Scegliere le scarpe

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Acquistare le scarpe non è semplice come sembra. Si va in negozio, si provano, sembra al momento che vadano bene e invece indossandole successivamente e provando a camminare si scoprono difetti o alcune problematiche dolenti per i nostri piedi.
A seconda della stagione è consigliabile indossare le calze per quella determinata calzatura.
Ognuno ha i propri problemi relativi al piede, quindi c’è da valutare in base alle esigenze la conformazione e la morbidezza della scarpa, la flessibilità. Ad esempio io necessito di una suola spessa e la soletta ammortizzata.
C’è chi ha necessità di inserire il plantare.
Infine ognuno in base alle preferenze sceglie il colore o se desidera abbinarle ad un determinato abbigliamento.
Insomma sembra facile andare ad acquistare un paio di scarpe.
Anch’io che ho delle problematiche sono in difficoltà
Oltre appunto a determinate esigenze, la moda attuale non incontra il mio gusto, la scelta è difficile.
Quando per caso trovo qualcosa che mi piace e voilà….. non c’è il numero.

La Rinascente

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Ho scoperto e letto con piacere la storia della Rinascente di Milano presa dal web:
Quello che vedete nella fotografia è l’antenato della Rinascente di Milano, ovvero il palazzo dei Magazzini Bocconi di Piazza del Duomo. Belli, eleganti, producono per la prima volta in Italia abiti già confezionati e si ispirano ai magazzini Le Bon Marchè di Parigi: Milano quando vuole essere alla moda, ci riesce alla grande.
Vita difficile la sua: dopo aver cambiato proprietà e nome (fu il buon Gabriele D’Annunzio ad essere pagato trenta lire in monete d’oro per dire: “Il negozio rinascerà, chiamatelo Rinascente!”), passerà attraverso l’incendio del 1918 e soprattutto i bombardamenti del 1943.
Nel dopoguerra sarà quindi necessario ricostruirlo completamente: il nuovo edificio (quel raffinato esempio di razionalismo che voi tutti potete ammirare dalla cattedrale) venne affidato all’architetto Ferdinando Reggiori e aperto al pubblico nel 1950.

☆☆☆☆☆☆
Ho sempre ammirato e visitato la Rinascente quando lavoravo in centro e spesso nell’intervallo mangiavo qualcosa di veloce ed entravo ad ammirare i diversi piani.
Sembrava di entrare in una grande boutique, i reparti sembravano dei salotti, alcuni anche con divanetti. Ogni tanto acquistavo qualcosa che mi potevo permettere.
Mantengo il ricordo che avevo perché negli ultimi anni si è rimodernata, adeguandosi ai gusti della nuova generazione e soprattutto del turismo e mode internazionali, e quindi non apprezzando questi cambiamenti mi sentivo un pesce fuori dall’acqua, non corrispondeva più al mio sogno.
È stato bello scoprirne la storia e conservare ricordi piacevoli.

Quando si chiude una porta

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Quando devo chiudere una porta la accosto perché ho paura di restare bloccata chiusa dentro.
Sarà forse un problema psicologico.
Sembra significare di voler lasciare uno spiraglio, una via d’uscita.
Nei rapporti personali invece quando ho chiuso con una persona che sia amicizia o sentimentalmente la porta l’ho chiusa bene a chiave e buttato via la chiave. Perché se sono arrivata a questo punto c’erano dei motivi validi e importanti.
Negli eventi della vita si dice che quando si chiude una porta si apre un portone.
Un evento così positivo mi è capitato in un’occasione lavorativa.
Sentimentalmente parlando, non ho ancora trovato la porta giusta.
Parlando invece di porte nel senso di arredo della casa, mi piace il buon gusto la sobrietà, con quel tocco di particolarità senza eccessi. La porta deve dare una sensazione di calore, di accoglienza, di solidità.

Caro olio evo

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Caro olio o olio caro, quanto mi costi.
La crisi climatica ha portato alla riduzione della produzione.
Da un indagine sul consumo dell’olio evo, risulta molto diminuito l’acquisto.
Diversi consumatori optano per qualità inferiori oppure olio di semi.
Mi piace molto condire con l’olio evo e cerco di acquistare ancora su un prezzo medio di qualità abbastanza buona e italiano, cercando di risparmiare su altri prodotti nella spesa.

Nemmeno un caffè

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Sentendo raccontare una vicenda alquanto sgradevole, mi ha fatto riflettere e ricordare episodi del passato.
Alcuni anni fa, quando ero più giovane sembrava normale, prendere un caffè con qualcuno per fare due chiacchiere o per conoscere una persona senza che fosse niente di impegnativo.
Purtroppo la vicenda di quella donna non è finita bene.
Un caffè che le è costato troppo caro, per aver dato fiducia.
Anch’io mi sono sentita a disagio.
Il pescatore getta l’amo e il pesciolino abbocca.
Di chi è la colpa, mi sono chiesta, del pescatore che celava cattive intenzioni o del pesciolino che ha abboccato?
Queste situazioni creano malessere e perdita di fiducia.