Istanza di verità.

Noi siamo verità. L’Unica, eterna, costante.

Questa verità che è prima di ogni cosa, ed è l’unica cosa immutabile esistente – ammesso che il termine sia in qualche modo utilizzabile – ci permette di vivere, in ogni angolo di spazio, universo, creazione, manifestazione, con i quali, in un modo o nell’altro, ci troviamo coinvolti, la verità utile, e più vera, per quell’angolo, spazio, creazione.

Questo però, è solo una premessa. Utile, oltretutto, per farci andare a fondo su ogni questione, e su ogni  faccenda che ci riguardi.

Accettare quanto ci viene passato per verità da qualcosa [ad esempio, consapevolezza sociale, famiglia, gruppi..] o da qualcuno [genitori, amici simpatici, insegnanti, maestri, brahmani …], in maniera acritica, pur con tutte le riverenze che i casi richiedono, non è vivere la verità, se il nostro Cuore non da la propria approvazione in maniera decisa e risoluta.

L’Umanità è al momento, purtroppo, una razza non libera. È soggetta ad una grande serie di manipolazioni, condizionamenti, vessazioni, e molto altro, senza che essa ne abbia, tra l’altro, una piena cognizione. E la gran parte dei suoi componenti – la quasi totalità, in effetti – neanche crede che possa essere esattamente così.

Così, è quasi vano per ora parlarne con loro. Man mano che cambierà la consapevolezza sociale, e molte verità nascoste verranno fuori, stimolando domande e richieste di ancora altre verità – perché è solo questione di questo, se c’è l’istanza, non può non seguire la risposta – cambieranno anche altre menti. E l’umanità nel suo complesso, come ente collettivo, ne beneficerà.

È per questo che a molti esseri e operatori che hanno scelto la Luce, e di lavorare per essa, e, quindi, anche per la verità più rispondente e supportata dai fatti [pur nascosti], viene chiesto di agire, stimolare, [cercare di] svegliare, altri che cominciano a dimostrarsi aperti a nuove e più vere verità. Perché questo accelererà enormemente il processo di rivelazione di tutto ciò che, per motivi certo non nobili, è stato tenuto completamente occultato ai più.

Quindi, non si tratta di credere a questo o a quello. Di credere per forza che l’umanità sia tenuta completamente nell’ignoranza per essere utilizzata come razza sottomessa. Che esistono tecnologie in grado di eliminare completamente ogni tipo di malattia nel giro di quasi un niente di tempo che viene tenuta nascosta solo per interesse. Che l’umanità è già in grado di lavorare, e recarsi, in tutti i pianeti dell’intero sistema solare. Che gli umani sono esseri divini, e derivano dalla stessa Fonte/Sorgente di tutte le cose, e condividono con Quella ogni potere e prerogativa. E che solo per sua scelta, pur estorta con condizionamenti, tecnologie, manipolazioni, ha dimenticato tutto, origini di ogni genere, comprese.

E che esiste vita nell’intero universo, a qualsiasi livello e dimensione, con la quale in un attimo possiamo essere in contatto, e scambiare consapevolezze, esperienze, visioni di vita, o, perché no, solo fare quattro chiacchiere.

La Vita è stupenda solo quando c’è la libertà. E la libertà è possibile quando vi sono la consapevolezza e l’idea di essa.

E, se siamo liberi per diritto di esistenza, di essenza, di origine, è perfettamente ovvio, e logico anche, che basta chiederlo, e possiamo esserlo. Basta chiederlo e possiamo padroneggiarne le varie estremità.

Pertanto, occorre chiederlo. Chiedere, chiedere, chiedere.

Chiedere la verità quindi, per quanto quest’ultima possa essere scioccante, sconcertante, impressionante, incredibile e traumatizzante. [Perché è così che potrà essere, quando si è vissuti – seppur sia difficile da credere, e perché costretti, solo all’interno di una minuscola scatola, pur grande quanto l’intero sistema solare].

Perché, come si è detto, quando la richiesta è sincera, e onesta, e frutto di integrità, e si è pronti, e [molto] aperti, alla risposta, quest’ultima non potrà non pervenire.

Perché è così che funziona questo universo. Per chi, almeno, ne ha già sperimentato gli effetti. Namasté.

 

Un Saluto di Cuore, nel gioco Infinito di ciò che sempre È [Vita].

Marius L.

Tutto è Nostro, e nulla ci appartiene.

Noi siamo la stessa Essenza del Creatore. Del Creatore di questo universo come dello stesso Creatore di tutti i creatori.
Abbiamo un diritto innato su tutte le creazioni, di ogni tempo e luogo, e non vi è nulla  che non sia anche nostro, che sia manifesto, immanifesto, o anche solo idea di una qualche mente in qualsiasi spazio si trovi.
Tuttavia, quale paradosso del Reale, nell’impermanenza di qualsiasi idea e produzione, niente mai ci appartiene veramente, e tutto tende a scivolare via in maniera a volte così repentina che potremmo anche essere costretti a dubitare della sua stessa esistenza.
Nella tradizione vedantica questa condizione è in un certo qual modo espressa dal “neti neti”, che, negando qualsiasi cosa che non sia il Se supremo, postula infine l’identità con il Se/Atman come unica e possibile realtà – ammesso che Quello possa in tal modo essere definito.
Quindi, alla fine, nulla possiamo considerare esattamente “nostro”, e qualsiasi ruolo dovessimo interpretare appare quasi come un’assegnazione “ad interim”, provvisoria, in attesa di un qualcun altro “titolare” che, peraltro, mai giungerà, e mai realmente in effetti sussisterà.
È quasi ovvio che la “temporaneità” della carica non ci spoglia in un certo qual modo delle responsabilità. È solo che dobbiamo essere pronti in qualsiasi tempo a separarcene – che siano averi, possedimenti, “poteri”, prerogative, privilegi – dichiarandoci magari pronti e disponibili per altra incombenza, al servizio dell’Unico Tutto ciò che È.
Per molti di noi il “lasciare andare” è affare estremamente complicato. Avendo accettato su questo piano della confusione l’ignoranza circa la nostra realtà e provenienza, tendiamo a comportarci come l’indigente che si attacca a qualsiasi piccolo avere, nella paura di rimanere nella privazione più assoluta.
Questo non accadrebbe se sapessimo di possedere nelle nostre “mani” ogni facoltà di manifestazione relativamente a qualsiasi sogno.
Chi si è in qualche modo “risvegliato”, o sta ridestandosi dal sonno dell’inconsapevolezza, sa che, seppur realtà accettata, e, in un qualche senso, agevolata da noi stessi, esistono anche delle “interferenze esterne” che alimentano le cause del perdurare di questa condizione.
Il gioco degli opposti e delle tragiche dualità, potrebbe essere ormai quasi giunto alla fine. Questo tuttavia, lungi dal rallentarlo, sembra però intensificarlo.
È come se quella parte di creazione che ha scelto il potere/dominio sugli altri piuttosto che il sentiero del servizio [agli altri], nel tentativo “terminale”, e al limite del disperato, di non perdere la presa sui propri “ninnoli”, e relative fonti di sostentamento, spingesse agli estremi della sperimentazione ogni sorta di limitazione possibile, per trasmettere ancora quella illusione di impotenza totale che ha sempre cercato di fare provare – pur con l’inganno – a coloro che reputa poco meno che schiavi al suo servizio.
In effetti, anche questi esseri hanno grosse difficoltà a “lasciare andare”. Nella loro ignoranza, e ingenuo delirio di onnipotenza, hanno dimenticato che nulla può durare mai all’infinito, e che oltretutto, qualsiasi aspetto della creazione richiede il riscontro di ogni sua anche infima e impercettibile sfaccettatura.
Questo però è il nostro tempo. La bellezza che ci siamo immaginati è quella del passaggio vibrazionale – e dimensionale – dei corpi esterni [fisici], alfine di muoverci dalla costrizione all’emancipazione, dalla condizione all’esenzione, dal controllo alla libertà, dal potere all’Amore.
Sarà la Gioia di un istante. Non durerà più di tanto.
Tuttavia, sono proprio questi attimi che a conti fatti lasciano il segno, nel lungo corso dell’Infinito Intelligente. Namasté.

Un Saluto di Cuore, nel gioco Infinito di ciò che sempre È [Vita].
Marius L.

Un Pianeta che ama. [Ed è amato..].

Questo pianeta ha sicuramente molte peculiarità ed è molto amato. Sembra manifesti molte varietà, e questo lo rende particolarmente attraente agli occhi di tanti viaggiatori dell’Universo.

Da come si esprimono coloro che stanno attivamente combattendo per la sua integrale liberazione, sembra sia uno degli ultimi baluardi, se non l’ultimo, dell’oscurità in questa galassia.

Certamente chi lo conosce lo ama smisuratamente. È un po’ come accade con tutti gli esseri. Solo chi conosce veramente un altro può decidere se amarlo o meno. Anche se, vivendo su un piano duale, le simpatie e antipatie non possono non essere alquanto prevalenti. Per questo, nessuno si sente di giudicarle o, ancora meno, di condannarle.

I sentimenti verso questo essere, che noi spesso neanche trattiamo come tale,  sembra siano però abbastanza unanimi. E probabilmente nessuno di noi riesce veramente a metterli in dubbio.

Ma, come si è detto, l’assenza di Luce è ancora presente. Lo ha per così dire amministrato, o dominato – perché questa è la sola modalità di espressione che riesce a conoscere e ad accogliere – per diverse centinaia di migliaia di anni, e ha difficoltà a mollare la presa, malgrado le energie stiano cambiando vertiginosamente, e la sorte del pianeta, per suo stesso intento, appare ormai segnata.

E, quelli che conoscono le indicazioni della Legge dell’Uno, comprenderanno con molta facilità, sembra anche saldamente nell’orientamento positivo verso la quinta densità.

Il mondo manifestato, secondo le prescrizioni del creatore, è un mondo di luci e ombre. Almeno fino ad una certa densità, quando comincerà tutto a fondersi in un’unica tendenza, in preparazione della ri-unione finale.

Molti ritengono sia tutto Luce, ed è in un qualche senso corretto, atteso che quest’ultima, insieme all’Amore, è tra le prime alterazioni della perfezione unica del Logos. Perlomeno per questo universo.

Quindi è vero che non esiste nient’altro, per chi sta andando in quella direzione.

Ma lungo il percorso ci si potrà senz’altro scontrare e confrontare con esseri che hanno scelto un orientamento, pur fugace ed effimero, differente, che sembra volgersi in tutt’altro senso, con predilezioni e modalità di estrinsecazione certamente dissimili.

Chi ama la Terra la vuole sentire totalmente in se. L’abbraccerebbe per sentirne la straordinaria e intima vita, e camminerebbe sempre a piedi nudi su di essa per garantirsi un permanente contatto.

Molte zone però, non sono ancora completamente ripulite. Vi si trova ancora un po’ di sporcizia qua e là, seppur rimanga la radianza, del suo corpo e dei tanti esseri che Essa ospita e trasporta in giro per l’universo. E allora occorre sovente, per chi è qui per conoscerla, per amarla,  per essere, anche per lo spazio di un lampo, uno con Lei, un qualche tipo di scarpe, al limite un paio di ciabatte, in modo che permanga in un qualche senso un certo equilibrio psicologico mentre si attraversa un terreno, o si cammina su un pavimento, a tratti accidentato.

Tutti deriviamo dalla stessa Fonte/Sorgente, e questa, oltre ad essere una splendida certezza, è a volte anche una sfida per tutti coloro che sono obbligati a battersi per un’idea di libertà spesso non universalmente vissuta. Magari la Bhagavad Gita, e le indicazioni di Krishna ad Arjuna possono essere utili, o interessanti per chi perlustra il piano della confusione.

Come può darsi ancora che il desiderio di quell’Essere stupefacente che in questo momento si identifica maggiormente con il Pianeta Terra, di Amare ed Essere Amato, si ritrovi sempre di più con il desiderio di miliardi di esseri che al contempo condividono con lui questa parte di infinito.

E il momento dell’incontro, che per tantissimi è ormai vicinissimo, e che non sarà altro che il preludio a nuove straordinarie avventure con ulteriori, tantissime, parti di questo Universo, non potrà non essere coinvolgente.

Per coloro almeno che hanno scelto la via dell’Unione. Namasté.

 

Un Saluto di Cuore, nel gioco Infinito di ciò che sempre È [Vita].

Marius L.

La dolcezza di una vita più autentica.

Volere una vita migliore è un’aspirazione di tutti. Volerla senza danneggiare alcuno è di chi ha scelto in qualche modo, e in un qualche senso, il servizio agli altri.

L’Universo è abbondanza. Anzi, l’Universo è vivo in ogni sua infinitesima parte.

Tutto può essere trasformato, o trasformarsi, in qualcos’altro. Niente e nessun briciolo esclusi.

E noi siamo lì, parti di ogni cosa, con ogni cosa parte di noi. Noi, lo stesso Creatore che si esprime. Che si tramuta, che si converte.

Chi, tra queste parti del creatore, ha scelto l’orientamento positivo, che lo porta a servire gli altri, insieme a se stesso, e non solo se stesso dominando gli altri, sa che non ha alcunissima necessità di ottenere alcunché privandolo ad altri. Perché tutto è disponibile per tutti, basta solo farne richiesta.

O esprimere quell’intenzione, per meglio dire.

Forse siamo qui, giunti da chissà dove, proprio per comprendere qualcosa che ci era sfuggito nel lungo percorso che ci aveva portati su piani splendidi ma senza l’apprendimento di queste forme e modalità esistenziali.

È, forse, come chi possiede porzioni estesissime di terra, ma non riesce a conoscerne neanche una minima parte, laddove chi ne vive solo un po’, riesce a percepirla, e ad amarla e apprezzarla fino all’ultimo granello.

Essere liberi è semplicemente amare. Fermarsi lì, e, senza possedere nulla – perché, tanto, tutto ci appartiene – poter guardare e compiacersi di ogni cosa. E, in tal modo, appagarsi.

È vero che abbiamo molte, troppe difficoltà, perché non riusciamo ad essere liberi fino a quel punto, ad aver a che fare con molti esseri che non riescono a lasciare andare, che non riescono a non possedere, a non controllare, a non dominare. E che non riescono a capire, e a comprendere.

L’universo è anche loro, e ognuno è giusto che segua la propria strada, e faccia le proprie esperienze. Perché è così che alla fine si arricchisce il creatore, garantendo la sperimentazione dell’Essere in tutte le direzioni e sfaccettature.

Forse per noi può essere noioso, perché magari ce ne siamo separati molto tempo fa, ammesso che esista qualcosa di questo genere. Forse per noi può essere doloroso perché abbiamo la consapevolezza di ciò che queste sperimentazioni porteranno nelle loro realtà.

Ma sappiamo anche che per ognuno è importante, e, a volte, necessario, portare a termine i propri cicli. Uno dopo l’altro, fatto dopo l’altro, indagine dopo l’altra.

Ma, per chi vuole una vita migliore, anche in questa illusione che impedisce di vedere chi realmente si è, al di là di ogni lusinga ed inganno, è giusto che sappia che può ottenerla istantaneamente, senza indugio. Subito, appena ripulito lo schermo.

Che può accedere alle sue più intime aspirazioni, quelle che l’atrofia, l’immobilismo, così a lungo protratti nei tempi, gli avevano irrimediabilmente nascosto.

Sarà un momento di grande confusione quello che aspetta questo spazio, in questo scorcio di era. Perché in tanti, abituati ad essere spinti, e direzionati, e motivati, da disagevoli e, a tratti, inconsistenti, frivolezze ed esteriorità, si ritroveranno inerti, privi di ogni sollecitazione, per qualche istante.

In molti durerà poco, in alcuni un po’ di più. Dopo di che si dissolverà il raggiro, aiutati anche da chi ha già affrontato e afferrato questa amara ma stupenda verità, e potrà riemergere l’autenticità.

Quella autenticità che porta a ciò che si è. A chi si è. E a ciò che si è venuti a fare.

Che è poi sempre quanto più amiamo in ogni definito scorcio spazio temporale. Namasté.

 

Un Saluto di Cuore, nel gioco Infinito di ciò che sempre È [Vita].

Marius L.

Onore a Baby Ram. Da Cuore a Cuore.

Tutti veniamo dalla stessa Fonte/Sorgente. Tutti siamo Uno.

È solo questione di ricordarlo, rimuovendo blocchi e impedimenti. E riconoscendo le azioni di chi, per disposizione diversa, vorrebbe portarci altrove, pur con il nostro benestare di un qualche genere.

Se questa è la premessa, la funzione di un presumibile maestro è solo quella di schiarire la strada e farla brillare. Di indicarla anche, seppur solo al limite.

Così, la sua presenza nella vita di chi ha scelto il percorso “devozionale”, potrebbe considerarsi molto condizionata, limitata, e, per certi rispetti, vincolata a quella specifica assistenza.

Tuttavia, per come le cose sono, e per come tendiamo a crearle, soprattutto quando in azione è il Cuore, il vincolo che si viene a creare  tra due esseri, entrambi straordinari, non può ridursi solo questo, e non può essere limitato al semplice approvvigionamento di una guida, o di un qualche tipo di navigatore. Perché fin da subito esso manifesta le proprietà di un’attenzione ai confini dell’assoluto per i soggetti coinvolti, per quanto in una estensione e valore tendenzialmente infiniti.

Così, nel tempo e nello spazio, sciolto un voto, un legame, espletata una mansione, non può non attivarsene un’altra. Immediatamente. Perché è lo stesso rapporto Creatore-Creatura, Creatore-Universo, ad assumere in un qualche senso, e più di uno, rilievo.

Quindi, il legame maestro-discepolo non avrà mai fine – perché, come fa a finire l’Amore? – rivivendo per sempre l’un essere nell’altro, al punto che si faticherà a rinvenire estremità, pur rimanendo operanti le relative svariate individualità.

Quando ho rinvenuto in me l’esigenza forte di cercare un maestro, è accaduto perché cercavo disperatamente e ostinatamente Dio, o, perlomeno, un Dio.

Così, per un qualche motivo, ho trovatoBaba. E, grazie a lui, nel ritrovare l’Amore, ho ricominciato la ricerca di Me stesso. E a ritrovare ciò che sempre sono stato.

A distanza di un qualche tempo, e di punti diversi di una ricerca che, so per certo, ma la cosa non mi spaventa, non finirà mai, le cose non sono più le stesse. E tutto ha un sapore universalmente diverso.

Non posso più cercare un Dio, e l’unica cosa che posso permettermi, all’attuale stato della mia conoscenza, è un Amico. Un Amico incorrotto. Perché, forse, è questo ciò che più mi preme ritrovare in me. L’Essere che onestamente sono. Fin dall’origine. E al di là di ogni sogno, ogni abbaglio, ogni inganno.

In quel particolare istante, Sai Baba ha rappresentato fisicamente ciò che il mio Se mentale/emozionale chiedeva e il mio Se Superiore aveva approvato per me. Ha interpretato quella parte, esprimendo esattamente ciò che mi serviva in quell’esclusivo tempo.

È difficile per noi, dal mondo dei nomi e delle forme, concentrarci sul “nulla”, sull’indifferenziato, su un Se superiore che non sappiamo, in questo piano illusorio che spinge alle smemoratezze, che tipo di fattezza possa effettivamente assumere.

Egli ne ha preso una per tutti – tutti quelli che così hanno scelto. Così, tutto sembrava, almeno per un qualche lampo, avere un senso.

Che era poi il senso di chi aveva intrapreso la via del ritorno.

Forse, solo forse, quando rivedrò Baba in Prema Sai, proverò un qualche tipo di angoscia. Perché il ricordo di Sai Baba, della sua forma, nell’illusione, mi farà rimpiangere per un momento il contatto con i suoi passati tratti, seppur intimamente conserverò l’imperativa certezza della sua sempiterna presenza.

Che poi è accaduto un po’ anche con lo stesso Baba, quando una parte di me rivoleva Shirdi, seppur la memoria fosse meno nitida.

Sono tranquillo però, perché tutto, sono sicuro, svanirà in un attimo, nel momento in cui il vortice dell’emozione fonderà il tutto in un’unica soluzione.

Sarà tutto diverso, certo. Ma il contatto con l’Essenza conserva sempre la delicata bontà della pienezza. Pur nell’illusione. Namasté.

 

Un Saluto di Cuore, nel gioco Infinito di ciò che sempre È [Vita].

Marius L.

Il privilegio dell’Equilibrio…

Già da quelle prime avvisaglie di consapevolezza ed energia in questo spazio, che tale allora neanche era,  dopo che quell’Essere che era Uno decise di diventare Molti, coprendo in qualche modo di illusione una realtà approssimativamente di base, quando ancora il cammino era verso le opportunità e le possibilità, praticamente infinite, di sperimentazione, il germe del “rimpatrio” cominciò ad insinuarsi nei cuori di ognuno.

Da una parte quindi, l’Essere che tutto È, e le sue derivazioni e varianti, si apre alle indagini e capacità di conoscenza, dall’altra ogni evento è “contaminato” dall’aspirazione di rientro all’Origine, alla Fonte di ciò che non si è mai smesso di essere.

È un po’ il paradosso della Creazione, che è insieme esplorazione infinita e struggimento per l’illusoria separazione, per quelle parti, pur minuscole o infinitesimali, che ne testimoniano il gioco.

L’esigenza di “ritornare a casa” è quindi una costante del processo di esperienza, oltre che della ricerca, assumendo ovviamente una miriade indefinita di forme e sostanze.

Cerchiamo di ritornare a casa da questo pianeta, se conserviamo la sensazione, di non essere esattamente dei “nativi” o dei veri “terrestri”. E lo faremo probabilmente in ogni realtà sperimentata, perché ogni dimensione ce ne prospetterà un’altra più affine alle nostre nuove aspirazioni sempre in costante ascesa.

In realtà, la nostra casa è l’Universo intero, e qualsiasi spazio oggetto di indagine, seppur ne incarneremo, ai fini di conoscenza, una parte sempre in qualche modo in conflitto con altra. Almeno fino alla comprensione totale, quando il reintegro sarà completo, e il processo potrà ricominciare.

Per questo la grazia è mantenersi in equilibrio. Ad ogni istante, in ogni momento, ad ogni accenno di vita e ad ogni movenza. Trovare sempre un centro che ci garantisca il riferimento. E l’obiettivo è cercarlo in ogni cosa, perché non potrà non esserci.

Per qualcuno è l’Amore, almeno per chi è orientato positivamente, per altri la Luce. Ma può essere un Dio, o un maestro, o un insegnamento.

È qualcosa sul quale sederci e riposare. E trovare conforto, anche. E ispirazione.

E centralità. Che poi è il termine giusto, perché è il centro di noi stessi, e di ciò che sempre siamo.  Namasté.

 

Un Saluto di Cuore, nel gioco Infinito di ciò che sempre È [Vita].

Marius L.

Nell’Amore della Libertà.

Spesso abbiamo difficoltà ad accettare la realtà che ci circonda. Perché abbiamo dei ricordi. Anzi, quasi certezze. Sappiamo che molte cose non sono necessarie. Il dolore, la malattia, la scarsità. Sappiamo che possiamo manifestare tutto ciò che vogliamo in un attimo. Che basta un piccolo vortice nel vuoto, e l’energia/materia diventa ciò intendiamo.

Eppure siamo preda della confusione, che è una legge potente di questo piano. Dell’illusione.

È questo uno spazio di libertà. Di libero arbitrio. Ma non da tutti viene inteso allo stesso modo. E chi lo intende in tutta la sua estensione, e magnificenza, se condivide lo stesso spazio con altri che esprimono idee diverse, rischia di soccombere.

È come se ci muovessimo su una terra di serpenti velenosi. Chi ama e apprezza la libertà, chi ha scelto gli “Altri” più che se stesso, accetta la piena libertà di espressione di tutti. Perfino nella loro scelta di fare agli altri del male. Forse spera, e fino alla fine, che riuscirà a fare cambiare loro idea, ad essere se stessi ma senza paura, e senza più desiderio di tirannia, di dominio, di offesa, nei confronti degli altri.

Chi invece vede solo se stesso, e interpreta tutto in termini di potere, supremazia, conquista, non può, per conformazione mentale, accettare lo stesso per gli altri. Perché andrebbe contro la propria libertà di possederli, di conquistarli, di dominarli.

Così, alla fine, non ci si intende. E qualora si dovesse scegliere di condividere lo stesso spazio, occorrerebbero delle regole molto complesse, che non è detto, per quanto già espresso, che funzionino perfettamente.

Perché si creerebbe una situazione problematica da gestire, che genererebbe a sua volta un equilibrio altamente instabile.

Quindi, con molta probabilità, uno dei due gruppi, dovrebbe fare spazio all’altro. E adeguarsi, se è suo desiderio sopravvivere [in quello spazio]. Ovvero, scegliere una nuova area di sperimentazione.

Il dilemma di questa parte di universo, in queste frequenze che stiamo sperimentando, è soprattutto questo.

Amare la libertà, è qualcosa di tendenzialmente totalitario. L’Amore è già qualcosa di estremamente assolutistico. Qualcosa che per la sua stessa intrinseca e primaria natura, è destinato ad includere ogni cosa, pena la sua “corruzione” e il suo allontanamento dall’innocenza originaria.

Amare la libertà e desiderarla per se stessi, e non per gli altri, è senso di una visione equivoca delle cose.

Chi ama veramente la libertà, lo fa percependo quest’ultima nella sua genuinità e nel suo incorrotto splendore. E il suo Cuore rischia di spezzarsi ad ogni negazione, perfino a stento accennata, di questa essenzialità.

Per questo è così difficile far coesistere le differenti visioni. Perché le intrinseche nature di entrambi gli estremi protendono, pena la loro stessa sopravvivenza, verso questo intento globalizzante.

Perciò, alla fine, si potrà solo scegliere l’una o l’altra.

Almeno fino a quando sarà necessario, visto che ad un certo punto delle frequenze la dualità non sarà più ammessa, e tutto sarà liberato in un’unica soluzione. Namasté.

 

Un Saluto di Cuore, nel gioco Infinito di ciò che sempre È [Vita].

Marius L.

Contatto con ciò che si è.

Siamo Infinito, e questo dovrebbe ormai essere il nostro principale oggetto di contemplazione. Siamo più di ciò che ci hanno insegnato a credere, cioè corpo, emozioni, sentimenti, dolore.

Siamo oltre ogni tipo di immaginazione, convinzione e illusione. Noi siamo, in effetti. Siamo, e basta.

Che poi anche questo essere, questo senso di esistenza, è appena una limitazione dell’Infinito Creatore. Il modo in cui si esprime in qualcuna delle sue tante consapevolezze e coscienze.

Questo essere, questo sentire di esistere, indipendentemente e al di là di qualsiasi altra cosa, questo Io Sono, o Io, o Sono, è ciò che accompagna il viaggio in questa manifestazione. Il Dio, per certi aspetti, o per tutti gli aspetti, di questa manifestazione.

Tutte le varianti, tutte le densità, tutte le frequenze, i vuoti, i pieni, le attività, le movenze, è tutto parte dello stesso Essere in quella sua particolare concezione.

Sperimentando densità che potremmo definire, pur con certi distinguo, “inferiori”, il senso è quello di protendere verso una sempre maggiore “raffinatezza” delle frequenze, accedendo a ottave sempre superiori.

In questo, avremo sempre dei fari lungo la strada. Ad ogni cammino, una meta che rischiarerà la via. Che ci inviterà lì, fino al riassorbimento in essa. Per ricominciare con altro traguardo, e fino al riassorbimento in esso. Per completare con il ritorno all’Infinito Creatore, dopo di che ci si inventerà qualcos’altro.

Il nostro Se superiore è la meta del momento. È ciò che siamo, ciò che saremo nell’immediato futuro, ciò che racchiude tutto ciò che, al di là di questo tempo, abbiamo già scandagliato in queste varie densità “inferiori”. E che stiamo, accenno dopo accenno, passo dopo passo, sperimentando in questo tempo.

Ecco perché è così di particolare valore, così pregevole, così essenziale, il contatto con questo Essere che siamo. È la nostra destinazione del momento, e il ponte verso l’altro, forse il “Noi” superiore, forse il Dio superiore. Comunque, un’altra parte dell’Infinito Creatore.

Qualsiasi cosa nella nostra vita, intendendo con questo termine questa, o queste, particolari espressioni, è decisa, o comunque approvata, dal nostro Se superiore.

Perché conosce, al di là delle ciclicità e delle sequenze, tutto ciò che siamo, e siamo stati, e saremo. E tutto ciò abbiamo conosciuto e conosceremo.

E da lì, può darci ragguagli su ciò che è meglio, o più opportuno, o più pertinente, per il percorso che in un qualche senso abbiamo deciso di esplorare.

Il nostro Se superiore. Ciò che siamo. Noi nell’essenza, per queste densità.

Avere un contatto diretto, aperto, leale, intimo, con il nostro Se superiore, è quanto di più stupendo, e rasserenante, insieme alla Vita che Noi tutti siamo, possiamo al momento realizzare e sognare.

Ciò che in questo tempo, che non è il nostro tempo, può offrirci quella conferma che mai, neanche per un impercettibile movimento, siamo stati soli. Namasté.

 

Un Saluto di Cuore, nel gioco Infinito di ciò che sempre È [Vita].

Marius L.

Osare Essere

Siamo il Tutto ciò che È, e questo siamo venuti a riconoscere, dopo esserci divertiti a nascondercelo.

Siamo comparsi per scoprire la vita, in effetti. Per sperimentarla in tutte le sue varianti. Aggiungendo qualcosa di nuovo, e di unico soprattutto, nell’esperienza di quanto già in essere.

In questa densità, il se inferiore, l’ego, gioca un ruolo abbastanza sovrastimato. Siamo tutti in un qualche senso in competizione, al fine di sentirci apprezzati, desiderati, amati, ovvero per conquistare, possedere, dominare, secondo la predisposizione e l’orientamento di base di ciascuno.

Eppure siamo tutti diversi. Anche se dovessimo giocare in ruoli simili, se dovessimo interpretare personaggi estremamente rassomiglianti, il risultato sarebbe comunque diffusamente diverso per chi manifesta abilità di osservazione.

Così, uno dei più grandi doni che possiamo farci è quello di essere pacifici e fiduciosi in noi stessi.

Essere, essere noi stessi, ritornare ad essere.

Quando non ci sentiamo a posto, quando ci sentiamo carenti, manchevoli, seppur scelti volutamente e consapevolmente per una qualche posizione, stiamo solo tradendo il più intimo tratto di ciò che siamo, e stiamo perdendo una grande occasione, quella cioè di servire l’Infinito Creatore.

Ogni nostra esistenza è stracolma di finestre di opportunità. Esse si schiudono, ci offrono una magnifica porzione di mondo, ci invitano a prendere posto.

A questo punto potremmo essere chiamati a svolgere una qualche mansione, e si tratterà di un qualcosa che forse amiamo particolarmente, che sappiamo anche fare, e al quale riusciremmo a dare un tocco talmente personale, talmente originale, da ritenerlo irripetibile nei tempi.

Ma queste finestre, o porte, non rimangono aperte a lungo. A volte anzi, solo per l’accenno di un istante. E se mostriamo incertezza, se ci facciamo possedere dal demone della inadeguatezza, dalla paura, dallo smarrimento, senza accorgercene, le ritroviamo velocemente chiuse, e a volte irrimediabilmente, per l’esistenza in corso.

Certo, ci saranno sempre altre possibilità, altre occorrenze, altre circostanze. Tutto può essere rivisto, rivissuto, riprovato, e nuovamente scandagliato. E, dall’ottica dell’Infinito, non sarebbe neanche così drammatico.

Tuttavia, perché rimandare? Se siamo venuti per quello, perché fuggire?

Perché dovremmo essere meno che altri? Siamo tutti Uno, e proveniamo tutti dalla stessa Sorgente. Quindi, perché non osare?

L’ardimento, la temerarietà, sono un valore. Così la volontà e la determinazione.

Soprattutto, essi tutti sono un valore per la Luce, se quella è la nostra disposizione e relativa direzione.

E, forse, è proprio quello il nostro Servizio, ciò che siamo venuti a fare. Anzi, ad essere. Namasté.

 

Un Saluto di Cuore, nel gioco Infinito di ciò che sempre È [Vita].

Marius L.

Creatori della propria realtà.

Noi siamo lo stesso Creatore. Siamo in verità un’infinitesima particella di esso, come una goccia dell’oceano. Ma la parte è uguale al tutto, senza che possa registrarsi alcuna essenziale differenza. E quando immersa nell’oceano, anche quell’illusione di differenza, e di separazione, scompariranno del tutto e definitivamente.

Almeno fino alla eventuale successiva avventura.

Il creatore di ogni specifico mondo, di ogni insieme di complessi che chiamiamo comunemente Universo, è in effetti quel primo segno di consapevolezza, dalla quale origina poi – ma per ogni realtà il conto potrà essere diverso – la Luce, l’Amore, il libero arbitrio, e le varie leggi che regoleranno quello specifico sistema, dalla risonanza, all’attrazione, alla confusione, secondo le coordinate e le frequenze di riferimento.

Pertanto, noi siamo lo stesso Creatore, e, per il suo tramite, per semplice diritto di origine, lo stesso Primo Creatore, quel primo accenno dal quale, ammesso che si possa abbozzare una qualche definizione, tutto ha avuto un ipotetico avvio.

Ne abbiamo tutte le caratteristiche, ne condividiamo la genesi, e siamo in essenza ciò che vi era prima di quell’inizio che abbiamo in qualche modo, pur osando, sintetizzato.

Ma ritornando all’esempio della goccia dell’oceano, noi siamo gocce tra illimitate altre gocce, e condividiamo specifiche realtà, allo stesso potenziale titolo, dove operiamo, o siamo liberi di farlo, osservando delle regole poste dal Logos, il Creatore.

Sulla base di queste norme di base, creiamo quanto vogliamo sperimentare, arricchendo in tal modo l’intera realtà, che è lo stesso creatore, che in tal modo conosce le varie e indefinite sfaccettature di se stesso, in quella particolare e autoimposta limitazione.

In verità, affermare che noi siamo lo stesso Creatore, o la Fonte/Sorgente, o Dio, se con questi termini intendiamo quell’Inizio al quale abbiamo accennato, è come minimo imprudente. Non tanto perché non sia vero, quanto perché si tratta di verità che, per essere afferrata nella sua complessità e globalità, richiederebbe un livello di conoscenza, e relativa coscienza, non certo tipico, né tantomeno comune, in questa densità.

Anche affermare che noi siamo i creatori della nostra realtà richiede già un lavoro di comprensione in grado di estendersi per gli infiniti stati che ne compongono già la semplice struttura di sostegno. Perché dovremmo conoscere le connesse, impercettibili e allo stesso tempo mastodontiche modalità operative.

Dovremmo cioè sapere in maniera corretta come le cose esattamente funzionino, di come, e dove, le cose si concretizzino, dall’idea al pensiero a qualsiasi altra movenze e battito, e quali, e chi, siano gli esatti attivatori dei processi, oltre, infine, a quali parti di noi risultino interessate e il grado di consapevolezza presente nelle varie evoluzioni e andamenti.

Dire che tutto è deciso da noi è pertanto, pur con il massimo onore tributato ad ogni essere, e all’innata maestà di tutti, da ingenui. Sarebbe come dire, in estrema e comunque a tratti errata esemplificazione, che ogni bambino decide qualunque cosa della propria vita, senza che i suoi genitori, e i mentori, e altri insegnanti, oltre alle infinite suggestioni e a tutta una serie di elementi più o meno condizionanti, abbiano avuto un qualche ruolo nell’indirizzare le sue scelte, le sue emozioni, e quant’altro lo riguardi, nell’una o nelle altre svariate direzioni.

Il libero arbitrio è una delle prime “distorsioni” del Creatore. È un diritto di origine per tutti, e ciascuno può esercitarlo. Chi è più esperto di altri, nei piani della polarizzazione, e per agevolare quest’ultima, può andare a volte anche oltre, addirittura anche in danno ad altri, i quali, in un qualche modo, e per un qualche loro motivo, agevolato ad altri livelli dai propri Sé superiori, se da questi ultimi dovesse essere ritenuta una buona esperienza formativa/evolutiva, in questo senso hanno deciso. È anche ovvio che la decisione possa essere attivata in molti modi. Ad esempio, lasciando che altri decidano al proprio posto, perché non ci si ritiene in un certo senso adeguati alle responsabilità – o si disprezzano queste ultime, magari – che si è chiamati ad assumere. O, sempre ad esempio, rispondendo ad un qualche stimolo di paura, che è uno dei più potenti attivatori e catalizzatori del processo creativo su questo piano, che porti a chiedere magari più “protezione” [si pensi a quello che accade nel mondo. Chi gestisce crea momenti infiniti di terrore per giustificare un maggiore controllo, e far crescere nella popolazione una più forte domanda di “sicurezza], rinunciando in tal modo alla propria sovranità e relativo potere.

Tutto questo fa comunque parte del processo di crescita. Come quando un genitore permette che il proprio figlio si bruci, appena appena, al fine di apprendere bene le caratteristiche e gli effetti del fuoco.

In ogni caso, nella misura in cui nella creazione dovesse realizzarsi uno squilibrio, non sarà mai permesso che esso possa perdurare all’infinito – seppur tutte le opzioni siano accettabili e praticabili nella mente dell’iniziatore – visto che la stessa creazione ne potrebbe risentire in maniera rovinosa. Così è lo stesso Universo, in osservanza alle stesse sue leggi, che adotterà delle risoluzioni per riportare nuovamente Armonia ed equilibrio, e il collegato perfetto estrinsecarsi della libertà per tutti i partecipanti al gioco.

È chiaro che quanto sopra abbozzato è solo una misera esemplificazione del processo che interessa le attività del Primo Creatore e di tutti i Co-creatori. Processo che solo man mano che cresceremo in saggezza e conoscenza, accedendo a frequenze sempre più raffinate, potremo avere ben chiaro nella nostra intelligenza percettiva, qualsiasi essa sia, lungo il percorso che porterà al nostro finale e totale reintegro nella Realtà Prima e Suprema. Namasté.

 

Un Saluto di Cuore, nel gioco Infinito di ciò che sempre È [Vita]. Marius L.

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