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Nickname: gaza64
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« Considerazione | Oggi » |
Di tristezza mi vesto a festa. Eufemismo elegante a simulare la situazione. Inizia con un inno alla gioia Povera vita, Chiamata altrove, Resta la fiamma che l'ha sprigionato. L'odore mischiato alla folla di fiori incartati L'ultima nota di un canto di gioia L'ultimo viaggio dentro a una scatola vuota. Mentre l'acqua santa precipita a terra seguita E lì resta,
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Un abbraccio!
Io non lo capisco e non l'ho trovato giusto in un contesto in cui bisognerebbe, almeno, tentare di essere coerenti con i sentimenti degli altri evitando accuratamente d'imporre i propri, seppur dettati da un'incrollabile fede, magari mai intaccata da un lutto simile.
Mi era già capitato in passato, ed anche allora non mi è piaciuta la sensazione di inadeguatezza provata tra chi, a differenza di me, ostentava gaudio invece che tristezza.
Ho smesso da tempo di nutrire granitiche certezze: preferisco il dubbio e la sensazione di sgomento che esso solo provoca, senza bisogno d'intercessioni di dubbia divinità.
Perdona lo sfogo, Rita, e grazie per la condivisione che, come al solito, ho apprezzato moltissimo.
Un abbraccio a te!
Con affetto, :-))
Confesso di non nutrire alcun interesse per i riti religiosi e di tollerarli per il tempo necessario all'espletamento di funzioni alle quali, difficilmente, potrei sottrarmi.
Ma ascolto sempre attentamente le parole pronunciate dal pulpito. Per il resto del tempo osservo e penso...
Grazie di cuore...
Nel caso specifico avrei preferito il "silenzio" discreto della sola musica: veicolo intimo e personale per ogni sentimento che, come tale, resta privato seppur nella condivisione forzata di un evento pubblico.
Grazie Signor W., anche per l'abbraccio di essenze inebrianti...
L'immagine che vedi in alto a sinistra, è la rappresentazione grafica del mio approccio alla vita includendo in essa anche l'esperienza della morte, quale evento naturale ad essa collegato.
Pur non essendo cattolica credo di avere un profondo senso religioso: il motivo per cui ho smesso di esserlo, subito dopo la prima comunione, è stato per l'incongruenza riscontrata in ciò che erano gli insegnamenti ricevuti e la realtà nella quale erano, e sono tutt'ora, "custoditi".
Perciò ho preferito riferirmi a quell'essenziale espresso da ogni religione e che è traducibile in poche, e semplici parole: amore e rispetto reciproco. Anche nel dolore, ovviamente.
Ciò che ho voluto mettere in evidenza in questo testo è solo riferito alla forma e non ai contenuti: credo anch'io, e fortemente, all'eventualità di poter rinascere con tutti i significati connessi a questo evento.
Ma so che, per chi resta, può essere diverso: non tanto per il viaggio inevitabile che i nostri cari intraprendono, ma per la certezza del non ritorno.
L'elaborazione di un lutto richiede tempo, e dolore, e lacrime e disperazione. Poi torna anche la gioia e allora forse è quello, il momento più giusto per cantarla: quando si prova, non quando si dovrebbe provare.
Grazie di cuore Oscar, e buona serata...
L'evento che tu descrivi, che non vorremmo mai capitasse, lo sentiamo e viviamo, oltre che secondo una modalità strettamente intima e personale, sulla base di tradizioni culturali, sociali e religiose provenienti da secoli di storia che, per certi versi, possono fare sentire il loro “peso”.
In effetti, per coloro che credono nella fede cristiana, e quindi in una vita ultraterrena considerata migliore, la naturale tristezza delle persone più prossime al defunto dovrebbe essere sostenuta dalla forza della presenza e disponibilità dei parenti, degli amici, nell'intento di sopperire ad una così grande mancanza trasformata in una diversa presenza, così da essere meno difficile da sopportare. Credo che la disperazione ed il disagio generati da un tale evento dipendano molto anche dalla “freddezza” con cui la nostra cultura, o meglio i nostri più recenti costumi ci comunicano: presto l'evento sarà dai più dimenticato, prima possibile sepolto, per passare ad altro.
Ci sono popoli, per esempio, che usano banchettare, danzare a lungo intrattenendo e facendo anche divertire i partecipanti al funerale: noi occidentali tendiamo a considerare forme di questo tipo, espressioni inadeguate, retrograde di popoli ancora antiquati...
Mi rendo comunque conto che, alla fine, sempre si tratta di “tentativi” umani di vivere la morte nel modo meno doloroso possibile e senza risposte definitive, pur sempre – sono d'accordo – inchiodati alla vita.
Quel particolare rosso che spicca notevolmente nell'immagine che hai proposto la dice lunga sull'animo di chi lo indossa, in un rapporto discreto ma potente, di analisi e riflessione rispetto al costume generale. :)
Freud ne parla mirabilmente nel saggio "Totem e tabù", nel quale la psicoanalisi sposa l'antropologia svelando, in maniera chiarissima, l'origine dei rituali legati all'ambito religioso dalla radice della nostra storia descrivendo il percorso "culturale" fino ad oggi compiuto dall'uomo.
Anche il mio vestirmi a festa di tristezza è espressione chiarissima di quella stessa radice ma anche di profonda e legittimata fede nel voler credere ad un futuro diverso senza implicare, necessariamente, l'essere vivi o morti: solo migliori.
"Come se dopo la vita ci fosse vita: dopo la morte, ancora una parola".
Ti ringrazio infinitamente per il tuo intervento e ti abbraccio con rinnovato affetto...
"Come se dopo la vita...":è la forza della vita, della nostra natura, come no. :)
Ricordo un pensiero ascoltato una mattina alla radio, in auto, mentre mi recavo al lavoro, che mi resterà sempre impresso nella memoria - almeno il suo significato - che faceva più o meno così: Dio è una cosa così difficile da escludere che l'eventuale sua inesistenza sarebbe la più grande ingiustizia dell'universo. :)
Se questo è un sorriso :), questo potrebbe essere un abbraccio per te... (").
Ciao,
Sull'esistenza di Dio, invece, non nutro dubbi, perché non l'ho mai cercato altrove che non fosse dentro di me: in quella potenzialità al miglioramento che è la vera ed unica fede che mi sostiene e che, spero, possa essere utile anche a sostenere chi non può fare a meno di proiettarlo al di fuori di sé.
Ricambio il sorriso, e l'abbraccio (")
Grazie Roberto...
Direi che corriamo su due rotaie parallele e nello stesso verso. (") :)
(")
Abbi un sereno Natale. :)
Basta osservare il cielo di notte per rendersi conto che siamo anime morte, sperdute nel buio cosmico più tetro, in cui brillano appena quà è là dei timidi lumini cimiteriali posti accanto a fredde tombe sferiche rotanti.
La Vita era tutt'altro.
Trovo che sia estremamente realistico, considerati gli sforzi che, vivere, spesso comporta.
Ti ringrazio, Gabriella...
anche il dolore dello status quo in un completino di taffetà
molte volte ho udito gente d'altri costumi ed usi
indignarsi fortemente per concitati applausi …
delusioni morbose nel carosello dell'indignato
dall'ipotesi pregressa che sia stato abusato
la pira che crema la vita, profuma d'incenso e cipresso
ho il dubbio che chi l'ha tradita sia quello che piange più spesso
Alfredo in fondo al pozzo oggi sarebbe adulto
i reporter 'sul pezzo' in un competere occulto
scusate lo sfogo di un commento avventizio ...
‘ non so se mi spiego ’, disse il silenzio …
Perturbabile
Moi?
Non credo esista un modo solo di porsi rispetto ad ogni singolo istante della nostra vita, né una regola scritta alla quale attenersi, in caso d'incertezza.
Grazie Pertubabile...
L'unica certezza è quell'assenza di cui tu stesso parli...
Grazie...