Quando il niente era tutto

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In questo periodo mi sento maggiormente circondata dal caos.
Gli eventi catastrofici nel mondo, problemi politici ed economici. Persino la pubblicità che confonde e infastidisce, più che essere utile nelle scelte.
Certamente si può sempre spegnere la TV.
Ma anche quando si spegne la TV, il silenzio elabora continuamente informazioni, eventi, emozioni.
Troppo, ecco il troppo di tutto che ci circonda in una morsa che fa male.
Il desiderio di fermarsi e scendere da questa giostra che non ci permette di vivere serenamente e vedere con chiarezza.
La notte scorsa ho sognato di aver scattato alcune fotografie e qualcuno le aveva mandate per partecipare ad un concorso per una mostra fotografica.
Poi mi disse: erano davvero belle e avresti vinto il premio se avessi usato il flash.
Al risveglio non compresi il significato del sogno.
Era questo, il bisogno di fermare le immagini della vita che mi circonda e che vivo.
Fare chiarezza e osservare meglio i dettagli con una prospettiva diversa.
Oggi tutto gira intorno al troppo, di tutto e di più.
Come si dice si stava meglio quando non si aveva nulla e si apprezzava e dava valore a quello che si aveva.
Non solo materialmente, ma anche soprattutto quello che erano le persone, il modo di vivere, gli insegnamenti che venivano trasmessi e tramandati.
Oggi quello che abbiamo non basta mai è come aver costantemente sete e non riuscire a dissetarsi.
Attaccamento alle proprietà ai beni posseduti, sete di ricchezza e potere.
I bambini di una volta non avevano nulla, ma possedevano immaginazione e sogni che li facevano crescere, con l’impegno e la speranza di realizzarli.
Bisognerebbe riuscire ad apprezzare quello che abbiamo e non darlo per scontato.
Dare un valore non solo alle cose, ma anche al tempo, vivendo meglio e non utilizzandolo appieno per fare molto di più.
Si corre stressati e non basta mai.
Meglio meno, ma apprezzare e valorizzare quello che abbiamo.