certe procure rasenta il ridicolo, secondo noi. Far sbarcare i migranti, sequestrare la nave, indagare, terminare in quattro e quattr’otto le indagini e dissequestrarla il giorno dopo… E senza nemmeno far perdere troppo tempo ai trafficanti, emettono in breve le loro sentenze così le Ong sono libere di tornare a fare affari nel Mediterraneo. Sentenze emesse “in nome del popolo italiano”, per giunta… Quello stesso popolo che, in massa, ha espresso chiaramente una ben precisa volontà in tema di immigrazione. Volontà che evidentemente qualche giudice si mette sotto i tacchi, visto che tanto la magistratura è “indipendente” dalle decisioni del governo. E’ giusto che lo sia, o che almeno provi ad esserlo… Tuttavia crediamo che calpestare delle leggi, seppur sgradite, non rientri nell’alveo di quell’indipendenza che i magistrati possono recriminare come propria.

L’impressione è quella di una magistratura completamente scollegata dai bisogni del Paese. Molte procure sembrano schierarsi apertamente contro certe istanze del sistema. Pure se evidentemente queste esistono e reclamano all’interno del Paese. Alla faccia delle presunte “indipendenza e imparzialità della magistratura”. Abbiamo visto che pure fra i giudici scorrono le correnti. Correnti politicizzate, per di più. E concentrate prevalentemente a sinistra, guarda un po’. Altro che magistratura “al di sopra delle parti”! Se degli esponenti del Pd militano pure nella corrente “di destra” della magistratura, c’è evidentemente un problema. Non osiamo immaginare cosa possa esserci un tantino più a sinistra…

Per questo ribadiamo che, per garantire una certa imparzialità nei vari organi dell’ordinamento, la rappresentanza del potere giudiziario dovrebbe accogliere in egual numero esponenti di ogni corrente del sistema. E non, come pare sia stato finora, accoglierne solo alcune. Nello specifico, per intenderci, istanze ispirate “al fascio-buonismo”. Si tratta di istanze che partono indubbiamente avvantaggiate rispetto alle altre. Per i più disparati motivi, storici prevalentemente. Ci siamo appiattiti troppo sui diritti dell’individuo, a discapito degli Stati e della loro sovranità. Talvolta pure delle loro leggi. C’è chi vorrebbe far passare per “universali” quelle che in realtà sono solo “opinioni”. Opinioni, per di più, con una ben determinata valenza politica.

Schierarsi reiteratamente a favore dei “diritti umani”, soprattutto a favore di “certi diritti umani”, è una evidente presa di posizione politica. Alcune procure legittimano le Ong a ricattarci strumentalizzando i migranti con la scusa dello “stato di necessità”. Secondo noi, bisognerebbe investire nei Paesi poveri, invece di continuare a sfruttarli costringendo i popoli a migrare. Perfino qualche Pontefice ha posto l’attenzione non tanto sul diritto dei popoli a migrare, quanto piuttosto sul diritto dei popoli a rimanere nella loro terra. E se proprio si verificano delle migrazioni, bisognerebbe gestirle attraverso corridoi umanitari, mettendo a disposizione dei migranti aerei sicuri e non barconi o barchini. Noi crediamo sia più “umano” così… Voi no?

Alcuni Stati pretendono di darci lezioni di umanità… Che lezioni di umanità dovremmo prendere, da chi abbandona i migranti nei boschi al confine con l’Italia, oppure li seda prima di rispedirli indietro, oppure sfrutta quegli stessi Paesi dell’Africa da cui poi migliaia di persone sono costrette ad emigrare? Alcuni governi europei (magari pure socialisti) non esitavano addirittura a sparare ai migranti, per evitare che varcassero il confine… Di che razza di umanità stiamo parlando? In Africa non ci sono “porti sicuri”… Ma se ogni anno proprio quei porti accolgono milioni di turisti! No, il “porto sicuro più vicino” sta in Italia… Viaggiano per miglia e miglia fino a Lampedusa e nessuno si lamenta, ma se poi devono allungare fino a Malta non ce la fanno più e di colpo le condizioni peggiorano… Boh!

Se davvero la migrazione è un “fenomeno epocale” e un “diritto universale”, che sia gestita davvero da tutti i Paesi e non da uno solo. Altrimenti diventa uno dei tanti modi per costringere una singola Nazione ad accogliere, magari sotto qualche ricatto, facendole pure la morale quando non si mostra abbastanza accogliente, mentre tutte le altre Nazioni stanno a guardare. Ma in questo caso, se permettete, la migrazione sembra tutto fuorché un diritto universale. E tutti quei discorsi sull’umanità ci paiono piuttosto una colossale presa in giro. Anche se pronunciati dai pulpiti delle procure. Noi la vediamo così… Scusateci!

La procedura sul debito? Forse un modo per distrarci e farci avere meno voce sulle nomine di peso ai vertici europei. Vogliono isolarci, noi alziamo la testa e loro vogliono farcela pagare. Nella scorsa legislatura europea eravamo certamente ben rappresentati, forse avevamo anche più alleati rispetto ad ora… Ciononostante gli altri Paesi ci hanno aiutato ben poco coi migranti. Intanto proseguono i tentativi delle Ong (e dei loro fiancheggiatori) di farci sentire “dalla parte sbagliata”, dalla parte dei “cattivi”. Mentre loro sembrano avere dalla propria parte lo “Stato di diritto”, certe procure e pure la morale cristiana. Ormai si sentono invincibili e inattaccabili, benedetti sia dalla terra che dal cielo… Ma noi continuiamo a resistere, perché non per forza siamo noi quelli sbagliati. Fare di testa propria, ignorare la legge o addirittura disobbedirle andandole deliberatamente contro, è in realtà l’esatta negazione dello “Stato di diritto”.

Se si considera sbagliata una legge ci si candida, ci si fa eleggere in Parlamento e la si cambia. Così funziona in democrazia. Il fatto di essere cristiani non ci farà sentire in colpa per aver voluto l’applicazione della legge, anche se in apparente contrasto con qualche presunto concetto di umanità. Da cattolici credenti orgogliosi ribadiamo: a Dio quel che è di Dio, a Cesare quel che è di Cesare. E orgogliosi aggiungiamo: se continuano le provocazioni, siano pure schierati i cannoni! Quel che accadrà dopo sarà frutto di ciò che decideranno di fare i capitani di quei barconi: arrendersi o continuare a provocare. In quest’ultimo caso, ogni responsabilità ricada su questi presunti filantropi! Perché, in fondo, sono loro che se le cercano. Detto questo, siamo cristiani e ne andiamo fieri. Cristiani sì, fessi no!

Vostro affezionatissimo PennaNera

Interessi e conflitti: risorse, non problemi

Ave Socii

Abbiamo scoperto l’acqua calda: l’onestà non è di casa nemmeno nella magistratura. Anche lì ognuno coltiva i propri interessi. E non succede da ieri, a dire il vero. Anche negli organi teoricamente più imparziali potrebbero in realtà avvenire manovre non propriamente disinteressate. Bisogna avere fiducia nella magistratura… Certo, bisogna avere fiducia, ma non più e non meno che in altri organi dello Stato. La magistratura, a nostro avviso, non ha nulla di così speciale da meritare tutta questa smisurata fiducia. Specie alla luce degli ultimi accadimenti.

Ormai, per recuperare un po’ di credibilità, i magistrati inizieranno a picchiare duro pure contro quei “campioni d’onestà” dei Cinque Stelle… Lo stanno già facendo contro il sindaco di Torino, ma non solo. Se colpisce anche la magistratura, allora è proprio vero che la disonestà è la cosa più democratica che esista. E pensare che un tempo sembravano così uniti, Cinque Stelle e magistratura, sotto la comune bandiera dell’onestà! Ma da quando il popolo, dopo le recenti elezioni, ha voltato le spalle al più credibile baluardo d’onestà nel nostro panorama politico, ai giudici è stata al momento preclusa ogni possibilità di eliminare giudiziariamente gli avversari politicamente ineliminabili. Anche i Cinque Stelle “hanno fallito”… Perciò, d’ora in poi, pure loro potranno essere indagati liberamente. Anche se forse proprio i Cinque Stelle, in tutta la loro storia, hanno collezionato più avvisi di garanzia in proporzione ad altri partiti. Ma questi sono dettagli…

Poi è esploso lo “scandalo magistratura” e abbiamo scoperto che la corruzione serpeggia pure fra i giudici… Eppure, secondo noi, non c’è ragione alcuna per sentirsi così scandalizzati. Siamo tutti esseri umani e, come tali, siamo tutti interessati. L’interesse e la motivazione spingono ogni nostra azione. Chi ha interessi comuni, poi, si riconosce sotto una medesima bandiera e tifa per la categoria rappresentata da quella bandiera. Vale per lo sport come per la politica, passando per i poteri di uno Stato democratico. La democrazia stessa promuove il perseguimento di interessi a partire da una pluralità di categorie, le quali si confrontano (ad esempio, attraverso libere elezioni) deliberando quali siano gli interessi al momento meritevoli di maggior tutela (quelli proposti, ad esempio, dal partito o dalla lista che ha ottenuto più voti).

I poteri statali, il giudiziario nello specifico, dovrebbero essere esercitati all’interno di ogni categoria sociale. Non dovrebbe esistere una categoria che da sola detenga lo scettro di un potere intero: risulterebbe eccessivamente potente nei confronti delle altre. Occorre depotenziarla, dunque. Dividere i poteri non basta, per annullare l’effetto delle correnti ed assicurarsi il raggiungimento dell’indipendenza e dell’imparzialità. I poteri vanno anche suddivisi fra le categorie esistenti: non mediante una “divisione dei poteri” tout court, ma attraverso una sorta di “diffusione dei poteri”. Nella realtà non possono esistere poteri “al di sopra delle parti”. Tutti i poteri presentano comunque le loro suddivisioni in categorie, siano esse correnti o partiti. Ed è bene che queste categorizzazioni vengano fuori, invece di alimentare loschi sotterfugi celati sotto la maschera dell’imparzialità. A nostro parere è inutile, persino dannoso, alimentare l’ipocrisia che alcuni poteri siano immuni dall’influenza delle categorie.

La questione non dovrebbe essere se le categorie possano o meno influenzare i poteri, ma piuttosto stabilire quali categorie possono influenzare i poteri e quali no. Detto in maniera diversa ma equivalente, quali interessi sono meritevoli di tutela e quali no. In questo senso, la Costituzione potrebbe fornire delle linee guida, impedendo da subito la nascita di determinate correnti. Se certe correnti sono anticostituzionali diciamolo dall’inizio. Impediamo che nascano dal principio. Non aspettiamo, per esempio, che avvengano certi episodi a Roma per poi etichettarli come “aggressioni squadriste”. Così sembra quasi che si abbia interesse a che determinate correnti vengano alla luce, per trasformarle in capro espiatorio in determinate situazioni. E’ indubbio che episodi del genere vadano condannati. Ma certe correnti non dovrebbero nascere per niente, se veramente promuovono interessi contrari alla Costituzione… Che pure qui ci siano sotto degli interessi, magari proprio la costruzione di un capro espiatorio?

Passare dal paradigma dell’imparzialità a quello del perseguimento di interessi. E’ questo il punto. Non scansiamo il problema, affrontiamolo. Gli interessi esistono, non si possono evitare. Sfruttiamo questa situazione, invece di biasimarla. Invece di alimentare le false speranze di una magistratura indipendente, proviamo a sfruttare le potenzialità di una magistratura interessata.

La società tutta è divisa in categorie, o correnti. Ciascuna di esse dovrebbe accogliere magistrati propri, motivati a promuovere gli interessi di quella determinata categoria. Ogni categoria è costituita da rappresentanti e rappresentati. I primi dovrebbero ottenere benefici in base ai risultati positivi che conseguono per la loro categoria. Migliori sono i risultati, maggiori sono le possibilità di salire al vertice (che, nel caso del potere giudiziario, dovrebbe essere costituito da un magistrato per ciascuna categoria, così da garantire l’equilibrio fra i vari interessi coinvolti). Si presume, infatti, che i migliori siano quelli in grado di difendere meglio gli interessi di categoria. Ma i rappresentanti si possono anche cambiare. Un numero qualificato di rappresentati può sostituire i rappresentanti “non graditi”, come accade per le elezioni politiche. Tale metodo democratico dovrebbe essere applicato anche ai magistrati.

Ognuno di noi sarebbe contento se prevalessero sempre le idee che condivide maggiormente. Noi stessi saremmo contenti qualora prevalessero sempre certe categorie e certe linee di pensiero. Tipo la linea “sovranista”, la linea del “prima gli italiani”. O la linea del contrasto alla criminalità, all’immigrazione incontrollata e al traffico di droga… Ma sappiamo che purtroppo non sarà per sempre così. Perché nel tempo gli interessi di una società cambiano. La scala dei bisogni di una Nazione può variare. La popolarità di una categoria non dura per sempre. Si chiama democrazia. E pure i magistrati, secondo noi, dovrebbero riflettere le aspettative e le richieste di un popolo, se ci troviamo all’interno di una democrazia. Nei limiti, ovviamente, delle possibilità accordate dalla Costituzione.

Come risolvere eventuali contenziosi tra le diverse categorie? Ad esempio, si potrebbe costituire un organo composto da tre giudici, due di parte e uno imparziale (estratto a sorte tra i non contendenti). In caso di irregolarità, pagherebbero i tre giudici. Se le irregolarità coinvolgessero il vertice, pagherebbero in solido le categorie rappresentate dai tre giudici nel collegio giudiziario. In caso i rappresentanti siano suddivisi in più organi, purché di pari livello, è opportuno che tali organi non legiferino per se stessi. Specie se sono due, è bene che l’uno disponga le regole per l’altro e viceversa. Come nel caso di Camera e Senato: ciascuno dei due rami del Parlamento dovrebbe stabilire le norme non già per sé medesimo, bensì per l’altro. Specie per quel che concerne i compensi dei suoi membri.

La riforma della giustizia è sicuramente materia difficoltosa per chiunque, soprattutto in Italia. Magari proprio a causa degli interessi che qualcheduno vorrebbe salvaguardare. Ma comunque venga impostata la riforma, crediamo che la stella polare da seguire debba essere questa: depotenziare determinate categorie, al momento strapotenti, per raggiungere un certo equilibrio fra gli interessi in gioco. Finché una sola categoria sarà al comando di un potere, i suoi interessi prevarranno senza possibilità di replica. Solo quando tutte le categorie saranno in grado di esprimere rappresentanti propri per ciascun potere, compreso quello giudiziario, potremo finalmente dire addio alla subdola tirannia di una casta.

Vostro affezionatissimo PennaNera

Giustizia italiana. Un mondo tutto da riformare

Ave Socii

Controllare i controllori. Quando si è in presenza di un organo deputato al controllo, c’è forse motivo di dubitare della serietà e imparzialità dei suoi componenti? Tutti noi vorremmo che la risposta fosse no… Ma alla luce anche dei recenti “scandali” che stanno colpendo la magistratura italiana, forse ci domandiamo se chi controlla necessiti a sua volta di essere controllato.

Da più parti, e da molti anni, si parla di “riforma della giustizia”. Secondo noi, sarebbe necessario rivedere più in generale il ruolo di ogni organo di controllo. Compito non certo facile, visto che già nei tempi antichi qualcuno si domandava “chi controlla i controllori?”… Chi riveste ruoli di controllo e non è a propria volta controllato da nessuno, potrebbe abusare indiscriminatamente del potere conferitogli dalla carica che riveste. Inventare organi di controllo superiori complica il problema, invece di risolverlo. I controllori superiori controllano gli inferiori, ma chi controlla i superiori? Un nuovo organo di controllori collocato ancora più in alto? Ma poi chi controllerà questi ultimi? E così via, all’infinito.

E’ evidente che il “metodo gerarchico” fin qui descritto non è il massimo. E’ dunque necessario riflettere sulla possibilità di introdurre altre modalità di controllo. Magari di controllo “fra pari”. Se si motivasse adeguatamente le parti a controllarsi a vicenda, forse, si eviterebbero eclatanti abusi di potere. Nella Roma repubblicana, i consoli erano due proprio perché l’uno controllasse l’operato dell’altro e viceversa. Tornando ai giorni nostri, il sistema parlamentare italiano prevede che vi siano due Camere aventi i medesimi ruoli e poteri. Ognuna delle due Camere si autogoverna e stabilisce il proprio regolamento interno (cosiddetta “autodichia”). Non sarebbe più opportuno, invece, che l’una stabilisse le regole dell’altra e viceversa?

Si parla tanto di conflitto di interessi. Quello citato sopra potrebbe essere un esempio. Ma se esiste un conflitto di interessi davvero grave, forse è quello per cui l’organo dei controllori, la magistratura, si autogoverna. Quello per cui un giudice viene giudicato da un altro giudice. Un suo “simile”, diciamo così. E per gli amici, ovvero i simili, le regole spesso si interpretano nel senso più favorevole possibile. Alla faccia dell’imparzialità. E spesso l’incompetenza del Legislatore moderno contribuisce ad allargare in misura indeterminata le possibilità di interpretazione delle leggi da parte del potere giudiziario.

Fare in modo che esistano organi di controllo “alla pari”, che insistono cioè sui medesimi interessi, potrebbe essere una soluzione al problema. Il conflitto d’interessi dovrebbe essere esternalizzato, cioè ricondotto ad organi differenti, invece che rimanere internalizzato nel medesimo organo. Creare organi superiori, per l’appunto, è inutile poiché ripropone al proprio interno le medesime tipologie di conflitti. Se proprio deve esistere un “organo superiore”, questo dovrebbe accogliere al suo interno rappresentanti delle varie istanze di un sistema. Ognuna delle parti, rappresentative delle varie istanze, propone le condizioni cui le altre parti dovrebbero attenersi per salvaguardare al meglio i loro interessi. In sede congiunta, poi, si effettua una sintesi delle posizioni. Questo ci pare il metodo più corretto per trattare il problema del controllo. Una sorta di applicazione della teoria dei giochi.

Spesso anche i membri di diversi organi vengono scelti in rappresentanza dei poteri di un sistema. Si pensi ai componenti della Corte Costituzionale, scelti in egual numero dai tre poteri dello Stato (legislativo, esecutivo, giudiziario). In presenza di conflitti fra questi poteri, ogni organo deputato alla risoluzione di tali conflitti dovrebbe accogliere rappresentanti di tutti i poteri coinvolti. Il Consiglio Superiore della Magistratura accoglie membri togati e laici, ma forse non basta. Perché ogni membro sia egualmente motivato a perseguire gli interessi della propria parte, dovrebbe essere ricompensato a partire dai risultati positivi conseguiti dalla parte che rappresenta. E, al contrario, penalizzato in base ai risultati negativi.

Il tema della “responsabilità civile dei magistrati” è collegato a quanto detto prima. L’innocente che abbia subito un processo lungo e ingiusto, dovrebbe essere risarcito direttamente dai rappresentanti del potere giudiziario. Costoro dovrebbero rispondere delle loro mancanze. Ciò potrebbe ridurre il ricorso al loro strapotere di interpretazione. Se un magistrato pagasse per le sue omissioni, potrebbero anche ridursi i tempi della giustizia. Se i compensi dei giudici fossero inversamente proporzionali al tempo dei processi, forse si uscirebbe da una situazione che definire “farraginosa” è un’offesa agli eufemismi.

Evitare la presenza di organi di controllo superiori, magari, farebbe pure risparmiare dei bei soldini. Così come decidere i compensi in base ai risultati conseguiti e non perché “si ha diritto a quei compensi”. Ma dei bei soldi pubblici si risparmierebbero anche liberando parzialmente le casse statali dall’onere di stipendiare indistintamente tutti i rappresentanti della giustizia. In questa direzione potrebbe andare un provvedimento incentrato sulla liberalizzazione della giustizia civile. In particolare, tutto ciò che concerne i contenziosi fra privati dovrebbe essere gestito da mediatori giuridici, non necessariamente facenti parte dell’apparato statale. Sia chiaro, anche lo Stato potrebbe decidere in merito alla disputa fra privati. Ma forse, liberalizzando la giustizia civile, si eviterebbe l’attuale ingolfamento dei Tribunali.

Lo Stato dovrebbe avere rappresentanza, mediante magistrati propri, solo in sede amministrativa (nei contenziosi fra pubblico e privato) e in sede penale (al momento della violazione delle relative norme). In entrambi questi casi, la sfera pubblica persegue interessi diretti ed è motivata a farlo. Ma nei contenziosi fra privati, dove l’interesse pubblico spesso non è in gioco, il pubblico interviene senza alcuna motivazione. Ed ecco che i processi possono durare un’eternità. Ecco che le udienze possono essere rinviate di mesi. Ecco che i giudici possono godere di ferie spropositate rispetto ad altri funzionari pubblici.

A nostro avviso, per far sì che uno Stato divenga più efficiente, c’è bisogno di cambiare paradigma. Passare, cioè, dalla “ricerca di imparzialità” (che sovente coincide con “inerzia”) alla “ricerca di motivazione e interesse”. Fare in modo che ogni parte coinvolta si metta nei panni delle altre, scrivendo le regole necessarie al perseguimento degli interessi altrui e non dei propri. Perché nessuno può essere imparziale, mentre scrive le regole per se stesso. Solo rendendo interessati i suoi membri, lo Stato può sperare di funzionare meglio. Agganciare i benefici dei funzionari pubblici ai risultati da loro conseguiti, per esempio, potrebbe spronare i funzionari stessi ad impegnarsi di più. E la macchina dello Stato a muoversi più velocemente. Ma finché i controllori non pagheranno, finché continueranno a suonarsela e cantarsela a modo loro, dimentichiamoci pure una legge uguale per tutti.

Vostro affezionatissimo PennaNera

Il nostro appello contro ogni violenza

Ave Socii

La piazza sovranista di Milano è stata un grande esempio di democrazia e libertà di pensiero. Una piazza pacifica e propositiva, come tante nel nostro Paese. Tutte le piazze dovrebbero essere così: pacifiche e propositive. Per lo meno pacifiche.

Anche le piazze dei sindacati, dei lavoratori, dei residenti stanchi di subire certe situazioni, delle categorie che vogliono far sentire la loro, sono piazze pacifiche. Queste sono le piazze che vogliamo. Non serve che si usi violenza per dimostrare al mondo di esistere.

L’atteggiamento violento è agli antipodi rispetto al confronto pacifico della democrazia. Il confronto costruisce, la violenza distrugge e basta. Nessuno può permettersi di aizzare alcuni contro altri, per il mero fine dell’ottenimento della visibilità. Chi è violento nei modi, forse è debole nelle idee.

Nessuno può permettersi di gettare a terra il cibo destinato ad altri, o di gridare frasi ingiuriose e indegne come “Ti stupro”. Nessuno può permettersi di violentare delle ragazze, specie se appartiene a un movimento politico che fa della lotta alla violenza sessuale una bandiera. Guai, se a destra come a sinistra, si lasciasse spazio a persone del genere. Ci vergogneremmo di appartenere a quella fazione.

Nessuno può tuttavia permettersi di accostare gli atteggiamenti violenti alla cultura di una singola parte politica. Lo stupratore non ha colore politico, così come il violento in generale. Il periodo stragista e gli anni di piombo non ci hanno insegnato nulla? La violenza può tingersi di qualunque colore. Il violento è un soggetto che merita solo comprensione e aiuto. E se vuol rimanere violento, non merita nemmeno quello.

Nessuno può permettersi di bruciare libri o distruggere opere in nome di un qualsiasi credo. Molti, troppi pensano che cancellare il passato sia la strada migliore per costruire il futuro. Ma è solo una violenza contro la storia dell’uomo. Contro noi stessi.

Nessuno può permettersi di contestare l’altro bruciando la sua bandiera. Con essa ardono i cuori di un’intera Nazione. Nessuno può permettersi di minacciare di morte qualcuno, oppure offenderlo costruendo manichini da infuocare o appendere a testa in giù. Così si rievocano pagine buie della Storia.

Nessuno può permettersi di influenzare delle decisioni squisitamente politiche, se la carica che riveste non glielo consente. Anche questa è violenza. Violenza contro la Costituzione e contro la divisione dei poteri tipica di ogni Paese democratico.

Chi detiene il potere giudiziario non può pretendere di interferire con quello esecutivo, in nome della propria “indipendenza”. Da noi è il Parlamento a scrivere le leggi e il Governo ad eseguirle, non la magistratura. Perfino in tema di accoglienza. Una magistratura che pretende di essere indipendente soggiogando gli altri poteri è violenta contro la Costituzione. Bisognerebbe interpellare la Consulta, in caso ci fossero dubbi.

Chi è sindaco o pubblico funzionario non può disobbedire alle leggi o disapplicarle, se è in disaccordo con esse. La disobbedienza civile la fa il popolo, non la pubblica amministrazione. Perfino in tema di accoglienza. I pubblici funzionari che disobbediscono sono violenti contro la Costituzione. Bisognerebbe interpellare la Consulta, in caso ci fossero dubbi.

Se una qualche forza politica appoggia degli atteggiamenti violenti contro la Costituzione, probabilmente è complice seppur in buona fede. Perfino in tema di accoglienza. Ecco perché ancora non le arrivano tanti avvisi di garanzia tutti insieme. Come possono, i rappresentanti del potere giudiziario, sbarazzarsi così in fretta di politici che fanno il loro gioco? Marionette mosse dagli intricati fili dell’onestà. Ma prima o poi questi fili si romperanno pure per loro. Anche troppa onestà è violenta.

Siamo contrari ad ogni forma di violenza. Quelle più palesi e quelle più subdole. Quelle contro le persone e quelle contro il nostro modello democratico. Quelle che tutti deplorano e quelle che forse nessuno ha il coraggio di far notare. Quelle contro le opinioni. Quelle contro le regole.

Noi siamo per il rispetto. Per le persone e le loro opinioni. Per le Istituzioni e le loro regole. E voi?

Vostro affezionatissimo PennaNera

Lega-Cinque Stelle, Cinque Stelle-Lega. Sinonimi e contrari

Ave Socii

Sinonimi nelle intenzioni, contrari nei metodi. Questo sono Lega e Cinque Stelle. Accomunati dal medesimo intento anti-sistema, ma profondamente contrastanti nei fini verso cui tendere. La bandiera dei leghisti è l’ordine, quella dei pentastellati l’onestà. La Lega è granitica e compatta nelle idee che sostiene, i Cinque Stelle accolgono tante correnti di pensiero spesso in conflitto. La prima è lo spirito dell’esperienza, i secondi l’impulso dell’improvvisazione al potere. Sinonimi e contrari che hanno permesso a questo strano governo di durare quasi un anno e che forse gli consentiranno di durare chissà quanto ancora. La forza di questa inconsueta compagine risiede proprio nella profonda diversità dei suoi componenti.

Se si volesse per forza attribuire la qualità della competenza ad uno solo dei due partiti di maggioranza, la nostra scelta ricadrebbe sicuramente a favore della Lega. E non solo a livello di storia (infatti la Lega è, attualmente, il partito più longevo del panorama politico italiano), ma anche in termini di preparazione e capacità di risolvere i problemi (seppur, talvolta, in modi grezzi e indigesti secondo molti osservatori “politicamente corretti”).

Onestà vs competenza. Secondo noi sono queste le istanze meglio rappresentate, rispettivamente, da Cinque Stelle e Lega. Istanze che nelle ultime settimane sembrano essersi quasi polarizzate. C’è forse bisogno di essere contrari all’una per essere favorevoli all’altra? E’ certamente meglio che chi ricopre cariche importanti (specie se pubbliche) sia persona egualmente onesta e competente. Ma nel dubbio, ove ci sia imposto di scegliere, crediamo sia meglio optare per la competenza. Se sei onesto ma incompetente, intorno troverai gente più competente di te in grado di sfruttare la tua incompetenza oppure manovrarti, non necessariamente per fini onesti.

Esempio. Se in Parlamento siedono degli incompetenti, con tutto il rispetto, le leggi saranno scritte da persone incompetenti: cioè, tendenzialmente, saranno scritte male e in maniera non chiara. Leggi scritte male e in maniera non chiara lasciano ampio margine di interpretazione ai detentori del potere giudiziario, i magistrati. Se esiste un motivo su tutti in grado di spiegare lo strapotere della magistratura oggi, forse va ricercato proprio nell’incompetenza del Legislatore moderno. Non solo negli ultimi anni, ma negli ultimi decenni. Se poi il Legislatore di oggi è pure malato di giustizialismo!

Dopo le recenti inchieste per corruzione e l’ingigantimento operato da media e Cinque Stelle, per la Lega sembrano ormai davvero lontani i tempi di “Roma ladrona”. Ma i Cinque Stelle stiano in campana! Il loro è un partito ancora giovane, la disonestà avrà tutto il tempo per intaccarli. I disonesti stanno dappertutto. Non c’è cosa più democratica della disonestà. Si godano questo momento, loro che ancora possono vantarsi di essere “diversi” e persino “contrari” rispetto al resto del sistema.

I due azionisti di maggioranza sembrano contrari e complementari proprio su tutto. Non solo sui temi che discutono, ma anche sulla maniera di conquistare il consenso della gente. Se per i Cinque Stelle il consenso sembra arrivare durante le campagne elettorali, per la Lega invece il consenso è arrivato soprattutto durante il periodo di governo. Altro indicatore che mostra come la Lega sia più competente, più avvezza a realizzare che a proclamare. Moralismo vs pragmatismo…

Sacrosante le battaglie dei Cinque Stelle contro privilegi, vitalizi e pensioni d’oro. Parlamentari per un giorno o neanche… che prendono pensioni che neanche uno che ha lavorato quarant’anni e passa si sognerebbe! Sessantottini e comunisti col vitalizio… Proprio loro, quelli che stavano dalla parte del popolo e contro il sistema? Lunga vita ai Cinque Stelle, per queste loro battaglie di buon senso! Ma si tratta pur sempre di questioni di principio più che di utilità pratica.

Non basta l’onestà per rendersi credibili agli occhi del popolo. D’accordo, i Cinque Stelle hanno clamorosamente ribaltato alcuni risultati attesi nei ballottaggi in Sicilia. Sarebbe stato un successo ancor più eclatante, se il partito dell’astensione non avesse incassato altri 15 punti percentuali rispetto al primo turno. E proprio la Lega, data per favorita, sembra averne pagato le più pesanti conseguenze. Permetteteci, però, di spezzare una lancia in favore di Salvini, che ha voluto correre intenzionalmente da solo in certi comuni, facendo incassare alla Lega risultati neanche troppo scontati in una regione meridionale. I ballottaggi hanno dimostrato che per la Lega i risultati migliori arrivano senz’altro in una coalizione di centrodestra, non correndo da soli. Crediamo che Salvini abbia certamente imparato da questa esperienza.

A pensar male si fa peccato ma… Secondo noi, da parte dei Cinque Stelle è in atto un vero e proprio progetto di svendita dell’Italia ai Cinesi. Solo congetture infondate? Chissà… Nel loro simbolo compaiono cinque stelle, proprio come sulla bandiera cinese… Vogliono stipulare accordi con la Cina, Stato che sta colonizzando e sfruttando economicamente buona parte del mondo… A partire dall’Africa, terra da cui poi si muovono enormi ondate migratorie verso i Paesi europei. Pure sul tema immigrazione, che strano, i Cinque Stelle si mostrano ambigui e incoerenti: prima dicono che la “linea dura” è condivisa da tutto il governo, poi alla vigilia delle elezioni tornano a mettersi di traverso. Chissà…

A ben vedere, ambiguità e incoerenza sono tratti caratterizzanti i Cinque Stelle. Come sul tema delle dipendenze: scatenano battaglie di civiltà contro chi si arricchisce col gioco d’azzardo, ma vorrebbero sciogliere le briglie a chi si arricchisce con la cannabis. Loro che sono tanto attenti alle questioni di principio, dovrebbero forse dimostrarsi un po’ più chiari e coerenti anche su queste questioni.

Apparentemente d’accordo ma in realtà contrari, i nostri due azionisti di maggioranza, pure in tema di legittima difesa. Il relativo provvedimento, ricorderete, è stato votato con non pochi mal di pancia da parte dei Cinque Stelle. Fra l’altro, pare che il testo del disegno di legge fosse diverso. Se un estraneo entra forzatamente nella mia proprietà, si trova nel posto sbagliato a prescindere da ogni altra motivazione. Qualsiasi eventuale conseguenza è frutto del suo errato comportamento. Questo è un ragionamento di buon senso, se veramente la proprietà è “sacra”.

Ora, invece, ci ritroviamo a che fare con lo “stato di grave turbamento”… Scusate, ma chi stabilisce se il nostro turbamento durante un’aggressione è grave o lieve o inesistente? Mentre un balordo ci aggredisce abbiamo forse tempo per domandarci che intenzioni abbia, o se ha abbia avuto una vita difficile, o se reagire in maniera più o meno turbata? Il “grave turbamento” è forse peggiore della “proporzionalità della difesa all’offesa”… Non c’è dubbio: questo è l’ennesimo regalo dei Cinque Stelle alla magistratura.

Troppo potere alla magistratura nuoce alla democrazia: si predilige un potere, quello giudiziario, a discapito degli altri. Così però è più facile eliminare giudiziariamente gli avversari che non si riesce ad eliminare politicamente (vi ricorda qualcosa?). Garantismo vs giustizialismo… Questo, a nostro parere, è il vero punto di distacco tra Lega e Cinque Stelle. Ma in democrazia i giudici giudicano, i politici fanno politica. Qui non siamo in un Paese “modello Cina”, dove il mero sospetto è sufficiente a togliere di mezzo chi infastidisce i potenti.

Lo strapotere della magistratura va a nozze con le posizioni giustizialiste dei Cinque Stelle. L’onorevole Di Maio finge di stupirsi quando afferma che in così poco tempo sono scoppiati così tanti casi di corruzione e che i Cinque Stelle sono l’unico partito che (aggiungiamo noi, ancora) non riceve tangenti. Da sempre la magistratura invia raffiche di avvisi di garanzia a ridosso di importanti appuntamenti elettorali. Strano eh? Ancor più strano che uno accorto e intelligente come Di Maio finga di non saperlo. E poi, detto fra noi, la magistratura è forse motivata ad indagare su una forza politica che consente un così ampio potere d’influenza ai giudici? Va bene che la giustizia faccia il suo corso e i magistrati i dovuti controlli… Ma a questo punto, di grazia, chi controlla i controllori?

Troppi controlli paralizzano il Paese. La magistratura, a tal proposito, dovrebbe intervenire solo dopo la costruzione delle opere, per verificare la regolarità degli appalti. Altrimenti le opere si bloccano. E pure qui notiamo che i Cinque Stelle prediligono l’onestà. Ma troppa onestà, in questo caso, genera inerzia. E l’inerzia è, al momento, ciò di cui il nostro Paese ha meno bisogno. Gli unici che paiono muoversi senza alcun freno o limite sono i magistrati, guarda un po’… Specialmente in periodo di campagna elettorale sembrano tutt’altro che inerti.

Questa campagna elettorale, combattuta con toni così accesi e agguerriti come se non esistesse un domani, è ormai quasi agli sgoccioli. Da parte nostra c’è molta curiosità di vedere i due azionisti di governo, contrari ma complementari, di nuovo insieme dopo le elezioni europee. Forse nulla sarà più come prima. O forse sì?

Vostro affezionatissimo PennaNera