Altromondo17

Approssimazione

 
.

Approssimando il numero più
vicino all'ideale,
spingendo appena più avanti lo stato delle cose,
interferendo nel naturale evolversi delle
situazioni,
aggiustando di un millesimo la posizione,
mi avvicino.
.

E ci sono.
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Sforzo di volontà,
immaginazione,
egoico bisogno di essere più vicino a ciò che
altrimenti non sarebbe possibile raggiungere,
per esserci.
.

Anche se negli aggiustamenti richiesti
non era contemplata la possibilità di tornarci
senza dover compiere gli stessi passi:
troppi,
e difficili passi.
.

Ritorno dov'ero, allora,
e ci sono di nuovo.
.

Ché tanto quello che avevo raggiunto era
solo un'approssimazione:
un millimetro di spazio riempito dal solo vuoto
dell'immaginazione.
.

Spine

. 

Non amo le rose,

perché le rose non amano me,

che ho spine più lunghe e ne sono gelose,

le rose.

. 

Due

.

Dei tuoi silenzi ricorderò
gli spazi.

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Delle sue parole,
i tempi.

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Lascia che sia

Di te

.

Avanzi di te.

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Come cenere dopo il fuoco.

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I detriti di una mareggiata.

.

Il solco lasciato dal vento.

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Un livido scuro

dove prima era bianco.

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Un sorriso sul volto,

dopo che hai pianto.

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Condizionale

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Vorrei innamorarti

senza aderire al tuo corpo,

ma alla mente.

Farti sentire e ascoltare anche quando

non c’è nulla da dire.

Lasciare andare la testa,

rivolgerla altrove con gli occhi chiusi,

vedere.

.

Vorrei innamorarti

come quando piove e fuori c’è il sole,

rapirti un sorriso senza restituirlo,

sgualcire la forma del tuo maglione

e stirarlo con le mani e il vapore della mia bocca.

Toccare le corde dei tuoi pensieri

e difenderli,

proteggerli dal tempo che vorrebbe dissolverli e

 farne musica, e ballare.

.

Vorrei innamorarti

con la dolcezza e la speranza,

farti capire cosa c’è oltre senza ignorare

il presente.

E arrenderti all’evidenza che mi appartiene e

 che non racconti mai,

tanto io so capire.

.

Vorrei innamorarti

al di là di ciò che di me hai

veduto.

Non ero io,

e forse ancora oggi non lo sono.

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E vorrei è un perdono,

una lezione compresa,

un piccolo desiderio che resterà inesaudito,

il condizionale del verbo volere che al presente

non potrei mai declinare.

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Tra le dita

.

Mi gira la vita nella tasca dove affondo
la mano e l'afferro.
Ed è un pezzo di carta,
una matita finita,
una porzione di gomma da cancellare,
un bottone,
una vita che nella mano gira e le dita
la muovono piano
e gli occhi non vedono
laddove è buio e solo una piccola parte
di me,
toccando lo spazio dove
ne custodisco un pezzo,
in quella vita gira
ed è viva.
.

In quella tasca buia,
in quel fondo nascosto agli sguardi che
piano piano,
anche lei,
si consuma.
.

Mi gira la vita tra le dita
ed io sono la pelle che la sente,
il morbido che sceglie,
il ruvido che solletica,
il segno che toccandolo rimane e
ciò che, cadendo,
di quella vita perdo,
anche se potrei dire esattamente dove,
e quando.
.

Cesare

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Mi ricordi Cesare,
quando osservi la vita con lo stesso sguardo
che è sempre di lato rispetto alla scena.
Non come una comparsa e nemmeno come
uno spettatore,
ma come il faro che la illumina o che,
spegnendosi,
la fa scomparire.
.

Per la malinconica tristezza con la quale
la descrivi,
e le parole sono palafitte sotto le quali si agita e le
scompone il mare.
. 

Mi ricordi Cesare e il suo dolore,
scritto attraverso una lente che non potrebbe
non ingigantire la distanza tra la penna e la mano.
. 

Uno spazio enorme da riempire,
e il fondo è lontano da non sapere dove.
. 

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Asterisco

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La categoria di uomini che non capisco

appartiene a quella dell’asterisco.

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Fatti di segmenti intersecati tra loro

a formare un piccolo riccio nero che molto spesso,

con la penna,

anche io traccio.

.

Rotolano perfettamente e non pungono.

.

E quando stanno fermi sul posto

si fanno notare per la loro presenza discreta

in attesa che qualcuno aggiunga, attraverso un altro tratto,

ciò che di loro, altrimenti, non avrebbero.

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Servono a ricordare un particolare,

un momento,

un concetto che un’altra categoria di uomini,

però,

avrà espresso.

.

L’uomo diletto.

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